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I’M ONLY INTERESTED IN WHAT IS NOT MINE. Contro-genealogie del display postcoloniale
Martedì 1 marzo alle ore 11:00, NABA – Nuova Accademia di Belle Arti di Milano presenta I’M ONLY INTERESTED IN WHAT IS NOT MINE. Contro-genealogie del display postcoloniale, un laboratorio teorico e seminariale sul rapporto tra paradigma etnografico, memoria coloniale e spazio dell’esposizione.
Comunicato stampa
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Martedì 1 marzo alle ore 11:00, NABA – Nuova Accademia di Belle Arti di Milano presenta I'M ONLY INTERESTED IN WHAT IS NOT MINE. Contro-genealogie del display postcoloniale, un laboratorio teorico e seminariale sul rapporto tra paradigma etnografico, memoria coloniale e spazio dell'esposizione. Una successione di mostre, analizzate durante il corso tenuto da Elvira Vannini con gli artisti e curatori del II anno del Biennio in Arti Visive e Studi Curatoriali, hanno costituito il punto d'osservazione rispetto alla complessità del rapporto tra pratiche artistiche, strategie curatoriali e studi postcoloniali. Molte delle retoriche, che hanno condizionato lo sguardo sull'alterità verso le culture subalterne e le sue narrazioni, sono state ereditate dal colonialismo così come il ruolo dell'oggetto etnografico e del feticcio nei regimi visivi messi in atto dalla cultura espositiva della modernità. Come decolonizzare lo spazio della mostra oggi?
In risposta all'Esposizione Coloniale di Parigi del 1931, Louis Aragon, Paul Eluard, André Thirion e Yves Tanguy organizzano, assieme alla Lega Anti Imperialista e al partito comunista francese, una contro-esposizione dal titolo La verità sulle colonie: i surrealisti, che consideravano gli oppressi coloniali come i lavoratori sfruttati dall'Occidente, denunciano la gestione europea delle culture non occidentali e insistono su una incommensurabilità politica che rendeva tali confronti tendenziosi, frutto di un’egemonia che agisce sempre a vantaggio di qualcuno (chi controlla questi criteri) e a svantaggio degli altri (chi vede le cose in maniera differente).
Se una grande esposizione come Le Magiciens de la Terre (Centre Georges Pompidou, 1989) segna l'avvio della nuova internazionalizzazione ed espansione delle mostre globali afferma anche il modello di un'attitudine neocolonialista che ha consentito al sistema dell'arte contemporanea di colonizzare, politicamente e intellettualmente, nuove aree fuori dai propri confini. L’ambizioso progetto panoramico, dal titolo evocativo, cercava di rispondere all’eurocentrismo della mostra Primitivism in 20th Century Art: Affinity of the Tribal and the Modern (MoMA, 1984) risultando ancora dipendente da un’opposizione tra le tendenze storiche del Modernismo, da una sorta di antipatia per il ‘primitivo' e i suoi rituali oggetti funzionali, insieme a un processo di dissociazione dal moderno, nel tentativo di costruire sistemi estetici esotici, non occidentali, ai margini della modernità.
Riconsiderare le radici della contemporaneità in una regione dove la modernità era stata esperita attraverso il processo di colonizzazione è al centro dei nuclei tematici della Biennale de l'Havana del 1989, nel riportare una visione internazionale a livello locale, nella persistenza della tradizione, della cultura popolare, facendo funzionare la mostra come una 'zona di interazione' con la città.
Sempre nel 1989 e qualche mese prima delle proteste di piazza Tienanmen, una controversa esposizione segna un decennio di attività artistica nella Repubblica Popolare Cinese, spesso ricordata per i suoi contenuti sovversivi censurati dal governo, la mostra China/Avant-Garde fu chiusa dalle autorità dopo che un artista, il giorno dell'opening aveva sparato al proprio lavoro.
Fuori della prospettiva eurocentrica si colloca invece Cultural Anthropophagy, la 24th Sao Paulo Biennial che nel 1998 ripensa un nuovo modello dell'exhibition-making nell'era della globalizzazione post-coloniale: la mostra assume la nozione (tipicamente) brasiliana di antropofagia sia come concetto che metodo, incoraggiando la 'contaminazione' e la 'cannibalizzazione' del canone, al fianco di una comprensione allargata della sua funzione pedagogica per l'integrazione di arte, cultura e storia politica. Cannibalismo culturale, appropriazione e consumo diventano metafora (allegorica e come atto di ingestione) dei rapporti di potere che il colonialismo ha prodotto e che sono oggi riprodotti nelle società postcoloniali contemporanee. Un percorso che arriva fino alla documenta 11 del nigeriano Okwui Enwezor del 2002 concepita come la conclusione di una serie di dibattiti pubblici (le transoceaniche platform) sull'analisi storica e teoretica della costellazione postcoloniale. Alla ricerca di quella che Nelly Richard definisce la "zona di esperienza (sia essa chiamata marginalizzazione, dipendenza, subalternità, decentralizzazione) comune a tutti i paesi situati alla periferia del modello occidentale dominato dalla centralità della modernità".
Tenendo presente l'approccio metodologico della XXIV Biennale di San Paolo e le idee con cui Paulo Herkenhoff ha organizzato il proprio discorso curatoriale, si svilupperanno durate il laboratorio una serie di nuclei di discussione con la possibilità di “osservare”, a sua volta, la costruzione di un sapere non acumuladoro ma problematizado. La sovrastruttura che collega le varie tipologie espositive sarà resa visibile attraverso un display che, appropriandosi del concetto di antropofagia, “fagocita” gli altri ricollocando la componente visuale - documenti, opere, immagini - in un nuovo ordine discorsivo.
artisti e curatori: Riccardo Angossini, Emre Baloglu, Luca Bertoldi, Piergiorgio Caserini, Vincenzo Di Marino, Giulia Ferretti, Chiara Iachini, Yuan Liu, Enrico Liuzzo, Daniela Lopez Estrada, Isotta Giulia Martani, Giulia Pellegrini, Claudia Ponzi, Chiara Principe, Elisa Raviola, Luca Staccioli, Chiara Turconi, Giovanni Valentinis, Nikolaos Vamvouklis, Cong Wang, Chen Xie, Jihye Yun, Francesca Zaja, Zhao Kaidi, Min Zuo Zhao.
martedì 1 marzo, ore 11:00
I'M ONLY INTERESTED IN WHAT IS NOT MINE
Contro-genealogie del display postcoloniale
aula m2.5 – via Darwin 20
NABA – Nuova Accademia di Belle Arti, Milano
per info: elvira_vannini@docenti.naba.it
In risposta all'Esposizione Coloniale di Parigi del 1931, Louis Aragon, Paul Eluard, André Thirion e Yves Tanguy organizzano, assieme alla Lega Anti Imperialista e al partito comunista francese, una contro-esposizione dal titolo La verità sulle colonie: i surrealisti, che consideravano gli oppressi coloniali come i lavoratori sfruttati dall'Occidente, denunciano la gestione europea delle culture non occidentali e insistono su una incommensurabilità politica che rendeva tali confronti tendenziosi, frutto di un’egemonia che agisce sempre a vantaggio di qualcuno (chi controlla questi criteri) e a svantaggio degli altri (chi vede le cose in maniera differente).
Se una grande esposizione come Le Magiciens de la Terre (Centre Georges Pompidou, 1989) segna l'avvio della nuova internazionalizzazione ed espansione delle mostre globali afferma anche il modello di un'attitudine neocolonialista che ha consentito al sistema dell'arte contemporanea di colonizzare, politicamente e intellettualmente, nuove aree fuori dai propri confini. L’ambizioso progetto panoramico, dal titolo evocativo, cercava di rispondere all’eurocentrismo della mostra Primitivism in 20th Century Art: Affinity of the Tribal and the Modern (MoMA, 1984) risultando ancora dipendente da un’opposizione tra le tendenze storiche del Modernismo, da una sorta di antipatia per il ‘primitivo' e i suoi rituali oggetti funzionali, insieme a un processo di dissociazione dal moderno, nel tentativo di costruire sistemi estetici esotici, non occidentali, ai margini della modernità.
Riconsiderare le radici della contemporaneità in una regione dove la modernità era stata esperita attraverso il processo di colonizzazione è al centro dei nuclei tematici della Biennale de l'Havana del 1989, nel riportare una visione internazionale a livello locale, nella persistenza della tradizione, della cultura popolare, facendo funzionare la mostra come una 'zona di interazione' con la città.
Sempre nel 1989 e qualche mese prima delle proteste di piazza Tienanmen, una controversa esposizione segna un decennio di attività artistica nella Repubblica Popolare Cinese, spesso ricordata per i suoi contenuti sovversivi censurati dal governo, la mostra China/Avant-Garde fu chiusa dalle autorità dopo che un artista, il giorno dell'opening aveva sparato al proprio lavoro.
Fuori della prospettiva eurocentrica si colloca invece Cultural Anthropophagy, la 24th Sao Paulo Biennial che nel 1998 ripensa un nuovo modello dell'exhibition-making nell'era della globalizzazione post-coloniale: la mostra assume la nozione (tipicamente) brasiliana di antropofagia sia come concetto che metodo, incoraggiando la 'contaminazione' e la 'cannibalizzazione' del canone, al fianco di una comprensione allargata della sua funzione pedagogica per l'integrazione di arte, cultura e storia politica. Cannibalismo culturale, appropriazione e consumo diventano metafora (allegorica e come atto di ingestione) dei rapporti di potere che il colonialismo ha prodotto e che sono oggi riprodotti nelle società postcoloniali contemporanee. Un percorso che arriva fino alla documenta 11 del nigeriano Okwui Enwezor del 2002 concepita come la conclusione di una serie di dibattiti pubblici (le transoceaniche platform) sull'analisi storica e teoretica della costellazione postcoloniale. Alla ricerca di quella che Nelly Richard definisce la "zona di esperienza (sia essa chiamata marginalizzazione, dipendenza, subalternità, decentralizzazione) comune a tutti i paesi situati alla periferia del modello occidentale dominato dalla centralità della modernità".
Tenendo presente l'approccio metodologico della XXIV Biennale di San Paolo e le idee con cui Paulo Herkenhoff ha organizzato il proprio discorso curatoriale, si svilupperanno durate il laboratorio una serie di nuclei di discussione con la possibilità di “osservare”, a sua volta, la costruzione di un sapere non acumuladoro ma problematizado. La sovrastruttura che collega le varie tipologie espositive sarà resa visibile attraverso un display che, appropriandosi del concetto di antropofagia, “fagocita” gli altri ricollocando la componente visuale - documenti, opere, immagini - in un nuovo ordine discorsivo.
artisti e curatori: Riccardo Angossini, Emre Baloglu, Luca Bertoldi, Piergiorgio Caserini, Vincenzo Di Marino, Giulia Ferretti, Chiara Iachini, Yuan Liu, Enrico Liuzzo, Daniela Lopez Estrada, Isotta Giulia Martani, Giulia Pellegrini, Claudia Ponzi, Chiara Principe, Elisa Raviola, Luca Staccioli, Chiara Turconi, Giovanni Valentinis, Nikolaos Vamvouklis, Cong Wang, Chen Xie, Jihye Yun, Francesca Zaja, Zhao Kaidi, Min Zuo Zhao.
martedì 1 marzo, ore 11:00
I'M ONLY INTERESTED IN WHAT IS NOT MINE
Contro-genealogie del display postcoloniale
aula m2.5 – via Darwin 20
NABA – Nuova Accademia di Belle Arti, Milano
per info: elvira_vannini@docenti.naba.it
01
marzo 2016
I’M ONLY INTERESTED IN WHAT IS NOT MINE. Contro-genealogie del display postcoloniale
01 marzo 2016
arte contemporanea
Location
NABA – NUOVA ACCADEMIA DI BELLE ARTI
Milano, Via Carlo Darwin, 20, (Milano)
Milano, Via Carlo Darwin, 20, (Milano)
Vernissage
1 Marzo 2016, h 11 aula m2.5 – via Darwin 20
Autore