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Il Piacere
Gli artisti sono stati chiamati a raccontare la tematica dell’eros in tutte le sue forme e sfaccettature
Comunicato stampa
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In occasione del 70° Anniversario della morte del Sommo Poeta Gabriele D’Annunzio (1 marzo 1938), Atelier777 Contemporary Art organizza la Rassegna d’Arte contemporanea “IL PIACERE”, che si svolgerà a Pescara nei giorni 28, 29 e 30 novembre 2008.
L’Evento sarà curato, oltre che da Atelier777 Contemporary Art, da Barbara Collevecchio e Micol Di Veroli, con la collaborazione di Lori Adragna.
Patrocinato da SPSAE (Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico per l’Abruzzo), Regione Abruzzo, Provincia di Pescara e Comune di Pescara, l’Evento coinvolgerà la città adriatica nel suo complesso.
Un percorso espositivo, visivo e performativo, che si farà anche ideale e spaziotemporale, nella successione di differenti location, all’interno delle quali si potranno ammirare le opere di artisti provenienti dalle diverse regioni d’Italia, ma anche assistere a performance musicali e visive (con proiezioni video) e reading di poesie e brani tratti da componimenti letterari dello stesso Gabriele D’Annunzio (in particolare dall’opera letteraria IL PIACERE, che dà il titolo all’Evento).
Gli artisti invitati a raccontare la tematica dell’eros, in tutte le sue forme e sfaccettature – amore, passione, desiderio, sessualità, trasgressione – con specificità proprie e ricerche differenti, saranno: Andy dei Bluvertigo, Francesco Arena, Matteo Basilè, Saturno Buttò, Corpicrudi Vs Matteo Levaggi, Luca Curci & Fabiana Roscioli, Claudio Di Carlo, Roberta Fanti, Massimo Festi, Japi Honoo e Jessica Iapino.
Il percorso espositivo, si propone di interagire con il fruitore (anche inconsapevole ed occasionale), e interesserà le sale al piano terra del Museo Casa D’Annunzio, i locali espositivi di Atelier777 Contemporary Art, dove saranno esposte le opere e proiettati i video, e una serie di locali (lounge bar e wine bar), rappresentativi della vivace e partecipata “movida” della Pescara by night, presso i quali saranno proiettati i video e si terranno le interviste agli artisti.
I locali coinvolti nel percorso espositivo saranno: Caffè delle Merci, Hermann & Co., Mono Spazio Bar, Parimpampù, Piano Terra, Uvafragola Music & Drinks, Vini & Oli, Visaggio.
IL REGNO D’ALTROVE DELL’EROS
Di Barbara Collevecchio
Nella Pescara, città di D’annunzio, il poeta del piacere, non possiamo non soffermarci a riflettere e riconsiderare il concetto di erotismo.
L’eros in questi ultimi anni ha cambiato forma congiuntamente con l’evolversi della società e ciò che ieri pareva “indecente”, oggi viene mostrato ed esibito in quella che Guy Debord chiamava società dello spettacolo.
Galimberti in un suo articolo recente ha affermato addirittura che l’erotismo è morto, lasciando il posto ad una sessualità svelata e poco eccitante, ripetitiva e vuota. Ricordiamoci infatti che come nel mito di Eros e Psiche, quando l’erotismo è svelato all’intelletto, ed esibisce la cruda sessualità, la psiche perde attrazione nei suoi confronti, dimostrando come eros sia per sua natura, regno d’altrove e ambiguità.
Addentrandoci nel concetto di erotismo relativamente alla psiche umana ci vengono incontro i miti e la storia.
Il dio eros era venerato a Tempe sotto forma di pietra grezza. Non aveva dunque una forma precisa. Eros era spesso identificato anche con il lingam orientale, statuette e pietre di forma fallica. L’eros è vitalità, creatività e motore propulsivo dell’esistenza.
Non a caso, se Freud intendeva la libido come pulsione sessuale, il suo discepolo e poi critico, Jung, sosteneva che l’energia libidica non fosse solo di matrice sessuale ma vera e propria energia generale della psiche.
L’erotismo si rivela in tutta la sua astrattezza e ambiguità, come territorio creativo e informale, recettivo alle interpretazioni individuali.
Erotico è dunque sinonimo di stimolazione vitale, Eros è apertura al nuovo, scoperta, piacere intellettuale e fisico di stare al mondo, anche accettandone la precarietà della condizione umana. Eros non scappa, non dileggia e non è volgare: eros vive e crea, seduce l’anima portandoci verso altri lidi, aprendoci a nuove prospettive esistenziali con coraggio, passione e curiosità.
Ed è proprio questo lato ambiguo, creativo, vitale e personale dell’eros che in questo evento si vuole mettere in mostra attraverso la visione personalissima di differenti artisti che, ognuno attraverso la propria personale visione, mettono in luce le dissimili esperienze dell’immaginario erotico.
In un epoca in cui la coscienza collettiva è bombardata da stimoli sessuali, in modo più o meno volgare, l’arte rimane l’unico vero e grande territorio in cui l’eros si svela con eleganza e creatività.
Lungi dall’esibire puramente il lato estetico della sessualità, l’eros è estetica dell’ombra, bellezza dell’intravedere e piacere intellettuale dell’altro mai completamente svelato.
L’erotico apre ai meandri inconsci della psiche “alludendo” e lo fa attraverso i suoi simboli che stimolano il desiderio intellettuale oltre che fisico.
L’humus preferenziale di espressione dell’eros allora diventa indubbiamente il regno della produzione culturale e simbolizzante dell’arte, attraverso il quale possiamo ancora interrogarci su dove l’erotismo umano sta andando.
Ci auguriamo che la fruizione di queste opere possa riportarci ad una riscoperta della bellezza e dell’erotismo come motore pulsante dell’agire umano, scevro da iperstimolazioni banali e svilenti.
Freud ci ha svelato l’erotismo infantile dimostrandoci come l’eros sia partecipe dello sviluppo umano sin dalle prime fasi di coscienza, in questo momento storico dobbiamo dunque capire quanto e cosa dobbiamo rivalutare di questa prerogativa psichica al di là dei facili giochi mass mediatici e della spettacolarizzazione sessuale.
L’erotismo ci ricorda che la sessualità non è una prestazione fisica, ma una facoltà psicologica da rivalutare ed usare per il nostro benessere psico fisico e relazionale.
L’EROTISMO DELLA CARNE
Di Micol Di Veroli
L’eros e l’arte si compensano, si compenetrano come il concetto di amore e morte già associato nella mitologia e fondamento di un pensiero simbolico che pone la sua catena di oggetti mentali al di là della sola passione, evidenziando la pulsione di cannibalismo e distruzione presente in ogni forma di eccitazione.
Il piacere è nera delizia per l’animo umano, contorce la volontà, acceca la realtà, solletica l’inquietudine sino alla deprimente follia ed infine convoglia l’impeto artistico verso un’unica rappresentazione di lussuria spirituale che mediante una spasmodica catarsi libera sull’opera il proprio pulsante climax di piacere. Il sentimento di lascivia rappresenta quindi non solo un cedevole abbandono al peccato ma un elogio supremo all’estetica ed all’estro creativo che scevro da inutili moralismi affina i sensi e le sensazioni. L’artista ritrova nell’eros le stesse intime sofferenze di Andea Sperelli protagonista de Il Piacere di Gabriele D’annunzio ed ogni corruzione dell’animo, ogni insana orgia di sensi diviene sacro pretesto per indagare sul ruolo dell’arte e della vita umana costruita attorno alla forme armoniche.
La mostra Il Piacere è la dimostrazione tangibile dell’esistenza di un comune pensiero erotico che al di là di confini geografici ed ideologici manipola e soggioga la fertilità creativa dando vita ad affascinanti figurazioni lungi dall’esaurire la loro carica di stupore e meraviglia. In ogni opera il centro focale si sposta sul corpo, altare erotico supremo ed unico punto di mediazione tra vita e morte, tra caos e perfezione. Un corpo non solo involucro contenitore di vita ma alchemico alambicco distillatore di cocenti passioni. Cosi ogni muscolo, ogni nervo teso, ogni cavità ossea anela il desiderio come fosse una pugna solenne, un combattimento di sensi in cui non importa vincere o perdere, possedere od essere posseduti. Le lussuriose vesti, gli oscuri travestimenti e le sinuose nudità delle opere in mostra cedono al trionfo dell’erotismo della carne. Una visione radicale che si pone oltre il concetto di rappresentazione della libido, restituendo immagini in cui ci sembra di intuire, attraverso l’eterea epidermide, la concitata tensione dei precordi, la levigata torsione degli intestini e la massa in movimento del muscolo cardiaco come se tutti gli organi interni avessero un proprio senso del desiderio ed un reale diritto al piacere. Molti sono i sottili stratagemmi che traghettano i sensi verso il caos orgasmico ed ogni artista presentato in mostra raffigura il proprio sancta sanctorum custode dei vizi e delle passioni lussuriose.
L’universo intriso di eccitazione dipinto da Andy si manifesta come un lisergico momento dispercettivo, un freeze frame che cattura ogni morboso accento di piacere sul volto di provocanti soggetti femminili. In ogni accesa vampata di colore la forte pressione pop si concentra su matasse luminescenti di crine e morbide labbra dischiuse che spostano la fonte del piacere su precisi punti cardinali. Dettagli che partendo da una struttura compositiva pseudo-razionale si allargano su visioni dilatate e psichedeliche.
Matteo Basilè indaga sugli eccessi del piacere in uno spettacolo allegorico che attraverso un sardonico uso del barocco sfiora il delirio mitologico. Ogni opera fotografica sottende un raffinato gusto per l’immagine pittorica e riproduce il dramma di un uomo che nella sua ambiguità diviene sommo timoniere del proprio destino attraverso il peccaminoso potere dell’eros. Nei vermigli piumaggi e nelle ampie gorgiere si nasconde la strisciante imitatio del vizio e dell’eccesso che devasta figure efebiche, veri e propri monstrum capaci di affascinare lo sguardo per la loro mesmerizzante difformità.
Francesco Arena concentra i suoi interventi visuali su primissimi piani di volti infiammati dal desiderio. Sono frammenti di bramosia ansanti ed esangui, lineamenti scossi dalla frenesia di un orgasmico piacere che ottenebra gli sguardi e soffoca ogni grido di lussuria.
Saturno Buttò affianca voluttà e martirio della carne in rappresentazioni crepuscolari che si fissano sulla tela come miraggi erotici. La raffinata leziosità di ogni immagine, ornata da elementi iconografici e minuziosi panneggi, rimanda ad una dimensione spirituale e preraffaelita. Un chiaro riferimento al concetto di Eros e Thanatos che si estende sulle rotondità delle chimeriche figure femminee.
Corpicrudi Vs Matteo Levaggi sezionano la bellezza in un’asettica danza di candide carni. Dietro la voluttà di una perfetta ed artefatta visione estetica la passione brucia come fuoco sotto la cenere ed ogni scatto cattura anatomie scultoree che si ergono a simbolo di una passione repressa che si lascia divorare da affamati sguardi.
Luca Curci & Fabiana Roscioli si affidano alla liquida sensualità di un fluido amniotico che sommerge corpi e sensazioni in un rubino intreccio di polpa. Ogni opera seziona l’eros e lo amplifica in una visione che rappresenta un microcosmo emozionale ove ogni molecola di piacere si muove rapidamente sull’epidermide levigata.
Claudio Di Carlo sposta la sua visione dell’eros sulla morbosità, sul feticismo di gesti e particolari anatomici che emergono dalla materia pittorica con primitiva religiosità. Il taglio prospettico ottunde ogni possibile appiglio visivo e condanna lo sguardo alla famelica osservazione di una sensualità reiterata nel gesto e negli incavi di un corpo simulacro della sua stessa perversione.
Roberta Fanti accosta le sue immagini ad un percorso di espiazione fisica che raggiunge il culmine del desiderio attraverso un delirio mistico misurato dalla fredda immobilità degli oggetti. La rassicurante solidità minimalista di questi ultimi si oppone alla lacerante sottomissione di un corpo schiavo della propria sensualità, avviluppato in un affascinante Karada che sospende la carne pronta alla sua degna punizione.
Massimo Festi cela la passione dietro la maschera della curiosità, metafora di una coscienza del disorientamento che sottintende una pletora di desideri e simboli sessuali. La visione prospettica è dominata dalla centralità dei soggetti che attendono impazienti la loro ricompensa adescando lo spettatore con la sola forza ancestrale della voluttà.
Japi honoo attribuisce al corpo una sensualità surreale che pone ogni immagine in bilico tra la cultura lowbrow e quella sci-fi. Il potere erotico di ogni soggetto non si esaurisce con la mera ostentazione di rotondità femminee bensì crea una breccia attraverso i sensi mediante drappi sensuali, mutazioni genetiche e colori ipnotici.
Jessica Iapino inscena una rappresentazione della passione negata, sentimento fortemente respinto che accentua la compulsività della bramosia. Cintura di castità come mezzo di contenzione fisica che assume un profondo significato sulla fiducia reciproca, sul controllo della sessualità e concentra il concetto di piacere sui soli organi riproduttivi. L’ostentazione del corpo come feticcio si completa con un intervento video che affianca bambole gonfiabili a nenie infantili nella fredda rappresentazione di un candore ferocemente macchiato.
L’arte mediante l’espressione del piacere comprende il desiderio smanioso del sapere e la curiosità nei confronti di forme estetiche pungenti che risvegliano nell’occhio di chi le guarda una nuova pulsione vitale. Le opere di tutti gli artisti presentati in mostra costituiscono, nella loro meravigliosa eterogeneità, una sacra mappa del desiderio che estende i propri confini oltre il corpo e la carne arrivando all’estremo eremo dell’ego in cui nasce la passione, carburante eterno del piacere e per definizione simbolo bifronte di sofferenza e travaglio.
IL PIACERE
Di Lori Adragna
“Incuranti di tutto ciò che non fosse godimento ... ricercavano senza tregua il Sommo, l'Insuperabile, l'Inarrivabile e giungevano così oltre, che talvolta una oscura inquietudine li prendeva pur nel colmo dell'oblio”.
È il piacere incarnato dagli amanti dannunziani nelle pagine dell'omonima opera. Piacere sensuale, ferino, assoluto, pronto a violare le convenzioni, “a lacerare tutti i veli”, liberando pulsioni segrete. La stessa passione anima le opere degli artisti in mostra; un sisma spazio-temporale che sconquassa i sensi e al tempo stesso impone nuovi equilibri.
Le facce bicromiche di Francesco Arena implodono nell'apnea delle proprie ossessioni: emozioni alienate che ne alterano le capacità comunicative; mentre Luca Curci & Fabiana Roscioli esplorano l'universo artistico della mutazione, perpetua sfida messa in atto da ognuno di noi nel tentativo di valicare i propri limiti.
Quello del Vate pescarese è un edonismo decadente, che dirompe in un'Italia sterilizzata dai canoni del positivismo ottocentesco. È contrassegnato dall’ansia d’introspezione e da un estetismo alla Oscar Wilde. Il protagonista del Piacere ricalca in un certo senso le orme di Dorian Gray, per il culto dell'arte e la ricerca del bello, nel più assoluto distacco da ogni convenzione morale e disprezzo per la volgarità del mondo. Ribaltando il principio secondo cui l'arte imita la vita, “bisogna fare la propria vita come si fa un’opera d’arte”. Da qui, l’importanza attribuita all’apparenza e al dominio dei sensi, propri dell’estetismo (dal greco, aisthanesthai ‘percepire con i sensi’). Si tratta di un atteggiamento tipicamente wildiano (ma anche dannunziano) caratterizzato dalla concezione di un'arte fine a sé stessa. Estetica della bellezza che ritroviamo algida, nella ricerca di Corpicrudi Vs Matteo Levaggi con rimandi ai seicenteschi simboli della Vanitas: fiori recisi, frutta in decomposizione, teschi, cristalli e specchi; tutto il repertorio legato al memento mori. Tematica questa, che in campo religioso si ricollega, a partire dal medioevo, all'efferatezza di figurazioni create per impaurire e/o soggiogare i devoti. Ottica di immolazione e preghiera, peccato ed espiazione, martirio ed estasi che ricorre nei corpi lacerati e straziati da corde di Roberta Fanti. Oppure, nelle cinture di castità esibite in teche da Jessica Iapino. Lo stesso concetto batailliano di erotismo tragico -istante in cui piacere e dolore sembrano unificarsi- che intride la poetica di Claudio di Carlo. Massimo Festi nelle sue manipolazioni digitali indaga il corpo come territorio di trasgressione e usa maschere a guisa di feticci.
Un’esperienza, quella estetica, che si rivela nello scritto dannunziano quasi un mostro a due teste. La visione della vita come arte, infatti, implica da un lato la ricerca ossessiva del piacere ovvero l’edonismo, dall’altro un'esistenza dissoluta che conduce allo sfacelo morale e psicologico. “La volontà aveva ceduto lo scettro agli istinti; il senso estetico aveva sostituito il senso morale”.
L'eroe decadente è in conflitto con la società che lo circonda, anche la corruzione e la morte sono per lui condizioni di privilegio per distinguersi dalla massa. Si chiude in se stesso in attesa di un’illuminazione (epifania). Può, così, scandagliare le corrispondenze che collegano in modo misterioso tutte le cose. Come nelle surreali immagini di Japi Honoo, che in una sorta di panismo, tendono a confondersi e mescolarsi con il Tutto e con l'Assoluto. Nella pittura lisergica di Andy dei Bluvertigo la scomposizione incidentale dei visi, ritratti in dettagli cromatici, può svelare forme e identità nascoste.
L'Estetismo dannunziano, dalle pagine del Piacere, trionfa abbagliante nella descrizione delle opere d'arte di una Roma barocca, tanto scenografica quanto adagiata sul proprio disfacimento: “sotto un cielo quasi latteo, diafano... in una primavera dei morti”. Suggestione riproposta nei barocchismi di Matteo Basilè, nelle sue figure caravaggesche spesso catapultate da sfondi bui. Scenario che evidenzia impronte di realtà attuale, cristallizzato, però, in una prospettiva atemporale. E ancora, per finire, canoni che attingono al Seicento, nella pittura di Saturno Buttò. Dimensione estetica artificiosa della sessualità estrema, vissuta in maniera autistica dalla società contemporanea che ingurgita immagini erotiche e/o violente, ma ha spento l’interruttore dei cinque sensi.
“Gli uomini che vivono nella Bellezza … conservano sempre, anche nelle peggiori depravazioni, una specie di ordine. La concezione della Bellezza è l’asse del loro essere interiore, intorno a cui tutte le passioni ruotano”.
L’Evento sarà curato, oltre che da Atelier777 Contemporary Art, da Barbara Collevecchio e Micol Di Veroli, con la collaborazione di Lori Adragna.
Patrocinato da SPSAE (Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico per l’Abruzzo), Regione Abruzzo, Provincia di Pescara e Comune di Pescara, l’Evento coinvolgerà la città adriatica nel suo complesso.
Un percorso espositivo, visivo e performativo, che si farà anche ideale e spaziotemporale, nella successione di differenti location, all’interno delle quali si potranno ammirare le opere di artisti provenienti dalle diverse regioni d’Italia, ma anche assistere a performance musicali e visive (con proiezioni video) e reading di poesie e brani tratti da componimenti letterari dello stesso Gabriele D’Annunzio (in particolare dall’opera letteraria IL PIACERE, che dà il titolo all’Evento).
Gli artisti invitati a raccontare la tematica dell’eros, in tutte le sue forme e sfaccettature – amore, passione, desiderio, sessualità, trasgressione – con specificità proprie e ricerche differenti, saranno: Andy dei Bluvertigo, Francesco Arena, Matteo Basilè, Saturno Buttò, Corpicrudi Vs Matteo Levaggi, Luca Curci & Fabiana Roscioli, Claudio Di Carlo, Roberta Fanti, Massimo Festi, Japi Honoo e Jessica Iapino.
Il percorso espositivo, si propone di interagire con il fruitore (anche inconsapevole ed occasionale), e interesserà le sale al piano terra del Museo Casa D’Annunzio, i locali espositivi di Atelier777 Contemporary Art, dove saranno esposte le opere e proiettati i video, e una serie di locali (lounge bar e wine bar), rappresentativi della vivace e partecipata “movida” della Pescara by night, presso i quali saranno proiettati i video e si terranno le interviste agli artisti.
I locali coinvolti nel percorso espositivo saranno: Caffè delle Merci, Hermann & Co., Mono Spazio Bar, Parimpampù, Piano Terra, Uvafragola Music & Drinks, Vini & Oli, Visaggio.
IL REGNO D’ALTROVE DELL’EROS
Di Barbara Collevecchio
Nella Pescara, città di D’annunzio, il poeta del piacere, non possiamo non soffermarci a riflettere e riconsiderare il concetto di erotismo.
L’eros in questi ultimi anni ha cambiato forma congiuntamente con l’evolversi della società e ciò che ieri pareva “indecente”, oggi viene mostrato ed esibito in quella che Guy Debord chiamava società dello spettacolo.
Galimberti in un suo articolo recente ha affermato addirittura che l’erotismo è morto, lasciando il posto ad una sessualità svelata e poco eccitante, ripetitiva e vuota. Ricordiamoci infatti che come nel mito di Eros e Psiche, quando l’erotismo è svelato all’intelletto, ed esibisce la cruda sessualità, la psiche perde attrazione nei suoi confronti, dimostrando come eros sia per sua natura, regno d’altrove e ambiguità.
Addentrandoci nel concetto di erotismo relativamente alla psiche umana ci vengono incontro i miti e la storia.
Il dio eros era venerato a Tempe sotto forma di pietra grezza. Non aveva dunque una forma precisa. Eros era spesso identificato anche con il lingam orientale, statuette e pietre di forma fallica. L’eros è vitalità, creatività e motore propulsivo dell’esistenza.
Non a caso, se Freud intendeva la libido come pulsione sessuale, il suo discepolo e poi critico, Jung, sosteneva che l’energia libidica non fosse solo di matrice sessuale ma vera e propria energia generale della psiche.
L’erotismo si rivela in tutta la sua astrattezza e ambiguità, come territorio creativo e informale, recettivo alle interpretazioni individuali.
Erotico è dunque sinonimo di stimolazione vitale, Eros è apertura al nuovo, scoperta, piacere intellettuale e fisico di stare al mondo, anche accettandone la precarietà della condizione umana. Eros non scappa, non dileggia e non è volgare: eros vive e crea, seduce l’anima portandoci verso altri lidi, aprendoci a nuove prospettive esistenziali con coraggio, passione e curiosità.
Ed è proprio questo lato ambiguo, creativo, vitale e personale dell’eros che in questo evento si vuole mettere in mostra attraverso la visione personalissima di differenti artisti che, ognuno attraverso la propria personale visione, mettono in luce le dissimili esperienze dell’immaginario erotico.
In un epoca in cui la coscienza collettiva è bombardata da stimoli sessuali, in modo più o meno volgare, l’arte rimane l’unico vero e grande territorio in cui l’eros si svela con eleganza e creatività.
Lungi dall’esibire puramente il lato estetico della sessualità, l’eros è estetica dell’ombra, bellezza dell’intravedere e piacere intellettuale dell’altro mai completamente svelato.
L’erotico apre ai meandri inconsci della psiche “alludendo” e lo fa attraverso i suoi simboli che stimolano il desiderio intellettuale oltre che fisico.
L’humus preferenziale di espressione dell’eros allora diventa indubbiamente il regno della produzione culturale e simbolizzante dell’arte, attraverso il quale possiamo ancora interrogarci su dove l’erotismo umano sta andando.
Ci auguriamo che la fruizione di queste opere possa riportarci ad una riscoperta della bellezza e dell’erotismo come motore pulsante dell’agire umano, scevro da iperstimolazioni banali e svilenti.
Freud ci ha svelato l’erotismo infantile dimostrandoci come l’eros sia partecipe dello sviluppo umano sin dalle prime fasi di coscienza, in questo momento storico dobbiamo dunque capire quanto e cosa dobbiamo rivalutare di questa prerogativa psichica al di là dei facili giochi mass mediatici e della spettacolarizzazione sessuale.
L’erotismo ci ricorda che la sessualità non è una prestazione fisica, ma una facoltà psicologica da rivalutare ed usare per il nostro benessere psico fisico e relazionale.
L’EROTISMO DELLA CARNE
Di Micol Di Veroli
L’eros e l’arte si compensano, si compenetrano come il concetto di amore e morte già associato nella mitologia e fondamento di un pensiero simbolico che pone la sua catena di oggetti mentali al di là della sola passione, evidenziando la pulsione di cannibalismo e distruzione presente in ogni forma di eccitazione.
Il piacere è nera delizia per l’animo umano, contorce la volontà, acceca la realtà, solletica l’inquietudine sino alla deprimente follia ed infine convoglia l’impeto artistico verso un’unica rappresentazione di lussuria spirituale che mediante una spasmodica catarsi libera sull’opera il proprio pulsante climax di piacere. Il sentimento di lascivia rappresenta quindi non solo un cedevole abbandono al peccato ma un elogio supremo all’estetica ed all’estro creativo che scevro da inutili moralismi affina i sensi e le sensazioni. L’artista ritrova nell’eros le stesse intime sofferenze di Andea Sperelli protagonista de Il Piacere di Gabriele D’annunzio ed ogni corruzione dell’animo, ogni insana orgia di sensi diviene sacro pretesto per indagare sul ruolo dell’arte e della vita umana costruita attorno alla forme armoniche.
La mostra Il Piacere è la dimostrazione tangibile dell’esistenza di un comune pensiero erotico che al di là di confini geografici ed ideologici manipola e soggioga la fertilità creativa dando vita ad affascinanti figurazioni lungi dall’esaurire la loro carica di stupore e meraviglia. In ogni opera il centro focale si sposta sul corpo, altare erotico supremo ed unico punto di mediazione tra vita e morte, tra caos e perfezione. Un corpo non solo involucro contenitore di vita ma alchemico alambicco distillatore di cocenti passioni. Cosi ogni muscolo, ogni nervo teso, ogni cavità ossea anela il desiderio come fosse una pugna solenne, un combattimento di sensi in cui non importa vincere o perdere, possedere od essere posseduti. Le lussuriose vesti, gli oscuri travestimenti e le sinuose nudità delle opere in mostra cedono al trionfo dell’erotismo della carne. Una visione radicale che si pone oltre il concetto di rappresentazione della libido, restituendo immagini in cui ci sembra di intuire, attraverso l’eterea epidermide, la concitata tensione dei precordi, la levigata torsione degli intestini e la massa in movimento del muscolo cardiaco come se tutti gli organi interni avessero un proprio senso del desiderio ed un reale diritto al piacere. Molti sono i sottili stratagemmi che traghettano i sensi verso il caos orgasmico ed ogni artista presentato in mostra raffigura il proprio sancta sanctorum custode dei vizi e delle passioni lussuriose.
L’universo intriso di eccitazione dipinto da Andy si manifesta come un lisergico momento dispercettivo, un freeze frame che cattura ogni morboso accento di piacere sul volto di provocanti soggetti femminili. In ogni accesa vampata di colore la forte pressione pop si concentra su matasse luminescenti di crine e morbide labbra dischiuse che spostano la fonte del piacere su precisi punti cardinali. Dettagli che partendo da una struttura compositiva pseudo-razionale si allargano su visioni dilatate e psichedeliche.
Matteo Basilè indaga sugli eccessi del piacere in uno spettacolo allegorico che attraverso un sardonico uso del barocco sfiora il delirio mitologico. Ogni opera fotografica sottende un raffinato gusto per l’immagine pittorica e riproduce il dramma di un uomo che nella sua ambiguità diviene sommo timoniere del proprio destino attraverso il peccaminoso potere dell’eros. Nei vermigli piumaggi e nelle ampie gorgiere si nasconde la strisciante imitatio del vizio e dell’eccesso che devasta figure efebiche, veri e propri monstrum capaci di affascinare lo sguardo per la loro mesmerizzante difformità.
Francesco Arena concentra i suoi interventi visuali su primissimi piani di volti infiammati dal desiderio. Sono frammenti di bramosia ansanti ed esangui, lineamenti scossi dalla frenesia di un orgasmico piacere che ottenebra gli sguardi e soffoca ogni grido di lussuria.
Saturno Buttò affianca voluttà e martirio della carne in rappresentazioni crepuscolari che si fissano sulla tela come miraggi erotici. La raffinata leziosità di ogni immagine, ornata da elementi iconografici e minuziosi panneggi, rimanda ad una dimensione spirituale e preraffaelita. Un chiaro riferimento al concetto di Eros e Thanatos che si estende sulle rotondità delle chimeriche figure femminee.
Corpicrudi Vs Matteo Levaggi sezionano la bellezza in un’asettica danza di candide carni. Dietro la voluttà di una perfetta ed artefatta visione estetica la passione brucia come fuoco sotto la cenere ed ogni scatto cattura anatomie scultoree che si ergono a simbolo di una passione repressa che si lascia divorare da affamati sguardi.
Luca Curci & Fabiana Roscioli si affidano alla liquida sensualità di un fluido amniotico che sommerge corpi e sensazioni in un rubino intreccio di polpa. Ogni opera seziona l’eros e lo amplifica in una visione che rappresenta un microcosmo emozionale ove ogni molecola di piacere si muove rapidamente sull’epidermide levigata.
Claudio Di Carlo sposta la sua visione dell’eros sulla morbosità, sul feticismo di gesti e particolari anatomici che emergono dalla materia pittorica con primitiva religiosità. Il taglio prospettico ottunde ogni possibile appiglio visivo e condanna lo sguardo alla famelica osservazione di una sensualità reiterata nel gesto e negli incavi di un corpo simulacro della sua stessa perversione.
Roberta Fanti accosta le sue immagini ad un percorso di espiazione fisica che raggiunge il culmine del desiderio attraverso un delirio mistico misurato dalla fredda immobilità degli oggetti. La rassicurante solidità minimalista di questi ultimi si oppone alla lacerante sottomissione di un corpo schiavo della propria sensualità, avviluppato in un affascinante Karada che sospende la carne pronta alla sua degna punizione.
Massimo Festi cela la passione dietro la maschera della curiosità, metafora di una coscienza del disorientamento che sottintende una pletora di desideri e simboli sessuali. La visione prospettica è dominata dalla centralità dei soggetti che attendono impazienti la loro ricompensa adescando lo spettatore con la sola forza ancestrale della voluttà.
Japi honoo attribuisce al corpo una sensualità surreale che pone ogni immagine in bilico tra la cultura lowbrow e quella sci-fi. Il potere erotico di ogni soggetto non si esaurisce con la mera ostentazione di rotondità femminee bensì crea una breccia attraverso i sensi mediante drappi sensuali, mutazioni genetiche e colori ipnotici.
Jessica Iapino inscena una rappresentazione della passione negata, sentimento fortemente respinto che accentua la compulsività della bramosia. Cintura di castità come mezzo di contenzione fisica che assume un profondo significato sulla fiducia reciproca, sul controllo della sessualità e concentra il concetto di piacere sui soli organi riproduttivi. L’ostentazione del corpo come feticcio si completa con un intervento video che affianca bambole gonfiabili a nenie infantili nella fredda rappresentazione di un candore ferocemente macchiato.
L’arte mediante l’espressione del piacere comprende il desiderio smanioso del sapere e la curiosità nei confronti di forme estetiche pungenti che risvegliano nell’occhio di chi le guarda una nuova pulsione vitale. Le opere di tutti gli artisti presentati in mostra costituiscono, nella loro meravigliosa eterogeneità, una sacra mappa del desiderio che estende i propri confini oltre il corpo e la carne arrivando all’estremo eremo dell’ego in cui nasce la passione, carburante eterno del piacere e per definizione simbolo bifronte di sofferenza e travaglio.
IL PIACERE
Di Lori Adragna
“Incuranti di tutto ciò che non fosse godimento ... ricercavano senza tregua il Sommo, l'Insuperabile, l'Inarrivabile e giungevano così oltre, che talvolta una oscura inquietudine li prendeva pur nel colmo dell'oblio”.
È il piacere incarnato dagli amanti dannunziani nelle pagine dell'omonima opera. Piacere sensuale, ferino, assoluto, pronto a violare le convenzioni, “a lacerare tutti i veli”, liberando pulsioni segrete. La stessa passione anima le opere degli artisti in mostra; un sisma spazio-temporale che sconquassa i sensi e al tempo stesso impone nuovi equilibri.
Le facce bicromiche di Francesco Arena implodono nell'apnea delle proprie ossessioni: emozioni alienate che ne alterano le capacità comunicative; mentre Luca Curci & Fabiana Roscioli esplorano l'universo artistico della mutazione, perpetua sfida messa in atto da ognuno di noi nel tentativo di valicare i propri limiti.
Quello del Vate pescarese è un edonismo decadente, che dirompe in un'Italia sterilizzata dai canoni del positivismo ottocentesco. È contrassegnato dall’ansia d’introspezione e da un estetismo alla Oscar Wilde. Il protagonista del Piacere ricalca in un certo senso le orme di Dorian Gray, per il culto dell'arte e la ricerca del bello, nel più assoluto distacco da ogni convenzione morale e disprezzo per la volgarità del mondo. Ribaltando il principio secondo cui l'arte imita la vita, “bisogna fare la propria vita come si fa un’opera d’arte”. Da qui, l’importanza attribuita all’apparenza e al dominio dei sensi, propri dell’estetismo (dal greco, aisthanesthai ‘percepire con i sensi’). Si tratta di un atteggiamento tipicamente wildiano (ma anche dannunziano) caratterizzato dalla concezione di un'arte fine a sé stessa. Estetica della bellezza che ritroviamo algida, nella ricerca di Corpicrudi Vs Matteo Levaggi con rimandi ai seicenteschi simboli della Vanitas: fiori recisi, frutta in decomposizione, teschi, cristalli e specchi; tutto il repertorio legato al memento mori. Tematica questa, che in campo religioso si ricollega, a partire dal medioevo, all'efferatezza di figurazioni create per impaurire e/o soggiogare i devoti. Ottica di immolazione e preghiera, peccato ed espiazione, martirio ed estasi che ricorre nei corpi lacerati e straziati da corde di Roberta Fanti. Oppure, nelle cinture di castità esibite in teche da Jessica Iapino. Lo stesso concetto batailliano di erotismo tragico -istante in cui piacere e dolore sembrano unificarsi- che intride la poetica di Claudio di Carlo. Massimo Festi nelle sue manipolazioni digitali indaga il corpo come territorio di trasgressione e usa maschere a guisa di feticci.
Un’esperienza, quella estetica, che si rivela nello scritto dannunziano quasi un mostro a due teste. La visione della vita come arte, infatti, implica da un lato la ricerca ossessiva del piacere ovvero l’edonismo, dall’altro un'esistenza dissoluta che conduce allo sfacelo morale e psicologico. “La volontà aveva ceduto lo scettro agli istinti; il senso estetico aveva sostituito il senso morale”.
L'eroe decadente è in conflitto con la società che lo circonda, anche la corruzione e la morte sono per lui condizioni di privilegio per distinguersi dalla massa. Si chiude in se stesso in attesa di un’illuminazione (epifania). Può, così, scandagliare le corrispondenze che collegano in modo misterioso tutte le cose. Come nelle surreali immagini di Japi Honoo, che in una sorta di panismo, tendono a confondersi e mescolarsi con il Tutto e con l'Assoluto. Nella pittura lisergica di Andy dei Bluvertigo la scomposizione incidentale dei visi, ritratti in dettagli cromatici, può svelare forme e identità nascoste.
L'Estetismo dannunziano, dalle pagine del Piacere, trionfa abbagliante nella descrizione delle opere d'arte di una Roma barocca, tanto scenografica quanto adagiata sul proprio disfacimento: “sotto un cielo quasi latteo, diafano... in una primavera dei morti”. Suggestione riproposta nei barocchismi di Matteo Basilè, nelle sue figure caravaggesche spesso catapultate da sfondi bui. Scenario che evidenzia impronte di realtà attuale, cristallizzato, però, in una prospettiva atemporale. E ancora, per finire, canoni che attingono al Seicento, nella pittura di Saturno Buttò. Dimensione estetica artificiosa della sessualità estrema, vissuta in maniera autistica dalla società contemporanea che ingurgita immagini erotiche e/o violente, ma ha spento l’interruttore dei cinque sensi.
“Gli uomini che vivono nella Bellezza … conservano sempre, anche nelle peggiori depravazioni, una specie di ordine. La concezione della Bellezza è l’asse del loro essere interiore, intorno a cui tutte le passioni ruotano”.
28
novembre 2008
Il Piacere
Dal 28 al 30 novembre 2008
arte contemporanea
Location
MUSEO CASA NATALE GABRIELE D’ANNUNZIO
Pescara, Corso Gabriele Manthoné, 116, (Pescara)
Pescara, Corso Gabriele Manthoné, 116, (Pescara)
Orario di apertura
10/13 e 18/24
Vernissage
28 Novembre 2008, ore 18.30
Sito web
www.atelier777.eu
Autore
Curatore