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Il mito di Venere
L’esposizione “Il Mito di Venere” intende presentare attraverso una selezionata scelta di opere delle collezioni Medicee prestate dai principali musei fiorentini, le varie sfaccettature con cui i temi legati al mito di Venere furono affrontati in campo artistico
Comunicato stampa
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Una leggenda raccolta dalla mitologia antica vuole che l’Afrodite greca, poi identificata con la latina Venere, sia nata dalla schiuma del mare (in greco “Aphròs”) presso Cipro. La poesia epica ci racconta che Afrodite – Venere fosse figlia di Zeus e di Dione, moglie di Efeso, amante di Ares dio della guerra, e che fosse unita da rapporti amorosi con l’eroe Anchise da cui nacque Enea.
A Firenze, in epoca rinascimentale, dopo il lungo oblio a cui il Medioevo aveva costretto i temi legati alle divinità pagane, fu ripreso il tema di Venere: non a caso la Dea dell’amore, della bellezza, del piacere dei sensi e della fecondità è la protagonista di uno dei più celebrati e mitizzati dipinti rinascimentali, la Nascita di Venere di Botticelli, adombrante un significato strettamente aderente alla filosofia neoplatonica quale la nascita dell’humanitas.
Promossa dalla Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Fiorentino e dalla Provincia di Bari, e organizzata dalla società Arthemisia, si inaugurerà a Bari presso la Biblioteca per la Cultura e per le Arti - Santa Teresa dei Maschi - la mostra “Il Mito di Venere. Capolavori dai musei di Firenze”, dopo essere stata presentata a Cipro, presso il Nicosia Municipal Arts Centre, e a Parigi, alla Mairie du Vème Arrondissement, con grande successo di pubblico.
In questa occasione si inaugura inoltre la sede definitiva della Biblioteca Provinciale di Bari nell’ex convento di Santa Teresa dei Maschi, nel borgo antico della città, grazie ad un pregevole lavoro di restauro, finanziato con fondi dell’Unione Europea. La Biblioteca, fondata nel 1950 con l’acquisto da parte della Provincia di Bari delle raccolte librarie ed archivistiche del bibliofilo barese Gennaro De Gemmis, è ricca di fondi di storia pugliese, ed è andata arricchendosi negli anni grazie ad una politica di acquisti e di successive donazioni; oggi è ormai centro pilota dell’intera provincia barese.
L’esposizione “Il Mito di Venere” intende presentare attraverso una selezionata scelta di opere delle collezioni Medicee prestate dai principali musei fiorentini, le varie sfaccettature con cui i temi legati al mito di Venere furono affrontati in campo artistico.
Correlata idealmente al neoplatonismo e stilisticamente a Botticelli è la Venere di Lorenzo di Credi oggi agli Uffizi, presente fin dall’origine nelle collezioni dei Medici.
Il gusto della corte medicea, raffinato e intellettualistico, si manifesta nel Cinquecento nella Venere dello Studiolo di Francesco I in Palazzo Vecchio, opera dello scultore Vincenzo Danti, una elegantissima e sinuosa Venere che esce dal mare e si strizza i capelli bagnati; gesto che è ripetuto dalla Venere del Giambologna nota come Fiorenza, destinata alla fontana della Villa medicea di Castello nei pressi di Firenze e così chiamata per essere assimilata all’allegoria di Firenze.
Uno dei pittori dello Studiolo, Jacopo Zucchi, è l’autore di un prezioso dipinto su rame che raffigura la Morte di Adone, appartenuto al Granduca di Toscana Ferdinando de’ Medici, dove la tragica storia raccontata da Ovidio nelle Metamorfosi è stemprata nei toni idilliaci della favola mitologica. Con una vena più naturalistica fu interpretato il tema nella pittura veneziana del Cinquecento: nascono così la Venere di Tiziano degli Uffizi, memore della più celebre Venere “di Urbino”, anch’essa mollemente adagiata su un lettuccio in ambiente aperto sulla campagna, vestita solo dei suoi gioielli e accompagnata da Amore e da un cagnolino che abbaia a una pernice; e ancora Venere e Mercurio che mostrano a Giove il figlio Anteros di Veronese, che in veste naturalistica adombra la dialettica sull’amore che animava i circoli di intellettuali del Cinquecento.
A rappresentare il seicento fiorentino la Venere che pettina Amore di Giovanni da San Giovanni, che con lo spirito che gli è proprio affronta il tema umanizzandolo e raffigurando Venere come una giovane mamma che spidocchia un bambino nudo, piuttosto restio e distratto da quello che succede fuori scena.
Al centro di rappresentazioni di effetto teatrale, ambientate in ampi paesaggi popolati da ninfe e da amorini, è raffigurata la Venere attribuita a Rubens e alla sua scuola e con lo spirito e la grazia mutata dalla pittura veneziana dai pittori francesi come Nicolas Coypel, che in una scena alla Tiepolo raffigura la toilette di Venere contornata sul bordo di un laghetto da cui si affaccia il cigno, simbolo di bellezza.
Una preziosa mostra che con 22 opere selezionatissime intende riproporre il mito della bellezza femminile che vede nel mito di Venere la persistenza di un ideale femminile che ha attraversato i tempi. Il catalogo prevede, oltre alle schede relative alle opere, alcuni saggi sulla persistenza del mito e dei suoi significati attraverso i secoli oltre all’importanza del tema di Venere nel collezionismo mediceo.
A Firenze, in epoca rinascimentale, dopo il lungo oblio a cui il Medioevo aveva costretto i temi legati alle divinità pagane, fu ripreso il tema di Venere: non a caso la Dea dell’amore, della bellezza, del piacere dei sensi e della fecondità è la protagonista di uno dei più celebrati e mitizzati dipinti rinascimentali, la Nascita di Venere di Botticelli, adombrante un significato strettamente aderente alla filosofia neoplatonica quale la nascita dell’humanitas.
Promossa dalla Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Fiorentino e dalla Provincia di Bari, e organizzata dalla società Arthemisia, si inaugurerà a Bari presso la Biblioteca per la Cultura e per le Arti - Santa Teresa dei Maschi - la mostra “Il Mito di Venere. Capolavori dai musei di Firenze”, dopo essere stata presentata a Cipro, presso il Nicosia Municipal Arts Centre, e a Parigi, alla Mairie du Vème Arrondissement, con grande successo di pubblico.
In questa occasione si inaugura inoltre la sede definitiva della Biblioteca Provinciale di Bari nell’ex convento di Santa Teresa dei Maschi, nel borgo antico della città, grazie ad un pregevole lavoro di restauro, finanziato con fondi dell’Unione Europea. La Biblioteca, fondata nel 1950 con l’acquisto da parte della Provincia di Bari delle raccolte librarie ed archivistiche del bibliofilo barese Gennaro De Gemmis, è ricca di fondi di storia pugliese, ed è andata arricchendosi negli anni grazie ad una politica di acquisti e di successive donazioni; oggi è ormai centro pilota dell’intera provincia barese.
L’esposizione “Il Mito di Venere” intende presentare attraverso una selezionata scelta di opere delle collezioni Medicee prestate dai principali musei fiorentini, le varie sfaccettature con cui i temi legati al mito di Venere furono affrontati in campo artistico.
Correlata idealmente al neoplatonismo e stilisticamente a Botticelli è la Venere di Lorenzo di Credi oggi agli Uffizi, presente fin dall’origine nelle collezioni dei Medici.
Il gusto della corte medicea, raffinato e intellettualistico, si manifesta nel Cinquecento nella Venere dello Studiolo di Francesco I in Palazzo Vecchio, opera dello scultore Vincenzo Danti, una elegantissima e sinuosa Venere che esce dal mare e si strizza i capelli bagnati; gesto che è ripetuto dalla Venere del Giambologna nota come Fiorenza, destinata alla fontana della Villa medicea di Castello nei pressi di Firenze e così chiamata per essere assimilata all’allegoria di Firenze.
Uno dei pittori dello Studiolo, Jacopo Zucchi, è l’autore di un prezioso dipinto su rame che raffigura la Morte di Adone, appartenuto al Granduca di Toscana Ferdinando de’ Medici, dove la tragica storia raccontata da Ovidio nelle Metamorfosi è stemprata nei toni idilliaci della favola mitologica. Con una vena più naturalistica fu interpretato il tema nella pittura veneziana del Cinquecento: nascono così la Venere di Tiziano degli Uffizi, memore della più celebre Venere “di Urbino”, anch’essa mollemente adagiata su un lettuccio in ambiente aperto sulla campagna, vestita solo dei suoi gioielli e accompagnata da Amore e da un cagnolino che abbaia a una pernice; e ancora Venere e Mercurio che mostrano a Giove il figlio Anteros di Veronese, che in veste naturalistica adombra la dialettica sull’amore che animava i circoli di intellettuali del Cinquecento.
A rappresentare il seicento fiorentino la Venere che pettina Amore di Giovanni da San Giovanni, che con lo spirito che gli è proprio affronta il tema umanizzandolo e raffigurando Venere come una giovane mamma che spidocchia un bambino nudo, piuttosto restio e distratto da quello che succede fuori scena.
Al centro di rappresentazioni di effetto teatrale, ambientate in ampi paesaggi popolati da ninfe e da amorini, è raffigurata la Venere attribuita a Rubens e alla sua scuola e con lo spirito e la grazia mutata dalla pittura veneziana dai pittori francesi come Nicolas Coypel, che in una scena alla Tiepolo raffigura la toilette di Venere contornata sul bordo di un laghetto da cui si affaccia il cigno, simbolo di bellezza.
Una preziosa mostra che con 22 opere selezionatissime intende riproporre il mito della bellezza femminile che vede nel mito di Venere la persistenza di un ideale femminile che ha attraversato i tempi. Il catalogo prevede, oltre alle schede relative alle opere, alcuni saggi sulla persistenza del mito e dei suoi significati attraverso i secoli oltre all’importanza del tema di Venere nel collezionismo mediceo.
29
novembre 2003
Il mito di Venere
Dal 29 novembre 2003 al 28 febbraio 2004
Location
BIBLIOTECA PER LA CULTURA E PER LE ARTI
Bari, Strada Lamberti, 4, (Bari)
Bari, Strada Lamberti, 4, (Bari)
Orario di apertura
feriali 9-19. Sabato 9-13
Vernissage
29 Novembre 2003, ore 11
Editore
SILVANA EDITORIALE
Ufficio stampa
ARTHEMISIA
Curatore