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In Our World. New Photograpy in Britain
La mostra presenta le ricerche di 18 artisti che nel corso dell’ultimo decennio hanno frequentato il Master di Fotografia presso il Royal College of Art di Londra
Comunicato stampa
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Inaugura domenica 20 aprile alle ore 11.30 alla Galleria Civica di Modena la mostra In Our World. New Photograpy in Britain, a cura di Filippo Maggia.
Organizzata e prodotta dalla Galleria Civica di Modena e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena la rassegna collettiva è stata realizzata in collaborazione con il Royal College of Art di Londra e presenta le ricerche di 18 artisti che nel corso dell'ultimo decennio hanno frequentato il Master di Fotografia presso la prestigiosa istituzione inglese, che sembra avere preso il posto di altre (Goldsmiths University, Saint Martin College ecc.) come luogo per eccellenza della formazione in Europa riguardo alla fotografia e all'arte visiva in genere.
Gli artisti presenti in mostra arrivano da varie parti del mondo, proprio per l'eccellenza della scuola, e sono stati selezionati dal curatore che per questo progetto ha ricevuto dall'RCA una visiting fellowship come ricercatore per un anno.
Si tratta di: Becky Beasley (1975, Gran Bretagna), Bianca Brunner (1974, Chur, Svizzera), Lisa Castagner (1975, Irlanda del Nord), Simon Cunningham Annabel Elgar (1971, Aldershot, Gran Bretagna), Anne Hardy (1970, Londra), Lucy Levene (1978, Londra), Gareth McConnell (1972, Irlanda del Nord), Brígida Mendes (1977, Tomar, Portogallo), Suzanne Mooney (1976, Irlanda), Melissa Moore (1978, Nottingham), Harold Offeh (1977, Accra, Ghana), Kirk Palmer (1971, Northampton, Gran Bretagna), Sarah Pickering (1972, Durham City, Gran Bretagna), Sophy Rickett (1970, Londra), Esther Teichmann (1980, Karlsruhe, Germania), Heiko Tiemann (1968, Bad Oeynhausen, Germania), Danny Treacy (1975, Manchester).
In mostra fotografie, video e film: una pluralità di mezzi espressivi e un numero di opere sufficiente a far comprendere il singolo percorso di ogni artista. Molti di loro hanno già esposto in gallerie inglesi ed internazionali: a Londra Maureen Paley, National Portrait Gallery, Whitechapel e Tate Modern, fra le altre; in Europa, solo per citarne alcune, la Fundação Calouste Gulbenkian di Lisbona, Musée de l'Elisée di Losanna, Fotomuseum Winterthur, Centre Pompidou, Parigi; in Italia, Nepente Gallery di Milano, Galleria Alberto Peola di Torino e Biennale di Venezia.
Allestita a Palazzo Santa Margherita, in corso Canalgrande 103 a Modena fino al prossimo 13 luglio, la rassegna è accompagnata da un esaustivo volume edito da Skira, primo di una nuova collana dedicata all'indagine dei talenti emergenti nei singoli Paesi europei ed extraeuropei. Il catalogo presenta una ricca selezione di immagini per ogni autore, completata da uno statement sul suo lavoro e da una biobibliografia completa.
In Our World offre una visione attuale ed estremamente contemporanea della ricerca fotografica in Inghilterra.
La presenza di autori provenienti da diverse nazioni (Germania, Portogallo, Stati Uniti, Svizzera, Irlanda ecc.) ma da tempo residenti a Londra, conferma il ruolo primario oggi rappresentato nell'arte contemporanea dalla capitale del Regno Unito e, in particolare, dal Royal College of Art, divenuto, come si diceva, un nuovo punto di riferimento.
Anche se non si può definire con precisione una corrente o una tendenza dominante che caratterizzi il percorso espositivo, tutti gli autori presenti in mostra hanno in comune una forte condivisione con il mondo che li circonda.
Non limitandosi a rappresentarlo essi, in un certo senso, fanno da filtro, per darne una nuova e personale interpretazione, trasformando, inventando, assemblando pezzi di realtà tangibile, altre volte raccontando in prima persona (in alcuni casi proponendosi direttamente come protagonisti dell'opera) il proprio rapporto con la vita e la società.
Pur trattandosi di esperienze personali, in alcuni casi molto differenti l'una dall'altra, si avverte una malinconia comune, un sentimento del tempo presente vissuto fino in fondo, lucidamente affrontato e ricomposto attraverso le immagini.
Altra caratteristica comune a molti di loro è la ricostruzione di precise situazioni ove l'atto fotografico delimita e riconsidera una nuova realtà nelle sue proporzioni, relazioni interne, significati multipli che la lettura del fotografo ha voluto dare attraverso uno sguardo ragionato e selettivo.
Così appare infatti nel lavoro della Mooney, teso alla riconsiderazione del modus vivendi con cui siamo abituati a vedere il mondo; la Rickett sembra andare oltre, tentando di svelare ciò che non è immadiatamente visibile nel suo film Auditorium; si muove sul sottile limite fra il reale e l'immaginario la ricerca della Pickering; diviene una metamorfosi la figura umana che si plasma con lo spazio nel lavoro della Moore; figura umana che è in movimento e dialoga con se stessa e con lo spazio nel lavori di Cunningham; un dichiarato atto di non-conformismo sono invece le immagini di coppia della Levene; diventano un manifesto contro il glamour patinato e la falsa femminilità le immagini della Castagner. Il luogo e la sua storia, la sua identità culturale e antropologica sono l'oggetto d'indagine esplorato da Palmer nei suoi delicati video; e ancora le origini e le radici culturali sono alla base del ragionamento su cui posa il lavoro della Mendes, in immagini costruite tra fiction e realtà; un modulo di osservazione e decodificazione del mondo è la fotografia per Tiemann, basato sull'esperienza e sull'attesa; mentre uno strumento per indurre la comunicazione fra culture diverse, sovente partecipando con i personaggi dei suoi video, sono le opere di Offeh; le immagini si fanno poema visivo nello slide show di McConnell, una lunga storia personale vissuta dall'interno; così come personalissimi e intimi sono i rapporti, o meglio i sentimenti, manifestati nelle fotografie della Teichmann. Allucinanti, inquietanti sono le invenzioni che assumono sembianze umane create da Treacy; un mondo immaginario che muove pure la ricerca della Brunner dove sono gli oggetti a trasformarsi e cambiare forma; così come il rapporto fra gli oggetti e la loro rappresentazione fotografica sta alla base della ricerca della Beasley; simile riflessione sull'utilizzo della fotografia, ma come strumento creativo e induttivo di nuove percezioni, porta la Hardy a costruire ambienti ricchi di dettagli e particolari, dove l'uomo è assente; assenza che diventa vulnerabilità nei personaggi e nelle immagini della Elgar, dove i dettagli sono in realtà simboli che ci permettono di entrare nell'opera.
Organizzata e prodotta dalla Galleria Civica di Modena e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena la rassegna collettiva è stata realizzata in collaborazione con il Royal College of Art di Londra e presenta le ricerche di 18 artisti che nel corso dell'ultimo decennio hanno frequentato il Master di Fotografia presso la prestigiosa istituzione inglese, che sembra avere preso il posto di altre (Goldsmiths University, Saint Martin College ecc.) come luogo per eccellenza della formazione in Europa riguardo alla fotografia e all'arte visiva in genere.
Gli artisti presenti in mostra arrivano da varie parti del mondo, proprio per l'eccellenza della scuola, e sono stati selezionati dal curatore che per questo progetto ha ricevuto dall'RCA una visiting fellowship come ricercatore per un anno.
Si tratta di: Becky Beasley (1975, Gran Bretagna), Bianca Brunner (1974, Chur, Svizzera), Lisa Castagner (1975, Irlanda del Nord), Simon Cunningham Annabel Elgar (1971, Aldershot, Gran Bretagna), Anne Hardy (1970, Londra), Lucy Levene (1978, Londra), Gareth McConnell (1972, Irlanda del Nord), Brígida Mendes (1977, Tomar, Portogallo), Suzanne Mooney (1976, Irlanda), Melissa Moore (1978, Nottingham), Harold Offeh (1977, Accra, Ghana), Kirk Palmer (1971, Northampton, Gran Bretagna), Sarah Pickering (1972, Durham City, Gran Bretagna), Sophy Rickett (1970, Londra), Esther Teichmann (1980, Karlsruhe, Germania), Heiko Tiemann (1968, Bad Oeynhausen, Germania), Danny Treacy (1975, Manchester).
In mostra fotografie, video e film: una pluralità di mezzi espressivi e un numero di opere sufficiente a far comprendere il singolo percorso di ogni artista. Molti di loro hanno già esposto in gallerie inglesi ed internazionali: a Londra Maureen Paley, National Portrait Gallery, Whitechapel e Tate Modern, fra le altre; in Europa, solo per citarne alcune, la Fundação Calouste Gulbenkian di Lisbona, Musée de l'Elisée di Losanna, Fotomuseum Winterthur, Centre Pompidou, Parigi; in Italia, Nepente Gallery di Milano, Galleria Alberto Peola di Torino e Biennale di Venezia.
Allestita a Palazzo Santa Margherita, in corso Canalgrande 103 a Modena fino al prossimo 13 luglio, la rassegna è accompagnata da un esaustivo volume edito da Skira, primo di una nuova collana dedicata all'indagine dei talenti emergenti nei singoli Paesi europei ed extraeuropei. Il catalogo presenta una ricca selezione di immagini per ogni autore, completata da uno statement sul suo lavoro e da una biobibliografia completa.
In Our World offre una visione attuale ed estremamente contemporanea della ricerca fotografica in Inghilterra.
La presenza di autori provenienti da diverse nazioni (Germania, Portogallo, Stati Uniti, Svizzera, Irlanda ecc.) ma da tempo residenti a Londra, conferma il ruolo primario oggi rappresentato nell'arte contemporanea dalla capitale del Regno Unito e, in particolare, dal Royal College of Art, divenuto, come si diceva, un nuovo punto di riferimento.
Anche se non si può definire con precisione una corrente o una tendenza dominante che caratterizzi il percorso espositivo, tutti gli autori presenti in mostra hanno in comune una forte condivisione con il mondo che li circonda.
Non limitandosi a rappresentarlo essi, in un certo senso, fanno da filtro, per darne una nuova e personale interpretazione, trasformando, inventando, assemblando pezzi di realtà tangibile, altre volte raccontando in prima persona (in alcuni casi proponendosi direttamente come protagonisti dell'opera) il proprio rapporto con la vita e la società.
Pur trattandosi di esperienze personali, in alcuni casi molto differenti l'una dall'altra, si avverte una malinconia comune, un sentimento del tempo presente vissuto fino in fondo, lucidamente affrontato e ricomposto attraverso le immagini.
Altra caratteristica comune a molti di loro è la ricostruzione di precise situazioni ove l'atto fotografico delimita e riconsidera una nuova realtà nelle sue proporzioni, relazioni interne, significati multipli che la lettura del fotografo ha voluto dare attraverso uno sguardo ragionato e selettivo.
Così appare infatti nel lavoro della Mooney, teso alla riconsiderazione del modus vivendi con cui siamo abituati a vedere il mondo; la Rickett sembra andare oltre, tentando di svelare ciò che non è immadiatamente visibile nel suo film Auditorium; si muove sul sottile limite fra il reale e l'immaginario la ricerca della Pickering; diviene una metamorfosi la figura umana che si plasma con lo spazio nel lavoro della Moore; figura umana che è in movimento e dialoga con se stessa e con lo spazio nel lavori di Cunningham; un dichiarato atto di non-conformismo sono invece le immagini di coppia della Levene; diventano un manifesto contro il glamour patinato e la falsa femminilità le immagini della Castagner. Il luogo e la sua storia, la sua identità culturale e antropologica sono l'oggetto d'indagine esplorato da Palmer nei suoi delicati video; e ancora le origini e le radici culturali sono alla base del ragionamento su cui posa il lavoro della Mendes, in immagini costruite tra fiction e realtà; un modulo di osservazione e decodificazione del mondo è la fotografia per Tiemann, basato sull'esperienza e sull'attesa; mentre uno strumento per indurre la comunicazione fra culture diverse, sovente partecipando con i personaggi dei suoi video, sono le opere di Offeh; le immagini si fanno poema visivo nello slide show di McConnell, una lunga storia personale vissuta dall'interno; così come personalissimi e intimi sono i rapporti, o meglio i sentimenti, manifestati nelle fotografie della Teichmann. Allucinanti, inquietanti sono le invenzioni che assumono sembianze umane create da Treacy; un mondo immaginario che muove pure la ricerca della Brunner dove sono gli oggetti a trasformarsi e cambiare forma; così come il rapporto fra gli oggetti e la loro rappresentazione fotografica sta alla base della ricerca della Beasley; simile riflessione sull'utilizzo della fotografia, ma come strumento creativo e induttivo di nuove percezioni, porta la Hardy a costruire ambienti ricchi di dettagli e particolari, dove l'uomo è assente; assenza che diventa vulnerabilità nei personaggi e nelle immagini della Elgar, dove i dettagli sono in realtà simboli che ci permettono di entrare nell'opera.
20
aprile 2008
In Our World. New Photograpy in Britain
Dal 20 aprile al 13 luglio 2008
fotografia
Location
GALLERIA CIVICA DI MODENA – PALAZZO SANTA MARGHERITA
Modena, Corso Canalgrande, 103, (Modena)
Modena, Corso Canalgrande, 103, (Modena)
Orario di apertura
da martedì a domenica 10.30– 13/16–19.30, chiuso il lunedì
Vernissage
20 Aprile 2008, ore 11.30
Editore
SKIRA
Ufficio stampa
STUDIO PESCI
Autore
Curatore