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Immaginario Salernitano. Opere d’autore da una collezione privata
La mostra riunisce oltre cento opere, tra dipinti, opere su carta e ceramiche, provenienti da una collezione privata che ben documenta una generazione d’artisti che ha segnato la scena culturale salernitana negli ultimi quarant’anni.
Comunicato stampa
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Venerdì 24 aprile, presso il Tempio di Pomona a Salerno, sarà inaugurata dal Sindaco di Salerno, On. Vincenzo De Luca, la mostra Immaginario Salernitano Opere d’autore da una collezione privata, a cura di Marco Alfano.
L’evento, organizzato dalla Bottega San Lazzaro con il Comune di Salerno, nell’ambito della rassegna “Crocifisso Ritrovato 2009”, riunisce oltre cento opere, tra dipinti, opere su carta e ceramiche, provenienti da una collezione privata che ben documenta una generazione d’artisti che ha segnato la scena culturale salernitana negli ultimi quarant’anni, proponendo lavori di Mario Carotenuto, Ignazio Collina, Nello Ferrigno, Pietro Lista, Virginio Quarta, Matteo Sabino.
La selezione delle opere, seguendo gli itinerari di ciascun artista, intende delineare «un “patrimonio” di esperienze artistiche – scrive Marco Alfano in catalogo –, ma anche di luoghi, di segni, di colori, suggerito dai dipinti, dai disegni, dagli acquerelli, dalle forme ceramiche, che si rivelano quasi pagine di un diario dove disegnare una possibile “geografia” di immaginario della città.[…] È uno sguardo che guarda principalmente alla figurazione, puntando sulla tradizione “moderna” della pittura, ma che si affida anche al recupero di “materiali” dell’immaginario cittadino, soprattutto alla ceramica d’arte, ridisegnando gusti del collezionismo e tendenze».
L’unicità di quest’evento espositivo consiste nel fatto che la maggior parte dei lavori, appartenendo ad una collezione privata, non sono mai stati esposti: rimasti lontano per anni dai circuiti tradizionali, si mostrano ora, cercando di superare la distanza che esiste tra chi fruisce privatamente dell’arte e il grande pubblico. Un percorso che ha differenti chiavi di lettura, radunando infatti artisti diversi tra loro per poetica, tipologia di opere, supporti creativi. Ma il senso della mostra “Immaginario Salernitano” è anche questo: suggerire un percorso fatto di tappe e suggestioni molteplici che hanno riguardato il fare arte nella nostra città.
Riguardo all’itinerario di ciascun artista, Marco Alfano annota nel suo testo critico: «Mario Carotenuto, sin dagli anni Cinquanta, ha provveduto a svecchiare una situazione provinciale come quella di Salerno, che non conosceva quasi nulla della modernità, dominata ancora da una tradizione pittorica che continuava la cultura figurativa tardo-ottocentesca: raro “incunabolo” di questo rapporto dell’artista con la città, è un disegno, che apre la sequenza delle opere in catalogo: Natura morta in via Bastioni, un inchiostro su carta, datato 1949, eseguito nel primo studio salernitano. […] È una impronta, quella del maestro salernitano, che andrà maturando nell’ambito di una modernità che è già storia, quando, sulla metà degli anni Sessanta, andrà associando nei collages, frammenti dada, iconografie cattoliche tratte dal profondo substrato antropologico meridionale: è quanto testimoniato da due splendide opere in mostra, entrambe datate 1964. Rilevanti sono anche le proposte di attraversamento della storia in chiave immaginativa, in anticipo rispetto al ‘citazionismo’ che caratterizzerà la situazione italiana della metà degli anni Settanta e Ottanta. Di grande intensità appare il dipinto La fermata, esposto alla mostra personale del 1994 tenutasi alla Galleria La Seggiola di Salerno. […] A partire dagli anni Ottanta, la pittura di Virginio Quarta si attesta su un versante che declina tensioni immaginative vicine ad esperienze iperrealistiche; è un tracciato continuamente disposto ad arrischiarsi in nuove sperimentazioni, dove il pittore prova a rendere allusiva una forma di grande seduzione, tramite una tecnica perfezionata con esasperato rigore. Sono immagini ricche di suggestioni letterarie, dove l’occhio è spinto ad invaghirsi della bellezza, a cedere all’incanto del paesaggio salernitano. Anche nelle opere più recenti, Quarta prova a sondare inediti percorsi, per una figurazione che si rivolge all’immaginario proscenio della città in una sorta di celebrazione della visione, percorsa ironicamente da indecifrabili turbamenti. […] Nelle opere di Matteo Sabino, l’immagine data come intuizione della forma, è quella di un paesaggio affidato alla trasparenza dell’acquerello, oppure al disegno, ad una linea tracciata con sicurezza dall’inchiostro sul foglio di carta. Il segno appare configurarsi quale confine del visibile, dove l’artista ha fermato il suo sguardo, descrivendo tramite una “messa a fuoco” implacabile il quotidiano confronto con il reale; si pensi alla forma irreprensibile dei suoi disegni, dedicati ai luoghi più conosciuti di una Salerno rappresentata già carica di nostalgia. […] Pietro Lista, sin dalla metà degli anni Settanta, ha sondato il recupero di una pittura dai timbri accesi, seguendo una linea di derivazione espressionista, di provocazione, anticipando quel recupero della figurazione che lo porterà a sfiorare tracciati che si richiamano ad atmosfere primordiali, di spazi svuotati o, al contrario, da forme animate da una sorta di lenta consunzione allegorica che attraversa il corpo stesso della pittura; una pittura da intendersi quale alto valore di fremente “scrittura” cromatica, affidata alla straordinaria forza generatrice del segno che riesce a piegare anche la materia all’immaginazione. Sono immagini da leggersi empiricamente: è la sua una litania di sostantivi che ferma negli interni solitari, velati da colori laccosi (nei toni del rosso arancione e grigio), nella transitorietà delle figure, nei corpi “troncati” da successive “mutilazioni semantiche”, nelle profilature d’alcuni oggetti trovati, ai quali sono concesse le mute lacrime del ricordo, secondo una nuova valenza “romantica”. […] Sul versante della ricerca plastica della ceramica d’arte, l’area salernitana trova in Nello Ferrigno e Ignazio Collina, due esponenti di rilievo: le loro opere sono il prodotto di un’attenta riflessione sulle forme della tradizione, nell’intento di ritrovarne la portata immaginativa, in un dialogo creativo con la storia, elaborato attraverso un attento processo di analisi critica. È un tracciato che eredita una cifra ironica, propria di un’azione corrosiva diretta contro le apparenze “estetiche” dell’arte ufficiale, quando alla metà degli anni Settanta i due artisti fondano, con Salvatore Autuori, il “Gruppo Vietri”, che per più di un decennio rappresentò un significativo momento d’innovazione del segno ceramico vietrese, di spinta oltre gli steccati di arti “maggiori” e “minori”, in quel necessario rinnovamento dell’arte ceramica che non potrebbe prescindere dall’operatività in territorio salernitano. […]
La mostra resterà aperta fino al 5 maggio.
In occasione della mostra sarà pubblicato un catalogo, che comprende una presentazione del Sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca, ed un testo critico di Marco Alfano, gli apparati biografici degli artisti, nonché tutte le riproduzioni a colori delle opere esposte.
L’evento, organizzato dalla Bottega San Lazzaro con il Comune di Salerno, nell’ambito della rassegna “Crocifisso Ritrovato 2009”, riunisce oltre cento opere, tra dipinti, opere su carta e ceramiche, provenienti da una collezione privata che ben documenta una generazione d’artisti che ha segnato la scena culturale salernitana negli ultimi quarant’anni, proponendo lavori di Mario Carotenuto, Ignazio Collina, Nello Ferrigno, Pietro Lista, Virginio Quarta, Matteo Sabino.
La selezione delle opere, seguendo gli itinerari di ciascun artista, intende delineare «un “patrimonio” di esperienze artistiche – scrive Marco Alfano in catalogo –, ma anche di luoghi, di segni, di colori, suggerito dai dipinti, dai disegni, dagli acquerelli, dalle forme ceramiche, che si rivelano quasi pagine di un diario dove disegnare una possibile “geografia” di immaginario della città.[…] È uno sguardo che guarda principalmente alla figurazione, puntando sulla tradizione “moderna” della pittura, ma che si affida anche al recupero di “materiali” dell’immaginario cittadino, soprattutto alla ceramica d’arte, ridisegnando gusti del collezionismo e tendenze».
L’unicità di quest’evento espositivo consiste nel fatto che la maggior parte dei lavori, appartenendo ad una collezione privata, non sono mai stati esposti: rimasti lontano per anni dai circuiti tradizionali, si mostrano ora, cercando di superare la distanza che esiste tra chi fruisce privatamente dell’arte e il grande pubblico. Un percorso che ha differenti chiavi di lettura, radunando infatti artisti diversi tra loro per poetica, tipologia di opere, supporti creativi. Ma il senso della mostra “Immaginario Salernitano” è anche questo: suggerire un percorso fatto di tappe e suggestioni molteplici che hanno riguardato il fare arte nella nostra città.
Riguardo all’itinerario di ciascun artista, Marco Alfano annota nel suo testo critico: «Mario Carotenuto, sin dagli anni Cinquanta, ha provveduto a svecchiare una situazione provinciale come quella di Salerno, che non conosceva quasi nulla della modernità, dominata ancora da una tradizione pittorica che continuava la cultura figurativa tardo-ottocentesca: raro “incunabolo” di questo rapporto dell’artista con la città, è un disegno, che apre la sequenza delle opere in catalogo: Natura morta in via Bastioni, un inchiostro su carta, datato 1949, eseguito nel primo studio salernitano. […] È una impronta, quella del maestro salernitano, che andrà maturando nell’ambito di una modernità che è già storia, quando, sulla metà degli anni Sessanta, andrà associando nei collages, frammenti dada, iconografie cattoliche tratte dal profondo substrato antropologico meridionale: è quanto testimoniato da due splendide opere in mostra, entrambe datate 1964. Rilevanti sono anche le proposte di attraversamento della storia in chiave immaginativa, in anticipo rispetto al ‘citazionismo’ che caratterizzerà la situazione italiana della metà degli anni Settanta e Ottanta. Di grande intensità appare il dipinto La fermata, esposto alla mostra personale del 1994 tenutasi alla Galleria La Seggiola di Salerno. […] A partire dagli anni Ottanta, la pittura di Virginio Quarta si attesta su un versante che declina tensioni immaginative vicine ad esperienze iperrealistiche; è un tracciato continuamente disposto ad arrischiarsi in nuove sperimentazioni, dove il pittore prova a rendere allusiva una forma di grande seduzione, tramite una tecnica perfezionata con esasperato rigore. Sono immagini ricche di suggestioni letterarie, dove l’occhio è spinto ad invaghirsi della bellezza, a cedere all’incanto del paesaggio salernitano. Anche nelle opere più recenti, Quarta prova a sondare inediti percorsi, per una figurazione che si rivolge all’immaginario proscenio della città in una sorta di celebrazione della visione, percorsa ironicamente da indecifrabili turbamenti. […] Nelle opere di Matteo Sabino, l’immagine data come intuizione della forma, è quella di un paesaggio affidato alla trasparenza dell’acquerello, oppure al disegno, ad una linea tracciata con sicurezza dall’inchiostro sul foglio di carta. Il segno appare configurarsi quale confine del visibile, dove l’artista ha fermato il suo sguardo, descrivendo tramite una “messa a fuoco” implacabile il quotidiano confronto con il reale; si pensi alla forma irreprensibile dei suoi disegni, dedicati ai luoghi più conosciuti di una Salerno rappresentata già carica di nostalgia. […] Pietro Lista, sin dalla metà degli anni Settanta, ha sondato il recupero di una pittura dai timbri accesi, seguendo una linea di derivazione espressionista, di provocazione, anticipando quel recupero della figurazione che lo porterà a sfiorare tracciati che si richiamano ad atmosfere primordiali, di spazi svuotati o, al contrario, da forme animate da una sorta di lenta consunzione allegorica che attraversa il corpo stesso della pittura; una pittura da intendersi quale alto valore di fremente “scrittura” cromatica, affidata alla straordinaria forza generatrice del segno che riesce a piegare anche la materia all’immaginazione. Sono immagini da leggersi empiricamente: è la sua una litania di sostantivi che ferma negli interni solitari, velati da colori laccosi (nei toni del rosso arancione e grigio), nella transitorietà delle figure, nei corpi “troncati” da successive “mutilazioni semantiche”, nelle profilature d’alcuni oggetti trovati, ai quali sono concesse le mute lacrime del ricordo, secondo una nuova valenza “romantica”. […] Sul versante della ricerca plastica della ceramica d’arte, l’area salernitana trova in Nello Ferrigno e Ignazio Collina, due esponenti di rilievo: le loro opere sono il prodotto di un’attenta riflessione sulle forme della tradizione, nell’intento di ritrovarne la portata immaginativa, in un dialogo creativo con la storia, elaborato attraverso un attento processo di analisi critica. È un tracciato che eredita una cifra ironica, propria di un’azione corrosiva diretta contro le apparenze “estetiche” dell’arte ufficiale, quando alla metà degli anni Settanta i due artisti fondano, con Salvatore Autuori, il “Gruppo Vietri”, che per più di un decennio rappresentò un significativo momento d’innovazione del segno ceramico vietrese, di spinta oltre gli steccati di arti “maggiori” e “minori”, in quel necessario rinnovamento dell’arte ceramica che non potrebbe prescindere dall’operatività in territorio salernitano. […]
La mostra resterà aperta fino al 5 maggio.
In occasione della mostra sarà pubblicato un catalogo, che comprende una presentazione del Sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca, ed un testo critico di Marco Alfano, gli apparati biografici degli artisti, nonché tutte le riproduzioni a colori delle opere esposte.
24
aprile 2009
Immaginario Salernitano. Opere d’autore da una collezione privata
Dal 24 aprile al 05 maggio 2009
arte contemporanea
Location
TEMPIO DI POMONA – PALAZZO ARCIVESCOVILE
Salerno, Via Roberto Il Guiscardo, 2, (Salerno)
Salerno, Via Roberto Il Guiscardo, 2, (Salerno)
Orario di apertura
tutti i giorni, dalle 10.30 alle 13.00 e dalle 17.00 alle 20.00.
Vernissage
24 Aprile 2009, ore 19.30
Autore
Curatore