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In viaggio. La Campania. Ricerche e attribuzioni alla scoperta delle opere e degli artisti
Il volume, edito a Napoli da Paparo Edizioni, sarà presentato da Vincenzo Pacelli, ordinario di Storia dell’arte moderna all’Università Federico II, e dagli storici dell’arte Renato Ruotolo e Ugo Di Furia. Interverranno anche Antonio Amente, sindaco di Melito, e Maria Rosaria
Maisto, assessore alla Cultura.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Sarà presentato mercoledì 23 dicembre alle ore 17.00, presso la
Biblioteca Comunale di Melito “Francesco Rossi” (ex Palazzo Comunale,
Piazza Santo Stefano)
l'ultimo libro di Marco di Mauro, dal titolo «In viaggio. La Campania.
Ricerche e attribuzioni alla scoperta delle opere e degli artisti». Il
volume, edito a Napoli da Paparo Edizioni, sarà presentato da Vincenzo
Pacelli, ordinario di Storia dell’arte moderna all’Università Federico
II, e dagli storici dell’arte Renato Ruotolo e Ugo Di Furia.
Interverranno anche Antonio Amente, sindaco di Melito, e Maria Rosaria
Maisto, assessore alla Cultura.
Dall'introduzione di Vincenzo Pacelli:
_________________________________________
Il volume «In viaggio. La Campania» di Marco di Mauro è un lavoro che
offre molto di più di quanto con eccesso di modestia il giovane autore
dichiari. Infatti ci si potrebbe aspettare una serie di appunti di
viaggio, scaturiti dall’impressione suscitata dalle opere d’arte, che
sono il primo movente a spingere lo studioso a questa imponente
fatica. Diversamente che in passato, quando i grandi viaggiatori
descrivevano nei loro diari i luoghi che visitavano, evidenziando i
costumi degli abitanti, la grandezza dei monumenti, ma soprattutto la
bellezza del paesaggio, creando più un prodotto letterario che uno
studio filologicamente approfondito, Marco di Mauro ha introdotto una
metodologia nuova ed originale, con l’interesse proprio dello storico
dell’arte. Le opere, dipinti, sculture, architetture, palazzi ma anche
case contadine, di grandi centri gravitanti intorno alle città come di
quelli decisamente minori, non sono frettolosamente lette ed
archiviate, ma descritte attraverso riferimenti bibliografici
derivanti dalla letteratura locale e dai documenti degli archivi
municipali e parrocchiali. Questa metodologia di ricerca si pone nel
solco dell’auspicio longhiano di portare alla conoscenza degli studi
le personalità e le opere dei cosiddetti centri minori.
Una ricerca che ha indotto l’autore a rivedere il rapporto
città-province osservando che spesso la città rappresenta il centro
propulsore solo nella misura in cui reprime la provincia.
(...)
Molti artisti che non riuscivano a entrare nel ‘giro’ delle
committenze napoletane, hanno prodotto capolavori in provincia, dove
tuttavia sono caduti nell’oblio. Questa sorte è toccata a Nicola
Cacciapuoti, demattesiano di formazione, attivo in Terra di Lavoro e
nell’area vesuviana, e anche al marattesco Giuseppe Castellano, che ha
lasciato opere nel Sannio e in Calabria, così ancora per l’eccellente
produzione barocca di Padre Felice da Napoli attivo nella provincia
campana e laziale. Tra le scoperte più interessanti, frutto
dell’intuito e dell’analisi stilistica, per confronto con opere certe,
si annovera il ritrovamento di una tela raffigurante «San Pietro e
Sant’Agata» di Filippo Vitale a Torre Annunziata.
(...)
La ricompensa di questa vera e propria ricerca sul campo, dell’umiltà
dimostrata nella continua difficoltà di confrontarsi con realtà non
sempre favorevoli, è nelle firme ritrovate su opere inedite o
erroneamente attribuite al nome di maggiore successo per dare lustro
ad un’ipotesi che forse si credeva non sarebbe stata mai verificata.
Il ricco e complesso lavoro dell’autore fa giustizia quindi di tante
dimenticanze degli storici dell’arte, dell’architettura e degli
storici tout court, e porta finalmente alla luce lo studio dei
cosiddetti storici locali troppo spesso negletti o addirittura mai
citati nonostante i loro scritti fossero saccheggiati per le preziose
informazioni da loro fornite. Quello verso gli studiosi delle
tradizioni locali in senso lato è stato un pregiudizio che ha
accompagnato questa figura di storico e il suo ruolo. Essi sono stati
quasi sempre ritenuti personalità di scarso rilievo intellettuale e le
loro informazioni confinate nell’ambito puramente territoriale,
private di un più generale valore culturale. Viceversa, ci si accorge
sempre più spesso, e la cosa non sorprende, che quegli studiosi
avevano trattato in maniera meno solenne tante verità e una messe di
dati e notizie di grande utilità.
Emerge dal lavoro dell’autore un vero amore per la ricerca e la
consapevolezza, nel proporre le sue ‘scoperte’ e i suoi ritrovamenti,
che ogni luogo, anche quello più sconosciuto e inospitale, conserva un
cuore antico, formato da edifici storici come la chiesa parrocchiale,
il municipio, la statua del santo patrono, i resti di un castello, i
luoghi insomma dove si svolgeva un tempo la vita civile e religiosa
che le istituzioni moderne non hanno saputo né valorizzare né
conservare. È questa la causa dell’abbandono dei palazzi nobiliari e
signorili, a Melito come a Teverola, a Capaccio come ad Ercolano, che
sono stati abbandonati completamente dall’incuria dei loro vecchi
proprietari trasferitisi in città, mentre quelli napoletani dei
Carafa, dei Firrao, pur continuando ad essere materialmente abitati,
sono stati defraudati della loro identità storica, del loro corredo e
del loro rapporto con la comunità confinante e deturpati da insegne
che non raramente ne propagandano la funzione di pensioni di terza
classe.
Il messaggio del volume «In viaggio. La Campania» potrebbe
identificarsi nell’invito a tutti coloro che sono in grado di
recepirlo, a non considerare nessun luogo inospitale e privo di
interesse: anche il centro più sfigurato da interventi urbanistici
irriverenti verso il passato e senza una logica architettonica pensata
nell’interesse della pubblica utilità (scuole, ospedali, biblioteche,
spazi verdi, teatri…), può nascondere una testimonianza della sua
identità di un tempo che occhi attenti possono ancora scoprire e
valorizzare. Anche paesi come Giugliano o Sant’Antimo, che nell’ultimo
ventennio sono balzati alla cronaca giornalistica per azioni
criminose, finalmente nel lavoro di Marco di Mauro ritrovano la loro
dimensione di centri creatori di cultura artistica. Quindi, quello
dell’autore è un ‘manuale’ didattico per molti aspetti: giovani
studenti, vecchie e nuove generazioni di studiosi e amatori, possono
trarre dalla lettura di queste pagine la certezza che, accanto alle
poche cose finora note, molto c’è ancora da scoprire nella ricchezza
di un passato la cui conoscenza è il presupposto necessario per un
vivere consapevole delle generazioni presenti e di quelle future.
Vincenzo Pacelli
Biblioteca Comunale di Melito “Francesco Rossi” (ex Palazzo Comunale,
Piazza Santo Stefano)
l'ultimo libro di Marco di Mauro, dal titolo «In viaggio. La Campania.
Ricerche e attribuzioni alla scoperta delle opere e degli artisti». Il
volume, edito a Napoli da Paparo Edizioni, sarà presentato da Vincenzo
Pacelli, ordinario di Storia dell’arte moderna all’Università Federico
II, e dagli storici dell’arte Renato Ruotolo e Ugo Di Furia.
Interverranno anche Antonio Amente, sindaco di Melito, e Maria Rosaria
Maisto, assessore alla Cultura.
Dall'introduzione di Vincenzo Pacelli:
_________________________________________
Il volume «In viaggio. La Campania» di Marco di Mauro è un lavoro che
offre molto di più di quanto con eccesso di modestia il giovane autore
dichiari. Infatti ci si potrebbe aspettare una serie di appunti di
viaggio, scaturiti dall’impressione suscitata dalle opere d’arte, che
sono il primo movente a spingere lo studioso a questa imponente
fatica. Diversamente che in passato, quando i grandi viaggiatori
descrivevano nei loro diari i luoghi che visitavano, evidenziando i
costumi degli abitanti, la grandezza dei monumenti, ma soprattutto la
bellezza del paesaggio, creando più un prodotto letterario che uno
studio filologicamente approfondito, Marco di Mauro ha introdotto una
metodologia nuova ed originale, con l’interesse proprio dello storico
dell’arte. Le opere, dipinti, sculture, architetture, palazzi ma anche
case contadine, di grandi centri gravitanti intorno alle città come di
quelli decisamente minori, non sono frettolosamente lette ed
archiviate, ma descritte attraverso riferimenti bibliografici
derivanti dalla letteratura locale e dai documenti degli archivi
municipali e parrocchiali. Questa metodologia di ricerca si pone nel
solco dell’auspicio longhiano di portare alla conoscenza degli studi
le personalità e le opere dei cosiddetti centri minori.
Una ricerca che ha indotto l’autore a rivedere il rapporto
città-province osservando che spesso la città rappresenta il centro
propulsore solo nella misura in cui reprime la provincia.
(...)
Molti artisti che non riuscivano a entrare nel ‘giro’ delle
committenze napoletane, hanno prodotto capolavori in provincia, dove
tuttavia sono caduti nell’oblio. Questa sorte è toccata a Nicola
Cacciapuoti, demattesiano di formazione, attivo in Terra di Lavoro e
nell’area vesuviana, e anche al marattesco Giuseppe Castellano, che ha
lasciato opere nel Sannio e in Calabria, così ancora per l’eccellente
produzione barocca di Padre Felice da Napoli attivo nella provincia
campana e laziale. Tra le scoperte più interessanti, frutto
dell’intuito e dell’analisi stilistica, per confronto con opere certe,
si annovera il ritrovamento di una tela raffigurante «San Pietro e
Sant’Agata» di Filippo Vitale a Torre Annunziata.
(...)
La ricompensa di questa vera e propria ricerca sul campo, dell’umiltà
dimostrata nella continua difficoltà di confrontarsi con realtà non
sempre favorevoli, è nelle firme ritrovate su opere inedite o
erroneamente attribuite al nome di maggiore successo per dare lustro
ad un’ipotesi che forse si credeva non sarebbe stata mai verificata.
Il ricco e complesso lavoro dell’autore fa giustizia quindi di tante
dimenticanze degli storici dell’arte, dell’architettura e degli
storici tout court, e porta finalmente alla luce lo studio dei
cosiddetti storici locali troppo spesso negletti o addirittura mai
citati nonostante i loro scritti fossero saccheggiati per le preziose
informazioni da loro fornite. Quello verso gli studiosi delle
tradizioni locali in senso lato è stato un pregiudizio che ha
accompagnato questa figura di storico e il suo ruolo. Essi sono stati
quasi sempre ritenuti personalità di scarso rilievo intellettuale e le
loro informazioni confinate nell’ambito puramente territoriale,
private di un più generale valore culturale. Viceversa, ci si accorge
sempre più spesso, e la cosa non sorprende, che quegli studiosi
avevano trattato in maniera meno solenne tante verità e una messe di
dati e notizie di grande utilità.
Emerge dal lavoro dell’autore un vero amore per la ricerca e la
consapevolezza, nel proporre le sue ‘scoperte’ e i suoi ritrovamenti,
che ogni luogo, anche quello più sconosciuto e inospitale, conserva un
cuore antico, formato da edifici storici come la chiesa parrocchiale,
il municipio, la statua del santo patrono, i resti di un castello, i
luoghi insomma dove si svolgeva un tempo la vita civile e religiosa
che le istituzioni moderne non hanno saputo né valorizzare né
conservare. È questa la causa dell’abbandono dei palazzi nobiliari e
signorili, a Melito come a Teverola, a Capaccio come ad Ercolano, che
sono stati abbandonati completamente dall’incuria dei loro vecchi
proprietari trasferitisi in città, mentre quelli napoletani dei
Carafa, dei Firrao, pur continuando ad essere materialmente abitati,
sono stati defraudati della loro identità storica, del loro corredo e
del loro rapporto con la comunità confinante e deturpati da insegne
che non raramente ne propagandano la funzione di pensioni di terza
classe.
Il messaggio del volume «In viaggio. La Campania» potrebbe
identificarsi nell’invito a tutti coloro che sono in grado di
recepirlo, a non considerare nessun luogo inospitale e privo di
interesse: anche il centro più sfigurato da interventi urbanistici
irriverenti verso il passato e senza una logica architettonica pensata
nell’interesse della pubblica utilità (scuole, ospedali, biblioteche,
spazi verdi, teatri…), può nascondere una testimonianza della sua
identità di un tempo che occhi attenti possono ancora scoprire e
valorizzare. Anche paesi come Giugliano o Sant’Antimo, che nell’ultimo
ventennio sono balzati alla cronaca giornalistica per azioni
criminose, finalmente nel lavoro di Marco di Mauro ritrovano la loro
dimensione di centri creatori di cultura artistica. Quindi, quello
dell’autore è un ‘manuale’ didattico per molti aspetti: giovani
studenti, vecchie e nuove generazioni di studiosi e amatori, possono
trarre dalla lettura di queste pagine la certezza che, accanto alle
poche cose finora note, molto c’è ancora da scoprire nella ricchezza
di un passato la cui conoscenza è il presupposto necessario per un
vivere consapevole delle generazioni presenti e di quelle future.
Vincenzo Pacelli
23
dicembre 2009
In viaggio. La Campania. Ricerche e attribuzioni alla scoperta delle opere e degli artisti
23 dicembre 2009
presentazione
Location
BIBLIOTECA COMUNALE F. ROSSI
Melito Di Napoli, Piazza Santo Stefano, (Napoli)
Melito Di Napoli, Piazza Santo Stefano, (Napoli)
Vernissage
23 Dicembre 2009, ore 17
Autore