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Immagini (ri)velate
Tre modi di interpretare la rappresentazione visiva, di affrontare il dialogo con la fotografia e/o con l’immagine stampata
Comunicato stampa
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Tre modi di interpretare la rappresentazione visiva, di affrontare il dialogo con la fotografia e/o con l’immagine stampata.
Tre personalità differenti per estrazione, percorso artistico, carattere, accomunati tuttavia dalla voracità espressiva, dalla costante ricerca del nuovo pittorico, dall’impegno incessante tra percezione del reale, tensione immaginifica e processo comunicativo.
Pensiero, azione, contemplazione possono essere caratteri distintivi degli autori che Riccardo Zelatore e Franco Balestrini hanno selezionato per questo nuovo progetto espositivo ospitato a partire dal 7 luglio presso le sale di Balestrini centro cultura arte contemporanea in Albissola Marina.
Nelle opere di Gianni Bertini esposte per l’occasione, la re-interpretazione del quotidiano diventa “appropriazione” che l’autore converte in metafora pittorica, insieme poetica ed energica. L'opera nasce dall'immagine: un'immagine esplorata in tutti i campi di lettura possibile, un'immagine rubata, trasformata. Già dai primi anni Sessanta Bertini pratica il riporto fotografico, e di lì a poco l'impiego di questa tecnica diviene sistematico nella sua opera. Il procedimento consiste nel riprodurre la trama di una fotografia su una tela o una carta fotosensibile. Benché gli interventi di Bertini non eliminino la vocazione al trattamento pittorico del quadro, l'interpretazione creativa dà all'immagine un valore astratto, distaccato dalla realtà, non genera una trascrizione esatta, streotipata, come un oggetto trovato e restituito identico. Nella sua indagine del visibile le forme umane si associano ad elementi e scritture astratte, per la realizzazione di un'opera magica in cui frammenti della società vengono sradicati dalla dimensione del reale e proiettati nello spazio del pensiero.
Di Mimmo Rotella tutti conoscono i décollage, i manifesti pubblicitari strappati in cui riemergono immagini di ieri che si mescolano con le sollecitazioni visive del presente. Meno noti sono invece alcuni cicli ed in particolare, tra gli anni Sessanta e Settanta, le tele denominate Artypo, ovvero prove tipografiche accavallate, con le quali l’artista siciliano, grande scopritore di tecniche e tipologie pittoriche, è alla ricerca di una immagine nuova e significante. Queste tele, che nascono direttamente dalla tipografia utilizzando la sovrapposizione delle prove di stampa, rappresentano un interessante discorso sull’accumulo delle immagini ma anche sulla loro inevitabile trasparenza. Apparentemente meno impegnate rispetto ad altre opere, queste tele innescano un meccanismo espressivo virtuoso che parte dal riutilizzo dei prodotti di scarto, rimandano alla sovrapposizione onirica di Picabia, trasformano il metodo del riporto e del rimando in una sorta di processo di museificazione del reperto, del residuo di immagine che assurge, con forte potere evocativo, ad alternativa liberatoria dall’ossessione del consumismo.
Mario Schifano è l’artista che forse più appartiene alla civiltà dell’immagine. La fotografia in particolare diventa per l’artista romano un ulteriore strumento di mobilità concettuale e nomadismo culturale che gli consente di evitare l’identificazione diretta con l'opera. La superficie diventa il campo di apparizione iconografica su cui si congiungono l'occhio meccanico fotografico e la tensione della mano che segna la foto. Schifano con le sue polaroid cerca di restituirci gli attimi fuggenti della vita telematica, le pulsazioni di una cronaca sfaccettata e multiculturale, che rifugge la nostalgia del passato e piuttosto cerca di indagare i segnali del futuro.
Un sorprendente eclettismo stilistico stimola il pensiero e guida la mano di questi tre artisti che attraverso linguaggi autonomi e soggettivi non si mettono mai in competizione col mondo ma individuano nuove poetiche e ottengono accenti di assoluta originalità.
Tre personalità differenti per estrazione, percorso artistico, carattere, accomunati tuttavia dalla voracità espressiva, dalla costante ricerca del nuovo pittorico, dall’impegno incessante tra percezione del reale, tensione immaginifica e processo comunicativo.
Pensiero, azione, contemplazione possono essere caratteri distintivi degli autori che Riccardo Zelatore e Franco Balestrini hanno selezionato per questo nuovo progetto espositivo ospitato a partire dal 7 luglio presso le sale di Balestrini centro cultura arte contemporanea in Albissola Marina.
Nelle opere di Gianni Bertini esposte per l’occasione, la re-interpretazione del quotidiano diventa “appropriazione” che l’autore converte in metafora pittorica, insieme poetica ed energica. L'opera nasce dall'immagine: un'immagine esplorata in tutti i campi di lettura possibile, un'immagine rubata, trasformata. Già dai primi anni Sessanta Bertini pratica il riporto fotografico, e di lì a poco l'impiego di questa tecnica diviene sistematico nella sua opera. Il procedimento consiste nel riprodurre la trama di una fotografia su una tela o una carta fotosensibile. Benché gli interventi di Bertini non eliminino la vocazione al trattamento pittorico del quadro, l'interpretazione creativa dà all'immagine un valore astratto, distaccato dalla realtà, non genera una trascrizione esatta, streotipata, come un oggetto trovato e restituito identico. Nella sua indagine del visibile le forme umane si associano ad elementi e scritture astratte, per la realizzazione di un'opera magica in cui frammenti della società vengono sradicati dalla dimensione del reale e proiettati nello spazio del pensiero.
Di Mimmo Rotella tutti conoscono i décollage, i manifesti pubblicitari strappati in cui riemergono immagini di ieri che si mescolano con le sollecitazioni visive del presente. Meno noti sono invece alcuni cicli ed in particolare, tra gli anni Sessanta e Settanta, le tele denominate Artypo, ovvero prove tipografiche accavallate, con le quali l’artista siciliano, grande scopritore di tecniche e tipologie pittoriche, è alla ricerca di una immagine nuova e significante. Queste tele, che nascono direttamente dalla tipografia utilizzando la sovrapposizione delle prove di stampa, rappresentano un interessante discorso sull’accumulo delle immagini ma anche sulla loro inevitabile trasparenza. Apparentemente meno impegnate rispetto ad altre opere, queste tele innescano un meccanismo espressivo virtuoso che parte dal riutilizzo dei prodotti di scarto, rimandano alla sovrapposizione onirica di Picabia, trasformano il metodo del riporto e del rimando in una sorta di processo di museificazione del reperto, del residuo di immagine che assurge, con forte potere evocativo, ad alternativa liberatoria dall’ossessione del consumismo.
Mario Schifano è l’artista che forse più appartiene alla civiltà dell’immagine. La fotografia in particolare diventa per l’artista romano un ulteriore strumento di mobilità concettuale e nomadismo culturale che gli consente di evitare l’identificazione diretta con l'opera. La superficie diventa il campo di apparizione iconografica su cui si congiungono l'occhio meccanico fotografico e la tensione della mano che segna la foto. Schifano con le sue polaroid cerca di restituirci gli attimi fuggenti della vita telematica, le pulsazioni di una cronaca sfaccettata e multiculturale, che rifugge la nostalgia del passato e piuttosto cerca di indagare i segnali del futuro.
Un sorprendente eclettismo stilistico stimola il pensiero e guida la mano di questi tre artisti che attraverso linguaggi autonomi e soggettivi non si mettono mai in competizione col mondo ma individuano nuove poetiche e ottengono accenti di assoluta originalità.
07
luglio 2007
Immagini (ri)velate
Dal 07 al 23 luglio 2007
arte contemporanea
disegno e grafica
disegno e grafica
Location
BALESTRINI CENTRO CULTURA ARTE CONTEMPORANEA
Albissola Marina, Via Ferdinando Isola, 40, (Savona)
Albissola Marina, Via Ferdinando Isola, 40, (Savona)
Orario di apertura
16:00-19:00; domenica chiuso
Vernissage
7 Luglio 2007, ore 18
Autore
Curatore