Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Il mistero delle cose
L’oggetto e la sua anima da Dürer a Ferroni
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Con l’inizio della primavera il Gabinetto delle Stampe Antiche e Moderne del Comune di Bagnacavallo (Ravenna), con il patrocinio dell’Istituto per i Beni Artistici, Culturali e Naturali della Regione Emilia-Romagna e con il sostegno di Saporetti Immagini d’Arte Snc di Milano, organizzerà una mostra di grafica dedicata al tema della natura morta e delle sue interpretazioni nei secoli.
La mostra, curata da Patrizia Foglia e da Chiara Gatti, presenta una selezione di capolavori conservati nel Gabinetto Stampe del Centro Culturale “Le Cappuccine” – ricco di oltre 7mila fogli e formatosi a partire dal 1986, grazie alla donazione di Emilio Ferroni – affiancata da alcuni prestiti d’eccezione, concessi dalla Collezione Sabbatani della Biblioteca Manfrediana Faenza, dalla Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia e da alcune prestigiose gallerie italiane specializzate in grafica antica e moderna.
Il tema della “natura morta” - più elegantemente definita dal Longhi “soggetto di ferma” - sarà proposto in mostra attraverso una lettura inedita, che mira a confrontare le iconografie predilette dai grandi maestri del passato con i soggetti ricorrenti nei lavori del Novecento. Si tratterà dunque di un dialogo serrato fra passato e presente alla caccia di riflessioni analoghe e che nei secoli non si sono esaurite.
Una pipa può ricordare, oggi come allora, il dissolversi in fumo dei piaceri umani, così come un mappamondo indicare il rapido trascorrere del tempo, al pari di una clessidra o di un orologio; mentre la candela spenta è un’immagine della fine; e il silenzio degli strumenti musicali allude alla quiete del sonno eterno.
Si tratta dunque di una storia affascinante, fatta di simboli e d’enigmi, molti dei quali ancora oggi irrisolti. Una storia sbocciata nel Seicento, con i motivi tipici della spiritualità controriformista, riproposti nel tempo con crescente frequenza. Basti pensare ai grandi interpreti della Scuola di Leida, ma soprattutto alle allusioni esplicite nei dipinti di figura di Vermeer, alle celebri canestre di Caravaggio o alle composizioni di Evaristo Baschenis.
Nell’ambito della grafica, la “natura morta” è legata prevalentemente al tema iconografico delle Vanitas, immagini, cioè, composte da elementi emblematici della caducità della vita. Elementi legati, per esempio, al fluire delle cose, alla ricchezza e al potere, ai sensi e ai piaceri della vita in genere. Rappresentazioni di questo tipo hanno conosciuto il loro momento di massimo splendore durante il XVII secolo, ma nei decenni a venire il tema ha trovato interpretazioni sempre più fervide e complesse.
L’idea di una mostra dedicata alla natura morta nasce dunque dalla volontà di raccontare l’evolversi di questi soggetti e delle loro simbologie con una chiave tuttavia diversa, rispetto alle esposizioni dedicate in passato a questo argomento. Trattasi, vale a dire, di una rassegna che mira a confrontare gli esiti antichi delle vanitas con un recupero moderno delle medesime immagini, legate ora alle ricerche linguistiche delle avanguardie ora alle riflessioni esistenziali delle correnti del secondo dopoguerra con un occhio di riguardo per l’episodio milanese del Realismo esistenziale.
La mostra, curata da Patrizia Foglia e da Chiara Gatti, presenta una selezione di capolavori conservati nel Gabinetto Stampe del Centro Culturale “Le Cappuccine” – ricco di oltre 7mila fogli e formatosi a partire dal 1986, grazie alla donazione di Emilio Ferroni – affiancata da alcuni prestiti d’eccezione, concessi dalla Collezione Sabbatani della Biblioteca Manfrediana Faenza, dalla Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia e da alcune prestigiose gallerie italiane specializzate in grafica antica e moderna.
Il tema della “natura morta” - più elegantemente definita dal Longhi “soggetto di ferma” - sarà proposto in mostra attraverso una lettura inedita, che mira a confrontare le iconografie predilette dai grandi maestri del passato con i soggetti ricorrenti nei lavori del Novecento. Si tratterà dunque di un dialogo serrato fra passato e presente alla caccia di riflessioni analoghe e che nei secoli non si sono esaurite.
Una pipa può ricordare, oggi come allora, il dissolversi in fumo dei piaceri umani, così come un mappamondo indicare il rapido trascorrere del tempo, al pari di una clessidra o di un orologio; mentre la candela spenta è un’immagine della fine; e il silenzio degli strumenti musicali allude alla quiete del sonno eterno.
Si tratta dunque di una storia affascinante, fatta di simboli e d’enigmi, molti dei quali ancora oggi irrisolti. Una storia sbocciata nel Seicento, con i motivi tipici della spiritualità controriformista, riproposti nel tempo con crescente frequenza. Basti pensare ai grandi interpreti della Scuola di Leida, ma soprattutto alle allusioni esplicite nei dipinti di figura di Vermeer, alle celebri canestre di Caravaggio o alle composizioni di Evaristo Baschenis.
Nell’ambito della grafica, la “natura morta” è legata prevalentemente al tema iconografico delle Vanitas, immagini, cioè, composte da elementi emblematici della caducità della vita. Elementi legati, per esempio, al fluire delle cose, alla ricchezza e al potere, ai sensi e ai piaceri della vita in genere. Rappresentazioni di questo tipo hanno conosciuto il loro momento di massimo splendore durante il XVII secolo, ma nei decenni a venire il tema ha trovato interpretazioni sempre più fervide e complesse.
L’idea di una mostra dedicata alla natura morta nasce dunque dalla volontà di raccontare l’evolversi di questi soggetti e delle loro simbologie con una chiave tuttavia diversa, rispetto alle esposizioni dedicate in passato a questo argomento. Trattasi, vale a dire, di una rassegna che mira a confrontare gli esiti antichi delle vanitas con un recupero moderno delle medesime immagini, legate ora alle ricerche linguistiche delle avanguardie ora alle riflessioni esistenziali delle correnti del secondo dopoguerra con un occhio di riguardo per l’episodio milanese del Realismo esistenziale.
31
marzo 2006
Il mistero delle cose
Dal 31 marzo al 04 giugno 2006
arte antica
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
MUSEO CIVICO LE CAPPUCCINE
Bagnacavallo, Via Vittorio Veneto, 1a, (Ravenna)
Bagnacavallo, Via Vittorio Veneto, 1a, (Ravenna)
Orario di apertura
10-12 e 15-18. Chiuso il lunedì e i post-festivi
Autore
Curatore