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In nome della rosa
L’esposizione – che arriva a Roma dopo una precedente edizione al Filatoio di Caraglio di Cuneo (27 giugno – 25 ottobre 2009) – documenta con circa 40 opere la presenza della rosa, il suo significato iconografico e la sua fortuna nell’arte applicata del primo Novecento.
Comunicato stampa
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Bellissimi tralci di rose si appoggiano alle pareti esterne della Casina delle Civette di Villa Torlonia e colorano le sue aiuole mentre all’interno del museo il fiore appare spesso nelle vetrate o negli stucchi. Sede ideale dunque per ospitare dal 30 ottobre 2010 al 30 gennaio 2011 la mostra In nome della rosa. La rosa tra liberty e déco, simbolismi e geometrie nelle arti applicate del primo novecento.
L’esposizione - che arriva a Roma dopo una precedente edizione al Filatoio di Caraglio di Cuneo (27 giugno - 25 ottobre 2009) - documenta con circa 40 opere la presenza della rosa, il suo significato iconografico e la sua fortuna nell’arte applicata del primo Novecento. Sono ceramiche, porcellane, vasi di vetro e bronzo, arredi, gioielli di corallo, oro e avorio, vetrate e cartoni preparatori, provenienti prevalentemente da collezioni private, ma anche da importanti istituzioni specializzate in questo settore quali il Museo Richard Ginori delle Porcellane di Doccia o il Museo Stibbert di Firenze. L’esposizione alla Casina delle Civette e Dipendenza è promossa dall’Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione – Sovraintendenza ai Beni Culturali di Roma Capitale con il supporto organizzativo di Zètema Progetto Cultura. L’iniziativa è curata da Andreina d’Agliano, Carla Cerutti e Maria Grazia Massafra.
L’immagine della rosa, considerata in ogni epoca come la Regina dei Fiori, è spesso legata alla figura femminile, come simbolo di giovinezza, grazia e virtù, o emblema di sentimenti quali pietà e carità, dolore e amore, pudore e passione. Fiori e piante divengono elemento privilegiato nel naturalismo dell’Art Nouveau – associandosi alle fluenti linee della figura femminile – con una resa precisa e realistica di facile lettura. In seguito, nel linguaggio geometrico dell’Art Déco, fiori e foglie recise vengono ripetuti ossessivamente, diventando motivo principale nell’elegante e raffinata decorazione di argenti, vetri, ceramiche, stoffe e gioielli. L’identificazione delle singole specie vegetali diventa così più complessa: le rose potrebbero essere anche camelie o peonie, la soda compattezza e la geometrizzazione delle corolle e dei petali si spoglia del naturalismo.
Nel corso dei primi decenni del Novecento, la rosa compare dunque su ceramiche, vetri, bronzi, gioielli, stoffe, mobili, pochoirs, portando con sé gli antichi simboli e significati.
La usa Galileo Chini nelle eleganti maioliche pre-raffaellite prodotte a Firenze a fine Ottocento e in quelle successive di ispirazione più klimtiana, la usa in Francia la Scuola di Nancy e, soprattutto, Gallé con le struggenti e decadenti Roses de France, miracolosamente plasmate in pasta di vetro e applicate su vasi e coppe. Le ritroviamo anche nei bei mobili di Issel e di Quarti e nei raffinati e smaglianti pochoirs di Lepape, Iribe e Barbier.
A Murano, sono il motivo prediletto delle invenzioni a murrine degli Artisti Barovier e dei Fratelli Toso, a Milano e a Roma ornano a profusione le belle vetrate a piombo che rallegrano le costruzioni liberty della buona società, come quelle della Casina delle Civette di Villa Torlonia.
Le opere esposte vanno dunque ad arricchire il percorso tematico già presente nel museo nel quale la rosa appare ovunque, a partire dall’elemento araldico dei Torlonia - nelle vetrate della Stanza dei Trifogli - agli stucchi carichi di rose del Fumoir, dove sono esposti i bozzetti di Paolo Paschetto con rose e nastri (1919-20), all’aereo e raffinato grillage, realizzato da Giovanni Capranesi, nel Salottino delle 24 Ore, o sulle pareti della Hall, con festoni di frutta e fiori (1909-10). Proseguendo al piano superiore, la rosa è ancora il motivo principe delle vetrate del Balcone delle Rose di Paolo Paschetto (1920), dai delicati e cangianti effetti di colore.
L’esposizione - che arriva a Roma dopo una precedente edizione al Filatoio di Caraglio di Cuneo (27 giugno - 25 ottobre 2009) - documenta con circa 40 opere la presenza della rosa, il suo significato iconografico e la sua fortuna nell’arte applicata del primo Novecento. Sono ceramiche, porcellane, vasi di vetro e bronzo, arredi, gioielli di corallo, oro e avorio, vetrate e cartoni preparatori, provenienti prevalentemente da collezioni private, ma anche da importanti istituzioni specializzate in questo settore quali il Museo Richard Ginori delle Porcellane di Doccia o il Museo Stibbert di Firenze. L’esposizione alla Casina delle Civette e Dipendenza è promossa dall’Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione – Sovraintendenza ai Beni Culturali di Roma Capitale con il supporto organizzativo di Zètema Progetto Cultura. L’iniziativa è curata da Andreina d’Agliano, Carla Cerutti e Maria Grazia Massafra.
L’immagine della rosa, considerata in ogni epoca come la Regina dei Fiori, è spesso legata alla figura femminile, come simbolo di giovinezza, grazia e virtù, o emblema di sentimenti quali pietà e carità, dolore e amore, pudore e passione. Fiori e piante divengono elemento privilegiato nel naturalismo dell’Art Nouveau – associandosi alle fluenti linee della figura femminile – con una resa precisa e realistica di facile lettura. In seguito, nel linguaggio geometrico dell’Art Déco, fiori e foglie recise vengono ripetuti ossessivamente, diventando motivo principale nell’elegante e raffinata decorazione di argenti, vetri, ceramiche, stoffe e gioielli. L’identificazione delle singole specie vegetali diventa così più complessa: le rose potrebbero essere anche camelie o peonie, la soda compattezza e la geometrizzazione delle corolle e dei petali si spoglia del naturalismo.
Nel corso dei primi decenni del Novecento, la rosa compare dunque su ceramiche, vetri, bronzi, gioielli, stoffe, mobili, pochoirs, portando con sé gli antichi simboli e significati.
La usa Galileo Chini nelle eleganti maioliche pre-raffaellite prodotte a Firenze a fine Ottocento e in quelle successive di ispirazione più klimtiana, la usa in Francia la Scuola di Nancy e, soprattutto, Gallé con le struggenti e decadenti Roses de France, miracolosamente plasmate in pasta di vetro e applicate su vasi e coppe. Le ritroviamo anche nei bei mobili di Issel e di Quarti e nei raffinati e smaglianti pochoirs di Lepape, Iribe e Barbier.
A Murano, sono il motivo prediletto delle invenzioni a murrine degli Artisti Barovier e dei Fratelli Toso, a Milano e a Roma ornano a profusione le belle vetrate a piombo che rallegrano le costruzioni liberty della buona società, come quelle della Casina delle Civette di Villa Torlonia.
Le opere esposte vanno dunque ad arricchire il percorso tematico già presente nel museo nel quale la rosa appare ovunque, a partire dall’elemento araldico dei Torlonia - nelle vetrate della Stanza dei Trifogli - agli stucchi carichi di rose del Fumoir, dove sono esposti i bozzetti di Paolo Paschetto con rose e nastri (1919-20), all’aereo e raffinato grillage, realizzato da Giovanni Capranesi, nel Salottino delle 24 Ore, o sulle pareti della Hall, con festoni di frutta e fiori (1909-10). Proseguendo al piano superiore, la rosa è ancora il motivo principe delle vetrate del Balcone delle Rose di Paolo Paschetto (1920), dai delicati e cangianti effetti di colore.
29
ottobre 2010
In nome della rosa
Dal 29 ottobre 2010 al 30 gennaio 2011
arti decorative e industriali
Location
CASINA DELLE CIVETTE – VILLA TORLONIA
Roma, Via Nomentana, 70, (Roma)
Roma, Via Nomentana, 70, (Roma)
Biglietti
Casina delle Civette: intero € 3,00; ridotto € 2,00 Gratuito per le categorie previste dalla tariffazione vigente La biglietteria si trova all'ingresso della Villa (via Nomentana 70)
Orario di apertura
dalle ore 9.00 alle ore 19.00 (la biglietteria chiude 45 minuti prima) Giorni chiusura: Lunedì, 1 gennaio, 25 dicembre
Vernissage
29 Ottobre 2010, ore 11
Editore
SILVANA EDITORIALE
Ufficio stampa
ZETEMA
Curatore