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Il pathos delle forme
Warburghiana : Aurelio Andrighetto, Dario Bellini, Gianluca Codeghini e Elio Grazioli
Comunicato stampa
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Dopo essersi rifatto a Warburg e alle interpretazioni recenti del suo lavoro in termini di montaggio, di utilizzo dei materiali più disparati fatti interagire per accostamento e rimando, come avviene sia nella nostra mente che nella Rete e come Warburghiana ha proposto in forma di “concerti sinottici” e di “desktop”, il gruppo, composto da Aurelio Andrighetto, Dario Bellini, Gianluca Codeghini e Elio Grazioli, passa in questa occasione ad una nuova proposta.
Se l’altro portato più importante e noto di Warburg è quello delle “Pathosformeln”, cioè della sopravvivenza dei sentimenti nel tempo, dei contenuti emotivi e affettivi, attraverso le formule che le incarnano, i gesti e le espressioni, all’arte e alla Warburghiana sembra più pertinente parlare di qualcosa che potrebbe essere chiamato allora “Formelnpathos”, se il termine tedesco è possibile, comunque di un pathos, o meglio, di una sensibilità per le forme.
L’arte è in effetti il dar forma a dei contenuti, non solo, ma una forma così forte che diventa tanto inseparabile dal suo contenuto da diventare “indicativa”, cioè insieme memorabile e modello di comportamento. Guardate i turisti che assumono le posizioni dei personaggi delle statue o il reale che imita, come si suol dire, l’arte. Sono segni della potenza della forma. Ma la sensibilità per le forme, è chiaro, è anche e soprattutto un modo di stare dentro l’arte, di confrontarsi e distinguersi dagli altri. In un contesto in cui in arte brillano i contenuti per la loro enormità, per la loro pretesa di indicare questioni che l’arte non può gestire, e mostrerebbe il suo fallimento proprio se dovesse farlo, Warburghiana insiste che il ruolo dell’arte è quello delle forme, non perché esse si applicano a qualsiasi contenuto, ma perché esse stesse selezionano e danno vita ai contenuti reali.
Dopo aver già mostrato nel “tavolo”, nel “montaggio” stesso, e ancora nell’“indicare” e nella “sospensione”, così come nell'invito e nell'estensione delle collaborazioni, nelle pubblicazioni cartacee, negli elenchi e nei programmi di sala, e in tutte queste modalità proposto e praticato altrettante forme tra loro legate, del proprio Atlante delle forme, Warburghiana affronta direttamente la questione in una esposizione ad hoc.
Se l’altro portato più importante e noto di Warburg è quello delle “Pathosformeln”, cioè della sopravvivenza dei sentimenti nel tempo, dei contenuti emotivi e affettivi, attraverso le formule che le incarnano, i gesti e le espressioni, all’arte e alla Warburghiana sembra più pertinente parlare di qualcosa che potrebbe essere chiamato allora “Formelnpathos”, se il termine tedesco è possibile, comunque di un pathos, o meglio, di una sensibilità per le forme.
L’arte è in effetti il dar forma a dei contenuti, non solo, ma una forma così forte che diventa tanto inseparabile dal suo contenuto da diventare “indicativa”, cioè insieme memorabile e modello di comportamento. Guardate i turisti che assumono le posizioni dei personaggi delle statue o il reale che imita, come si suol dire, l’arte. Sono segni della potenza della forma. Ma la sensibilità per le forme, è chiaro, è anche e soprattutto un modo di stare dentro l’arte, di confrontarsi e distinguersi dagli altri. In un contesto in cui in arte brillano i contenuti per la loro enormità, per la loro pretesa di indicare questioni che l’arte non può gestire, e mostrerebbe il suo fallimento proprio se dovesse farlo, Warburghiana insiste che il ruolo dell’arte è quello delle forme, non perché esse si applicano a qualsiasi contenuto, ma perché esse stesse selezionano e danno vita ai contenuti reali.
Dopo aver già mostrato nel “tavolo”, nel “montaggio” stesso, e ancora nell’“indicare” e nella “sospensione”, così come nell'invito e nell'estensione delle collaborazioni, nelle pubblicazioni cartacee, negli elenchi e nei programmi di sala, e in tutte queste modalità proposto e praticato altrettante forme tra loro legate, del proprio Atlante delle forme, Warburghiana affronta direttamente la questione in una esposizione ad hoc.
27
settembre 2012
Il pathos delle forme
Dal 27 settembre al 17 novembre 2012
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
GALLERIA MILANO
Milano, Via Daniele Manin, 13, (Milano)
Milano, Via Daniele Manin, 13, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a sabato 10 - 13 e 16 - 20
Vernissage
27 Settembre 2012, ore 18,30
Autore