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Immigrant songs
La mostra presenta le istallazioni di due artisti “nomadi”, Angelica Mesiti (con il film Citizens Band) e Malik Nejmi (con il film 4160) che mostrano il contributo degli immigrati alla nostra società attraverso le loro voci, musicali e poetiche, e fa da preludio a Open Museum Open City (24 ottobre–30 novembre), il progetto rivoluzionario e “onnipresente” curato da Hou Hanru che svuoterà il museo dalle opere per riempirlo di “interventi sonori” e trasformarlo in una sorta di foro aperto alla città .
Comunicato stampa
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Due artisti nomadi: una donna e un uomo, occidentale lei non occidentale lui, in
viaggio tra l’Europa e il resto del mondo. Due film che raccontano le voci musicali e poetiche degli immigrati, il
loro desiderio di bellezza e libertà, le loro radici culturali e le storie esclusive e personali.
E’ la mostra IMMIGRANT SONGS a cura di Hou Hanru e Monia Trombetta (Sala Carlo Scarpa e Sala Gian
Ferrari, inaugurazione 2 ottobre, apertura al pubblico 3 – 19 ottobre 2014) che presenta i film Citizens Band
di Angelica Mesiti (artista australiana di origine italiana) e 4160 di Malik Nejmi (artista francese di origine
“L’immigrazione è una delle questioni più urgenti nella nostra società – dice Hou Hanru, Direttore artistico
del MAXXI - ed è un fattore cruciale nell’evoluzione del mondo contemporaneo, sia dal punto di vista
economico e sociale sia culturale e creativo. Gli immigrati arricchiscono la nostra cultura e sono una forza
fondamentale che trasforma la nostra realtà: superando il desiderio dei valori materiali e il consumismo
imposto dal "dinamismo" tecnologico, gettano le fondamenta per una nuova civiltà e aprono le nostre menti a
una bellezza sconosciuta”.
IMMIGRANT SONGS si propone di rivelare un altro volto dell’immigrazione, più gioioso e lontano dal classico
cliché della sofferenza. Le opere Citizens Band e 4160 danno voce alla memoria, all’immaginazione, alla
bellezza e alla gioia degli immigrati, attraverso la poesia e l’espressione musicale. I lavori dei due artisti
mostrano la vita, i sogni e l’espressività degli immigrati come una forza trainante e in grado di dare nuova
identità sociale alle metropoli contemporanee.
Nell’installazione video Citizens Band di Angelica Mesiti (2012) emerge l’interesse dell’artista per la musica
che, eseguita da persone emarginate dalla società, diventa un’espressione di resistenza. Filmando quattro
immigrati giunti in Australia e in Francia da paesi diversi che suonano in luoghi pubblici delle città – una
ragazza africana che tamburella sull'acqua in una piscina di Parigi come se suonasse dei tamburi africani;
un musicista algerino cieco che canta una canzone d'amore del suo paese in un vagone della metropolitana
parigina; un musicista di strada mongolo che in una piazza di Sydney intona un’aria delle praterie suonando
un violoncello; un tassista africano che fischietta una melodia sudanese nella sua automobile a Brisbane
– Mesiti rivela alcuni attimi dei loro sogni in mezzo alle affollate città moderne, collegando i loro ricordi alla
nuova realtà in cui vivono. Le loro sono le voci della ricca diversità culturale che caratterizza il nostro tempo.
In 4160, Malik Nejmi (2014) ci conduce in un intimo spazio di dialogo culturale, arricchito dagli interventi
musicali originali di Mathieu Gaborit. Il titolo del video fa riferimento al numero che identifica la tomba di sua
nonna in un cimitero pubblico, la cui visita rappresenta una sorta di “ritorno alle origini”. Il film – che entra
a far parte della collezione del MAXXI - nasce in occasione della residenza dell’artista con la sua famiglia
all'Accademia di Francia a Roma. Partendo da questa base semi-permanente, Nejmi e i suoi familiari hanno
viaggiato tra l’Italia e il Marocco alla ricerca dei rapporti tra le diverse generazioni, i luoghi geopolitici e le
etnie, instaurando un dialogo tra i corpi e gli oggetti di famiglia. Queste conversazioni non utilizzano gli
strumenti narrativi convenzionali ma si svolgono principalmente attraverso i movimenti del corpo, la danza e
Il titolo della mostra si ispira alla celebre Immigrant Song dei Led Zeppelin. Il collegamento tra i due titoli è
intuitivo ma il plurale di “songs” testimonia la varietà delle diversità culturali che convivono nello stesso luogo.
IMMIGRANT SONGS è anche un preludio alla prossima mostra, Open Museum Open City (24.10.2014 -
30.11.2014) che, attraverso il suono, indaga la relazione tra le istituzioni culturali e la città, definendo il ruolo
della creazione artistica per il rinnovamento della sfera pubblica.
“Con IMMIGRANTS SONGS – conclude Hou Hanru – si celebra la venuta di un nuovo mondo di diversità
culturali. Qui le canzoni degli immigrati diventano le voci più importanti da ascoltare. Mettendo in risalto
la potenza del suono, della performance e della parola, così come le espressioni immateriali, il museo
si trasforma in uno spazio pubblico vero e proprio: aperto, urbano, sociale, politico, multiculturale,
transnazionale e globalizzato”.
viaggio tra l’Europa e il resto del mondo. Due film che raccontano le voci musicali e poetiche degli immigrati, il
loro desiderio di bellezza e libertà, le loro radici culturali e le storie esclusive e personali.
E’ la mostra IMMIGRANT SONGS a cura di Hou Hanru e Monia Trombetta (Sala Carlo Scarpa e Sala Gian
Ferrari, inaugurazione 2 ottobre, apertura al pubblico 3 – 19 ottobre 2014) che presenta i film Citizens Band
di Angelica Mesiti (artista australiana di origine italiana) e 4160 di Malik Nejmi (artista francese di origine
“L’immigrazione è una delle questioni più urgenti nella nostra società – dice Hou Hanru, Direttore artistico
del MAXXI - ed è un fattore cruciale nell’evoluzione del mondo contemporaneo, sia dal punto di vista
economico e sociale sia culturale e creativo. Gli immigrati arricchiscono la nostra cultura e sono una forza
fondamentale che trasforma la nostra realtà: superando il desiderio dei valori materiali e il consumismo
imposto dal "dinamismo" tecnologico, gettano le fondamenta per una nuova civiltà e aprono le nostre menti a
una bellezza sconosciuta”.
IMMIGRANT SONGS si propone di rivelare un altro volto dell’immigrazione, più gioioso e lontano dal classico
cliché della sofferenza. Le opere Citizens Band e 4160 danno voce alla memoria, all’immaginazione, alla
bellezza e alla gioia degli immigrati, attraverso la poesia e l’espressione musicale. I lavori dei due artisti
mostrano la vita, i sogni e l’espressività degli immigrati come una forza trainante e in grado di dare nuova
identità sociale alle metropoli contemporanee.
Nell’installazione video Citizens Band di Angelica Mesiti (2012) emerge l’interesse dell’artista per la musica
che, eseguita da persone emarginate dalla società, diventa un’espressione di resistenza. Filmando quattro
immigrati giunti in Australia e in Francia da paesi diversi che suonano in luoghi pubblici delle città – una
ragazza africana che tamburella sull'acqua in una piscina di Parigi come se suonasse dei tamburi africani;
un musicista algerino cieco che canta una canzone d'amore del suo paese in un vagone della metropolitana
parigina; un musicista di strada mongolo che in una piazza di Sydney intona un’aria delle praterie suonando
un violoncello; un tassista africano che fischietta una melodia sudanese nella sua automobile a Brisbane
– Mesiti rivela alcuni attimi dei loro sogni in mezzo alle affollate città moderne, collegando i loro ricordi alla
nuova realtà in cui vivono. Le loro sono le voci della ricca diversità culturale che caratterizza il nostro tempo.
In 4160, Malik Nejmi (2014) ci conduce in un intimo spazio di dialogo culturale, arricchito dagli interventi
musicali originali di Mathieu Gaborit. Il titolo del video fa riferimento al numero che identifica la tomba di sua
nonna in un cimitero pubblico, la cui visita rappresenta una sorta di “ritorno alle origini”. Il film – che entra
a far parte della collezione del MAXXI - nasce in occasione della residenza dell’artista con la sua famiglia
all'Accademia di Francia a Roma. Partendo da questa base semi-permanente, Nejmi e i suoi familiari hanno
viaggiato tra l’Italia e il Marocco alla ricerca dei rapporti tra le diverse generazioni, i luoghi geopolitici e le
etnie, instaurando un dialogo tra i corpi e gli oggetti di famiglia. Queste conversazioni non utilizzano gli
strumenti narrativi convenzionali ma si svolgono principalmente attraverso i movimenti del corpo, la danza e
Il titolo della mostra si ispira alla celebre Immigrant Song dei Led Zeppelin. Il collegamento tra i due titoli è
intuitivo ma il plurale di “songs” testimonia la varietà delle diversità culturali che convivono nello stesso luogo.
IMMIGRANT SONGS è anche un preludio alla prossima mostra, Open Museum Open City (24.10.2014 -
30.11.2014) che, attraverso il suono, indaga la relazione tra le istituzioni culturali e la città, definendo il ruolo
della creazione artistica per il rinnovamento della sfera pubblica.
“Con IMMIGRANTS SONGS – conclude Hou Hanru – si celebra la venuta di un nuovo mondo di diversità
culturali. Qui le canzoni degli immigrati diventano le voci più importanti da ascoltare. Mettendo in risalto
la potenza del suono, della performance e della parola, così come le espressioni immateriali, il museo
si trasforma in uno spazio pubblico vero e proprio: aperto, urbano, sociale, politico, multiculturale,
transnazionale e globalizzato”.
02
ottobre 2014
Immigrant songs
Dal 02 al 19 ottobre 2014
arte contemporanea
Location
MAXXI – MUSEO DELLE ARTI DEL XXI SECOLO
Roma, Via Guido Reni, 4a, (Roma)
Roma, Via Guido Reni, 4a, (Roma)
Orario di apertura
11.00 – 19.00 (martedì, mercoledì, giovedì, venerdì, domenica)
11.00 – 22.00 (sabato) giorni di chiusura: chiuso il lunedì, il 1 maggio e il 25 dicembre
Vernissage
2 Ottobre 2014, su invito
Autore
Curatore