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Il Teatro del Sacro. Percorsi tra la scultura lignea del Sei e Settecento nell’Astigiano
verrà inaugurato, ad Asti, il primo lotto di lavori di restauro di Palazzo Mazzetti, acquistato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Asti nel 2000. In occasione della riapertura di Palazzo Mazzetti, gli spazi delle esposizioni temporanee ospiteranno la mostra sul ruolo della scultura lignea nell’Astigiano in un’epoca definita, tra il Manierismo e il Barocco
Comunicato stampa
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Il 18 aprile 2009, alle ore 18, verrà inaugurato, ad Asti, il primo lotto di lavori di restauro di Palazzo Mazzetti, acquistato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Asti nel 2000. Si tratta di uno degli edifici storici più significativi della città, per l’impianto architettonico, la decorazione, la preziosità degli arredi e l’importanza delle sue collezioni civiche. Per il primo lotto aperto al pubblico saranno proposti allestimenti provvisori, scegliendo tra quei nuclei collezionistici già studiati e con opere in gran parte restaurate. In questa fase, uno spazio dedicato alla sintesi della storia delle collezioni sarà ospitata nel Salone d’Onore, dove figurerà uno dei dipinti simbolo delle raccolte astigiane, “La femme” di Giacomo Grosso. La visita proseguirà nei locali ornati dai pregevoli stucchi di metà Settecento eseguiti da maestranze luganesi sotto la supervisione dell’architetto Benedetto Alfieri. Altra raccolta importantissima, nuovamente visibile al pubblico, sarà quella delle microsculture di Giuseppe Maria Bonzanigo ospitate nel salottino e nell’ultima sala dell’ala est.
In occasione della riapertura di Palazzo Mazzetti, gli spazi delle esposizioni temporanee ospiteranno la mostra “ Il teatro del sacro. Percorsi tra la scultura lignea di sei e settecento nell’astigiano”.
La mostra, organizzata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Asti e dalla Soprintendenza per i Beni Storico Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte, con la collaborazione della Diocesi di Asti, si inserisce all’interno di un programma di tutela del territorio che negli ultimi cinque anni ha visto convergere, intorno alla scultura lignea tra Sei e Settecento, la realizzazione di piccoli e grandi interventi di restauro finanziati con il contributo della Fondazione, in coerenza e in continuità con una sensibilità e un impegno che dura da quasi un ventennio.
L’esposizione vuole riflettere per la prima volta in maniera globale sul ruolo della scultura lignea nell’Astigiano in un’epoca definita, tra il Manierismo e il Barocco, sulla sua capacità di restituire le diverse identità collettive delle comunità, interpretando il territorio nell’unica maniera possibile, cioè come crocevia di diverse influenze artistiche, e dando quindi conto di esperienze quanto mai differenziate, dagli apporti fiamminghi (Michele Enaten), a quelli lombardo luganesi (stabiliti in loco, come i Bonzanigo, o attestati a Casale, come i Cassina, o a Torino, come il Plura) o comunque delle zone alpine e prealpine tra Lombardia e Piemonte, alla presenza di diverse botteghe torinesi, come quelle dei Clemente, di Ignazio Perucca o dei Riva, e al variato influsso delle produzioni liguri.
I risultati ottenuti e qui presentati trovano la loro indispensabile premessa nel prezioso lavoro di catalogazione avviato dalla Soprintendenza e continuato, a partire dal 1998, dalla Conferenza Episcopale Italiana, condotto sul territorio sotto la guida delle diverse Diocesi (nel nostro caso la Diocesi di Asti, di Acqui e di Casale), lavoro che ha consentito di individuare le opere sulle quali concentrare l’attenzione ai fini del restauro e dello studio.
Non meno importante è stata l’accurata ricerca archivistica, resa possibile anche dal precedente riordino degli archivi parrocchiali, tesa sia a definire datazioni e a individuare autori e committenti, con particolare riguardo alla bottega di Michele Enaten, sia a ricostruire la storia delle singole statue aiutando, a volte, ad orientare le scelte di restauro.
Momento importante della mostra che costituisce una delle novità dell’esposizione è la meraviglia indotta dal grande numero delle testimonianze risalenti al secolo XVII, che impone una rivalutazione della stagione del Barocco attraverso la riscoperta del ruolo della bottega astigiana di Michele Enaten i cui capolavori proposti finiscono per costituire una sorta di percorso monografico all’interno di una mostra collettiva.
Nel percorso espositivo che si snoda negli spazi restaurati al piano terra di Palazzo Mazzetti, costituiscono un’ulteriore novità gli importanti recuperi di alcune opere che grazie al restauro tornano a presentarsi con la veste originale ritrovata al di sotto di pesanti ridipinture. Esemplari in questo sono: la Madonna della frazione Repergo di Isola d’Asti restituita alla mano di Michele Enaten grazie al restauro e agli studi compiuti in questa occasione, così come il bellissimo Crocifisso della collegiata di San Secondo ad Asti, già documentato alla bottega di Enaten, che durante il periodo della mostra si potrà osservare a distanza ravvicinata, prima della sua ricollocazione sospesa nel presbiterio della chiesa astigiana.
Altre sculture, offuscate e rese illeggibili da stesure sovrapposte di vernice, dal fumo delle candele e dallo sporco depositatosi nel tempo sulle superfici dipinte, tornano ora a risplendere di colore e di luce presentandosi con un aspetto del tutto nuovo. Tra queste le statue settecentesche della Confraternità astigiana della Trinità (l’Ecce Homo di Bonzanigo e il San Bartolomeo di Perucca), la preziosa ed elegante Madonna del Rosario di Cerro Tanaro e il naturalissimo e commovente San Giuseppe di Montechiato d’Asti.
E proprio a ribadire il ruolo importante che il tema del restauro ha avuto nella impostazione della mostra, si è deciso di collocare in apertura l’enigmatica Santa Caterina di Nizza Monferrato, rappresentativa di un restauro storico, estremo e irreversibile, documentato da un vero e proprio progetto datato 1844 che viene presentato accanto alla statua per meglio evidenziare le modifiche apportate e le oggettive difficoltà di studio che spesso questi manufatti presentano.
Le sculture protagoniste del Teatro del sacro a cui allude il titolo proposto, sono state scelte quindi tenendo conto della qualità, della varietà iconografica, della rappresentatività sul territorio senza trascurare, come sopra sottolineato, di evidenziare il carattere emblematico di alcuni restauri.
In questa presentazione vi era il rischio di favorire qualche straniamento delle immagini scultoree, a cui si è cercato di ovviare con l’efficacia dell’allestimento e con l’evocazione di alcune strutture d’altare tramite immagini fotografiche e fondali accanto alla riproposizione di un apparato nella sua completezza - quello, bonzanighiano, di Costigliole d’Asti -, che mostri, almeno in parte, il livello di coinvolgimento delle comunità nell’organizzazione degli scenari che contrappuntavano le principali feste liturgiche. La stessa problematica è connessa alla collocazione in mostra di alcune macchine processionali ideate in funzione di una percezione certo non statica, ma diversamente godibili all’occhio del visitatore che può misurare, attraverso la visione ravvicinata, la qualità della realizzazione.
Del resto, grazie all’allestimento, anche le sculture sembrano essere scese dalle loro nicchie per cercare un più diretto rapporto con il pubblico.
Alle sculture esposte se ne affiancano idealmente tante altre, di gran lunga più numerose, reperite e fotografate su tutto il territorio in occasione del censimento CEI sopra ricordato e delle campagne di catalogazione ministeriali, riproposte come in un atlante nel Repertorio collocato nell’ultima parte del catalogo: passo significativo verso la conoscenza e la tutela di questo genere di manufatto e delle specifiche problematiche ad esso attinenti e prezioso strumento per futuri approfondimenti. Per questo ricorre, nei titoli della mostra, il termine chiave di percorsi, quasi a sottolineare il tema del viaggio, dell’esplorazione di un campo di attività artistica e della possibile scoperta di testimonianze a volte anche assai significative. E in questo senso, percorsi sono anche quelli consigliati in alcune chiese cittadine e strettamente complementari alla mostra.
In occasione della riapertura di Palazzo Mazzetti, gli spazi delle esposizioni temporanee ospiteranno la mostra “ Il teatro del sacro. Percorsi tra la scultura lignea di sei e settecento nell’astigiano”.
La mostra, organizzata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Asti e dalla Soprintendenza per i Beni Storico Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte, con la collaborazione della Diocesi di Asti, si inserisce all’interno di un programma di tutela del territorio che negli ultimi cinque anni ha visto convergere, intorno alla scultura lignea tra Sei e Settecento, la realizzazione di piccoli e grandi interventi di restauro finanziati con il contributo della Fondazione, in coerenza e in continuità con una sensibilità e un impegno che dura da quasi un ventennio.
L’esposizione vuole riflettere per la prima volta in maniera globale sul ruolo della scultura lignea nell’Astigiano in un’epoca definita, tra il Manierismo e il Barocco, sulla sua capacità di restituire le diverse identità collettive delle comunità, interpretando il territorio nell’unica maniera possibile, cioè come crocevia di diverse influenze artistiche, e dando quindi conto di esperienze quanto mai differenziate, dagli apporti fiamminghi (Michele Enaten), a quelli lombardo luganesi (stabiliti in loco, come i Bonzanigo, o attestati a Casale, come i Cassina, o a Torino, come il Plura) o comunque delle zone alpine e prealpine tra Lombardia e Piemonte, alla presenza di diverse botteghe torinesi, come quelle dei Clemente, di Ignazio Perucca o dei Riva, e al variato influsso delle produzioni liguri.
I risultati ottenuti e qui presentati trovano la loro indispensabile premessa nel prezioso lavoro di catalogazione avviato dalla Soprintendenza e continuato, a partire dal 1998, dalla Conferenza Episcopale Italiana, condotto sul territorio sotto la guida delle diverse Diocesi (nel nostro caso la Diocesi di Asti, di Acqui e di Casale), lavoro che ha consentito di individuare le opere sulle quali concentrare l’attenzione ai fini del restauro e dello studio.
Non meno importante è stata l’accurata ricerca archivistica, resa possibile anche dal precedente riordino degli archivi parrocchiali, tesa sia a definire datazioni e a individuare autori e committenti, con particolare riguardo alla bottega di Michele Enaten, sia a ricostruire la storia delle singole statue aiutando, a volte, ad orientare le scelte di restauro.
Momento importante della mostra che costituisce una delle novità dell’esposizione è la meraviglia indotta dal grande numero delle testimonianze risalenti al secolo XVII, che impone una rivalutazione della stagione del Barocco attraverso la riscoperta del ruolo della bottega astigiana di Michele Enaten i cui capolavori proposti finiscono per costituire una sorta di percorso monografico all’interno di una mostra collettiva.
Nel percorso espositivo che si snoda negli spazi restaurati al piano terra di Palazzo Mazzetti, costituiscono un’ulteriore novità gli importanti recuperi di alcune opere che grazie al restauro tornano a presentarsi con la veste originale ritrovata al di sotto di pesanti ridipinture. Esemplari in questo sono: la Madonna della frazione Repergo di Isola d’Asti restituita alla mano di Michele Enaten grazie al restauro e agli studi compiuti in questa occasione, così come il bellissimo Crocifisso della collegiata di San Secondo ad Asti, già documentato alla bottega di Enaten, che durante il periodo della mostra si potrà osservare a distanza ravvicinata, prima della sua ricollocazione sospesa nel presbiterio della chiesa astigiana.
Altre sculture, offuscate e rese illeggibili da stesure sovrapposte di vernice, dal fumo delle candele e dallo sporco depositatosi nel tempo sulle superfici dipinte, tornano ora a risplendere di colore e di luce presentandosi con un aspetto del tutto nuovo. Tra queste le statue settecentesche della Confraternità astigiana della Trinità (l’Ecce Homo di Bonzanigo e il San Bartolomeo di Perucca), la preziosa ed elegante Madonna del Rosario di Cerro Tanaro e il naturalissimo e commovente San Giuseppe di Montechiato d’Asti.
E proprio a ribadire il ruolo importante che il tema del restauro ha avuto nella impostazione della mostra, si è deciso di collocare in apertura l’enigmatica Santa Caterina di Nizza Monferrato, rappresentativa di un restauro storico, estremo e irreversibile, documentato da un vero e proprio progetto datato 1844 che viene presentato accanto alla statua per meglio evidenziare le modifiche apportate e le oggettive difficoltà di studio che spesso questi manufatti presentano.
Le sculture protagoniste del Teatro del sacro a cui allude il titolo proposto, sono state scelte quindi tenendo conto della qualità, della varietà iconografica, della rappresentatività sul territorio senza trascurare, come sopra sottolineato, di evidenziare il carattere emblematico di alcuni restauri.
In questa presentazione vi era il rischio di favorire qualche straniamento delle immagini scultoree, a cui si è cercato di ovviare con l’efficacia dell’allestimento e con l’evocazione di alcune strutture d’altare tramite immagini fotografiche e fondali accanto alla riproposizione di un apparato nella sua completezza - quello, bonzanighiano, di Costigliole d’Asti -, che mostri, almeno in parte, il livello di coinvolgimento delle comunità nell’organizzazione degli scenari che contrappuntavano le principali feste liturgiche. La stessa problematica è connessa alla collocazione in mostra di alcune macchine processionali ideate in funzione di una percezione certo non statica, ma diversamente godibili all’occhio del visitatore che può misurare, attraverso la visione ravvicinata, la qualità della realizzazione.
Del resto, grazie all’allestimento, anche le sculture sembrano essere scese dalle loro nicchie per cercare un più diretto rapporto con il pubblico.
Alle sculture esposte se ne affiancano idealmente tante altre, di gran lunga più numerose, reperite e fotografate su tutto il territorio in occasione del censimento CEI sopra ricordato e delle campagne di catalogazione ministeriali, riproposte come in un atlante nel Repertorio collocato nell’ultima parte del catalogo: passo significativo verso la conoscenza e la tutela di questo genere di manufatto e delle specifiche problematiche ad esso attinenti e prezioso strumento per futuri approfondimenti. Per questo ricorre, nei titoli della mostra, il termine chiave di percorsi, quasi a sottolineare il tema del viaggio, dell’esplorazione di un campo di attività artistica e della possibile scoperta di testimonianze a volte anche assai significative. E in questo senso, percorsi sono anche quelli consigliati in alcune chiese cittadine e strettamente complementari alla mostra.
18
aprile 2009
Il Teatro del Sacro. Percorsi tra la scultura lignea del Sei e Settecento nell’Astigiano
Dal 18 aprile 2009 al 10 gennaio 2010
arte antica
Location
PALAZZO MAZZETTI
Asti, Corso Vittorio Alfieri, 357, (Asti)
Asti, Corso Vittorio Alfieri, 357, (Asti)
Orario di apertura
da martedì a domenica 10,30-18,30. Lunedì chiuso
Vernissage
18 Aprile 2009, ore 18
Editore
SILVANA EDITORIALE
Curatore