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Il Trono della Regina di Saba
La mostra, organizzata dal Museo Nazionale d’Arte Orientale ‘Giuseppe Tucci’, dal Ministero degli Affari Esteri e
dall’Ambasciata della Repubblica dello Yemen in Italia in collaborazione con la Missione Archeologica Italiana in
Yemen e Monumenta Orientalia, presenta per la prima volta le raccolte sudarabiche del Museo, formate in Yemen tra il
1929 e il 1939 da medici italiani che, in seguito all’Accordo di Cooperazione e di Amicizia firmato il 2 settembre 1926
dall’Imam Yahya e dal Governatore dell’Eritrea Jacopo Gasparini, lavoravano in diversi ospedali del Paese. I Greci e i
Romani chiamavano lo Yemen Arabia Felix per la ricchezza delle spezie che vi erano prodotte..
Comunicato stampa
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La mostra, organizzata dal Museo Nazionale d’Arte Orientale ‘Giuseppe Tucci’, dal Ministero degli Affari Esteri e
dall’Ambasciata della Repubblica dello Yemen in Italia in collaborazione con la Missione Archeologica Italiana in
Yemen e Monumenta Orientalia, presenta per la prima volta le raccolte sudarabiche del Museo, formate in Yemen tra il
1929 e il 1939 da medici italiani che, in seguito all’Accordo di Cooperazione e di Amicizia firmato il 2 settembre 1926
dall’Imam Yahya e dal Governatore dell’Eritrea Jacopo Gasparini, lavoravano in diversi ospedali del Paese. I Greci e i
Romani chiamavano lo Yemen Arabia Felix per la ricchezza delle spezie che vi erano prodotte. Dopo i Romani i primi
Italiani in Yemen furono i Polo e Ludovico de Verthema. Tuttavia bisognerà aspettare la fine dell’800 perché un
Italiano raccontasse il Paese con occhio arguto, vivace e curioso: Renzo Manzoni, nipote di Alessandro, dopo il
fallimento di un progetto in Etiopia intraprenderà il suo primo viaggio nello Yemen che lo avrebbe portato, nel
settembre 1877, da ‘Aden a Ṣan‘ā’. Il Manzoni vi rimarrà tre anni contribuendo con le sue spedizioni alla conoscenza
del territorio. Dal 1891 al 1938, quando la sconfitta di el-Alamein sancirà la fine della presenza italiana in Arabia, altri
viaggiatori, commercianti e studiosi italiani si spingeranno fino a Ṣan‘ā’, dove molti di essi passeranno parte della loro
vita. Dopo il 1938 la presenza italiana in Yemen diminuisce sensibilmente: rimane attivo l’ospedale, aperto in seguito
all’Accordo e i contributi italiani si limiteranno a poche anche se importanti missioni scientifiche finalizzate allo studio
della flora, della fauna, della geologia. La mostra si articola in tre sezioni - Documenti, Da Ṣan‘ā’ a Roma, La Regina di
Saba e il suo trono - che presentano circa 160 oggetti tra materiale archeologico, artistico, etnografico e documentario.
Nella Sezione Documenti è presentata una serie di materiali che illustrano le vicende che fin dalla fine dell’`800 legano
l’Italia allo Yemen. Grazie alla collaborazione della Società Geografica Italiana, sono esposti per la prima volta il
manoscritto di Renzo Manzoni di Tre anni nell’Arabia Felice, le fotografie da lui scattate a Ṣan‘ā’ e la pianta della città
disegnata durante i primi mesi del 1879. A questi documenti seguono una serie di fotografie dedicate al Governatore
Jacopo Gasparini che firmò l’Accordo, alcune vedute di G. Oprandi, che immortalò sulla tela l’opera di bonifica
condotta da Gasparini a Tessenei (Etiopia settentrionale), una lettera dell’Imam, un album con la rassegna stampa
relativa all’Accordo citato e, infine, alcune fotografie del viaggio del Principe yemenita a Roma e a Venezia nel 1927.
La sezione è completata da alcune lettere relative alla donazione Zoli-Ansaldi e Rossi e da una scelta di materiali
etnografici (costumi, gioielli, piante odorose, ecc). La sezione Da Ṣan‘ā’ a Roma presenta le collezioni storiche del
Museo. La raccolta più importante è quella Zoli-Ansaldi, formata negli anni ’30 da S.E. Corrado Zoli, Governatore
dell’Oltregiuba e da Cesare Ansaldi, medico personale dell’Imam Yahya. Donata allo Stato nel 1933, la collezione fu
originariamente destinata al Museo Nazionale Romano, e trasferita al MNAO nel 1984. La seconda collezione
trasferita nello stesso anno fu quella di Ettore Rossi, donata nel 1938. La terza raccolta fu acquistata dallo Stato nel
1987 da Lamberto Cicconi, originario di Macerata, che aveva prestato servizio come medico a Ṣan‘ā’ nel 1938. A
queste raccolte si aggiungono gli oggetti acquistati nel 1971 da Mario Livadiotti, medico personale dell’ultimo Imam e
del primo Presidente della nascente Repubblica dello Yemen. Le collezioni sudarabiche comprendono ceramiche,
sculture, rilievi, elementi architettonici, iscrizioni, bronzi, figurine di terracotta e monete. Infine, la sezione Il trono e la
Regina di Saba riguarda ‘La leggenda della Regina di Saba’, che da oltre due millenni alimenta le tradizioni letterarie
del Giudaismo, del Cristianesimo e dell’Islam, i cui elementi simbolici si intrecciano in complesse figurazioni nelle
letterature europee, asiatiche e africane (dove in particolare la leggenda è alla base dell’epopea nazionale dell’Etiopia).
Non meno significativa è stata l’ispirazione che la leggenda ha offerto alle arti figurative. In questa sezione è ricostruito
per la prima volta un modello di trono sabeo, esposto con una serie di quadri etiopici, appartenenti alle collezioni
dell’ex Museo delle Colonie. L’allestimento è completato con alcuni oggetti che testimoniano il fascino che questa
figura femminile ha esercitato sull’immaginario dell’Occidente; tra questi l’omonima colonia prodotta nel 1927 dalla
Antica Casa Borsari di Parma in occasione della visita in Italia del Principe ereditario dello Yemen. Durante il periodo
della mostra saranno proiettati un filmato relativo all’attività della Missione Archeologica Italiana in Yemen, e saranno
presentati due libri relativi all’archeologia sudarabica:
1) Alessandro de Maigret. Saba', Ma´în et Qatabân. Contributions à l'archéologie et à l'histoire de l'Arabie ancienne a
cura di Christian J. Robin e Sabina Antonini de Maigret;
dall’Ambasciata della Repubblica dello Yemen in Italia in collaborazione con la Missione Archeologica Italiana in
Yemen e Monumenta Orientalia, presenta per la prima volta le raccolte sudarabiche del Museo, formate in Yemen tra il
1929 e il 1939 da medici italiani che, in seguito all’Accordo di Cooperazione e di Amicizia firmato il 2 settembre 1926
dall’Imam Yahya e dal Governatore dell’Eritrea Jacopo Gasparini, lavoravano in diversi ospedali del Paese. I Greci e i
Romani chiamavano lo Yemen Arabia Felix per la ricchezza delle spezie che vi erano prodotte. Dopo i Romani i primi
Italiani in Yemen furono i Polo e Ludovico de Verthema. Tuttavia bisognerà aspettare la fine dell’800 perché un
Italiano raccontasse il Paese con occhio arguto, vivace e curioso: Renzo Manzoni, nipote di Alessandro, dopo il
fallimento di un progetto in Etiopia intraprenderà il suo primo viaggio nello Yemen che lo avrebbe portato, nel
settembre 1877, da ‘Aden a Ṣan‘ā’. Il Manzoni vi rimarrà tre anni contribuendo con le sue spedizioni alla conoscenza
del territorio. Dal 1891 al 1938, quando la sconfitta di el-Alamein sancirà la fine della presenza italiana in Arabia, altri
viaggiatori, commercianti e studiosi italiani si spingeranno fino a Ṣan‘ā’, dove molti di essi passeranno parte della loro
vita. Dopo il 1938 la presenza italiana in Yemen diminuisce sensibilmente: rimane attivo l’ospedale, aperto in seguito
all’Accordo e i contributi italiani si limiteranno a poche anche se importanti missioni scientifiche finalizzate allo studio
della flora, della fauna, della geologia. La mostra si articola in tre sezioni - Documenti, Da Ṣan‘ā’ a Roma, La Regina di
Saba e il suo trono - che presentano circa 160 oggetti tra materiale archeologico, artistico, etnografico e documentario.
Nella Sezione Documenti è presentata una serie di materiali che illustrano le vicende che fin dalla fine dell’`800 legano
l’Italia allo Yemen. Grazie alla collaborazione della Società Geografica Italiana, sono esposti per la prima volta il
manoscritto di Renzo Manzoni di Tre anni nell’Arabia Felice, le fotografie da lui scattate a Ṣan‘ā’ e la pianta della città
disegnata durante i primi mesi del 1879. A questi documenti seguono una serie di fotografie dedicate al Governatore
Jacopo Gasparini che firmò l’Accordo, alcune vedute di G. Oprandi, che immortalò sulla tela l’opera di bonifica
condotta da Gasparini a Tessenei (Etiopia settentrionale), una lettera dell’Imam, un album con la rassegna stampa
relativa all’Accordo citato e, infine, alcune fotografie del viaggio del Principe yemenita a Roma e a Venezia nel 1927.
La sezione è completata da alcune lettere relative alla donazione Zoli-Ansaldi e Rossi e da una scelta di materiali
etnografici (costumi, gioielli, piante odorose, ecc). La sezione Da Ṣan‘ā’ a Roma presenta le collezioni storiche del
Museo. La raccolta più importante è quella Zoli-Ansaldi, formata negli anni ’30 da S.E. Corrado Zoli, Governatore
dell’Oltregiuba e da Cesare Ansaldi, medico personale dell’Imam Yahya. Donata allo Stato nel 1933, la collezione fu
originariamente destinata al Museo Nazionale Romano, e trasferita al MNAO nel 1984. La seconda collezione
trasferita nello stesso anno fu quella di Ettore Rossi, donata nel 1938. La terza raccolta fu acquistata dallo Stato nel
1987 da Lamberto Cicconi, originario di Macerata, che aveva prestato servizio come medico a Ṣan‘ā’ nel 1938. A
queste raccolte si aggiungono gli oggetti acquistati nel 1971 da Mario Livadiotti, medico personale dell’ultimo Imam e
del primo Presidente della nascente Repubblica dello Yemen. Le collezioni sudarabiche comprendono ceramiche,
sculture, rilievi, elementi architettonici, iscrizioni, bronzi, figurine di terracotta e monete. Infine, la sezione Il trono e la
Regina di Saba riguarda ‘La leggenda della Regina di Saba’, che da oltre due millenni alimenta le tradizioni letterarie
del Giudaismo, del Cristianesimo e dell’Islam, i cui elementi simbolici si intrecciano in complesse figurazioni nelle
letterature europee, asiatiche e africane (dove in particolare la leggenda è alla base dell’epopea nazionale dell’Etiopia).
Non meno significativa è stata l’ispirazione che la leggenda ha offerto alle arti figurative. In questa sezione è ricostruito
per la prima volta un modello di trono sabeo, esposto con una serie di quadri etiopici, appartenenti alle collezioni
dell’ex Museo delle Colonie. L’allestimento è completato con alcuni oggetti che testimoniano il fascino che questa
figura femminile ha esercitato sull’immaginario dell’Occidente; tra questi l’omonima colonia prodotta nel 1927 dalla
Antica Casa Borsari di Parma in occasione della visita in Italia del Principe ereditario dello Yemen. Durante il periodo
della mostra saranno proiettati un filmato relativo all’attività della Missione Archeologica Italiana in Yemen, e saranno
presentati due libri relativi all’archeologia sudarabica:
1) Alessandro de Maigret. Saba', Ma´în et Qatabân. Contributions à l'archéologie et à l'histoire de l'Arabie ancienne a
cura di Christian J. Robin e Sabina Antonini de Maigret;
10
ottobre 2012
Il Trono della Regina di Saba
Dal 10 ottobre 2012 al 13 gennaio 2013
archeologia
Location
MUSEO NAZIONALE D’ARTE ORIENTALE GIUSEPPE TUCCI – PALAZZO BRANCACCIO
Roma, Via Merulana, 248, (Roma)
Roma, Via Merulana, 248, (Roma)
Biglietti
€ 6,00; ridotto € 3,00; gratuito per i minori di 18 anni e per gli over 65 anni
(su richiesta ingresso per persone con disabilità)
Orario di apertura
Mart., Merc., Ven.: 9-14 - Gio., Sab., Dom. e Festivi: 9-19.30. Chiuso Lunedì
Vernissage
10 Ottobre 2012, h 17.30
Curatore