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Il sentimento della metropoli
Sette artisti chiamati a confronto per rappresentare i diversi volti della metropoli lombarda
Comunicato stampa
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IL SENTIMENTO DELLA CITTA’
Si dice che la metropoli non abbia un’anima. Che nel caos, nella folla, tra il cemento dei grattacieli e l’asfalto delle strade non ci possa essere spazio per i sentimenti e le emozioni. Ma forse non è così. Magari si può camminare lungo una strada per giorni e non cogliervi nulla, ma all’improvviso, una mattina che sembra come tutte le altre, si alzano gli occhi e il cielo rivela una tonalità perlacea e cangiante, inedita, che si riflette sulle facciate delle case e le immerge in una luce nuova. E il tempo sembra fermarsi nella scoperta.
E’ quello che accade guardando i dipinti di Andrea Gnocchi, visioni metropolitane pulite, essenziali, rese con una pennellata liquida che fa emergere ogni dettaglio da un’atmosfera evanescente e irreale. Come se l’artista avesse individuato l’istante perfetto e lo avesse congelato sulla tela. Un’immobilità alla quale Giuliano Pastori contrappone un dinamismo vibrante e irrequieto. Ottenuto con la tecnica dello smalto su plastica applicata su tela, gli permette di catturare il lampeggiare dei fari e il palpitare delle luci nella notte.
Una città pacificata, invece, è quella che propone Andrea Marcoccia. Visioni ampie e spazi aperti che sulle sue tele si inondano di luce bianca e abbacinante. Mentre è solo un’illusione di calma quella che si legge negli scorci di periferia di Diego Testolin. Sotto un cielo chiaro e immobile, i muri e i cortili non sono mai scelti a caso: sono scene del crimine colte dopo che la polizia scientifica ha rimosso il cadavere e ha finito il suo triste lavoro di ricerca. E nello spettatore resta un sottile senso di attesa e di inquietudine.
Per Francesco Toniutti l’anima della città è nelle grandi statue di pietra che emergono maestose e imponenti su sfondi irriconoscibili o addirittura assenti, divinità primordiali rese con una pittura ruvida e dura. E la città è assente anche dalle tele di Silvia Alberghini, esiliata dietro una cortina di grigio fitta e impenetrabile. Su quel grigio, quasi incongruente, dal nulla appare una figura femminile. Può essere un nudo sdraiato, dalle forme piene e sensuali, o un viso coperto da un burqua. Poco importa, perché la solitudine non fa differenze né di razza né di religione. Ed è ancora la solitudine protagonista nei lavori di Paolo Ottene, dove i visi degli uomini seduti al tavolo di un bar, grigi come i resti delle sigarette che si consumano nel portacenere, parlano di disagio e incomunicabilità.
Ma la metropoli è anche colore. Quello delle vetrine scintillanti, delle auto, della folla vociante. E’ il colore che Mery Rigo distilla in tele di un iperrealismo ipnotico, rutilante, chiassoso, lucente come una moto cromata. Piccoli dettagli lucidati a specchio, golosi come caramelle, che però lei decide di smembrare in puzzle fatti di tante piccole tele. Come a dire: la città ha un’anima? Forse. Sta a noi ricomporla per trovarne la chiave.
Alessandra Redaelli
Si dice che la metropoli non abbia un’anima. Che nel caos, nella folla, tra il cemento dei grattacieli e l’asfalto delle strade non ci possa essere spazio per i sentimenti e le emozioni. Ma forse non è così. Magari si può camminare lungo una strada per giorni e non cogliervi nulla, ma all’improvviso, una mattina che sembra come tutte le altre, si alzano gli occhi e il cielo rivela una tonalità perlacea e cangiante, inedita, che si riflette sulle facciate delle case e le immerge in una luce nuova. E il tempo sembra fermarsi nella scoperta.
E’ quello che accade guardando i dipinti di Andrea Gnocchi, visioni metropolitane pulite, essenziali, rese con una pennellata liquida che fa emergere ogni dettaglio da un’atmosfera evanescente e irreale. Come se l’artista avesse individuato l’istante perfetto e lo avesse congelato sulla tela. Un’immobilità alla quale Giuliano Pastori contrappone un dinamismo vibrante e irrequieto. Ottenuto con la tecnica dello smalto su plastica applicata su tela, gli permette di catturare il lampeggiare dei fari e il palpitare delle luci nella notte.
Una città pacificata, invece, è quella che propone Andrea Marcoccia. Visioni ampie e spazi aperti che sulle sue tele si inondano di luce bianca e abbacinante. Mentre è solo un’illusione di calma quella che si legge negli scorci di periferia di Diego Testolin. Sotto un cielo chiaro e immobile, i muri e i cortili non sono mai scelti a caso: sono scene del crimine colte dopo che la polizia scientifica ha rimosso il cadavere e ha finito il suo triste lavoro di ricerca. E nello spettatore resta un sottile senso di attesa e di inquietudine.
Per Francesco Toniutti l’anima della città è nelle grandi statue di pietra che emergono maestose e imponenti su sfondi irriconoscibili o addirittura assenti, divinità primordiali rese con una pittura ruvida e dura. E la città è assente anche dalle tele di Silvia Alberghini, esiliata dietro una cortina di grigio fitta e impenetrabile. Su quel grigio, quasi incongruente, dal nulla appare una figura femminile. Può essere un nudo sdraiato, dalle forme piene e sensuali, o un viso coperto da un burqua. Poco importa, perché la solitudine non fa differenze né di razza né di religione. Ed è ancora la solitudine protagonista nei lavori di Paolo Ottene, dove i visi degli uomini seduti al tavolo di un bar, grigi come i resti delle sigarette che si consumano nel portacenere, parlano di disagio e incomunicabilità.
Ma la metropoli è anche colore. Quello delle vetrine scintillanti, delle auto, della folla vociante. E’ il colore che Mery Rigo distilla in tele di un iperrealismo ipnotico, rutilante, chiassoso, lucente come una moto cromata. Piccoli dettagli lucidati a specchio, golosi come caramelle, che però lei decide di smembrare in puzzle fatti di tante piccole tele. Come a dire: la città ha un’anima? Forse. Sta a noi ricomporla per trovarne la chiave.
Alessandra Redaelli
26
aprile 2007
Il sentimento della metropoli
Dal 26 aprile al 02 giugno 2007
arte contemporanea
Location
GALLERIA PREVITALI
Milano, Via Elia Lombardini, 14, (Milano)
Milano, Via Elia Lombardini, 14, (Milano)
Vernissage
26 Aprile 2007, ore 18.30
Autore