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Ilenia Dusi – 60 Minuti per First Step. Accademia Verona
Yvonneartecontemporanea ha selezionato il lavoro di Ilenia Dusi tra le proposte dei finalisti del concorso First Step 9 dell’Accademia di Belle Arti di Verona.
Il lavoro mette in evidenza un aspetto importante della ricerca artistica: la processualità.
Comunicato stampa
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Il progetto First Step è curato da Massimo Balestrini, Marta Ferretti, Giovanni Morbin, Daniele Salvalai. Con il patrocinio del Comune e della Provincia di Verona. Partner: ArtVerona, MART Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, Rotary Club Verona Soave.
Il lavoro di Ilenia Dusi mette in evidenza un aspetto importante della ricerca artistica a cui da anni do spazio e rilievo nelle mostre della galleria: la processualità. Mi interessa porre il visitatore di una mostra in contatto con un percorso e le sue fasi perché sia evidente quel “ciò che è stato” che spesso viene negato a chi si trova difronte ad un quadro finito. Nel caso di 60 Minuti Ilenia Dusi indaga la rappresentazione del tempo, la possibilità di dare forma a ciò che accade, di cui solitamente non rimane traccia. L’aspetto interessante è che Ilenia Dusi trasforma questa fetta di tempo passando dalla registrazione dei suoni alla riproduzione in musica e successivamente in matrice e poi in stampa. A noi presenta il risultato nelle sue diverse fasi, perciò in mostra avremo il racconto diaristico, la musica e l’incisione, tre mezzi che rappresentano la stessa porzione di tempo.
In esposizione da Galla Caffè - Primo Piano, 7 incisioni su carta, una per ogni giorno della settimana, accompagnate da una cuffia da cui ascoltare la musica che corrisponde ad ogni giorno. Su un leggio sarà disponibile la stesura del diario, anche questo suddiviso per giorni della settimana.
Ho dialogato con Ilenia Dusi per approfondire alcuni aspetti del suo lavoro e mi fa piacere condividere le sue risposte.
La ricerca che presenti a Vicenza indaga la rappresentazione del tempo, è un elemento ricorrente nei tuoi lavori?
In 60 Minuti il tempo è il soggetto principale in quanto componente della vita, è un intervento di traduzione estetica e sonora di un lasso di tempo definito per un’intera settimana.
Nell’ultimo anno la mia ricerca artistica si è sempre più orientata verso la catalogazione concettuale dell’esistenza, di un momento o un gesto effimero che altrimenti andrebbe perso nella quotidianità. Il tempo dunque si è spesso insinuato all’interno dei lavori, non come protagonista assoluto ma come elemento di rappresentazione. In quest’opera in particolare,
yvonneartecontemporanea
tempo e suono creano una sinergia che si fa portatrice fisicamente e concettualmente di un
momento.
Qual è stato il percorso che ti ha portato a realizzare 60 Minuti, cosa è venuto prima? Quali stimoli ti hanno indirizzata?
Il percorso creativo dell’opera è stato molto articolato e ricco di sperimentazioni e studi. L’obiettivo fin da subito è stato quello di sfruttare il medium dell’incisione per poter portare avanti la ricerca artistica. La volontà di imprimere su una matrice lo scorrere di una giornata è stato lo stimolo fondamentale, si è dunque scelto di utilizzare i suoni/rumori di questa come emblema dello scorrere del tempo. Il vero “scoglio” non è stato dunque il soggetto dell’opera, quanto più la tecnica da utilizzare per rappresentarlo efficacemente. Il primo approccio di studio è stato verso il linguaggio del disco in vinile e dell’onda sonora, consultando anche l’artista e musicista Oriol Saladrigues Brunet. Nel proseguire della ricerca si è studiato e scelto il codice dello spartito da carillon e le possibilità di utilizzo delle tecniche incisorie sperimentali, con il supporto del professore e artista Giuseppe Vigolo.
Ci spieghi tecnicamente alcuni passaggi? Come hai registrato i suoni delle giornate e con quali tecnologie li hai tradotti in musica da carillon?
Non essendo un’esperta di nuove tecnologie, mi sono affidata a programmi esistenti. Essendo l’idiofono a pizzico (il carillon) e i file MIDI dei mezzi piuttosto diffusi, non è difficile recuperare online programmi specifici alla loro creazione.
Come primo passo ho registrato i suoni e i rumori della giornata per il tempo definito: 60 minuti per sette giorni, dalle 16 alle 17. Per fare ciò ho utilizzato un comunissimo registratore, ottenendo dei file in formato m4a. A questo punto ho utilizzato i programmi online di conversione per poter passare a un più leggibile mp3, traducilo in un formato MIDI, ovvero la sintetizzazione delle diverse parti del sonoro ad un’unica nota. A questo punto il risultato è una successione di note, una sintesi melodica della giornata. Come ultimo passaggio ho trasformato in spartito grafico le note ottenute dal MIDI. Per fare ciò ho sfruttato un programma di conversione online, che permette di elaborare e personalizzare il risultato.
Per quanto riguarda la parte della stampa, si tratta di matrici di cartonlegno, forate e tagliate una ad una per poi essere inchiostrate e stampante attraverso un lungo processo di circa un’ora per ogni stampa.
Sia il carillon che l’incisione sono mezzi in qualche modo antichi, superati dal nostro mondo di nuove scoperte tecnologiche ed informatiche. La scelta di questi mezzi è quindi legata a ciò che offriva l’Accademia e a un occhio ai costi o è una scelta di stile?
yvonneartecontemporanea
L’origine della ricerca per 60 Minuti è stata dettata dalla volontà di portare anche nel campo dell’incisione sperimentale la mia ricerca artistica. Uno dei miei obiettivi è quello di sfruttare ogni tipo di medium che l’arte ci offre utilizzando un unico filo conduttore: rendere il materiale scelto concettualmente e fisicamente portatore di un momento, di un processo o di un’idea. L’incisione, realizzata con l’assistenza del prof. Giuseppe Vigolo, ha fatto parte fin dal principio della creazione dell’opera.
Sicuramente i mezzi offerti dall’Accademia e dal budget hanno influenzato l’opera finale, tuttavia penso sia stata un’influenza positiva. Tali limitazione sono state degli stimoli più che delle gabbie, probabilmente se avessi avuto più mezzi, la ricerca si sarebbe conclusa banalmente molto prima. Durante la stampa delle matrici ho spesso riflettuto su come il risultato grafico potesse essere reso in molti altri modi più rapidi e semplificati, tuttavia non avrebbe sicuramente avuto lo stesso impatto visivo e lo stesso processo.
Per quanto riguarda il carillon, esso è uno strumento affascinante e senza tempo che a differenza di un cd o un file audio, mostra e rende evidenti le note e gli elementi che lo vanno a comporre, il che è proprio ciò che l’opera vuole presentare, lo trovo dunque perfetto per l’intento concettuale.
Se proprio dovessi pensare ad un modo per perfezionare l’opera in caso di un budget maggiore, andrei a migliorare la resa tecnica delle matrici, sfruttando macchinari appositi per la loro incisione e per il taglio delle strisce, creando così una stampa più precisa, tuttavia manterrei tutto il resto.
Il lavoro di Ilenia Dusi mette in evidenza un aspetto importante della ricerca artistica a cui da anni do spazio e rilievo nelle mostre della galleria: la processualità. Mi interessa porre il visitatore di una mostra in contatto con un percorso e le sue fasi perché sia evidente quel “ciò che è stato” che spesso viene negato a chi si trova difronte ad un quadro finito. Nel caso di 60 Minuti Ilenia Dusi indaga la rappresentazione del tempo, la possibilità di dare forma a ciò che accade, di cui solitamente non rimane traccia. L’aspetto interessante è che Ilenia Dusi trasforma questa fetta di tempo passando dalla registrazione dei suoni alla riproduzione in musica e successivamente in matrice e poi in stampa. A noi presenta il risultato nelle sue diverse fasi, perciò in mostra avremo il racconto diaristico, la musica e l’incisione, tre mezzi che rappresentano la stessa porzione di tempo.
In esposizione da Galla Caffè - Primo Piano, 7 incisioni su carta, una per ogni giorno della settimana, accompagnate da una cuffia da cui ascoltare la musica che corrisponde ad ogni giorno. Su un leggio sarà disponibile la stesura del diario, anche questo suddiviso per giorni della settimana.
Ho dialogato con Ilenia Dusi per approfondire alcuni aspetti del suo lavoro e mi fa piacere condividere le sue risposte.
La ricerca che presenti a Vicenza indaga la rappresentazione del tempo, è un elemento ricorrente nei tuoi lavori?
In 60 Minuti il tempo è il soggetto principale in quanto componente della vita, è un intervento di traduzione estetica e sonora di un lasso di tempo definito per un’intera settimana.
Nell’ultimo anno la mia ricerca artistica si è sempre più orientata verso la catalogazione concettuale dell’esistenza, di un momento o un gesto effimero che altrimenti andrebbe perso nella quotidianità. Il tempo dunque si è spesso insinuato all’interno dei lavori, non come protagonista assoluto ma come elemento di rappresentazione. In quest’opera in particolare,
yvonneartecontemporanea
tempo e suono creano una sinergia che si fa portatrice fisicamente e concettualmente di un
momento.
Qual è stato il percorso che ti ha portato a realizzare 60 Minuti, cosa è venuto prima? Quali stimoli ti hanno indirizzata?
Il percorso creativo dell’opera è stato molto articolato e ricco di sperimentazioni e studi. L’obiettivo fin da subito è stato quello di sfruttare il medium dell’incisione per poter portare avanti la ricerca artistica. La volontà di imprimere su una matrice lo scorrere di una giornata è stato lo stimolo fondamentale, si è dunque scelto di utilizzare i suoni/rumori di questa come emblema dello scorrere del tempo. Il vero “scoglio” non è stato dunque il soggetto dell’opera, quanto più la tecnica da utilizzare per rappresentarlo efficacemente. Il primo approccio di studio è stato verso il linguaggio del disco in vinile e dell’onda sonora, consultando anche l’artista e musicista Oriol Saladrigues Brunet. Nel proseguire della ricerca si è studiato e scelto il codice dello spartito da carillon e le possibilità di utilizzo delle tecniche incisorie sperimentali, con il supporto del professore e artista Giuseppe Vigolo.
Ci spieghi tecnicamente alcuni passaggi? Come hai registrato i suoni delle giornate e con quali tecnologie li hai tradotti in musica da carillon?
Non essendo un’esperta di nuove tecnologie, mi sono affidata a programmi esistenti. Essendo l’idiofono a pizzico (il carillon) e i file MIDI dei mezzi piuttosto diffusi, non è difficile recuperare online programmi specifici alla loro creazione.
Come primo passo ho registrato i suoni e i rumori della giornata per il tempo definito: 60 minuti per sette giorni, dalle 16 alle 17. Per fare ciò ho utilizzato un comunissimo registratore, ottenendo dei file in formato m4a. A questo punto ho utilizzato i programmi online di conversione per poter passare a un più leggibile mp3, traducilo in un formato MIDI, ovvero la sintetizzazione delle diverse parti del sonoro ad un’unica nota. A questo punto il risultato è una successione di note, una sintesi melodica della giornata. Come ultimo passaggio ho trasformato in spartito grafico le note ottenute dal MIDI. Per fare ciò ho sfruttato un programma di conversione online, che permette di elaborare e personalizzare il risultato.
Per quanto riguarda la parte della stampa, si tratta di matrici di cartonlegno, forate e tagliate una ad una per poi essere inchiostrate e stampante attraverso un lungo processo di circa un’ora per ogni stampa.
Sia il carillon che l’incisione sono mezzi in qualche modo antichi, superati dal nostro mondo di nuove scoperte tecnologiche ed informatiche. La scelta di questi mezzi è quindi legata a ciò che offriva l’Accademia e a un occhio ai costi o è una scelta di stile?
yvonneartecontemporanea
L’origine della ricerca per 60 Minuti è stata dettata dalla volontà di portare anche nel campo dell’incisione sperimentale la mia ricerca artistica. Uno dei miei obiettivi è quello di sfruttare ogni tipo di medium che l’arte ci offre utilizzando un unico filo conduttore: rendere il materiale scelto concettualmente e fisicamente portatore di un momento, di un processo o di un’idea. L’incisione, realizzata con l’assistenza del prof. Giuseppe Vigolo, ha fatto parte fin dal principio della creazione dell’opera.
Sicuramente i mezzi offerti dall’Accademia e dal budget hanno influenzato l’opera finale, tuttavia penso sia stata un’influenza positiva. Tali limitazione sono state degli stimoli più che delle gabbie, probabilmente se avessi avuto più mezzi, la ricerca si sarebbe conclusa banalmente molto prima. Durante la stampa delle matrici ho spesso riflettuto su come il risultato grafico potesse essere reso in molti altri modi più rapidi e semplificati, tuttavia non avrebbe sicuramente avuto lo stesso impatto visivo e lo stesso processo.
Per quanto riguarda il carillon, esso è uno strumento affascinante e senza tempo che a differenza di un cd o un file audio, mostra e rende evidenti le note e gli elementi che lo vanno a comporre, il che è proprio ciò che l’opera vuole presentare, lo trovo dunque perfetto per l’intento concettuale.
Se proprio dovessi pensare ad un modo per perfezionare l’opera in caso di un budget maggiore, andrei a migliorare la resa tecnica delle matrici, sfruttando macchinari appositi per la loro incisione e per il taglio delle strisce, creando così una stampa più precisa, tuttavia manterrei tutto il resto.
29
novembre 2018
Ilenia Dusi – 60 Minuti per First Step. Accademia Verona
Dal 29 novembre al 03 dicembre 2018
arte contemporanea
Location
GALLA CAFFE’
Vicenza, Piazza Castello, 2/a, (Vicenza)
Vicenza, Piazza Castello, 2/a, (Vicenza)
Orario di apertura
venerdì 7.30 - 19.30, sabato 8.30 - 13.00 / 15.00 - 19.30, domenica 15.00 - 19.00, lunedì 7.30 - 18.00
Vernissage
29 Novembre 2018, ore 18 - 19.30
Autore
Curatore