Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Il manichino della storia: l’arte dopo le costruzioni della critica e della cultura
Nel percorso espositivo dipinti, sculture, fotografie e installazioni, opera di quarantotto artisti protagonisti della scena artistica internazionale degli ultimi decenni provenienti da 10 Paesi nel mondo (Italia, Gran Bretagna, Svizzera, Panama, Germania, Brasile, Giappone, Iran, Cina, e Stati Uniti d’America)
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La città di Modena è lieta di presentare in occasione di EXPO 2015 un evento dedicato all'arte contemporanea internazionale. Inaugurerà venerdì 18 settembre alle 11.00 nelle sale espositive del Mata in via della Manifattura dei Tabacchi 83 a Modena, la mostra “Il manichino della storia: l'arte dopo le costruzioni della critica e della cultura”. Curata da Richard Milazzo, prodotta dal Comune di Modena, con il patrocinio della Regione Emilia-Romagna in collaborazione con Apt Servizi Regione Emilia-Romagna, con il sostegno di Confindustria Modena, la mostra presenta circa 90 capolavori appartenenti a collezioni private del territorio, realizzati nel periodo compreso fra gli anni Ottanta e i nostri giorni.
Nel percorso espositivo dipinti, sculture, fotografie e installazioni, opera di quarantotto artisti protagonisti della scena artistica internazionale degli ultimi decenni provenienti da 10 Paesi nel mondo (Italia, Gran Bretagna, Svizzera, Panama, Germania, Brasile, Giappone, Iran, Cina, e Stati Uniti d'America): William Anastasi, Jean-Michel Basquiat, Donald Baechler, Carlo Benvenuto, Ross Bleckner, Alighiero Boetti, Jake and Dinos Chapman, Sandro Chia, Francesco Clemente, Gregory Crewdson, Enzo Cucchi, Gino De Dominicis, Nicola De Maria, Urs Fischer, Nan Goldin, Andreas Gursky, Peter Halley, Jenny Holzer, Mark Innerst, Alex Katz, Anselm Kiefer, Louise Lawler, Annette Lemieux, Robert Longo, Allan McCollum, Malcolm Morley, Vik Muniz, Takashi Murakami, Shirin Neshat, Luigi Ontani, Mimmo Paladino, Richard Prince, Thomas Ruff, David Salle, Salvo, Mario Schifano, Julian Schnabel, Andres Serrano, Cindy Sherman, Kiki Smith, Haim Steinbach, Philip Taaffe, Wolfgang Tillmans, Felix Gonzáles-Torres, Franco Vaccari, Meg Webster, Chen Zhen.
Mentre testimonia la direzione niente affatto provinciale del collezionismo locale – quasi tutte le opere provengono da collezioni private del territorio – la mostra solleva questioni che interrogano la natura stessa dell’arte e le sue pretese. Realizzate negli ultimi tre decenni soprattutto in ambito newyorchese, le opere fanno scorrere davanti agli occhi una rapida successione di stili e movimenti. Concettualismo, Appropriation art, Neo-Pop, Superkitsch, Arte povera, Transavanguardia, Neo-espressionismo, varie modalità di Realismo, YBA (Young British Artists), Scuola di Düsseldorf, Figurazione, Astrattismo, Iperrealismo, e via e via, etichette con cui la critica e l’organizzazione del mercato hanno tentato di effettuare una presa entro un divenire accelerato che ostenta sempre il superamento di un movimento sull’altro.
Proprio lo sguardo diacronico di grandi collettive come questa lascia intravedere qualcosa oltre le tante maschere dell’arte. Nel moto accelerato con cui “prova ad eludere o sopravvivere alla storia dell’arte”, l’arte arriva a conoscere e mostrare qualcosa di se stessa. Porosa e aperta anche verso quei processi che la negano come tale, l’arte non cessa però di sovvertirli, continuando a sua volta a negare impietosamente le varie etichette del guardaroba della moda. In questa doppia negazione dialettica, l’arte contemporanea esprime ed illumina il Moderno – Die Neue Zeit, il tempo nuovo – e mostra quell’Altro in sé che continua a perseguire.
"L'arte si è trasformata in uno spettacolo – dichiara Richard Milazzo, curatore della mostra – non solo per le case d'asta, le fiere d'arte, le gallerie commerciali, i musei e i collezionisti, ma anche per i critici, i curatori, i media, in larga parte per gli artisti stessi. L'arte, di conseguenza, in quanto spettacolo, è diventata un manichino".
Nell'opera di Goya, El Pelele (1791-92) – individuata dal curatore come metafora attorno alla quale gravita l'intera mostra – un manichino viene lanciato in aria da quattro fanciulle che reggono una coperta. La scena si svolge nel contesto rurale di una festa paesana, (una situazione non così lontana da EXPO 2015 o dalla Biennale di Venezia), e lascia presumere che le stesse fanciulle, nel momento in cui il manichino cadrà di nuovo a terra, saranno pronte a riprenderlo. "Se noi leggiamo questa immagine in senso allegorico – prosegue Milazzo – la figura del manichino/arte viene scagliata in ogni direzione da tutti i soggetti coinvolti nella festa, nei giochi o negli spettacoli della critica e della cultura".
La mostra si domanda, in fondo, come appaia oggi l'arte, (intesa in senso lato o in quanto oggetto del desiderio), dopo esser sopravvissuta alle pretese e alle richieste che nel corso della storia le sono state rivolte dal sistema dell'arte incluso il mercato. Sullo sfondo, quindi, di un immaginario palcoscenico dell'apparire, l'arte, (secondo una metafora che provocatoriamente l'avvicina alla moda), potrebbe mostrarsi quasi come un manichino che guarda i suoi ultimi guardaroba o cambiamenti di scena, indossati, come un abito, a seconda delle nuove mode.
Il progetto, inserito nel programma di eventi sviluppato in città per Expo 2015, rientra anche nel programma di iniziative del festivalfilosofia, quest'anno incentrato sul tema "ereditare".
"Abbiamo chiesto alla città di fare emergere energie e competenze – ha dichiarato il vicesindaco e assessore alla Cultura del Comune di Modena Gianpietro Cavazza – di collaborare per realizzare un programma in occasione dell’Esposizione Universale che cogliesse il momento di attenzione internazionale per valorizzare il nostro territorio e che guardasse anche oltre l’Expo avviando un vero e proprio piano di promozione per Modena. È in questo percorso – ha aggiunto Cavazza – che alcuni collezionisti hanno proposto al Comune una mostra che permettesse ai visitatori di ammirare opere d’arte di straordinario valore altrimenti difficilmente accessibili al pubblico".
All'evento si accompagna un catalogo, (Franco Cosimo Panini Editore, Modena), bilingue, che, oltre al testo critico del curatore, presenta circa trecento riproduzioni a colori e in bianco e nero, le biografie degli artisti presenti e l'elenco delle opere in mostra.
La nuova sede espositiva si avvale anche di ampi spazi esterni dove troveranno collocazione sculture di grandi dimensioni.
Nel percorso espositivo dipinti, sculture, fotografie e installazioni, opera di quarantotto artisti protagonisti della scena artistica internazionale degli ultimi decenni provenienti da 10 Paesi nel mondo (Italia, Gran Bretagna, Svizzera, Panama, Germania, Brasile, Giappone, Iran, Cina, e Stati Uniti d'America): William Anastasi, Jean-Michel Basquiat, Donald Baechler, Carlo Benvenuto, Ross Bleckner, Alighiero Boetti, Jake and Dinos Chapman, Sandro Chia, Francesco Clemente, Gregory Crewdson, Enzo Cucchi, Gino De Dominicis, Nicola De Maria, Urs Fischer, Nan Goldin, Andreas Gursky, Peter Halley, Jenny Holzer, Mark Innerst, Alex Katz, Anselm Kiefer, Louise Lawler, Annette Lemieux, Robert Longo, Allan McCollum, Malcolm Morley, Vik Muniz, Takashi Murakami, Shirin Neshat, Luigi Ontani, Mimmo Paladino, Richard Prince, Thomas Ruff, David Salle, Salvo, Mario Schifano, Julian Schnabel, Andres Serrano, Cindy Sherman, Kiki Smith, Haim Steinbach, Philip Taaffe, Wolfgang Tillmans, Felix Gonzáles-Torres, Franco Vaccari, Meg Webster, Chen Zhen.
Mentre testimonia la direzione niente affatto provinciale del collezionismo locale – quasi tutte le opere provengono da collezioni private del territorio – la mostra solleva questioni che interrogano la natura stessa dell’arte e le sue pretese. Realizzate negli ultimi tre decenni soprattutto in ambito newyorchese, le opere fanno scorrere davanti agli occhi una rapida successione di stili e movimenti. Concettualismo, Appropriation art, Neo-Pop, Superkitsch, Arte povera, Transavanguardia, Neo-espressionismo, varie modalità di Realismo, YBA (Young British Artists), Scuola di Düsseldorf, Figurazione, Astrattismo, Iperrealismo, e via e via, etichette con cui la critica e l’organizzazione del mercato hanno tentato di effettuare una presa entro un divenire accelerato che ostenta sempre il superamento di un movimento sull’altro.
Proprio lo sguardo diacronico di grandi collettive come questa lascia intravedere qualcosa oltre le tante maschere dell’arte. Nel moto accelerato con cui “prova ad eludere o sopravvivere alla storia dell’arte”, l’arte arriva a conoscere e mostrare qualcosa di se stessa. Porosa e aperta anche verso quei processi che la negano come tale, l’arte non cessa però di sovvertirli, continuando a sua volta a negare impietosamente le varie etichette del guardaroba della moda. In questa doppia negazione dialettica, l’arte contemporanea esprime ed illumina il Moderno – Die Neue Zeit, il tempo nuovo – e mostra quell’Altro in sé che continua a perseguire.
"L'arte si è trasformata in uno spettacolo – dichiara Richard Milazzo, curatore della mostra – non solo per le case d'asta, le fiere d'arte, le gallerie commerciali, i musei e i collezionisti, ma anche per i critici, i curatori, i media, in larga parte per gli artisti stessi. L'arte, di conseguenza, in quanto spettacolo, è diventata un manichino".
Nell'opera di Goya, El Pelele (1791-92) – individuata dal curatore come metafora attorno alla quale gravita l'intera mostra – un manichino viene lanciato in aria da quattro fanciulle che reggono una coperta. La scena si svolge nel contesto rurale di una festa paesana, (una situazione non così lontana da EXPO 2015 o dalla Biennale di Venezia), e lascia presumere che le stesse fanciulle, nel momento in cui il manichino cadrà di nuovo a terra, saranno pronte a riprenderlo. "Se noi leggiamo questa immagine in senso allegorico – prosegue Milazzo – la figura del manichino/arte viene scagliata in ogni direzione da tutti i soggetti coinvolti nella festa, nei giochi o negli spettacoli della critica e della cultura".
La mostra si domanda, in fondo, come appaia oggi l'arte, (intesa in senso lato o in quanto oggetto del desiderio), dopo esser sopravvissuta alle pretese e alle richieste che nel corso della storia le sono state rivolte dal sistema dell'arte incluso il mercato. Sullo sfondo, quindi, di un immaginario palcoscenico dell'apparire, l'arte, (secondo una metafora che provocatoriamente l'avvicina alla moda), potrebbe mostrarsi quasi come un manichino che guarda i suoi ultimi guardaroba o cambiamenti di scena, indossati, come un abito, a seconda delle nuove mode.
Il progetto, inserito nel programma di eventi sviluppato in città per Expo 2015, rientra anche nel programma di iniziative del festivalfilosofia, quest'anno incentrato sul tema "ereditare".
"Abbiamo chiesto alla città di fare emergere energie e competenze – ha dichiarato il vicesindaco e assessore alla Cultura del Comune di Modena Gianpietro Cavazza – di collaborare per realizzare un programma in occasione dell’Esposizione Universale che cogliesse il momento di attenzione internazionale per valorizzare il nostro territorio e che guardasse anche oltre l’Expo avviando un vero e proprio piano di promozione per Modena. È in questo percorso – ha aggiunto Cavazza – che alcuni collezionisti hanno proposto al Comune una mostra che permettesse ai visitatori di ammirare opere d’arte di straordinario valore altrimenti difficilmente accessibili al pubblico".
All'evento si accompagna un catalogo, (Franco Cosimo Panini Editore, Modena), bilingue, che, oltre al testo critico del curatore, presenta circa trecento riproduzioni a colori e in bianco e nero, le biografie degli artisti presenti e l'elenco delle opere in mostra.
La nuova sede espositiva si avvale anche di ampi spazi esterni dove troveranno collocazione sculture di grandi dimensioni.
18
settembre 2015
Il manichino della storia: l’arte dopo le costruzioni della critica e della cultura
Dal 18 settembre 2015 al 31 gennaio 2016
arte contemporanea
Location
FMAV – MATA
Modena, Via della Manifattura Tabacchi, 83, (Modena)
Modena, Via della Manifattura Tabacchi, 83, (Modena)
Biglietti
5.00 €
gratuito 0-12, portatori di handicap con accompagnatore, gruppi e scuole con accompagnatore, la stampa accreditata
ingresso gratuito il 18, 19 e 20 settembre, durante il festivalfilosofia, sabato 10 ottobre 2015, Giornata del Contemporaneo, e domenica 31 gennaio 2016, S. Geminiano, giornata del Santo Patrono di Modena
Orario di apertura
dal 22 settembre 2015 al 31 gennaio 2016
lunedì chiuso
martedì 15.00-18.00
dal mercoledì al venerdì 10.30-13.00 / 15.00-18.00
sabato, domenica e festivi 10.30-19.00
25 dicembre 2015 e 1 gennaio 2016 15.00-19.00
orari durante il festivalfilosofia
venerdì 18, 9.00-23.00, sabato 19, 9.00-1.00, domenica 20 settembre, 9.00-21.00
Vernissage
18 Settembre 2015, ore 11.00
Editore
FRANCO COSIMO PANINI EDITORE
Ufficio stampa
CLP
Autore
Curatore