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Il Meraviglioso e la Gloria
i grandi protagonisti della scena artistica del XVII secolo
Comunicato stampa
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I grandi protagonisti della scena artistica del XVII secolo giungono a Bassano del Grappa in un evento espositivo affascinante che, dal 17 marzo al 10 giugno 2007, sarà allestito a Palazzo Bonaguro.
La mostra Il Meraviglioso e la Gloria – Grandi maestri del Seicento in Europa - promossa dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, dal Comune di Bassano del Grappa, dalla Regione del Veneto, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Verona Vicenza Belluno e Ancona e dalla Camera di Commercio di Vicenza – mira a ripercorrere, attraverso 74 importanti opere (dipinti, terracotte e acqueforti) l’iconografia religiosa - assolutamente innovativa - elaborata alla luce dei precetti diffusi nel XVII secolo.
Splendidi capolavori di Bernini, Reni, Ribera, Carracci, Rubens, Guercino, opere intense di Pietro da Cortona, Johann Liss, Federico Barocci, Leandro Bassano, Alessandro Algardi e del sommo Caravaggio, proporranno un interessante racconto per immagini - di grande teatralità ed emozione – del rinnovato misticismo.
Nel Seicento l’arte torna ad essere strumento privilegiato nella comunicazione e nella trasmissione degli ideali religiosi: la Chiesa, rinnovata e rafforzata dopo il Concilio Trento, costituisce ancora uno dei massimi committenti d’opere d’arte e quindi attiva finanziatrice e promotrice di opere che testimonino il messaggio positivo di cui essa è portatrice.
Arte quindi come strumento di formazione per il fedele, che viene coinvolto emotivamente nella rappresentazione di soggetti quali estasi mistiche, apparizioni e glorie di santi: tutte tematiche con cui si misureranno i più grandi artisti del tempo, creando dipinti e sculture destinate a corredare i grandi apparati scenici delle chiese.
L’esposizione - che vanta la curatela di Sergej Androssov (responsabile delle collezioni dell’arte figurativa occidentale dell’Ermitage) Francesco Buranelli (Direttore Musei e Gallerie Pontificie) e Mario Guderzo (Storico dell’Arte, Assessorato Attività Culturali di Bassano del Grappa) - è resa possibile grazie alla collaborazione di due illustri istituzioni museali, quali i Musei e le Gallerie Pontificie e il Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo (con cui la città di Bassano del Grappa ha da tempo instaurato un forte rapporto), da cui giungono anche importanti nuclei di opere, che si affiancano ai prestiti di tanti musei e collezioni private: dalla Pinacoteca di Brera ai Musei Capitolini, da Palazzo Barberini al Museo Nazionale di Palazzo Venezia, dal Castello Sforzesco al Museo diocesano di Genova, dai Musei e Gallerie Nazionali di Capodimonte al Palazzo dei Musei di Reggio Emilia, dalla Pinacoteca Civica di Forlì fino alle collezioni Lemme, Croce o a quella della Banca Popolare di Verona.
L’evento, accompagnato da catalogo Skira e organizzato da Villaggio Globale International, s’inserisce nell’ambito delle iniziative promosse dal Comitato Nazionale istituito per le celebrazioni del IV centenario della nascita di Giovanna Maria Bonomo (Asiago, 1606 – Bassano del Grappa, 1670), proclamata beata da Papa Pio VI nel 1783 ed eletta a patrono di Asiago e Bassano del Grappa.
Sul finire del Cinquecento e nei primi decenni del Seicento, pittori e scultori sentono la necessità di un progressivo processo di emancipazione dall’ideale classico rinascimentale, con l’abbandono della fiducia assoluta nell’individuo, l’allontanamento dalla perfezione enfatizzante cinquecentesca e soprattutto dalle espressioni manieriste e una maggior pratica di motivi pietistici e devozionali.
Al pari le inquietudini dell’epoca della controriforma, la perdita delle centralità dell’uomo e le vertigini di un universo infinito e senza centro si traducono in uno sprone per la fantasia degli artisti e in una fonte di emozioni indite.
Le opere in mostra a Bassano esprimono chiaramente questo tumultuoso sentire.
Da un lato l’arte barocca celebra con il massimo della sontuosità e della magnificenza il primato spirituale e temporale della Chiesa Cattolica, suscitando forti emozioni, integrando architettura, scultura, pittura in scenari fastosi e coinvolgenti; dall’altro si affronta il problema della santità per dare una risposta alla Riforma e al suo attacco al culto dei santi e per definirne i modelli.
Oltre a fissare vincoli e regole nella trattazione delle tematiche sacre si viene imponendo una nuova iconografia, raccomandata dai vescovi controriformati, fedele alle sacre scritture, votata alla pedagogica istruzione dei fedeli, e soprattutto una nuova estetica foggiata dagli artisti stessi in base alla propria cultura e inclinazioni.
Nelle loro opere gli artisti non narrano più solo gli episodi sia pure eccezionali della vita terrena dei santi, come nei secoli precedenti, ma raffigurano anche il misterioso momento della visione, dell’estasi, della chiamata: una nuova sintassi artistica tutta incentrata sulla ricerca di Dio si diffonde, pur con le sue naturali diversità, in Italia ed in Europa dando vita ad un linguaggio comune.
La mostra ripercorre così, in diverse sezioni, i principali soggetti (i santi fondatori, i santi bambini, gli angeli, la madre dei poveri) e le tematiche ricorrenti (la devozione, la donazione, la contemplazione, l’estasi, ecc.) della produzione sacra dell’epoca e dunque la “meraviglia e la gloria” che connotano il percorso di beatificazione e di santificazione dei personaggi “narrati” dai grandi artisti del tempo.
In un proliferare di sguardi rivolti al cielo, di svenimenti e di estasi, ciò che fa la differenza sono le personalità dei maestri che si contendono la scena artistica fino a metà Settecento.
Dalla forte spiritualità dell’ultimo Barocci, che fedele alle “istruzioni“ del Concilio di Trento propone immagini semplici e leggibili senza misteri e complicazioni, ma non meno raffinate, come nel caso della bellissima Madonna delle ciliegie - cerniera tra i grandi maestri del Cinquecento e la nuova fase barocca - al lirismo di Ludovico Carracci chenel suo San Francesco, per esempio, supera i canoni della raffigurazione devota e realizza un dipinto privo dell’enfasi consueta della pittura della Controriforma, fatto di sguardi ritrosi e di gesti delicati; dal classicismo sofisticato di Guido Reni con il bellissimo San Matteo e l’Angelo dei Musei Capitolini, alla forte tensione chiaroscurale degli anni giovanili di Guercino, così come appare nella sua profonda Visione di Santa Chiara fatta di luce e colore, databile tra il 1615 e il 1621 (“la variante migliore tra quelle tutt’oggi note”); ancora: dalla ricerca di tutte le sfumature emozionali e psicologiche della pittura di Bernardo Strozzi nel San Francesco in adorazione o nella bellissima versione della Carità in mostra, dalla perfetta orchestrazione cromatica, all’esplosione barocca, teatrale e immaginifica di Pietro da Cortona cui fanno eco il virtuosismo di Luca Giordano - ancora vicino alla sensibilità riberesca nel San Gerolamo penitente - e la pittura levigata di Carlo Maratta ed altri.
Ma grande regista dello spettacolo barocco è Gianlorenzo Bernini. Con i suoi lavori di scultore, architetto e urbanista, l’artista contribuisce a rinnovare e ridisegnare Roma e la corte papale, esaltando ogni virtuosismo in nome della “propaganda fide”.
Del maestro in mostra vi saranno alcuni tra i più significativi modelli in terracotta provenienti dal Museo Statale Eremitage di San Pietroburgo - parte dell’importante collezione Farsetti, cui appartengono anche le terracotte di Caffà, Algardi, Ferrata, Legros ecc. – alcuni dei quali, come quello raffigurante la Beata Ludovica Albertoni, destinati addirittura a convincere direttamente i committenti e dunque particolarmente accurati e finiti nell’elaborazione e di eccezionale qualità stilistica.
Mentre poi un artista come Murillo si attiene fedelmente alle direttive del Concilio di Trento, le inquietudini religiose dell’epoca trovano un’espressione di sconcertante e di crudo realismo nell’opera di Caravaggio.
Il grande artista, con la sua rivoluzionaria poetica, rappresenta un caso forse unico nel panorama generale delle rappresentazioni sacre del tempo.
L’inserimento, nei dipinti di carattere religioso, di personaggi emarginati sembrò ad alcuni committenti un atto irriverente ed oltraggioso, una negazione del “decoro” e della “nobiltà” che secondo le direttive della Chiesa avrebbero dovuto avvolgere le immagini di Gesù e dei Santi; ma i quadri di Caravaggio esprimono una religiosità che va oltre l’esteriorità del culto ufficiale.
La messa in scena di un’umanità non idealizzata immersa in uno spazio che l’uomo non può misurare né dominare, esprime al meglio i conflitti e le lacerazioni che corrodono la cultura del Seicento di fronte alla crisi dell’antropocentrismo rinascimentale.
In mostra due spettacolari opere del grande artista: la bellissima e sensuale Maddalena in estasi di collezione privata, realizzata da Caravaggio durante la sua latitanza - in cui il forte espressionismo dell’immagine permette di individuare le suggestioni di una rinnovata iconografia, quale filtra nell’ “Estasi di Santa Teresa d’Avida” del Bernini - e l’Estasi di San Francesco una delle più importanti e documentate versioni realizzate da Caravaggio con questo soggetto – primo esempio di pittura sacra dell’artista - giunta ai Civici Musei di Udine alla fine dell’800 dalla Chiesa di San Giacomo a Fagagna.
Tra i tanti capolavori in mostra, una segnalazione merita anche il bellissimo olio di Peter Paul Rubens prestato dall’Eremitage. Nell’opera dalla corposa pennellata, Rubens riunisce per la prima volta due motivi iconografici ricorrenti nella pittura del tempo, benché tratti da testi apocrifi: l’Assunzione e l’Incoronazione della Vergine.
Proveniente dalla collezione Dufresne il dipinto potrebbe esser uno dei modelli presentati da Rubens, nell’aprile del 1611, al capitolo della cattedrale di Anversa come proposta per la pala dell’altare maggiore, ed in ogni caso è la più antica composizione dell’artista olandese sul tema dell’Assunzione della Vergine che si conosca.
I grandi del panorama artistico del Sei e Settecento sono dunque i veri protagonisti dell’esposizione bassanese: personalità e sensibilità differenti che nell’affrontare una tematica apparentemente stringente, ma nel contempo tanto coinvolgente ed appassionante, hanno raggiunto alcuni degli esiti più alti dell’arte del tempo.
La mostra Il Meraviglioso e la Gloria – Grandi maestri del Seicento in Europa - promossa dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, dal Comune di Bassano del Grappa, dalla Regione del Veneto, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Verona Vicenza Belluno e Ancona e dalla Camera di Commercio di Vicenza – mira a ripercorrere, attraverso 74 importanti opere (dipinti, terracotte e acqueforti) l’iconografia religiosa - assolutamente innovativa - elaborata alla luce dei precetti diffusi nel XVII secolo.
Splendidi capolavori di Bernini, Reni, Ribera, Carracci, Rubens, Guercino, opere intense di Pietro da Cortona, Johann Liss, Federico Barocci, Leandro Bassano, Alessandro Algardi e del sommo Caravaggio, proporranno un interessante racconto per immagini - di grande teatralità ed emozione – del rinnovato misticismo.
Nel Seicento l’arte torna ad essere strumento privilegiato nella comunicazione e nella trasmissione degli ideali religiosi: la Chiesa, rinnovata e rafforzata dopo il Concilio Trento, costituisce ancora uno dei massimi committenti d’opere d’arte e quindi attiva finanziatrice e promotrice di opere che testimonino il messaggio positivo di cui essa è portatrice.
Arte quindi come strumento di formazione per il fedele, che viene coinvolto emotivamente nella rappresentazione di soggetti quali estasi mistiche, apparizioni e glorie di santi: tutte tematiche con cui si misureranno i più grandi artisti del tempo, creando dipinti e sculture destinate a corredare i grandi apparati scenici delle chiese.
L’esposizione - che vanta la curatela di Sergej Androssov (responsabile delle collezioni dell’arte figurativa occidentale dell’Ermitage) Francesco Buranelli (Direttore Musei e Gallerie Pontificie) e Mario Guderzo (Storico dell’Arte, Assessorato Attività Culturali di Bassano del Grappa) - è resa possibile grazie alla collaborazione di due illustri istituzioni museali, quali i Musei e le Gallerie Pontificie e il Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo (con cui la città di Bassano del Grappa ha da tempo instaurato un forte rapporto), da cui giungono anche importanti nuclei di opere, che si affiancano ai prestiti di tanti musei e collezioni private: dalla Pinacoteca di Brera ai Musei Capitolini, da Palazzo Barberini al Museo Nazionale di Palazzo Venezia, dal Castello Sforzesco al Museo diocesano di Genova, dai Musei e Gallerie Nazionali di Capodimonte al Palazzo dei Musei di Reggio Emilia, dalla Pinacoteca Civica di Forlì fino alle collezioni Lemme, Croce o a quella della Banca Popolare di Verona.
L’evento, accompagnato da catalogo Skira e organizzato da Villaggio Globale International, s’inserisce nell’ambito delle iniziative promosse dal Comitato Nazionale istituito per le celebrazioni del IV centenario della nascita di Giovanna Maria Bonomo (Asiago, 1606 – Bassano del Grappa, 1670), proclamata beata da Papa Pio VI nel 1783 ed eletta a patrono di Asiago e Bassano del Grappa.
Sul finire del Cinquecento e nei primi decenni del Seicento, pittori e scultori sentono la necessità di un progressivo processo di emancipazione dall’ideale classico rinascimentale, con l’abbandono della fiducia assoluta nell’individuo, l’allontanamento dalla perfezione enfatizzante cinquecentesca e soprattutto dalle espressioni manieriste e una maggior pratica di motivi pietistici e devozionali.
Al pari le inquietudini dell’epoca della controriforma, la perdita delle centralità dell’uomo e le vertigini di un universo infinito e senza centro si traducono in uno sprone per la fantasia degli artisti e in una fonte di emozioni indite.
Le opere in mostra a Bassano esprimono chiaramente questo tumultuoso sentire.
Da un lato l’arte barocca celebra con il massimo della sontuosità e della magnificenza il primato spirituale e temporale della Chiesa Cattolica, suscitando forti emozioni, integrando architettura, scultura, pittura in scenari fastosi e coinvolgenti; dall’altro si affronta il problema della santità per dare una risposta alla Riforma e al suo attacco al culto dei santi e per definirne i modelli.
Oltre a fissare vincoli e regole nella trattazione delle tematiche sacre si viene imponendo una nuova iconografia, raccomandata dai vescovi controriformati, fedele alle sacre scritture, votata alla pedagogica istruzione dei fedeli, e soprattutto una nuova estetica foggiata dagli artisti stessi in base alla propria cultura e inclinazioni.
Nelle loro opere gli artisti non narrano più solo gli episodi sia pure eccezionali della vita terrena dei santi, come nei secoli precedenti, ma raffigurano anche il misterioso momento della visione, dell’estasi, della chiamata: una nuova sintassi artistica tutta incentrata sulla ricerca di Dio si diffonde, pur con le sue naturali diversità, in Italia ed in Europa dando vita ad un linguaggio comune.
La mostra ripercorre così, in diverse sezioni, i principali soggetti (i santi fondatori, i santi bambini, gli angeli, la madre dei poveri) e le tematiche ricorrenti (la devozione, la donazione, la contemplazione, l’estasi, ecc.) della produzione sacra dell’epoca e dunque la “meraviglia e la gloria” che connotano il percorso di beatificazione e di santificazione dei personaggi “narrati” dai grandi artisti del tempo.
In un proliferare di sguardi rivolti al cielo, di svenimenti e di estasi, ciò che fa la differenza sono le personalità dei maestri che si contendono la scena artistica fino a metà Settecento.
Dalla forte spiritualità dell’ultimo Barocci, che fedele alle “istruzioni“ del Concilio di Trento propone immagini semplici e leggibili senza misteri e complicazioni, ma non meno raffinate, come nel caso della bellissima Madonna delle ciliegie - cerniera tra i grandi maestri del Cinquecento e la nuova fase barocca - al lirismo di Ludovico Carracci chenel suo San Francesco, per esempio, supera i canoni della raffigurazione devota e realizza un dipinto privo dell’enfasi consueta della pittura della Controriforma, fatto di sguardi ritrosi e di gesti delicati; dal classicismo sofisticato di Guido Reni con il bellissimo San Matteo e l’Angelo dei Musei Capitolini, alla forte tensione chiaroscurale degli anni giovanili di Guercino, così come appare nella sua profonda Visione di Santa Chiara fatta di luce e colore, databile tra il 1615 e il 1621 (“la variante migliore tra quelle tutt’oggi note”); ancora: dalla ricerca di tutte le sfumature emozionali e psicologiche della pittura di Bernardo Strozzi nel San Francesco in adorazione o nella bellissima versione della Carità in mostra, dalla perfetta orchestrazione cromatica, all’esplosione barocca, teatrale e immaginifica di Pietro da Cortona cui fanno eco il virtuosismo di Luca Giordano - ancora vicino alla sensibilità riberesca nel San Gerolamo penitente - e la pittura levigata di Carlo Maratta ed altri.
Ma grande regista dello spettacolo barocco è Gianlorenzo Bernini. Con i suoi lavori di scultore, architetto e urbanista, l’artista contribuisce a rinnovare e ridisegnare Roma e la corte papale, esaltando ogni virtuosismo in nome della “propaganda fide”.
Del maestro in mostra vi saranno alcuni tra i più significativi modelli in terracotta provenienti dal Museo Statale Eremitage di San Pietroburgo - parte dell’importante collezione Farsetti, cui appartengono anche le terracotte di Caffà, Algardi, Ferrata, Legros ecc. – alcuni dei quali, come quello raffigurante la Beata Ludovica Albertoni, destinati addirittura a convincere direttamente i committenti e dunque particolarmente accurati e finiti nell’elaborazione e di eccezionale qualità stilistica.
Mentre poi un artista come Murillo si attiene fedelmente alle direttive del Concilio di Trento, le inquietudini religiose dell’epoca trovano un’espressione di sconcertante e di crudo realismo nell’opera di Caravaggio.
Il grande artista, con la sua rivoluzionaria poetica, rappresenta un caso forse unico nel panorama generale delle rappresentazioni sacre del tempo.
L’inserimento, nei dipinti di carattere religioso, di personaggi emarginati sembrò ad alcuni committenti un atto irriverente ed oltraggioso, una negazione del “decoro” e della “nobiltà” che secondo le direttive della Chiesa avrebbero dovuto avvolgere le immagini di Gesù e dei Santi; ma i quadri di Caravaggio esprimono una religiosità che va oltre l’esteriorità del culto ufficiale.
La messa in scena di un’umanità non idealizzata immersa in uno spazio che l’uomo non può misurare né dominare, esprime al meglio i conflitti e le lacerazioni che corrodono la cultura del Seicento di fronte alla crisi dell’antropocentrismo rinascimentale.
In mostra due spettacolari opere del grande artista: la bellissima e sensuale Maddalena in estasi di collezione privata, realizzata da Caravaggio durante la sua latitanza - in cui il forte espressionismo dell’immagine permette di individuare le suggestioni di una rinnovata iconografia, quale filtra nell’ “Estasi di Santa Teresa d’Avida” del Bernini - e l’Estasi di San Francesco una delle più importanti e documentate versioni realizzate da Caravaggio con questo soggetto – primo esempio di pittura sacra dell’artista - giunta ai Civici Musei di Udine alla fine dell’800 dalla Chiesa di San Giacomo a Fagagna.
Tra i tanti capolavori in mostra, una segnalazione merita anche il bellissimo olio di Peter Paul Rubens prestato dall’Eremitage. Nell’opera dalla corposa pennellata, Rubens riunisce per la prima volta due motivi iconografici ricorrenti nella pittura del tempo, benché tratti da testi apocrifi: l’Assunzione e l’Incoronazione della Vergine.
Proveniente dalla collezione Dufresne il dipinto potrebbe esser uno dei modelli presentati da Rubens, nell’aprile del 1611, al capitolo della cattedrale di Anversa come proposta per la pala dell’altare maggiore, ed in ogni caso è la più antica composizione dell’artista olandese sul tema dell’Assunzione della Vergine che si conosca.
I grandi del panorama artistico del Sei e Settecento sono dunque i veri protagonisti dell’esposizione bassanese: personalità e sensibilità differenti che nell’affrontare una tematica apparentemente stringente, ma nel contempo tanto coinvolgente ed appassionante, hanno raggiunto alcuni degli esiti più alti dell’arte del tempo.
17
marzo 2007
Il Meraviglioso e la Gloria
Dal 17 marzo al 10 giugno 2007
arte antica
Location
PALAZZO BONAGURO
Bassano Del Grappa, Via Angarano, 77, (Vicenza)
Bassano Del Grappa, Via Angarano, 77, (Vicenza)
Biglietti
Intero € 6 ,00
Ridotto € 4 ,00 (per gruppi min. 15 – max 30 persone; minori di 18 anni e maggiori di 60;
militari con tesserino; possessori di biglietti del Museo Civico di Bassano e dei percorsi turistici cittadini);
Gratuito per bambini inferiori a 6 anni e per un accompagnatore di ogni gruppo o scolaresca
Orario di apertura
tutti i giorni dalle ore 9.00 alle ore 19.00 (chiusura biglietteria ore 18.00)
Sito web
www.vivibassano.it/DNN/IlMeravigliosoelaGloria/LaMostra/tabid/298/Default.aspx
Editore
SKIRA
Ufficio stampa
VILLAGGIO GLOBALE
Autore
Curatore