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Il nudo tra ideale e realtà
Un avvincente percorso fra oltre 400 opere, spesso capolavori celebri, talvolta scoperte sorprendenti capaci di accompagnare il visitatore nella storia di un “genere” centrale nell’arte degli ultimi due secoli.
Comunicato stampa
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Una sezione principale raccoglierà oltre 200 tra dipinti, sculture e disegni, mentre un’esposizione parallela di altrettante opere darà conto della centralità del tema anche nella storia della fotografia. Una distinta sezione, infine, sarà dedicata alla performance, con la proiezione di filmati che documenteranno circa venti famose azioni compiute, dagli anni Sessanta ad oggi, dai più noti artisti che hanno operato in quest’ambito.
L’esposizione, realizzata in collaborazione con ArtificioSkira, è il secondo appuntamento di un ciclo, proposto e curato dal Direttore della Galleria Peter Weiermair, dedicato agli sviluppi dei generi classici nell’arte: la natura morta, il nudo, il paesaggio e il ritratto. Ancora più ampia della prima manifestazione espositiva, dedicata alla natura morta e realizzata nel 2001, la prossima mostra ripercorrerà un arco temporale di oltre duecento anni, proponendosi come la più estesa ricognizione sul tema mai realizzata fino ad oggi.
La mostra raccoglierà capolavori dei maggiori autori del periodo considerato, come Canova, Rodin, Martini, Bourgeois nella sezione scultura; Ingres, Degas, Courbet, Renoir, Cézanne, Picasso, Schiele, Klimt, Modigliani, Dix, Delvaux, Dubuffet, Freud, Hockney, Warhol fino a Baselitz e alle ultime generazioni per la pittura; per la fotografia Nadar, Stieglitz, Man Ray, Weston, fino a Mapplethorpe e Goldin, e per la sezione performance Duchamp, Klein, Abramovic, Nitsch.
La maggior parte delle opere proviene da grandi musei internazionali come la Tate Gallery, il Victoria & Albert Museum di Londra, il Musée de l’Orangerie, il Musée d’Orsay, il Centre Georges Pompidou di Parigi, il Museum Ludwig di Colonia, il Metropolitan Museum di New York, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma e il Von Der Heydt-Museum di Wuppertal.
Il tema del nudo ha sempre esercitato un particolare fascino sugli artisti e sul pubblico e da sempre la rappresentazione della figura umana è, per eccellenza, l’esercizio di maggior prestigio nell’ambito dell’arte figurativa. Benché strettamente connesso, nelle sue origini e nelle sue evoluzioni, alla “pittura di storia”, evidentemente più profana che religiosa, il nudo è comunque sopravvissuto al pressoché totale abbandono dell’arte di ispirazione storico-letteraria da parte delle avanguardie della seconda metà dell’ottocento, diventando anzi, accanto ai generi del paesaggio e della natura morta, uno dei principali campi della sperimentazione formale. Non è sicuramente un caso che molte delle opere-bandiera rappresentino figure nude, dalle Baigneuses di Courbet alle Demoiselles d’Avignon di Picasso, passando per il Déjeuner sur l’herbe di Manet e le Grandes baigneuses di Cézanne.
Soggetto fra i più problematici e stimolanti dell’intera tradizione artistica, il nudo non ha perso il suo fascino neppure nel periodo in cui l’arte ha iniziato, con le avanguardie di inizio Novecento, a istradarsi su percorsi decisamente alternativi alla mimesis, mostrando una versatilità inattesa e un potere di suggestione inalterato perfino nei momenti di maggiore conflitto con qualsiasi ipotesi tradizionale di figurazione, come accadde nel periodo dell’informale.
Se, infatti, il corpo nudo possiede da un lato un enorme potenziale di significati simbolici, esso rappresenta anche, in periodi di tramonto delle certezze religiose e di angosce esistenziali, l’unico dato invariabile nell’esperienza umana, il terreno primario della costituzione dell’identità e il mezzo ineludibile di ogni relazione con il mondo.
Sul piano teorico, soprattutto grazie alle acute analisi di Foucault, si è dato nel XX secolo un adeguato riconoscimento anche al ruolo esercitato dal corpo e dalla sua concezione nella formazione e nell’esercizio di strutture e strumenti di potere, all’interno dei meccanismi di controllo sociale così come nelle rivendicazioni di libertà individuale. La rappresentazione del nudo in particolare, nelle sue infinite varianti, denota quindi sempre una posizione ideologica, restando, in questo senso, il meno neutrale fra i generi artistici. Coinvolgendo inevitabilmente problematiche connesse all’uso del corpo e all’espressione della sessualità, il nudo è implicato in un sistema di ricezioni complesso e polimorfo, che si espande dall’estetica alla politica. Al di là delle preoccupazioni formali e delle soluzioni di stile, la storia del nudo è anche una storia della sua presentazione e del suo utilizzo, che testimonia la continua metamorfosi di pregiudizi, tabù e trasgressioni relativi tanto alla bellezza quanto alla salute, ai ruoli di genere come alla sessualità.
La mostra, promossa dal Comune di Bologna, dalla Galleria d’Arte Moderna, da ArtificioSkira, dalla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e dalla Fondazione Carisbo si avvale di illustri patrocini come quelli della Presidenza del Senato, della Presidenza della Camera, della Regione Emilia Romagna, della Provincia di Bologna, dell’Università degli Studi di Bologna e del Prof. Romano Prodi.
La mostra sarà corredata da due distinti cataloghi pubblicati da ArtificioSkira che conterranno saggi di Luca Beatrice, Penelope Curtis, Paolo Fabbri, Claudia Gian Ferrari, Peter Gorsen, Claudio Poppi, Alison Smith, Peter Weiermair per il volume dedicato alle arti figurative e Claudio Marra, Ulrich Pohlmann e Peter Weiermair per il volume sulla fotografia.
L’esposizione, realizzata in collaborazione con ArtificioSkira, è il secondo appuntamento di un ciclo, proposto e curato dal Direttore della Galleria Peter Weiermair, dedicato agli sviluppi dei generi classici nell’arte: la natura morta, il nudo, il paesaggio e il ritratto. Ancora più ampia della prima manifestazione espositiva, dedicata alla natura morta e realizzata nel 2001, la prossima mostra ripercorrerà un arco temporale di oltre duecento anni, proponendosi come la più estesa ricognizione sul tema mai realizzata fino ad oggi.
La mostra raccoglierà capolavori dei maggiori autori del periodo considerato, come Canova, Rodin, Martini, Bourgeois nella sezione scultura; Ingres, Degas, Courbet, Renoir, Cézanne, Picasso, Schiele, Klimt, Modigliani, Dix, Delvaux, Dubuffet, Freud, Hockney, Warhol fino a Baselitz e alle ultime generazioni per la pittura; per la fotografia Nadar, Stieglitz, Man Ray, Weston, fino a Mapplethorpe e Goldin, e per la sezione performance Duchamp, Klein, Abramovic, Nitsch.
La maggior parte delle opere proviene da grandi musei internazionali come la Tate Gallery, il Victoria & Albert Museum di Londra, il Musée de l’Orangerie, il Musée d’Orsay, il Centre Georges Pompidou di Parigi, il Museum Ludwig di Colonia, il Metropolitan Museum di New York, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma e il Von Der Heydt-Museum di Wuppertal.
Il tema del nudo ha sempre esercitato un particolare fascino sugli artisti e sul pubblico e da sempre la rappresentazione della figura umana è, per eccellenza, l’esercizio di maggior prestigio nell’ambito dell’arte figurativa. Benché strettamente connesso, nelle sue origini e nelle sue evoluzioni, alla “pittura di storia”, evidentemente più profana che religiosa, il nudo è comunque sopravvissuto al pressoché totale abbandono dell’arte di ispirazione storico-letteraria da parte delle avanguardie della seconda metà dell’ottocento, diventando anzi, accanto ai generi del paesaggio e della natura morta, uno dei principali campi della sperimentazione formale. Non è sicuramente un caso che molte delle opere-bandiera rappresentino figure nude, dalle Baigneuses di Courbet alle Demoiselles d’Avignon di Picasso, passando per il Déjeuner sur l’herbe di Manet e le Grandes baigneuses di Cézanne.
Soggetto fra i più problematici e stimolanti dell’intera tradizione artistica, il nudo non ha perso il suo fascino neppure nel periodo in cui l’arte ha iniziato, con le avanguardie di inizio Novecento, a istradarsi su percorsi decisamente alternativi alla mimesis, mostrando una versatilità inattesa e un potere di suggestione inalterato perfino nei momenti di maggiore conflitto con qualsiasi ipotesi tradizionale di figurazione, come accadde nel periodo dell’informale.
Se, infatti, il corpo nudo possiede da un lato un enorme potenziale di significati simbolici, esso rappresenta anche, in periodi di tramonto delle certezze religiose e di angosce esistenziali, l’unico dato invariabile nell’esperienza umana, il terreno primario della costituzione dell’identità e il mezzo ineludibile di ogni relazione con il mondo.
Sul piano teorico, soprattutto grazie alle acute analisi di Foucault, si è dato nel XX secolo un adeguato riconoscimento anche al ruolo esercitato dal corpo e dalla sua concezione nella formazione e nell’esercizio di strutture e strumenti di potere, all’interno dei meccanismi di controllo sociale così come nelle rivendicazioni di libertà individuale. La rappresentazione del nudo in particolare, nelle sue infinite varianti, denota quindi sempre una posizione ideologica, restando, in questo senso, il meno neutrale fra i generi artistici. Coinvolgendo inevitabilmente problematiche connesse all’uso del corpo e all’espressione della sessualità, il nudo è implicato in un sistema di ricezioni complesso e polimorfo, che si espande dall’estetica alla politica. Al di là delle preoccupazioni formali e delle soluzioni di stile, la storia del nudo è anche una storia della sua presentazione e del suo utilizzo, che testimonia la continua metamorfosi di pregiudizi, tabù e trasgressioni relativi tanto alla bellezza quanto alla salute, ai ruoli di genere come alla sessualità.
La mostra, promossa dal Comune di Bologna, dalla Galleria d’Arte Moderna, da ArtificioSkira, dalla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e dalla Fondazione Carisbo si avvale di illustri patrocini come quelli della Presidenza del Senato, della Presidenza della Camera, della Regione Emilia Romagna, della Provincia di Bologna, dell’Università degli Studi di Bologna e del Prof. Romano Prodi.
La mostra sarà corredata da due distinti cataloghi pubblicati da ArtificioSkira che conterranno saggi di Luca Beatrice, Penelope Curtis, Paolo Fabbri, Claudia Gian Ferrari, Peter Gorsen, Claudio Poppi, Alison Smith, Peter Weiermair per il volume dedicato alle arti figurative e Claudio Marra, Ulrich Pohlmann e Peter Weiermair per il volume sulla fotografia.
22
gennaio 2004
Il nudo tra ideale e realtà
Dal 22 gennaio al 09 maggio 2004
fotografia
arte moderna e contemporanea
arte moderna e contemporanea
Location
SALA MAGGIORE EX GAM
Bologna, Piazza Della Costituzione, 3, (Bologna)
Bologna, Piazza Della Costituzione, 3, (Bologna)
Biglietti
intero € 7,5; ridotto e gruppi € 5; scuole € 3,00
Orario di apertura
10 – 19 dal martedì alla domenica; 13-19 il lunedì
Sito web
www.ilnudoidealerealta.it
Editore
SKIRA
Autore