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Il secolo delle vacanze
In questa mostra abbiamo voluto illustrare il passaggio dalla villeggiatura alle vacanze di massa attraverso immagini che riflettono l’evoluzione del costume e della società
Comunicato stampa
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Il secolo delle vacanze. Dalla villeggiatura al turismo di massa
Di villeggiatura, parola desueta e evocatrice di tempi passati, parlava già Carlo Goldoni nel 1761 in una satira sociale contro la borghesia, di cui denunciava il vivere prigioniera di convenzioni, apparenze e al di sopra dei propri mezzi, nel tentativo di emulare lo stile di vita dell’aristocrazia.
Privilegio essenzialmente della buona società fino ai primi del Novecento, le vacanze, tra il 1900 e il 1930, diventano le “ferie”, le vacanze pagate, un diritto dei lavoratori. Nel nord e nell’est dell’Europa, in Grecia, ma anche in Portogallo sotto Salazar e in Italia durante il fascismo, e poi in Cile, in Perù e in Brasile. In Francia, i famosi congés payés furono istituiti da una legge proposta da Léon Blum e votata il 20 giugno 1936, durante il Front Populaire. L’estate del ‘36 vide così, per la prima volta, migliaia di lavoratori partire alla scoperta del mare o della montagna, grazie alle misure del governo in favore dell’organisation des loisirs et sports. Evasione, convenzione o conquista sociale, le vacanze ritmano, da allora, le stagioni e le migrazioni estive o invernali in tutte le società occidentali.
In questa mostra abbiamo voluto illustrare il passaggio dalla villeggiatura alle vacanze di massa attraverso immagini che riflettono l’evoluzione del costume e della società. Tra attenzione documentaristica e tentazioni nostalgiche, la mostra copre periodi e luoghi differenti, senza pretese di esaustività. Raccontando uno spaccato di storia privata del Novecento, si ripercorre anche la storia e l’evoluzione della fotografia. Ogni trasformazione sociale è infatti accompagnata da un linguaggio e da codici estetici propri. Ogni epoca ha i suoi autori, i suoi storiografi e, ormai, i suoi fotografi.
Così le prime foto di Lartigue, prese con i cuginetti nel giardino della villa familiare a Biarritz riecheggiano universi proustiani. E, loro contemporanee, quelle di una borghesia palestinese, di cui la memoria si è persa col tempo, si confondono con le immagini dei nostri album di famiglia, di bisnonne vestite di tutto punto in riva al Mediterraneo o con quelle più ricercate di Visconti in 'Morte a Venezia'.
Alle foto di famiglia e a quelle in posa in studio, si affianca col tempo una fotografia a carattere umanista, attenta alla gente, per strada, al lavoro, nei momenti di svago, ancora rari e vicini a casa. E appaiono le grandi figure della fotografia. Henri Cartier Bresson, che dalla coppia sulla spiaggia di Dieppe al picnic sul bordo della Marne, inventa una nuova rappresentazione del mondo e coglie tutta la semplicità e la poesia di questi momenti di evasione. Robert Capa, che tra due conflitti, posa il suo obiettivo, con ironia e non senza uno sguardo critico, sul pubblico elegante dell’ippodromo di Deauville. E poi Doisneau, Ronis, Boubat, Dieuziade che, in Francia, saranno i rappresentanti di quella corrente umanista che influenzerà per tanti anni e ovunque, generazioni di fotografi.
Sono gli anni del diritto alle vacanze per tutti: gli esodi estivi, le città deserte, le spiagge affollate, le partenze in colonia, resi così bene dal cinema e dalla fotografia neorealista, sorta di corrispettivi italiani della scuola umanista francese. Sono gli inizi del turismo di massa che si spingerà poi freneticamente verso destinazioni sempre più lontane e da cartolina, alla ricerca di esotismo e di novità. Martin Parr sarà il cronista perfetto di questa nostra epoca, quella del “dover essere stati” e “dover aver visto”. Alla fine di questo percorso fotografico, ci ritroviamo a non essere poi così lontani dalle debolezze umane de “Le smanie per la villeggiatura” né dal tono di Goldoni.
Ma le vacanze sono forse, soprattutto, momenti di rottura indispensabili di un quotidiano sempre più difficile da sopportare, alla ricerca di libertà e felicità antinomiche alla realtà di tutti i giorni. Ricerca che può portare a rifugiarsi da soli in cima alla collina di Dolores Marat, a dimenticare una carrozzina in una stazione balneare, non senza destare una certa inquietudine in Paul den Hollander, a respirare a perdita d’occhio le spiagge deserte di Harry Gruyaert, a planare tra raves e tecnoparades con Caroline Hayer, a fare proselitismo sulle spiagge americane sotto l’obiettivo vigile di Carl de Keizer o a confondersi in un improbabile mélange di umanità in una spiaggia in Tailandia, immagine subliminale come un cliché pubblicitario ed soggetto ideale per gli esercizi d’anatomia sociale di Francesco Jodice.
Ma gli itinerari più intriganti sono forse quelli tracciati sulle grandi carte geografiche di Max Pam, imbellite di storie e peripli personali e preziose come gli album di figurine, stracolme di immagini. O ancora, i viaggi immaginari che si fanno senza partire, guidati dalla poesia e dall’intelligenza di Luigi Ghirri, attraverso le pagine dei suoi atlanti.
Al di là delle mode e dei modi di appropriazione dello spazio, che trasformano i luoghi in destinazioni, liberato dalle tracce di Monsieur Hulot di Tati e del giovane Tadzio di Thomas Mann , alla fine è il paesaggio – come metafora e riflesso di un ideale assoluto – a imporsi e scandire il ritmo della mostra. Invito al viaggio interiore e a liberare l’immaginario di ciascuno.
Laura Serani
La Collezione fotografica della Fnac è nata nel 1978 con la volontà di costituire la memoria delle mostre presentate nelle gallerie fotografiche (ormai presenti nel mondo intero e in Italia in cinque città) e di sostenere la creazione fotografica. Pioniera in questo ambito, la Fnac ha così favorito la produzione fotografica e la sua diffusione presso il grande pubblico e si è imposta come un luogo imprescindibile della fotografia in Francia. La Collezione – che oggi raccoglie più di duemila opere – copre tutte le tendenze e gli stili della fotografia, alternando grandi nomi a giovani autori, clichés di anonimi a veri e propri outsider. Immagini provenienti dal mondo intero che, come in un grande caleidoscopio, offrono innumerevoli visioni originali e differenti della realtà.
Fnac, fondata nel 1954, è una catena di negozi specializzata nella vendita di prodotti culturali e tecnologici, leader in Francia e in espansione a livello internazionale, presente in tutto il mondo con più di 100 punti vendita. Fnac fa parte del Gruppo Pinault-Printemps-Redoute, uno dei principali al mondo nella distribuzione specializzata non alimentare. La filosofia Fnac: la vendita di prodotti editoriali e tecnologici, sempre accompagnata da professionalità, passione e competenza, e una vivace programmazione di eventi culturali e artistici. Per queste sue caratteristiche, Fnac non è solo un negozio, ma un vero e proprio luogo di scambi e scoperte culturali e tecnologiche. Dal 2000 Fnac è presente in Italia in cinque sedi nel cuore delle città di Genova, Milano, Napoli, Torino e Verona, e online sul sito www.fnac.it.
Di villeggiatura, parola desueta e evocatrice di tempi passati, parlava già Carlo Goldoni nel 1761 in una satira sociale contro la borghesia, di cui denunciava il vivere prigioniera di convenzioni, apparenze e al di sopra dei propri mezzi, nel tentativo di emulare lo stile di vita dell’aristocrazia.
Privilegio essenzialmente della buona società fino ai primi del Novecento, le vacanze, tra il 1900 e il 1930, diventano le “ferie”, le vacanze pagate, un diritto dei lavoratori. Nel nord e nell’est dell’Europa, in Grecia, ma anche in Portogallo sotto Salazar e in Italia durante il fascismo, e poi in Cile, in Perù e in Brasile. In Francia, i famosi congés payés furono istituiti da una legge proposta da Léon Blum e votata il 20 giugno 1936, durante il Front Populaire. L’estate del ‘36 vide così, per la prima volta, migliaia di lavoratori partire alla scoperta del mare o della montagna, grazie alle misure del governo in favore dell’organisation des loisirs et sports. Evasione, convenzione o conquista sociale, le vacanze ritmano, da allora, le stagioni e le migrazioni estive o invernali in tutte le società occidentali.
In questa mostra abbiamo voluto illustrare il passaggio dalla villeggiatura alle vacanze di massa attraverso immagini che riflettono l’evoluzione del costume e della società. Tra attenzione documentaristica e tentazioni nostalgiche, la mostra copre periodi e luoghi differenti, senza pretese di esaustività. Raccontando uno spaccato di storia privata del Novecento, si ripercorre anche la storia e l’evoluzione della fotografia. Ogni trasformazione sociale è infatti accompagnata da un linguaggio e da codici estetici propri. Ogni epoca ha i suoi autori, i suoi storiografi e, ormai, i suoi fotografi.
Così le prime foto di Lartigue, prese con i cuginetti nel giardino della villa familiare a Biarritz riecheggiano universi proustiani. E, loro contemporanee, quelle di una borghesia palestinese, di cui la memoria si è persa col tempo, si confondono con le immagini dei nostri album di famiglia, di bisnonne vestite di tutto punto in riva al Mediterraneo o con quelle più ricercate di Visconti in 'Morte a Venezia'.
Alle foto di famiglia e a quelle in posa in studio, si affianca col tempo una fotografia a carattere umanista, attenta alla gente, per strada, al lavoro, nei momenti di svago, ancora rari e vicini a casa. E appaiono le grandi figure della fotografia. Henri Cartier Bresson, che dalla coppia sulla spiaggia di Dieppe al picnic sul bordo della Marne, inventa una nuova rappresentazione del mondo e coglie tutta la semplicità e la poesia di questi momenti di evasione. Robert Capa, che tra due conflitti, posa il suo obiettivo, con ironia e non senza uno sguardo critico, sul pubblico elegante dell’ippodromo di Deauville. E poi Doisneau, Ronis, Boubat, Dieuziade che, in Francia, saranno i rappresentanti di quella corrente umanista che influenzerà per tanti anni e ovunque, generazioni di fotografi.
Sono gli anni del diritto alle vacanze per tutti: gli esodi estivi, le città deserte, le spiagge affollate, le partenze in colonia, resi così bene dal cinema e dalla fotografia neorealista, sorta di corrispettivi italiani della scuola umanista francese. Sono gli inizi del turismo di massa che si spingerà poi freneticamente verso destinazioni sempre più lontane e da cartolina, alla ricerca di esotismo e di novità. Martin Parr sarà il cronista perfetto di questa nostra epoca, quella del “dover essere stati” e “dover aver visto”. Alla fine di questo percorso fotografico, ci ritroviamo a non essere poi così lontani dalle debolezze umane de “Le smanie per la villeggiatura” né dal tono di Goldoni.
Ma le vacanze sono forse, soprattutto, momenti di rottura indispensabili di un quotidiano sempre più difficile da sopportare, alla ricerca di libertà e felicità antinomiche alla realtà di tutti i giorni. Ricerca che può portare a rifugiarsi da soli in cima alla collina di Dolores Marat, a dimenticare una carrozzina in una stazione balneare, non senza destare una certa inquietudine in Paul den Hollander, a respirare a perdita d’occhio le spiagge deserte di Harry Gruyaert, a planare tra raves e tecnoparades con Caroline Hayer, a fare proselitismo sulle spiagge americane sotto l’obiettivo vigile di Carl de Keizer o a confondersi in un improbabile mélange di umanità in una spiaggia in Tailandia, immagine subliminale come un cliché pubblicitario ed soggetto ideale per gli esercizi d’anatomia sociale di Francesco Jodice.
Ma gli itinerari più intriganti sono forse quelli tracciati sulle grandi carte geografiche di Max Pam, imbellite di storie e peripli personali e preziose come gli album di figurine, stracolme di immagini. O ancora, i viaggi immaginari che si fanno senza partire, guidati dalla poesia e dall’intelligenza di Luigi Ghirri, attraverso le pagine dei suoi atlanti.
Al di là delle mode e dei modi di appropriazione dello spazio, che trasformano i luoghi in destinazioni, liberato dalle tracce di Monsieur Hulot di Tati e del giovane Tadzio di Thomas Mann , alla fine è il paesaggio – come metafora e riflesso di un ideale assoluto – a imporsi e scandire il ritmo della mostra. Invito al viaggio interiore e a liberare l’immaginario di ciascuno.
Laura Serani
La Collezione fotografica della Fnac è nata nel 1978 con la volontà di costituire la memoria delle mostre presentate nelle gallerie fotografiche (ormai presenti nel mondo intero e in Italia in cinque città) e di sostenere la creazione fotografica. Pioniera in questo ambito, la Fnac ha così favorito la produzione fotografica e la sua diffusione presso il grande pubblico e si è imposta come un luogo imprescindibile della fotografia in Francia. La Collezione – che oggi raccoglie più di duemila opere – copre tutte le tendenze e gli stili della fotografia, alternando grandi nomi a giovani autori, clichés di anonimi a veri e propri outsider. Immagini provenienti dal mondo intero che, come in un grande caleidoscopio, offrono innumerevoli visioni originali e differenti della realtà.
Fnac, fondata nel 1954, è una catena di negozi specializzata nella vendita di prodotti culturali e tecnologici, leader in Francia e in espansione a livello internazionale, presente in tutto il mondo con più di 100 punti vendita. Fnac fa parte del Gruppo Pinault-Printemps-Redoute, uno dei principali al mondo nella distribuzione specializzata non alimentare. La filosofia Fnac: la vendita di prodotti editoriali e tecnologici, sempre accompagnata da professionalità, passione e competenza, e una vivace programmazione di eventi culturali e artistici. Per queste sue caratteristiche, Fnac non è solo un negozio, ma un vero e proprio luogo di scambi e scoperte culturali e tecnologiche. Dal 2000 Fnac è presente in Italia in cinque sedi nel cuore delle città di Genova, Milano, Napoli, Torino e Verona, e online sul sito www.fnac.it.
04
aprile 2006
Il secolo delle vacanze
Dal 04 aprile al 28 maggio 2006
fotografia
Location
MUSEI CAPITOLINI
Roma, Piazza Del Campidoglio, 1, (Roma)
Roma, Piazza Del Campidoglio, 1, (Roma)
Biglietti
intero euro 8 - ridotto euro 6
Orario di apertura
martedì– domenica: 9.00 – 20.00 (la biglietteria chiude un'ora prima).Chiuso il lunedì, 1 maggio
Vernissage
4 Aprile 2006, ore 18
Autore
Curatore