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Il Monumento di Obulacco dalla scoperta ad oggi
Dallo scavo al recente restauro, tutti i segreti dell’imponente monumento funerario del I sec. a.C. che da 75 anni svetta all’ingresso della città
Comunicato stampa
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Fosse vissuto oggi, sarebbe stato un genio del Virtual 3D. O forse no. Perché il dono di Traiano Finamore, disegnatore negli anni Trenta dell’allora Soprintendenza alle Antichità dell’Emilia-Romagna in Bologna, non era solo saper ricomporre le vestigia romane che stavano venendo in luce dagli scavi della necropoli di Pian di Bezzo. Era costruire emozioni.
Studioso e artista di raffinata sensibilità e cultura, realizzava i rilievi, le sezioni, i disegni assonometrici e ricostruttivi dei monumenti consapevole, come Proust, che il vero viaggio di scoperta non è cercare nuove terre ma avere nuovi occhi.
Il recente restauro del Mausoleo di Obulacco ha fornito l’occasione per allestire nel Museo Archeologico Nazionale di Sarsina, fino al 31 agosto 2015, una mostra che illustra le principali fasi degli interventi attuati, dallo scavo del 1929 al restauro di oggi.
La documentazione grafica e fotografica conservata negli archivi della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna ha consentito di proporre al pubblico alcune tappe della “strada” fatta dal monumento che oggi torna a “risplendere” nello stesso luogo dove fu rimontato nel lontano 1938 (il Parco delle Rimembranze) in memoria, oggi come allora, dei Caduti di tutte le Guerre.
La mostra descrive la storia del monumento di Obulacco partendo dal luogo dove si ergeva come imponente monumento funerario auto celebrativo, sulla strada della necropoli romana di Pian di Bezzo. Seguono gli anni della scoperta e del restauro, la delicata opera di ricostruzione, il tutto affiancato dai rilievi e restituzioni grafiche eseguiti da Traiano Finamore. La mostra, oltre a ricordarne la figura, le doti artistiche e la grande professionalità, espone alcune riproduzioni dei disegni eseguiti sui monumenti della necropoli. Sappiamo infatti che il monumento di Obulacco non era solo sull'antica strada: lo affiancava il mausoleo ”gemello” (rimasto incompiuto) del figlio Oculatio mentre di fronte si ergeva il maestoso mausoleo di Rufo e poco oltre quello a dado di Verginio Peto. I tre monumenti sono esposti in museo ma solo alcuni disegni di Finamore consentono di rivederli insieme.
Le prime stampe di vecchi negativi su lastre in vetro mostrano lo stato di crollo in cui versava il manufatto all’atto del rinvenimento, crollo causato dal movimento franoso che occultò la necropoli agli inizi del III sec. d.C. Altre fotografie mostrano le prime prove di "rimontaggio" fatte quando i resti erano ancora in situ e poi all’interno del museo, fino alla ricostruzione e inaugurazione nel 1938-39 nel Parco delle Rimembranze, dove si trova tuttora.
Le immagini fanno da "spalla" alle pagine ingiallite e all’inchiostro di china dei diari dei primi lavori eseguiti a partire dagli anni 30 dove è possibile ammirare la grande perizia tecnica e grafica di schizzi e sezioni.
Il tutto all’interno di un museo che espone gli eccezionali rinvenimenti della necropoli di Pian di Bezzo, dalle lapidi, cippi e stele funerarie frutto delle raccolte occasionali di almeno tre secoli fa, fino ai grandi monumenti di Peto e Rufo, restituiti interi dopo gli ultimi interventi di ampliamento del Museo terminati nel 1990. Il susseguirsi dei monumenti sepolcrali consente di ripercorrere idealmente sempre la stessa strada, popolata da altri personaggi e scelta dagli antichi Sarsinati, a partire dalla seconda metà del I sec a.C. fino alla fine del II secolo, come luogo per l’ultima dimora.
Studioso e artista di raffinata sensibilità e cultura, realizzava i rilievi, le sezioni, i disegni assonometrici e ricostruttivi dei monumenti consapevole, come Proust, che il vero viaggio di scoperta non è cercare nuove terre ma avere nuovi occhi.
Il recente restauro del Mausoleo di Obulacco ha fornito l’occasione per allestire nel Museo Archeologico Nazionale di Sarsina, fino al 31 agosto 2015, una mostra che illustra le principali fasi degli interventi attuati, dallo scavo del 1929 al restauro di oggi.
La documentazione grafica e fotografica conservata negli archivi della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna ha consentito di proporre al pubblico alcune tappe della “strada” fatta dal monumento che oggi torna a “risplendere” nello stesso luogo dove fu rimontato nel lontano 1938 (il Parco delle Rimembranze) in memoria, oggi come allora, dei Caduti di tutte le Guerre.
La mostra descrive la storia del monumento di Obulacco partendo dal luogo dove si ergeva come imponente monumento funerario auto celebrativo, sulla strada della necropoli romana di Pian di Bezzo. Seguono gli anni della scoperta e del restauro, la delicata opera di ricostruzione, il tutto affiancato dai rilievi e restituzioni grafiche eseguiti da Traiano Finamore. La mostra, oltre a ricordarne la figura, le doti artistiche e la grande professionalità, espone alcune riproduzioni dei disegni eseguiti sui monumenti della necropoli. Sappiamo infatti che il monumento di Obulacco non era solo sull'antica strada: lo affiancava il mausoleo ”gemello” (rimasto incompiuto) del figlio Oculatio mentre di fronte si ergeva il maestoso mausoleo di Rufo e poco oltre quello a dado di Verginio Peto. I tre monumenti sono esposti in museo ma solo alcuni disegni di Finamore consentono di rivederli insieme.
Le prime stampe di vecchi negativi su lastre in vetro mostrano lo stato di crollo in cui versava il manufatto all’atto del rinvenimento, crollo causato dal movimento franoso che occultò la necropoli agli inizi del III sec. d.C. Altre fotografie mostrano le prime prove di "rimontaggio" fatte quando i resti erano ancora in situ e poi all’interno del museo, fino alla ricostruzione e inaugurazione nel 1938-39 nel Parco delle Rimembranze, dove si trova tuttora.
Le immagini fanno da "spalla" alle pagine ingiallite e all’inchiostro di china dei diari dei primi lavori eseguiti a partire dagli anni 30 dove è possibile ammirare la grande perizia tecnica e grafica di schizzi e sezioni.
Il tutto all’interno di un museo che espone gli eccezionali rinvenimenti della necropoli di Pian di Bezzo, dalle lapidi, cippi e stele funerarie frutto delle raccolte occasionali di almeno tre secoli fa, fino ai grandi monumenti di Peto e Rufo, restituiti interi dopo gli ultimi interventi di ampliamento del Museo terminati nel 1990. Il susseguirsi dei monumenti sepolcrali consente di ripercorrere idealmente sempre la stessa strada, popolata da altri personaggi e scelta dagli antichi Sarsinati, a partire dalla seconda metà del I sec a.C. fino alla fine del II secolo, come luogo per l’ultima dimora.
12
dicembre 2014
Il Monumento di Obulacco dalla scoperta ad oggi
Dal 12 dicembre 2014 al 31 agosto 2015
architettura
Location
MUSEO ARCHEOLOGICO DI SARSINA
Sarsina, Via Cesio Sabino, 39, (Forlì-cesena)
Sarsina, Via Cesio Sabino, 39, (Forlì-cesena)
Biglietti
€ 3,00
Orario di apertura
Orario invernale, dal 16 settembre al 14 giugno:
mercoledì, venerdì, sabato e domenica dalle 8.30 alle 13.30
martedì e giovedì 8.30-13.30 e 15-18
Orario estivo, dal 15 giugno al 15 settembre:
mercoledì, giovedì, sabato e domenica dalle 13.30 alle 18.30
martedì e venerdì 8.30-13.30
La biglietteria chiude mezz'ora prima