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In/Sito. Voci d’artista
La collettiva apre la manifestazione Crespina tra Arte e Natura il 25 settembre dalle 16 alle 20
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Crespina tra Arte e Natura
In/Sito. Voci d’Artista
“Poeticamente abita l’uomo” (Hӧlderlin)
Ospiti di una natura non inerte, né eccessivamente educata, ma tuttavia segnata architettonicamente dalla
presenza dell’uomo, nel Parco, nel settecentesco Oratorio e negli annessi rurali di una antica fattoria ormai
dismessa, voci di artisti, di diverse intonazioni, diventano interpreti di un dialogo serrato con la fisicità del
luogo, restituendo il senso più radicale dell’abitare la terra e il tempo che stiamo vivendo.
Non si tratta di tautologia. Al contrario, di un’operazione artistica tesa a valicare, seppur in modo
sobriamente utopistico, i confini claustrofobici di un sistema autoreferenziale che continua a narrare se
stesso e la propria mitologia, secondo gerarchie fissate dal mercato.
In/Sito vuol restituire centralità alla fase progettuale di ciascuno degli artisti invitati a mettere in atto, ad
esporre in modo evidente, un proprio “esserci” qui e ora, capace di attivare un dialogo realmente aperto.
Questo rapporto non può fondarsi che sul rispetto delle specificità, preesistenti ed intervenute, sul senso di
responsabilità riguardo allo spazio creativo individuale e a quello risultante dalla condivisione con
l’interlocutore, soprattutto quando questi non pare dotato della medesima forza ‘contrattuale’: natura,
spettatore, coattuatore... .
Viene così ad instaurarsi una temperatura comunicativa che si esplica secondo un’etica ed una “estetica
relazionale” con radici ancor più profonde e durevoli di quelle profilate da Bourriaud, in quanto non
estemporanee, bensì, a ben vedere, fondate su ‘valori’ artistici ed etici che rappresentano un legame al di là
della forma-evento e che offrono peraltro ‘crediti’ valevoli per la costruzione di nuove relazioni.
Lo spazio circoscritto dalle opere, la trama tessuta di performances e di installazioni site specific, si
configura così come vero e proprio habitat, in cui è enfatizzato il confronto tra naturale e artificiale,
elemento dato ed elemento conseguentemente elaborato. In quel ‘conseguentemente’ si misura la
capacità di ascolto, la distanza di rispetto nei confronti di un interlocutore, terreno indispensabile per
l’epifania dell’opera durevole, al di là della ‘durata’ in cui si materializza.
Questo habitat si rivela metafora, profezia e mise en abÎme di un abitare poetico dell’uomo sulla terra,
parafrasando l’espressione del poeta romantico tedesco: sostanza e attuazione di una dimensione che
esiste in potenza e come indagine.
Esso è altresì “figura” di una tensione a spostare il limite costretto dei luoghi comuni consolidati, sotto
l’impulso di una ricerca vibrante e non di comodo; sta a significare lo sforzo di arginare l’istinto alla
barbarie, la deriva di un opportunismo falsamente lungimirante, ma in realtà atrofico.
In/Sito è un invito ed allo stesso tempo una risposta, una presa di posizione da parte di artisti che fanno
sentire la loro voce, declinata a dar voce e respiro al luogo che li accoglie rendendolo ricettacolo di nuovi
segni, di nuove chiavi di lettura della realtà che ci circonda.
Secondo questa prospettiva sono da leggere la collaborazione con ArTura - Territori tra Arti e Natura,
progetto ideato dall’Opificio Ceramico Alfredo Gioventù di Sestri Levante (GE) ed il legame simbolico con la
Fornace Pasquinucci di Capraia F.na (FI), entrambi presidii di cultura del territorio e traccia di cordiale,
feconda, umanità.
Le sezioni in breve:
LA NATURALE PROFEZIA: OMAGGIO A PAOLO FRANCESCONI
SENTIERI INTERROTTI: “passeggiata d’autore” tra le installazioni nel Parco e nell’Oratorio di Montelisi
ORIENTAMENTI E SPAESAMENTI: performances comportamentali e musicali
Non c’è incanto nella modalità poetica prescelta, che non sia da intendere in relazione alla consapevolezza
dell’inquietudine, nel solco di un impegno a non ‘cedere loco’, rispetto alla realtà del tempo che stiamo
vivendo.
Così i materiali poveri, di recupero, come i legni di Piero Mochi o le ruggini di Lofilo, oppure le carte di Paolo
Francesconi rappresentano l’impulso a restituire nuova vita a quanto altrimenti sarebbe sottratto
definitivamente alla storia e alla visibilità, una volta venuta meno la funzione originaria; Sandro Bottari,
invece, raccoglie e mette sotto vuoto pochi elementi primari, ricorrenti nel suo fare artistico,
estremamente parsimonioso ed essenziale. La performance installativa di Casarosa, I’m my sundial, offre il
corpo dell’artista come mezzo di misurazione del tempo nella sua dimensione biologica ed esperienziale;
sulla stessa linea di una ricerca che congiunga estetica ed esistenzialismo si colloca la performance di Paolo
Bottari, con ponderati riferimenti alla civiltà dei consumi, a cui si riferiscono peraltro anche il gruppo
B.A.C.O. con una drammaturgia musicale dedicata al supermarket delle relazioni e, molto ironicamente, il
gruppo Lights (Baldini, Paci, Petralli), con musica per aspirapolvere e contrabbasso. Ad una divertita levità si
ispirano I Santini Del Prete, riuscendo a far suonare in modo misterioso le campane di un oratorio
settecentesco silenziose da tempo immemorabile. Per converso, l’interno dell’edificio sacro si concentra in
una tensione ascetico-meditativa, per le esili presenze sospese progettate da Gennai. Dentro/Fuori è anche
il nodo concettuale intorno a cui vertono le finestre illuminate di Sullo sorveglianti le semioscurità di
antiche cantine dismesse.
Analoga vena poetica si legge nel Jumping di Gioventù, dove leggerissimi sassi, in ceramica, si librano quasi
magicamente nell’aria punteggiando in un abbraccio il verde del parco, dove, dal 2007, permane
l’installazione Metamorfosi di NoStyle Project, esaltazione del connubio tra artificio e natura. Collocata in
occasione della mostra Metamorfosi della Natura, fu donata dagli artisti e rientra in questo percorso come
una sorta di profezia, risultando anticipatrice di una vocazione poetica del luogo ad ospitare “in sito”
epifanie artistiche sotto il segno della commistione, discussa, tra arte e natura. La via ecologica è
presentata da Cobàs, a colloquio con un albero del parco sorprendentemente frondoso, per quanto
apparentemente sventrato. L’artista è anche autore del video d’arte con la performance onirica di Monica
Michelotti Luoghi del Cuore realizzata all’interno della Collezione Carlo Pepi, una sezione della quale è
ospitata nella Fattoria di Montelisi.
Visionarie sinestesie sono le composizioni musicali di Massimo Ruberti per le poesie di Bruno Secchi, Ritmi
espansi interpretate da Gloria Grazzini: Giorno Assoluto è una fusione di colori e sonorità che sembrano
propagarsi sotto l’onda di emozioni visive e sentimentali, tratte dagli elementi naturali.
Più pungenti sono Sireno, Andreani e Faleni: la prima con un progetto di sentieri erbosi, che costeggiano le
opere, a costituire un percorso agevolato sulla ghiaia, una finestra dell’Utopia sull’accessibilità; Andreani
elabora una riflessione sulla difficile condizione umana, incapace di risolvere, da sempre, il rapporto io-
collettività; mentre Faleni interviene con una visione per nulla idillica della natura e degli uomini che la
sfruttano sfruttando in primo luogo altri uomini.
L’ultima voce, di Tozzi e Mori, è dedicata a Saramago, con Il racconto dell’isola sconosciuta, che condensa
l’utopia come motore per valicare i limiti consolidati e ricongiungersi con un sé più profondo.
M.F.Pepi
In/Sito. Voci d’Artista
“Poeticamente abita l’uomo” (Hӧlderlin)
Ospiti di una natura non inerte, né eccessivamente educata, ma tuttavia segnata architettonicamente dalla
presenza dell’uomo, nel Parco, nel settecentesco Oratorio e negli annessi rurali di una antica fattoria ormai
dismessa, voci di artisti, di diverse intonazioni, diventano interpreti di un dialogo serrato con la fisicità del
luogo, restituendo il senso più radicale dell’abitare la terra e il tempo che stiamo vivendo.
Non si tratta di tautologia. Al contrario, di un’operazione artistica tesa a valicare, seppur in modo
sobriamente utopistico, i confini claustrofobici di un sistema autoreferenziale che continua a narrare se
stesso e la propria mitologia, secondo gerarchie fissate dal mercato.
In/Sito vuol restituire centralità alla fase progettuale di ciascuno degli artisti invitati a mettere in atto, ad
esporre in modo evidente, un proprio “esserci” qui e ora, capace di attivare un dialogo realmente aperto.
Questo rapporto non può fondarsi che sul rispetto delle specificità, preesistenti ed intervenute, sul senso di
responsabilità riguardo allo spazio creativo individuale e a quello risultante dalla condivisione con
l’interlocutore, soprattutto quando questi non pare dotato della medesima forza ‘contrattuale’: natura,
spettatore, coattuatore... .
Viene così ad instaurarsi una temperatura comunicativa che si esplica secondo un’etica ed una “estetica
relazionale” con radici ancor più profonde e durevoli di quelle profilate da Bourriaud, in quanto non
estemporanee, bensì, a ben vedere, fondate su ‘valori’ artistici ed etici che rappresentano un legame al di là
della forma-evento e che offrono peraltro ‘crediti’ valevoli per la costruzione di nuove relazioni.
Lo spazio circoscritto dalle opere, la trama tessuta di performances e di installazioni site specific, si
configura così come vero e proprio habitat, in cui è enfatizzato il confronto tra naturale e artificiale,
elemento dato ed elemento conseguentemente elaborato. In quel ‘conseguentemente’ si misura la
capacità di ascolto, la distanza di rispetto nei confronti di un interlocutore, terreno indispensabile per
l’epifania dell’opera durevole, al di là della ‘durata’ in cui si materializza.
Questo habitat si rivela metafora, profezia e mise en abÎme di un abitare poetico dell’uomo sulla terra,
parafrasando l’espressione del poeta romantico tedesco: sostanza e attuazione di una dimensione che
esiste in potenza e come indagine.
Esso è altresì “figura” di una tensione a spostare il limite costretto dei luoghi comuni consolidati, sotto
l’impulso di una ricerca vibrante e non di comodo; sta a significare lo sforzo di arginare l’istinto alla
barbarie, la deriva di un opportunismo falsamente lungimirante, ma in realtà atrofico.
In/Sito è un invito ed allo stesso tempo una risposta, una presa di posizione da parte di artisti che fanno
sentire la loro voce, declinata a dar voce e respiro al luogo che li accoglie rendendolo ricettacolo di nuovi
segni, di nuove chiavi di lettura della realtà che ci circonda.
Secondo questa prospettiva sono da leggere la collaborazione con ArTura - Territori tra Arti e Natura,
progetto ideato dall’Opificio Ceramico Alfredo Gioventù di Sestri Levante (GE) ed il legame simbolico con la
Fornace Pasquinucci di Capraia F.na (FI), entrambi presidii di cultura del territorio e traccia di cordiale,
feconda, umanità.
Le sezioni in breve:
LA NATURALE PROFEZIA: OMAGGIO A PAOLO FRANCESCONI
SENTIERI INTERROTTI: “passeggiata d’autore” tra le installazioni nel Parco e nell’Oratorio di Montelisi
ORIENTAMENTI E SPAESAMENTI: performances comportamentali e musicali
Non c’è incanto nella modalità poetica prescelta, che non sia da intendere in relazione alla consapevolezza
dell’inquietudine, nel solco di un impegno a non ‘cedere loco’, rispetto alla realtà del tempo che stiamo
vivendo.
Così i materiali poveri, di recupero, come i legni di Piero Mochi o le ruggini di Lofilo, oppure le carte di Paolo
Francesconi rappresentano l’impulso a restituire nuova vita a quanto altrimenti sarebbe sottratto
definitivamente alla storia e alla visibilità, una volta venuta meno la funzione originaria; Sandro Bottari,
invece, raccoglie e mette sotto vuoto pochi elementi primari, ricorrenti nel suo fare artistico,
estremamente parsimonioso ed essenziale. La performance installativa di Casarosa, I’m my sundial, offre il
corpo dell’artista come mezzo di misurazione del tempo nella sua dimensione biologica ed esperienziale;
sulla stessa linea di una ricerca che congiunga estetica ed esistenzialismo si colloca la performance di Paolo
Bottari, con ponderati riferimenti alla civiltà dei consumi, a cui si riferiscono peraltro anche il gruppo
B.A.C.O. con una drammaturgia musicale dedicata al supermarket delle relazioni e, molto ironicamente, il
gruppo Lights (Baldini, Paci, Petralli), con musica per aspirapolvere e contrabbasso. Ad una divertita levità si
ispirano I Santini Del Prete, riuscendo a far suonare in modo misterioso le campane di un oratorio
settecentesco silenziose da tempo immemorabile. Per converso, l’interno dell’edificio sacro si concentra in
una tensione ascetico-meditativa, per le esili presenze sospese progettate da Gennai. Dentro/Fuori è anche
il nodo concettuale intorno a cui vertono le finestre illuminate di Sullo sorveglianti le semioscurità di
antiche cantine dismesse.
Analoga vena poetica si legge nel Jumping di Gioventù, dove leggerissimi sassi, in ceramica, si librano quasi
magicamente nell’aria punteggiando in un abbraccio il verde del parco, dove, dal 2007, permane
l’installazione Metamorfosi di NoStyle Project, esaltazione del connubio tra artificio e natura. Collocata in
occasione della mostra Metamorfosi della Natura, fu donata dagli artisti e rientra in questo percorso come
una sorta di profezia, risultando anticipatrice di una vocazione poetica del luogo ad ospitare “in sito”
epifanie artistiche sotto il segno della commistione, discussa, tra arte e natura. La via ecologica è
presentata da Cobàs, a colloquio con un albero del parco sorprendentemente frondoso, per quanto
apparentemente sventrato. L’artista è anche autore del video d’arte con la performance onirica di Monica
Michelotti Luoghi del Cuore realizzata all’interno della Collezione Carlo Pepi, una sezione della quale è
ospitata nella Fattoria di Montelisi.
Visionarie sinestesie sono le composizioni musicali di Massimo Ruberti per le poesie di Bruno Secchi, Ritmi
espansi interpretate da Gloria Grazzini: Giorno Assoluto è una fusione di colori e sonorità che sembrano
propagarsi sotto l’onda di emozioni visive e sentimentali, tratte dagli elementi naturali.
Più pungenti sono Sireno, Andreani e Faleni: la prima con un progetto di sentieri erbosi, che costeggiano le
opere, a costituire un percorso agevolato sulla ghiaia, una finestra dell’Utopia sull’accessibilità; Andreani
elabora una riflessione sulla difficile condizione umana, incapace di risolvere, da sempre, il rapporto io-
collettività; mentre Faleni interviene con una visione per nulla idillica della natura e degli uomini che la
sfruttano sfruttando in primo luogo altri uomini.
L’ultima voce, di Tozzi e Mori, è dedicata a Saramago, con Il racconto dell’isola sconosciuta, che condensa
l’utopia come motore per valicare i limiti consolidati e ricongiungersi con un sé più profondo.
M.F.Pepi
25
settembre 2011
In/Sito. Voci d’artista
Dal 25 settembre al 31 ottobre 2011
arte contemporanea
Location
TENUTA DI TORRE A CENAIA
Crespina, via delle Colline, 63, (Pisa)
Crespina, via delle Colline, 63, (Pisa)
Vernissage
25 Settembre 2011, ore 16 presso Sala Consiliare, piazza Cesare Battisti 22, Crespina
Sito web
www.fornacepasquinucci.it
Autore
Curatore