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Il Ritratto in fotografia nell’800 e ’900 dagli Archivi del CRAF
Per definizione, il ritratto è una rappresentazione (pittorica, fotografica o letteraria) che raffigura uno o più soggetti generalmente isolati dallo sfondo o dal contesto generale in cui compaiono.
Comunicato stampa
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Per definizione, il ritratto è una rappresentazione (pittorica, fotografica o letteraria) che raffigura uno o più soggetti generalmente isolati dallo sfondo o dal contesto generale in cui compaiono.
Già nel decennio antecedente l’invenzione della fotografia prese piede la moda del cammeo e, con l’introduzione del dagherrotipo (che rimase sul mercato sino agli anni 1850) moltissimi pittori miniaturisti vennero impiegati presso gli studi dei fotografi a dipingere a mano i dagherrotipi.
Fu con Henry Fox Talbot che nacque la fotografia come oggi la intendiamo con un negativo dal quale si poteva stampare una copia positiva innumerevoli volte e poi l’invenzione di Eugene Disderi della carte de visite riuscì che amplificò in modo esponenziale la realizzazione del ritratto: dai Re ai normali cittadini, la carte de visite si diffuse a macchia d’olio.
La fotografia del Novecento si avviò poi al superamento del pictorialism mettendo in luce le diverse modalità espressive del ritratto in fotografia, da quelli borghesi di Edward Steichen e di Alfred Stieglitz a quelli dedicati alle popolazioni dei nativi americani di John Alvin Anderson, dei tuaregh fotografati a Parigi da Albert Harligue ai ritratti degli emigranti in arrivo a Ellis Island di Lewis Hine, infine quelli realizzati da un giovanissimo André Kertesz ai commilitoni a Gorizia, all’alba della Prima Guerra Mondiale.
Non manca, nel dispiegarsi della mostra, l'America della Grande Crisi e della Farm Security Administration fotografata con intensa partecipazione da Dorothea Lange, Arthur Rothstein, Russell Lee, quella di Photoleague con Walter Rosenblum, quindi il fotogiornalismo che, dalla Seconda Guerra Mondiale fino alla fine degli anni ’60 ha posto la sua centralità mediatica (George Rodger, Henri Cartier Bresson, John Phillips, Burt Glinn, James Whitmore, Cornell Capa, Jeanloup Sieff, Frank Horvath, Romano Cagnon, etc).
Parallelamente, il ritratto in studio (in posa), ambientato (nel quale cioè la “cornice”, il contorno è essenziale) o “in esterno” (con una nuova interazione tra uomo e ambiente) ha mantenuto il suo tradizionale legame dialettico con la pittura, fatto di confronto sul concetto di bellezza, sulla rappresentazione dell’identità psicologica della persona fotografata.
Da Paolo Gasparini (suoi i ritratti di Paul Strand e di Che Guevara) a Robert Frank, Inge Morath, Martin Parr, Mario Giacomelli, Luigi Crocenzi, Mario Cresci, Roberto Salbitani, Guido Guidi fino a Paolo Gioli, Nicola Radosevic, Newsha Tavakolian, Rena Effendi sino ai lavori in digitale delle ultime generazioni, si compone senza pretendere alcuna esaustività, un racconto per immagini del XX secolo.
Già nel decennio antecedente l’invenzione della fotografia prese piede la moda del cammeo e, con l’introduzione del dagherrotipo (che rimase sul mercato sino agli anni 1850) moltissimi pittori miniaturisti vennero impiegati presso gli studi dei fotografi a dipingere a mano i dagherrotipi.
Fu con Henry Fox Talbot che nacque la fotografia come oggi la intendiamo con un negativo dal quale si poteva stampare una copia positiva innumerevoli volte e poi l’invenzione di Eugene Disderi della carte de visite riuscì che amplificò in modo esponenziale la realizzazione del ritratto: dai Re ai normali cittadini, la carte de visite si diffuse a macchia d’olio.
La fotografia del Novecento si avviò poi al superamento del pictorialism mettendo in luce le diverse modalità espressive del ritratto in fotografia, da quelli borghesi di Edward Steichen e di Alfred Stieglitz a quelli dedicati alle popolazioni dei nativi americani di John Alvin Anderson, dei tuaregh fotografati a Parigi da Albert Harligue ai ritratti degli emigranti in arrivo a Ellis Island di Lewis Hine, infine quelli realizzati da un giovanissimo André Kertesz ai commilitoni a Gorizia, all’alba della Prima Guerra Mondiale.
Non manca, nel dispiegarsi della mostra, l'America della Grande Crisi e della Farm Security Administration fotografata con intensa partecipazione da Dorothea Lange, Arthur Rothstein, Russell Lee, quella di Photoleague con Walter Rosenblum, quindi il fotogiornalismo che, dalla Seconda Guerra Mondiale fino alla fine degli anni ’60 ha posto la sua centralità mediatica (George Rodger, Henri Cartier Bresson, John Phillips, Burt Glinn, James Whitmore, Cornell Capa, Jeanloup Sieff, Frank Horvath, Romano Cagnon, etc).
Parallelamente, il ritratto in studio (in posa), ambientato (nel quale cioè la “cornice”, il contorno è essenziale) o “in esterno” (con una nuova interazione tra uomo e ambiente) ha mantenuto il suo tradizionale legame dialettico con la pittura, fatto di confronto sul concetto di bellezza, sulla rappresentazione dell’identità psicologica della persona fotografata.
Da Paolo Gasparini (suoi i ritratti di Paul Strand e di Che Guevara) a Robert Frank, Inge Morath, Martin Parr, Mario Giacomelli, Luigi Crocenzi, Mario Cresci, Roberto Salbitani, Guido Guidi fino a Paolo Gioli, Nicola Radosevic, Newsha Tavakolian, Rena Effendi sino ai lavori in digitale delle ultime generazioni, si compone senza pretendere alcuna esaustività, un racconto per immagini del XX secolo.
04
luglio 2009
Il Ritratto in fotografia nell’800 e ’900 dagli Archivi del CRAF
Dal 04 luglio al 30 agosto 2009
fotografia
Location
CORTE EUROPA
Spilimbergo, Via Barbacane, (Pordenone)
Spilimbergo, Via Barbacane, (Pordenone)
Vernissage
4 Luglio 2009, ore 17.30
Sito web
www.craf-fvg.it
Autore
Curatore