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Il Simbolismo
oltre cento capolavori provenienti dalle più prestigiose raccolte pubbliche e private di tutto il mondo offriranno al pubblico del nostro paese l’opportunità di approfondire la conoscenza di questo affascinante capitolo della storia dell’arte europea
Comunicato stampa
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Palazzo dei Diamanti dedica un’importante retrospettiva al Simbolismo colmando così una lacuna nel panorama espositivo italiano che perdura da quasi quarant’anni. Dal 18 febbraio prossimo, infatti, oltre cento capolavori provenienti dalle più prestigiose raccolte pubbliche e private di tutto il mondo offriranno al pubblico del nostro paese l’opportunità di approfondire la conoscenza di questo affascinante capitolo della storia dell’arte europea.
L’atto di nascita ufficiale del movimento risale al 18 settembre 1886 quando, su «Le F**aro», Jean Moréas pubblica il Manifesto del Simbolismo, documento che promuoveva una «nuova arte» capace di dare voce all’interiorità e all’immaginazione mediante il potere evocativo del simbolo. Tuttavia, già a partire dagli anni Sessanta, un’analoga esigenza era stata avvertita da alcuni visionari anticipatori che, con le loro opere, avevano esplorato i territori dell’irrazionale e del fantastico recuperando, al contempo, la lezione dei grandi maestri del passato. La loro poetica, ispirata alla musica, alla letteratura e ai grandi miti, aveva aperto orizzonti inaspettati nel panorama figurativo europeo e fu presa ad esempio dalla generazione successiva.
Nelle sue molteplici espressioni, il Simbolismo si affermò sullo scorcio del secolo come una vera e propria corrente artistica, alternativa sia allo stile accademico che alle più avanzate tendenze del realismo e dell’impressionismo. Sospeso tra il rimpianto per un “paradiso perduto” abitato da angeli, demoni, dei ed eroi e la volontà di dare espressione all’inquieta sensibilità contemporanea, esso rappresenta un ponte tra l’Ottocento e il Novecento e costituisce una delle premesse fondamentali delle avanguardie storiche che, all’alba del nuovo secolo, avrebbero rivoluzionato i tradizionali canoni della rappresentazione.
Questa rassegna, organizzata da Ferrara Arte in collaborazione con la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma e curata da Geneviève Lacambre con la collaborazione di Dominique Lobstein e Luisa Capodieci, ripercorre i momenti salienti di quella straordinaria stagione artistica, dalle opere dei precursori del movimento, a quelle realizzate oltre la soglia del Novecento. Ordinati secondo un allestimento cronologico, dipinti, sculture e opere su carta di oltre cinquanta artisti documentano i diversi temi che ricorrono nella ricchissima produzione simbolista: la vita e la morte, lo scorrere del tempo, il sogno e la riflessione, il mistero e i grandi miti.
La prima sezione della mostra è intitolata agli straordinari anticipatori del clima di fine secolo, che crearono opere gremite di simboli e raffinate allegorie. La pittura preziosa ed erudita di Moreau (L’apparizione, c. 1876); le ieratiche rievocazioni di una perduta età dell’oro di Puvis de Chavannes (Fanciulle in riva al mare, 1879); le atmosfere sospese e romantiche di Böcklin (Sera di primavera, 1879); l’immaginario femminile tra pittura e poesia di Rossetti (Beata Beatrix, c. 1864-70); le ambientazioni in leggendari mondi cavallereschi di Burne-Jones (La principessa addormentata, 1872-94); il simbolismo dissacratorio di Rops (La Morte al ballo, c. 1865-75).
Odilon Redon è artista di passaggio tra la generazione dei precursori e quella del manifesto simbolista del 1886. Nelle sue «inaspettate apparizioni», egli tradusse in segno grafico e pittorico un’interpretazione fantastica della realtà (Sulla coppa, 1879; Il carro di Apollo, 1905-16). La sua opera chiude la sezione dei precursori e inaugura quella dedicata alla piena fioritura del movimento. Protagonisti di questa seconda parte del percorso espositivo sono: il complesso esotismo di Gauguin (Siate misteriose, 1890; Conversazione, 1899) e gli eleganti arabeschi dei Nabis; gli artisti della Rosacroce, tra cui Khnopff (Who shall deliver me?, 1891; Segreto-Riflesso, 1902) e Delville (L’amore delle anime, 1900), sacerdoti di un’arte misteriosa e fuori dal tempo; gli animatori delle esposizioni del Groupe des XX e quelli della Libre Esthétique a Bruxelles, che ospitarono anche Rodin (La succube, 1889), Klinger (Paura, 1881; Filosofo, 1898) e Beardsley (Sigfrido, atto II, 1892-93); e, infine, i tedeschi Thoma e Von Stuck (Il peccato, 1899), gli artisti dell’Europa dell’Est e l’intima parafrasi simbolista di Munch (Malinconia, 1892; Ragazze sul ponte, c. 1904), che con i suoi quadri creò uno straordinario diario pittorico delle emozioni umane.
La parte conclusiva della mostra è dedicata all'estetismo raffinato delle Secessioni, in particolare quella viennese guidata dalla carismatica figura di Klimt (Le tre età della donna, 1905), creatore di dipinti in cui la preziosità delle linee e dei colori si fonde con elementi figurativi di peculiare realismo. Accanto a lui e ad alcuni celebri maestri italiani come Previati (Paolo e Francesca, 1909), Segantini (L’amore alla fonte della vita, 1896) e Pellizza da Volpedo (Lo specchio della vita, 1895-98), a chiudere la rassegna sono List e Hodler (Il sentimento, 1901-02). Con le loro magistrali opere questi artisti attestano la vitalità della poetica simbolista anche oltre la soglia del Novecento.
L’atto di nascita ufficiale del movimento risale al 18 settembre 1886 quando, su «Le F**aro», Jean Moréas pubblica il Manifesto del Simbolismo, documento che promuoveva una «nuova arte» capace di dare voce all’interiorità e all’immaginazione mediante il potere evocativo del simbolo. Tuttavia, già a partire dagli anni Sessanta, un’analoga esigenza era stata avvertita da alcuni visionari anticipatori che, con le loro opere, avevano esplorato i territori dell’irrazionale e del fantastico recuperando, al contempo, la lezione dei grandi maestri del passato. La loro poetica, ispirata alla musica, alla letteratura e ai grandi miti, aveva aperto orizzonti inaspettati nel panorama figurativo europeo e fu presa ad esempio dalla generazione successiva.
Nelle sue molteplici espressioni, il Simbolismo si affermò sullo scorcio del secolo come una vera e propria corrente artistica, alternativa sia allo stile accademico che alle più avanzate tendenze del realismo e dell’impressionismo. Sospeso tra il rimpianto per un “paradiso perduto” abitato da angeli, demoni, dei ed eroi e la volontà di dare espressione all’inquieta sensibilità contemporanea, esso rappresenta un ponte tra l’Ottocento e il Novecento e costituisce una delle premesse fondamentali delle avanguardie storiche che, all’alba del nuovo secolo, avrebbero rivoluzionato i tradizionali canoni della rappresentazione.
Questa rassegna, organizzata da Ferrara Arte in collaborazione con la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma e curata da Geneviève Lacambre con la collaborazione di Dominique Lobstein e Luisa Capodieci, ripercorre i momenti salienti di quella straordinaria stagione artistica, dalle opere dei precursori del movimento, a quelle realizzate oltre la soglia del Novecento. Ordinati secondo un allestimento cronologico, dipinti, sculture e opere su carta di oltre cinquanta artisti documentano i diversi temi che ricorrono nella ricchissima produzione simbolista: la vita e la morte, lo scorrere del tempo, il sogno e la riflessione, il mistero e i grandi miti.
La prima sezione della mostra è intitolata agli straordinari anticipatori del clima di fine secolo, che crearono opere gremite di simboli e raffinate allegorie. La pittura preziosa ed erudita di Moreau (L’apparizione, c. 1876); le ieratiche rievocazioni di una perduta età dell’oro di Puvis de Chavannes (Fanciulle in riva al mare, 1879); le atmosfere sospese e romantiche di Böcklin (Sera di primavera, 1879); l’immaginario femminile tra pittura e poesia di Rossetti (Beata Beatrix, c. 1864-70); le ambientazioni in leggendari mondi cavallereschi di Burne-Jones (La principessa addormentata, 1872-94); il simbolismo dissacratorio di Rops (La Morte al ballo, c. 1865-75).
Odilon Redon è artista di passaggio tra la generazione dei precursori e quella del manifesto simbolista del 1886. Nelle sue «inaspettate apparizioni», egli tradusse in segno grafico e pittorico un’interpretazione fantastica della realtà (Sulla coppa, 1879; Il carro di Apollo, 1905-16). La sua opera chiude la sezione dei precursori e inaugura quella dedicata alla piena fioritura del movimento. Protagonisti di questa seconda parte del percorso espositivo sono: il complesso esotismo di Gauguin (Siate misteriose, 1890; Conversazione, 1899) e gli eleganti arabeschi dei Nabis; gli artisti della Rosacroce, tra cui Khnopff (Who shall deliver me?, 1891; Segreto-Riflesso, 1902) e Delville (L’amore delle anime, 1900), sacerdoti di un’arte misteriosa e fuori dal tempo; gli animatori delle esposizioni del Groupe des XX e quelli della Libre Esthétique a Bruxelles, che ospitarono anche Rodin (La succube, 1889), Klinger (Paura, 1881; Filosofo, 1898) e Beardsley (Sigfrido, atto II, 1892-93); e, infine, i tedeschi Thoma e Von Stuck (Il peccato, 1899), gli artisti dell’Europa dell’Est e l’intima parafrasi simbolista di Munch (Malinconia, 1892; Ragazze sul ponte, c. 1904), che con i suoi quadri creò uno straordinario diario pittorico delle emozioni umane.
La parte conclusiva della mostra è dedicata all'estetismo raffinato delle Secessioni, in particolare quella viennese guidata dalla carismatica figura di Klimt (Le tre età della donna, 1905), creatore di dipinti in cui la preziosità delle linee e dei colori si fonde con elementi figurativi di peculiare realismo. Accanto a lui e ad alcuni celebri maestri italiani come Previati (Paolo e Francesca, 1909), Segantini (L’amore alla fonte della vita, 1896) e Pellizza da Volpedo (Lo specchio della vita, 1895-98), a chiudere la rassegna sono List e Hodler (Il sentimento, 1901-02). Con le loro magistrali opere questi artisti attestano la vitalità della poetica simbolista anche oltre la soglia del Novecento.
17
febbraio 2007
Il Simbolismo
Dal 17 febbraio al 20 maggio 2007
arte moderna
Location
PALAZZO DEI DIAMANTI
Ferrara, Corso Ercole I D'este, 21, (Ferrara)
Ferrara, Corso Ercole I D'este, 21, (Ferrara)
Biglietti
intero € 9.00, ridotto € 7.50, scuole € 4.00
Orario di apertura
tutti i giorni, feriali e festivi, lunedì incluso:
- dalla domenica al giovedì dalle 9.00 alle 20.00;
- venerdì e sabato dalle 9.00 alle 22.00
Aperto anche: Pasqua, Lunedì dell’Angelo, il 25 aprile e il 1° maggio
Ufficio stampa
STUDIO ESSECI
Curatore