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Il senso del costruire. Architettura e arti visive
Può essere ancora utile, per favorire un lavoro propositivo sulle arti, discutere dei rapporti che si sono instaurati e possono ancora instaurarsi tra di esse, in particolare sui legami dell’architettura con la scultura, la pittura e la fotografia?
Comunicato stampa
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Può essere ancora utile, per favorire un lavoro propositivo sulle arti, discutere dei rapporti che si sono instaurati e possono ancora instaurarsi tra di esse, in particolare sui legami dell'architettura con la scultura, la pittura e la fotografia? Legami che si sono stabiliti come partecipazione fisica e decorativa delle varie arti a un programma spaziale unitario presieduto dall'architettura (dalla casa antica classica alla sua rivisitazione rinascimentale, fino alla casa borghese) ma soprattutto considerando l'architettura come un procedimento costruttivo in grado di influenzare positivamente le altre operazioni artistiche. In quanto l'architettura presenta non solo paesaggi costruiti realistici (di oggetti, case e ambienti urbani e rurali) che sono la scena della nostra vita quotidiana ma fornisce anche una particolare metodologia pratica e intellettuale, un senso sintattico-tettonico del fare, in grado di indirizzare molte figurazioni delle altre arti visive. Tramite la definizione di elementi compositivi elementari, predisposti all'assemblaggio (o al corrispondente smontaggio) secondo principi connettivi e morfologie geometrizzanti molto semplici, vicini alle pratiche della vita quotidiana: sovrapporre, impilare, affiancare, incastrare, incasellare, aggettare, sbalzare, spezzare ecc. Il che potrebbe essere connesso a un atteggiamento artistico di impianto e intento autenticamente realistico ovvero rapportato al funzionamento pratico dell'agire umano. Oggi, al contrario, accade che l'architettura, specie quella dell'avanguardia più radicale, si ispiri alle visioni più o meno espressioniste, astratte e organiche, spesso del tutto a-sintattiche, perseguite dalle altre arti, ambendo anch'essa a configurare icone plastiche sintetiche, oggettoni sempre meno districabili in grammatiche normative comuni, sempre meno assimilabili alle pratiche sintattiche ordinarie, sempre meno distinguibili in atti compositivi ed elementi costitutivi semplici, sempre meno comprensibili analiticamente dai più, sempre più tesi a offrire unicamente seduzioni sensuali immediate e passive al fruitore, razionalmente indistricabili.
Può essere utile dunque al progresso sinergico di queste arti interrogarsi di nuovo sulle loro relazioni possibili secondo questa linea metodologica? Ovvero cercare di riconsiderare un rinnovato rapporto della pittura, della scultura e della fotografia con l'architettura non solo nelle sue figurazioni realistiche dello spazio, nei suoi paesaggi caratteristici, ma riconsiderando il suo senso costruttivo, lo spirito sintattico caratteristico dell'edificare? Il quale non esclude affatto la possibilità di espletarsi anche in senso onirico, organico, fantastico o altro, e di esprimere dunque il mistero o il sogno di mondi astratti o di fantasia ma di farlo pezzo per pezzo.
Questa mostra, che presenta opere di Sylvain Corentin, Raffaella Formenti, Joe Oppedisano, Ramon Ramirez, Eduardo Romo e Luis Israel Gonzàles Sosa, selezionata e predisposta da Giovanni Monzon, in qualità di responsabile di Isolo17 Gallery, cerca di porre questo genere di questioni, senza alcuna pretesa di risposte esaustive in tal senso, favorendo un incontro, metodologico oltre che tematico, fra autori che possono essere accomunati da questo interesse per le diverse modalità e problematiche della tettonica costruttiva. Sul fondo, irrinunciabile, resta la domanda cruciale: che rapporto ha il momento poetico con le pratiche didascalicamente meccaniche del costruire di tutti? Ogni autore offre la propria risposta.
Può essere utile dunque al progresso sinergico di queste arti interrogarsi di nuovo sulle loro relazioni possibili secondo questa linea metodologica? Ovvero cercare di riconsiderare un rinnovato rapporto della pittura, della scultura e della fotografia con l'architettura non solo nelle sue figurazioni realistiche dello spazio, nei suoi paesaggi caratteristici, ma riconsiderando il suo senso costruttivo, lo spirito sintattico caratteristico dell'edificare? Il quale non esclude affatto la possibilità di espletarsi anche in senso onirico, organico, fantastico o altro, e di esprimere dunque il mistero o il sogno di mondi astratti o di fantasia ma di farlo pezzo per pezzo.
Questa mostra, che presenta opere di Sylvain Corentin, Raffaella Formenti, Joe Oppedisano, Ramon Ramirez, Eduardo Romo e Luis Israel Gonzàles Sosa, selezionata e predisposta da Giovanni Monzon, in qualità di responsabile di Isolo17 Gallery, cerca di porre questo genere di questioni, senza alcuna pretesa di risposte esaustive in tal senso, favorendo un incontro, metodologico oltre che tematico, fra autori che possono essere accomunati da questo interesse per le diverse modalità e problematiche della tettonica costruttiva. Sul fondo, irrinunciabile, resta la domanda cruciale: che rapporto ha il momento poetico con le pratiche didascalicamente meccaniche del costruire di tutti? Ogni autore offre la propria risposta.
09
luglio 2016
Il senso del costruire. Architettura e arti visive
Dal 09 luglio al 25 settembre 2016
architettura
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
ISOLO17 GALLERY
Verona, Via XX Settembre, 31/b , (Verona)
Verona, Via XX Settembre, 31/b , (Verona)
Orario di apertura
Orario e visita su appuntamento
Vernissage
9 Luglio 2016, ore 18:30.
Autore
Curatore