Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Il Paradiso di Tintoretto. Un concorso per Palazzo Ducale
Confronto e Produzione artistica tra Italia e Australia
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La mostra, , a cura di Giandomenico Romanelli, Jean Habert e Maria del Mar Borobia Guerrero, ricostruisce la singolare vicenda del concorso tra artisti che la Serenissima bandì nel 1582 per la realizzazione della più grande tela del mondo, il Paradiso del Maggior Consiglio. Grazie alla collaborazione delle Istituzioni che oggi li conservano- tra cui il Louvre e il Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid, coorganizzatori dell’esposizione- è stato possibile riunire di nuovo, dopo oltre quattro secoli, alcuni dei dipinti presentati alla gara da pittori del calibro di Paolo Veronese, Francesco Bassano, Jacopo Palma il Giovane e naturalmente dall’esecutore finale, Tintoretto, presente con varie interpretazioni del tema. La mostra consente di verificare come la personalità di ogni artista abbia saputo offrire approcci ed esiti assai diversi a un tema rigidamente definito dalla committenza e di esplorare quindi le sensibilità, le preferenze compositive, i riferimenti politici, dottrinali ed estetici di ciascuno; esposti proprio nella Sala del Maggior Consiglio, i dipinti possono essere per la prima volta in quest’occasione confrontati con il risultato finale. Sarà infine possibile- grazie a una postazione informatica- esprimere, come in un gioco, il proprio parere su quale avrebbe dovuto essere il vincitore. Catalogo 5 Continents a cura di Jean Habert, con interventi di Sylvie Béguin, Jean Habert, Catherine Loisel, Stefania Mason e Gianfranco Ravasi. La mostra è organizzata dai Musei Civici Veneziani e prodotta in collaborazione con Venezia Musei.
Sulla parete orientale dell’immensa e sontuosa sala del maggior Consiglio in Palazzo Ducale, cuore del potere dell’antica Repubblica di Venezia, è addossata un’ampia piattaforma lignea, su cui poggiano degli stalli, ove prendevano posto il doge e i suoi consiglieri. Al di sopra di questa tribuna era, almeno fino oltre la metà del secolo XVI, un immenso affresco che occupava tutta la parete, raffigurante l’Incoronazione della Vergine davanti alle gerarchie celesti, comunemente noto come il Paradiso, eseguito verso il 1365 dal più famoso artista dell’epoca in questa zona, il padovano Guariento (attivo tra il 1338 e il 1367). Danneggiato dal tempo e quasi completamente distrutto da un grave incendio scoppiato in quest’area del palazzo nel 1577, l‘affresco venne coperto dalla grande tela di Tintoretto che, realizzata tra il 1588 e il 1592, tuttora sovrasta e inquadra la tribuna e, anch’essa, rappresenta il Paradiso.
Perché un soggetto sacro per la decorazione più importante della sala che ospita la principale magistratura del governo laico della Repubblica? E come giunge la Serenissima, confermando la scelta di questo soggetto oltre duecento anni dopo la prima decorazione, ad affidare l’incarico a Tintoretto? A queste domande la mostra cerca di rispondere, da un lato iniziando il suo percorso dalla sala, contigua a quella del Maggior Consiglio, in cui sono esposti i resti recuperati dell’antico affresco del Guariento, dall’altro ricostruendo la vicenda del concorso del 1582, di cui i saggi in catalogo offrono i più recenti esiti di una ricerca affascinante, complessa e ancora per certi aspetti controversa. Al concorso partecipano vari artisti: oltre a quelli già nominati, probabilmente anche il “foresto” Federico Zuccari (di cui restano alcuni disegni, non presenti in mostra ma ampiamente descritti in catalogo), che già aveva tentato invano il concorso per la decorazione di San Rocco; in alcuni prevalgono intenti più prossimi all’allegoria politica, in altri si privilegia la coerenza teologica della rappresentazione. Se i dipinti tornano in Palazzo per la prima volta dopo oltre quattro secoli, consentendo di confrontare i differenti linguaggi, approcci, visioni, straordinaria e del tutto inedita è anche l’opportunità offerta dalla mostra della comparazione non solo tra le diverse proposte, ma anche tra esse e il dipinto finale. La scelta non fu semplice e la vicenda è complessa: la gara fu assegnata, curiosamente, non a uno ma a due artisti, Paolo Veronese e Francesco Bassano, che avrebbero dovuto lavorare insieme, ma l’opera, nel 1588, alla morte improvvisa di Paolo, non si era ancora realizzata, anche, probabilmente, per le diversità profonde tra i due. L’incarico venne quindi affidato a Tintoretto, che vi lavorò, con il preponderante aiuto del figlio Domenico, tra il 1588 e il 1592. All’autore di una delle proposte più innovative, il giovane Palma (1548-1628), fu quindi affidato dalla Repubblica l’incarico di realizzare, nella contigua sala dello Scrutinio, che allora precedeva nell’accesso quella del Maggior Consiglio, un Giudizio Universale, prima tappa di un ideale percorso di redenzione verso la meta finale rappresentata da questo particolare Paradiso veneziano, così tipicamente oscillante tra passioni umane, anelito spirituale e ragioni politiche.
Sulla parete orientale dell’immensa e sontuosa sala del maggior Consiglio in Palazzo Ducale, cuore del potere dell’antica Repubblica di Venezia, è addossata un’ampia piattaforma lignea, su cui poggiano degli stalli, ove prendevano posto il doge e i suoi consiglieri. Al di sopra di questa tribuna era, almeno fino oltre la metà del secolo XVI, un immenso affresco che occupava tutta la parete, raffigurante l’Incoronazione della Vergine davanti alle gerarchie celesti, comunemente noto come il Paradiso, eseguito verso il 1365 dal più famoso artista dell’epoca in questa zona, il padovano Guariento (attivo tra il 1338 e il 1367). Danneggiato dal tempo e quasi completamente distrutto da un grave incendio scoppiato in quest’area del palazzo nel 1577, l‘affresco venne coperto dalla grande tela di Tintoretto che, realizzata tra il 1588 e il 1592, tuttora sovrasta e inquadra la tribuna e, anch’essa, rappresenta il Paradiso.
Perché un soggetto sacro per la decorazione più importante della sala che ospita la principale magistratura del governo laico della Repubblica? E come giunge la Serenissima, confermando la scelta di questo soggetto oltre duecento anni dopo la prima decorazione, ad affidare l’incarico a Tintoretto? A queste domande la mostra cerca di rispondere, da un lato iniziando il suo percorso dalla sala, contigua a quella del Maggior Consiglio, in cui sono esposti i resti recuperati dell’antico affresco del Guariento, dall’altro ricostruendo la vicenda del concorso del 1582, di cui i saggi in catalogo offrono i più recenti esiti di una ricerca affascinante, complessa e ancora per certi aspetti controversa. Al concorso partecipano vari artisti: oltre a quelli già nominati, probabilmente anche il “foresto” Federico Zuccari (di cui restano alcuni disegni, non presenti in mostra ma ampiamente descritti in catalogo), che già aveva tentato invano il concorso per la decorazione di San Rocco; in alcuni prevalgono intenti più prossimi all’allegoria politica, in altri si privilegia la coerenza teologica della rappresentazione. Se i dipinti tornano in Palazzo per la prima volta dopo oltre quattro secoli, consentendo di confrontare i differenti linguaggi, approcci, visioni, straordinaria e del tutto inedita è anche l’opportunità offerta dalla mostra della comparazione non solo tra le diverse proposte, ma anche tra esse e il dipinto finale. La scelta non fu semplice e la vicenda è complessa: la gara fu assegnata, curiosamente, non a uno ma a due artisti, Paolo Veronese e Francesco Bassano, che avrebbero dovuto lavorare insieme, ma l’opera, nel 1588, alla morte improvvisa di Paolo, non si era ancora realizzata, anche, probabilmente, per le diversità profonde tra i due. L’incarico venne quindi affidato a Tintoretto, che vi lavorò, con il preponderante aiuto del figlio Domenico, tra il 1588 e il 1592. All’autore di una delle proposte più innovative, il giovane Palma (1548-1628), fu quindi affidato dalla Repubblica l’incarico di realizzare, nella contigua sala dello Scrutinio, che allora precedeva nell’accesso quella del Maggior Consiglio, un Giudizio Universale, prima tappa di un ideale percorso di redenzione verso la meta finale rappresentata da questo particolare Paradiso veneziano, così tipicamente oscillante tra passioni umane, anelito spirituale e ragioni politiche.
08
settembre 2006
Il Paradiso di Tintoretto. Un concorso per Palazzo Ducale
Dall'otto settembre al 03 dicembre 2006
arte antica
Location
PALAZZO DUCALE
Venezia, San Marco, 1, (Venezia)
Venezia, San Marco, 1, (Venezia)
Biglietti
intero euro 12; ridotto euro 6.50
Orario di apertura
9/19 (biglietteria 9/18) fino al 31.X; 9/17 (biglietteria 9/16) dal 1.XI
Vernissage
8 Settembre 2006, ore 18.30
Editore
5 CONTINENTS
Autore
Curatore