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In space no one can hear you laugh
Gli artisti sono stati chiamati dunque a lavorare sul concetto di fantascienza e arte, legate silenziosamente nel corso della storia da una qualità comune e mai davvero presa in considerazione: entrambe sono infatti veicoli di creazione di mondi.
Comunicato stampa
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Il libro “Making World: Art and Science Fiction”, raccoglie saggi di artisti, curatori, storici dell’arte, professori e scrittori con una passione per l’arte e la fantascienza. Gli scritti sono legati dall’idea comune di usare la fantascienza come lente attraverso la quale il mondo, incluso quello dell’arte, può essere compreso in maniera nuova.
Gli artisti sono stati chiamati dunque a lavorare sul concetto di fantascienza e arte, legate silenziosamente nel corso della storia da una qualità comune e mai davvero presa in considerazione: entrambe sono infatti veicoli di creazione di mondi. Mondi nuovi, possibili, impossibili, utopici, sognati, immateriali, distrutti, alieni, o qualsiasi altra idea possa essere elencata in una lista delle infinite possibilità dell’immaginazione e della realtà stessa.
L’idea è di dare alla mostra la potenza della fantascienza, ovvero quella di trattare con le cose non ancora avvenute – con le immagini caricate di uno stato di futuro potenziale, o di spazi infusi di una radicale temporalità – che ci mette in contatto con la capacità di immaginare, e con la capacità dell’immaginario di costruire nuovi mondi. Questo è anche un processo esplicitamente politico. Proprio come l’artista australiano Tom Nicholson ha notato, la creazione di mondi è qualcosa che non è veramente importante solo per l'arte, ma anche per il nostro comportamento politico e sociale. Non dobbiamo per forza accettare il mondo com’è perché possiamo re-immaginarlo – e ridisegnarlo – diversamente.
La fantascienza diventa la fonte per capire il mondo e immaginare nuove possibilità, con un impatto visivo versatile che spazia su territori che comprendono il viaggio nel tempo, la geofilosofia, scenari post apocalittici, la materia nera, l’estetica aliena, la filologia, l’antropologia, la distopia, la telepatia, e così via.
Artisti:
Felicia Atkinson (Francia), Julius von Bismark (Germania), Marion Goix (Francia), Benjamin Maus (Germania), Enrico Boccioletti (Italia), CCH (Italia), Julian Charrière (Svizzera), Kasia Fudakowski (Regno Unito), Tue Greenfort (Danimarca), Elise Lammer (Svizzera), Tyra Tingleff (Norvegia), Alvaro Urbano (Spagna).
Gli artisti sono stati chiamati dunque a lavorare sul concetto di fantascienza e arte, legate silenziosamente nel corso della storia da una qualità comune e mai davvero presa in considerazione: entrambe sono infatti veicoli di creazione di mondi. Mondi nuovi, possibili, impossibili, utopici, sognati, immateriali, distrutti, alieni, o qualsiasi altra idea possa essere elencata in una lista delle infinite possibilità dell’immaginazione e della realtà stessa.
L’idea è di dare alla mostra la potenza della fantascienza, ovvero quella di trattare con le cose non ancora avvenute – con le immagini caricate di uno stato di futuro potenziale, o di spazi infusi di una radicale temporalità – che ci mette in contatto con la capacità di immaginare, e con la capacità dell’immaginario di costruire nuovi mondi. Questo è anche un processo esplicitamente politico. Proprio come l’artista australiano Tom Nicholson ha notato, la creazione di mondi è qualcosa che non è veramente importante solo per l'arte, ma anche per il nostro comportamento politico e sociale. Non dobbiamo per forza accettare il mondo com’è perché possiamo re-immaginarlo – e ridisegnarlo – diversamente.
La fantascienza diventa la fonte per capire il mondo e immaginare nuove possibilità, con un impatto visivo versatile che spazia su territori che comprendono il viaggio nel tempo, la geofilosofia, scenari post apocalittici, la materia nera, l’estetica aliena, la filologia, l’antropologia, la distopia, la telepatia, e così via.
Artisti:
Felicia Atkinson (Francia), Julius von Bismark (Germania), Marion Goix (Francia), Benjamin Maus (Germania), Enrico Boccioletti (Italia), CCH (Italia), Julian Charrière (Svizzera), Kasia Fudakowski (Regno Unito), Tue Greenfort (Danimarca), Elise Lammer (Svizzera), Tyra Tingleff (Norvegia), Alvaro Urbano (Spagna).
05
aprile 2016
In space no one can hear you laugh
Dal 05 aprile al 14 maggio 2016
arte contemporanea
Location
GALLERIA GIOVANNI BONELLI
Milano, Via Luigi Porro Lambertenghi, 6, (Milano)
Milano, Via Luigi Porro Lambertenghi, 6, (Milano)
Orario di apertura
da maredì a sabato ore 11-19
Vernissage
5 Aprile 2016, ore 19.00
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