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IL TEMPO IN POSA. IMMAGINI DI VITA SICILIANA TRA ‘800 E ‘900
una selezione di trenta immagini in bianco e nero da un prezioso fondo fotografico scoperto nel 1976 da Gesualdo BUFALINO, nella soffitta di una ricca dimora nella campagna iblea; un viaggio nel tempo di una Sicilia agreste e letteraria che solo l’arte – e la fotografia – riescono ancora ad evocare.
Comunicato stampa
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Il caso ha una grande parte in tutte queste cose, e un secondo caso, quello della nostra morte, spesso non ci permette d'attendere a lungo i favori del primo. Mi sembra molto ragionevole la credenza celtica secondo cui le anime di quelli che abbiamo perduto sono prigioniere entro qualche essere inferiore, una bestia, un vegetale, una cosa inanimata, perdute di fatto per noi fino al giorno, che per molti non giunge mai, che ci troviamo a passare accanto all'albero, che veniamo in possesso dell'oggetto che le tiene prigioniere. Esse trasaliscono allora, ci chiamano e non appena le abbiamo riconosciute, l'incanto è rotto. Liberate da noi, hanno vinto la morte e ritornano a vivere con noi. Così è per il nostro passato. È inutile cercare di rievocarlo, tutti gli sforzi della nostra intelligenza sono vani. Esso si nasconde fuori del suo campo e del suo raggio d'azione in qualche oggetto materiale che noi non supponiamo. Quest'oggetto, vuole il caso che lo incontriamo prima di morire, o che non lo incontriamo mai.
Marcel PROUST (1871 – 1922)
scrittore, saggista e critico francese
La Galleria Fotografica Luigi Ghirri di Caltagirone CT,
anche in questo incerto volgere d’anno, prosegue la sua attività espositiva – con uno sguardo al passato della nostra terra e alla storia della fotografia siciliana – grazie alla valida collaborazione della Diocesi di Caltagirone e della Fondazione Gesualdo Bufalino di Comiso, custode del fondo fotografico Iacono-Meli.
Ed è in una mostra extra moenia nel Museo Diocesano della città, luogo emblematico per la cultura artistica del territorio in ambito religioso e prezioso presidio di identità, che questa ristretta sequenza di trenta immagini in bianco e nero – riprodotte da un nucleo ben più corposo, ritrovato fortunosamente da Gesualdo BUFALINO nel 1976 nella soffitta di una dimora nella campagna di Comiso – trova eco ed ospitalità.
La storia e i percorsi della Galleria GHIRRI spesso hanno incontrato la fotografia storica mostrando, com’è giusto che sia, una particolare attenzione alla Sicilia, terra antica e culturalmente stratificata, paradigma del mondo e meta di incessanti corsi e ricorsi di civiltà, teatro naturale, culturale e antropologico, luogo degli accadimenti per la fotografia delle origini, isola continente di volta in volta raccontata, descritta, raffigurata e ancor prima vissuta. Ed è proprio dalla vita vissuta di due “indigeni della fotografia” – Gioacchino IACONO e Francesco MELI, comisani – che l’ineffabile trama del caso recupera fortunosamente dall’oblio questo ricco apparato di immagini, sorta di muto fondale istoriato per una comunitaria opera dei pupi.
A questo punto, spontanea quanto inquietante, si fa strada una riflessione: se il caos avesse avuto la meglio sul caso, forse, non sarebbero stati gli occhi e i pensieri di un raffinato, poetico e ancor quanto sconosciuto scrittore di provincia – quel Gesualdo BUFALINO, tragicamente scomparso in un pomeriggio di giugno del 1996 – a dar voce, trama e vita ai muti simulacri di questa genie estinta di siciliani che, da antiche e fragili lastre fotografiche, si affacciano ancora sul XXI secolo. Forse i malsani umori di una discarica, come in mille altri destini d’oblio e distruzione, avrebbero calato per sempre il sipario sul palcoscenico di una Sicilia che fu.
Sebastiano FAVITTA e Attilio GERBINO
Galleria Fotografica Luigi GHIRRI
Caltagirone, dicembre 2014
Il Museo Diocesano di Caltagirone CT,
con lo scopo di far conoscere e valorizzare la vita siciliana fra XIX e XX secolo presso i nostri spazi, presenta questa mostra fotografica dal titolo “Il tempo in posa. Immagini di vita siciliana tra ‘800 e ‘900” con le fotografie di Gioacchino IACONO CARUSO e Francesco MELI CIARCIÀ.
I due autori, come descrive Gesualdo BUFALINO autore dell’opera da cui è tratto il titolo della mostra, possono essere definiti tra i primi ad aver immortalato la Sicilia di quel tempo. Come si nota nell’opera di BUFALINO, i due fotografi si preparano al nuovo secolo, appropriandosi del mezzo espressivo più moderno allora a disposizione. Ne risulta un patrimonio di parecchie centinaia di lastre, ritratti di familiari e contadini o altri personaggi quasi sempre conosciuti personalmente dai fotografi.
Quello che notiamo attraverso le loro foto è il senso di un profondo rispetto nei confronti del soggetto fotografato, tanto che anche i più miserabili mantengono una loro dignità serena di fronte a un avvenimento così straordinario come quello di rimanere immortalati per la prima e, probabilmente, unica volta nella loro vita. Il soggetto principale di queste immagini è la famiglia con la sua rigida struttura gerarchica: “… la donna, ad occhi bassi o levata in piedi accanto al marito superbo e seduto, par sempre spetti una funzione suddita e comprimaria”. Per una società che va perdendo la propria memoria storico-familiare la fotografia si conferma come strumento portante e come stimolo.
“A volte il mondo dei morti si mescola a quello dei vivi”
Dove vien meno l'interesse,
vien meno anche la memoria.
Johann Wolfgang GOETHE (1749 – 1842)
scrittore, poeta e drammaturgo tedesco
A guardarli tutti, uno per uno e negli occhi – quando queste porte dell’anima puntano lo sguardo di volta in volta fiero o sognante, compito, inquieto o malinconico –, a vederli talmente simili alle figurine irrigidite di un presepe di Giacomo BONGIOVANNI o Giuseppe VACCARO, tanto perfetti come protagonisti di un romanzo verista di fine Ottocento e indubbiamente ideali come comparse veraci in un filmato pre-bellico … loro, questi siciliani antichi – siano essi ieratici e coriacei popolani o crassi borghesi rurali – loro, sono inesorabilmente morti e, nel contempo, per un qualche arcano … ancora misteriosamente “vivi”.
Che la fotografia – e il tema del ritratto in particolare – porti con se una sfumatura impalpabile, quasi un’eco silenziosa, una sorta di lento ritorno di battigia vagamente funerario è cosa nota, tanto a chi non riesce a tenere in mostra l’effige di un caro estinto, senza cedere alla malinconia, quanto a chi di fotografia scrive. Eppure, ogni qualvolta un recupero fortuito consente di studiare e presentare un antico fondo fotografico, simile a quello da cui provengono le immagini di questa mostra, scatta un singolare corto circuito temporale: si apre un varco e un canale di comunicazione con una comunità e una società irrimediabilmente estinta e ai “vivi di ieri” è concesso un privilegio che a noi – “vivi di oggi” – probabilmente, non sarà accordato.
L’evoluzione tecnologica legata alle trasformazioni sociali, il consumo vorace e onnivoro di immagini che si bruciano nell’attimo infinitesimo di un post da social network, il tempo schizofrenico che costringe a operare esclusivamente in superficie, la rinuncia alla riflessione e alla profondità in favore dell’approssimazione, la superficialità spacciata per una leggerezza ruffiana … tutto insomma determina la radicale trasformazione del nostro rapporto con il mondo delle immagini, specchio dell’alterazione – degradazione sic et simpliciter – del rapporto umano e sociale che lega gli individui di una comunità, oggi sempre più globale.
A scorrere le fotografie del fondo Iacono-Meli, oltre l’innegabile valore storico e antropologico – indagato e magistralmente narrato da Gesualdo BUFALINO nel 1977, nel raro e prezioso libretto «Vecchie fotografie» edito a cura del Comune e del Centro di Cultura Ippari di Comiso e nell’altrettanto raro volume «Comiso ieri» stampato da Sellerio nel 1978 – ci soccorre una declinazione di sguardi, atteggiamenti e gesti, emblemi dell’anima di una scomparsa comunità ancestrale per la quale i valori, il rispetto e i sentimenti assumevano una qualità oggi anacronistica. Impacciati, rigidi e quasi imbalsamati, incatenati ai tempi lunghi di pose mutuate dalla pittura e alle quali neanche i bambini riescono a sfuggire, tutti mantengono una dignità e una compostezza serena che immancabilmente suscitano una languida vena di nostalgia. Ma chi saranno mai queste larve curiose affacciate sul XXI secolo? Chi questi ectoplasmi fantasma che, muti e pazienti, protetti dalle pagine di vecchi album polverosi, ci sussurrano un personale elogio della lentezza? Chiusi in questi micro mondi in bianco e nero, piccole finestre sempre aperte sul passato, sono semplicemente ancora “vivi”.
“A volte il mondo dei morti si mescola a quello dei vivi” sentenzia Mrs Bertha Mills, la vecchia governante morta di The Others: nell’inquietante film del 2001, del regista spagnolo Alejandro AMENÁBAR, i “vivi di ieri” e i “vivi di oggi” convivono, muovendosi tra un vecchio album di ritratti ottocenteschi, una vetusta dimora signorile e un presente assai poco affascinante. Per noi, che affidiamo i nostri innumerevoli simulacri agli impalpabili obiettivi digitali, che dissolviamo i nostri album in cloud computing – immensi archivi virtuali che, come nuvole informatiche, non hanno precise coordinate geografiche e avvolgono il pianeta in un’atmosfera di infinite informazioni e immagini – ... per noi che della compostezza e delle vecchie soffitte polverose ci siamo fatti beffe, basterà la sensibilità di una moderna carta fotografica fine art o la paziente lettura di un Gesualdo BUFALINO del futuro per essere “vivi di domani”?
Attilio GERBINO
Galleria Fotografica Luigi GHIRRI
Riesi, dicembre 2014
Marcel PROUST (1871 – 1922)
scrittore, saggista e critico francese
La Galleria Fotografica Luigi Ghirri di Caltagirone CT,
anche in questo incerto volgere d’anno, prosegue la sua attività espositiva – con uno sguardo al passato della nostra terra e alla storia della fotografia siciliana – grazie alla valida collaborazione della Diocesi di Caltagirone e della Fondazione Gesualdo Bufalino di Comiso, custode del fondo fotografico Iacono-Meli.
Ed è in una mostra extra moenia nel Museo Diocesano della città, luogo emblematico per la cultura artistica del territorio in ambito religioso e prezioso presidio di identità, che questa ristretta sequenza di trenta immagini in bianco e nero – riprodotte da un nucleo ben più corposo, ritrovato fortunosamente da Gesualdo BUFALINO nel 1976 nella soffitta di una dimora nella campagna di Comiso – trova eco ed ospitalità.
La storia e i percorsi della Galleria GHIRRI spesso hanno incontrato la fotografia storica mostrando, com’è giusto che sia, una particolare attenzione alla Sicilia, terra antica e culturalmente stratificata, paradigma del mondo e meta di incessanti corsi e ricorsi di civiltà, teatro naturale, culturale e antropologico, luogo degli accadimenti per la fotografia delle origini, isola continente di volta in volta raccontata, descritta, raffigurata e ancor prima vissuta. Ed è proprio dalla vita vissuta di due “indigeni della fotografia” – Gioacchino IACONO e Francesco MELI, comisani – che l’ineffabile trama del caso recupera fortunosamente dall’oblio questo ricco apparato di immagini, sorta di muto fondale istoriato per una comunitaria opera dei pupi.
A questo punto, spontanea quanto inquietante, si fa strada una riflessione: se il caos avesse avuto la meglio sul caso, forse, non sarebbero stati gli occhi e i pensieri di un raffinato, poetico e ancor quanto sconosciuto scrittore di provincia – quel Gesualdo BUFALINO, tragicamente scomparso in un pomeriggio di giugno del 1996 – a dar voce, trama e vita ai muti simulacri di questa genie estinta di siciliani che, da antiche e fragili lastre fotografiche, si affacciano ancora sul XXI secolo. Forse i malsani umori di una discarica, come in mille altri destini d’oblio e distruzione, avrebbero calato per sempre il sipario sul palcoscenico di una Sicilia che fu.
Sebastiano FAVITTA e Attilio GERBINO
Galleria Fotografica Luigi GHIRRI
Caltagirone, dicembre 2014
Il Museo Diocesano di Caltagirone CT,
con lo scopo di far conoscere e valorizzare la vita siciliana fra XIX e XX secolo presso i nostri spazi, presenta questa mostra fotografica dal titolo “Il tempo in posa. Immagini di vita siciliana tra ‘800 e ‘900” con le fotografie di Gioacchino IACONO CARUSO e Francesco MELI CIARCIÀ.
I due autori, come descrive Gesualdo BUFALINO autore dell’opera da cui è tratto il titolo della mostra, possono essere definiti tra i primi ad aver immortalato la Sicilia di quel tempo. Come si nota nell’opera di BUFALINO, i due fotografi si preparano al nuovo secolo, appropriandosi del mezzo espressivo più moderno allora a disposizione. Ne risulta un patrimonio di parecchie centinaia di lastre, ritratti di familiari e contadini o altri personaggi quasi sempre conosciuti personalmente dai fotografi.
Quello che notiamo attraverso le loro foto è il senso di un profondo rispetto nei confronti del soggetto fotografato, tanto che anche i più miserabili mantengono una loro dignità serena di fronte a un avvenimento così straordinario come quello di rimanere immortalati per la prima e, probabilmente, unica volta nella loro vita. Il soggetto principale di queste immagini è la famiglia con la sua rigida struttura gerarchica: “… la donna, ad occhi bassi o levata in piedi accanto al marito superbo e seduto, par sempre spetti una funzione suddita e comprimaria”. Per una società che va perdendo la propria memoria storico-familiare la fotografia si conferma come strumento portante e come stimolo.
“A volte il mondo dei morti si mescola a quello dei vivi”
Dove vien meno l'interesse,
vien meno anche la memoria.
Johann Wolfgang GOETHE (1749 – 1842)
scrittore, poeta e drammaturgo tedesco
A guardarli tutti, uno per uno e negli occhi – quando queste porte dell’anima puntano lo sguardo di volta in volta fiero o sognante, compito, inquieto o malinconico –, a vederli talmente simili alle figurine irrigidite di un presepe di Giacomo BONGIOVANNI o Giuseppe VACCARO, tanto perfetti come protagonisti di un romanzo verista di fine Ottocento e indubbiamente ideali come comparse veraci in un filmato pre-bellico … loro, questi siciliani antichi – siano essi ieratici e coriacei popolani o crassi borghesi rurali – loro, sono inesorabilmente morti e, nel contempo, per un qualche arcano … ancora misteriosamente “vivi”.
Che la fotografia – e il tema del ritratto in particolare – porti con se una sfumatura impalpabile, quasi un’eco silenziosa, una sorta di lento ritorno di battigia vagamente funerario è cosa nota, tanto a chi non riesce a tenere in mostra l’effige di un caro estinto, senza cedere alla malinconia, quanto a chi di fotografia scrive. Eppure, ogni qualvolta un recupero fortuito consente di studiare e presentare un antico fondo fotografico, simile a quello da cui provengono le immagini di questa mostra, scatta un singolare corto circuito temporale: si apre un varco e un canale di comunicazione con una comunità e una società irrimediabilmente estinta e ai “vivi di ieri” è concesso un privilegio che a noi – “vivi di oggi” – probabilmente, non sarà accordato.
L’evoluzione tecnologica legata alle trasformazioni sociali, il consumo vorace e onnivoro di immagini che si bruciano nell’attimo infinitesimo di un post da social network, il tempo schizofrenico che costringe a operare esclusivamente in superficie, la rinuncia alla riflessione e alla profondità in favore dell’approssimazione, la superficialità spacciata per una leggerezza ruffiana … tutto insomma determina la radicale trasformazione del nostro rapporto con il mondo delle immagini, specchio dell’alterazione – degradazione sic et simpliciter – del rapporto umano e sociale che lega gli individui di una comunità, oggi sempre più globale.
A scorrere le fotografie del fondo Iacono-Meli, oltre l’innegabile valore storico e antropologico – indagato e magistralmente narrato da Gesualdo BUFALINO nel 1977, nel raro e prezioso libretto «Vecchie fotografie» edito a cura del Comune e del Centro di Cultura Ippari di Comiso e nell’altrettanto raro volume «Comiso ieri» stampato da Sellerio nel 1978 – ci soccorre una declinazione di sguardi, atteggiamenti e gesti, emblemi dell’anima di una scomparsa comunità ancestrale per la quale i valori, il rispetto e i sentimenti assumevano una qualità oggi anacronistica. Impacciati, rigidi e quasi imbalsamati, incatenati ai tempi lunghi di pose mutuate dalla pittura e alle quali neanche i bambini riescono a sfuggire, tutti mantengono una dignità e una compostezza serena che immancabilmente suscitano una languida vena di nostalgia. Ma chi saranno mai queste larve curiose affacciate sul XXI secolo? Chi questi ectoplasmi fantasma che, muti e pazienti, protetti dalle pagine di vecchi album polverosi, ci sussurrano un personale elogio della lentezza? Chiusi in questi micro mondi in bianco e nero, piccole finestre sempre aperte sul passato, sono semplicemente ancora “vivi”.
“A volte il mondo dei morti si mescola a quello dei vivi” sentenzia Mrs Bertha Mills, la vecchia governante morta di The Others: nell’inquietante film del 2001, del regista spagnolo Alejandro AMENÁBAR, i “vivi di ieri” e i “vivi di oggi” convivono, muovendosi tra un vecchio album di ritratti ottocenteschi, una vetusta dimora signorile e un presente assai poco affascinante. Per noi, che affidiamo i nostri innumerevoli simulacri agli impalpabili obiettivi digitali, che dissolviamo i nostri album in cloud computing – immensi archivi virtuali che, come nuvole informatiche, non hanno precise coordinate geografiche e avvolgono il pianeta in un’atmosfera di infinite informazioni e immagini – ... per noi che della compostezza e delle vecchie soffitte polverose ci siamo fatti beffe, basterà la sensibilità di una moderna carta fotografica fine art o la paziente lettura di un Gesualdo BUFALINO del futuro per essere “vivi di domani”?
Attilio GERBINO
Galleria Fotografica Luigi GHIRRI
Riesi, dicembre 2014
13
dicembre 2014
IL TEMPO IN POSA. IMMAGINI DI VITA SICILIANA TRA ‘800 E ‘900
Dal 13 dicembre 2014 al 31 gennaio 2015
fotografia
Location
MUSEO DIOCESANO
Caltagirone, Piazza San Francesco D'assisi, 9, (Catania)
Caltagirone, Piazza San Francesco D'assisi, 9, (Catania)
Biglietti
intero € 5,00 / ridotto € 3,00 / ridotto scuole € 1,00
Orario di apertura
lun. / ven. 9.30 -12.30, 16.00 -19.00; sab. e festivi 16.00 -19.00.
Vernissage
13 Dicembre 2014, ore 18.00
Autore
Curatore