Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Il Ventre di Napoli
Il Ventre di Napoli vede la città come un meccanismo vivente la cui identità, intesa come architettura, pianificazione urbana, lingua, popolazione, è stata plasmata dalla propria storia e dalle varie culture che adotta e accoglie. L’identità di una città e la sua posizione topografica favoriscono l’apertura e l’accoglienza a culture e popoli diversi.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Il Ventre di Napoli
In linea con l’idea progettuale della Fondazione Morra legata al Palazzo delle Sperimentazioni, inaugurato lo scorso giugno con l’esposizione ΠΩΛΕΙΤΑΙ di Matteo Fraterno, dal 9 Ottobre 2010 sarà aperta al pubblico la mostra Il Ventre di Napoli.
Il Ventre di Napoli trae il suo titolo da una serie di articoli scritti nel 1884 dall’allora ventottenne Matilde Serao, nei quali criticava duramente la proposta di Agostino Depretis di bonificare, radendolo al suolo, il centro storico di Napoli, contaminato da un’ epidemia di colera. In una serie di nove articoli pubblicati in prima pagina sul quotidiano romano Capitan Fracassa, Matilde Serao descrisse le implicazioni socio-economiche, le tradizioni ed i costumi del cuore di Napoli, concludendo che distruggendo il suo cuore – letteralmente “il ventre” – si sarebbe distrutta l’intera cultura napoletana.
Il progetto organizzato da Patricia Pulles coinvolge da due anni nove artisti residenti a Rotterdam. Dopo una breve visita iniziale (Ottobre 2008 – Febbraio 2009), i partecipanti, provenienti da diverse discipline artistiche, durante una seconda permanenza in città (Settembre 2009 – Giugno 2010), hanno registrato la loro percezione dello stato urbano, storico, sociale e culturale della città di Napoli, attraverso la creazione di nuovi lavori.
Come si può definire al giorno d’oggi una città multiculturale è il tema centrale del progetto Il Ventre di Napoli Nei secoli passati Napoli ha conosciuto diverse dominazioni straniere, tra cui quella normanna, francese e spagnola, di cui è possibile ancora oggi rintracciarne le influenze nel dialetto, nel cibo, nella musica e nell’architettura.
Gli artisti hanno fatto riferimento nei loro lavori, direttamente o indirettamente, alla situazione socio politica in un contesto urbano: Maziar Afrassiabi (Iran, 1973), Mohammed Benzakour (Marocco, 1972), Rossella Biscotti (Italia, 1978), Libia Castro & Ólafur Ólafsson (Spagna & Islanda, collaborano dal 1997), Ronald Cornelissen (Olanda, 1960), Ben Laloua / Didier Pascal (NL, studio fondato nel 2001), Parisa Yousef Doust (Iran, 1973) e Katarina Zdjelar (Serbia, 1979).
Partendo dalle loro peculiari identità, i partecipanti al progetto Il Ventre di Napoli si identificano con la città e attraverso le loro pratiche artistiche si collegano alla realtà urbana di Napoli. Per ognuno di loro la “napoletanità” assume un significato diverso.
Gli artisti coinvolti abitano tutti a Rotterdam, anch’esso un porto come Napoli, che accoglie un’ampia comunità di immigrati, anche se in un contesto urbano differente. L’intento non è quello di enfatizzare differenze o similitudini tra le due città, quanto quello di presentarle come due esempi di realtà multiculturali o, meglio ancora, due modelli di comunità urbane.
Il Ventre di Napoli vede la città come un meccanismo vivente la cui identità, intesa come architettura, pianificazione urbana, lingua, popolazione, è stata plasmata dalla propria storia e dalle varie culture che adotta e accoglie. L’identità di una città e la sua posizione topografica favoriscono l’apertura e l’accoglienza a culture e popoli diversi.
In linea con l’idea progettuale della Fondazione Morra legata al Palazzo delle Sperimentazioni, inaugurato lo scorso giugno con l’esposizione ΠΩΛΕΙΤΑΙ di Matteo Fraterno, dal 9 Ottobre 2010 sarà aperta al pubblico la mostra Il Ventre di Napoli.
Il Ventre di Napoli trae il suo titolo da una serie di articoli scritti nel 1884 dall’allora ventottenne Matilde Serao, nei quali criticava duramente la proposta di Agostino Depretis di bonificare, radendolo al suolo, il centro storico di Napoli, contaminato da un’ epidemia di colera. In una serie di nove articoli pubblicati in prima pagina sul quotidiano romano Capitan Fracassa, Matilde Serao descrisse le implicazioni socio-economiche, le tradizioni ed i costumi del cuore di Napoli, concludendo che distruggendo il suo cuore – letteralmente “il ventre” – si sarebbe distrutta l’intera cultura napoletana.
Il progetto organizzato da Patricia Pulles coinvolge da due anni nove artisti residenti a Rotterdam. Dopo una breve visita iniziale (Ottobre 2008 – Febbraio 2009), i partecipanti, provenienti da diverse discipline artistiche, durante una seconda permanenza in città (Settembre 2009 – Giugno 2010), hanno registrato la loro percezione dello stato urbano, storico, sociale e culturale della città di Napoli, attraverso la creazione di nuovi lavori.
Come si può definire al giorno d’oggi una città multiculturale è il tema centrale del progetto Il Ventre di Napoli Nei secoli passati Napoli ha conosciuto diverse dominazioni straniere, tra cui quella normanna, francese e spagnola, di cui è possibile ancora oggi rintracciarne le influenze nel dialetto, nel cibo, nella musica e nell’architettura.
Gli artisti hanno fatto riferimento nei loro lavori, direttamente o indirettamente, alla situazione socio politica in un contesto urbano: Maziar Afrassiabi (Iran, 1973), Mohammed Benzakour (Marocco, 1972), Rossella Biscotti (Italia, 1978), Libia Castro & Ólafur Ólafsson (Spagna & Islanda, collaborano dal 1997), Ronald Cornelissen (Olanda, 1960), Ben Laloua / Didier Pascal (NL, studio fondato nel 2001), Parisa Yousef Doust (Iran, 1973) e Katarina Zdjelar (Serbia, 1979).
Partendo dalle loro peculiari identità, i partecipanti al progetto Il Ventre di Napoli si identificano con la città e attraverso le loro pratiche artistiche si collegano alla realtà urbana di Napoli. Per ognuno di loro la “napoletanità” assume un significato diverso.
Gli artisti coinvolti abitano tutti a Rotterdam, anch’esso un porto come Napoli, che accoglie un’ampia comunità di immigrati, anche se in un contesto urbano differente. L’intento non è quello di enfatizzare differenze o similitudini tra le due città, quanto quello di presentarle come due esempi di realtà multiculturali o, meglio ancora, due modelli di comunità urbane.
Il Ventre di Napoli vede la città come un meccanismo vivente la cui identità, intesa come architettura, pianificazione urbana, lingua, popolazione, è stata plasmata dalla propria storia e dalle varie culture che adotta e accoglie. L’identità di una città e la sua posizione topografica favoriscono l’apertura e l’accoglienza a culture e popoli diversi.
09
ottobre 2010
Il Ventre di Napoli
Dal 09 ottobre al 09 novembre 2010
arte contemporanea
Location
PALAZZO DELLE SPERIMENTAZIONI
Napoli, Corso Vittorio Emanuele, 341, (Napoli)
Napoli, Corso Vittorio Emanuele, 341, (Napoli)
Orario di apertura
dal lunedì al sabato dalle18.30 alle 22.30, domenica chiuso
Vernissage
9 Ottobre 2010, dalle 19.00
Autore