STATO D’ITALIA

Cosa è rimasto del Bel Paese? Cos’è rimasto dei vecchi valori che hanno reso l’Italia famosa, del sorriso, dei personaggi bonari, del benessere economico, di un intero Stato? I recenti avvenimenti, la crisi economica e sociale, la corruzione “dei piani alti” ed il fenomeno dell’immigrazione hanno cambiato il volto di un Paese che oggi più che mai si trova a dover fare i conti con i propri errori e con le proprie contraddizioni interne.
“Stato d’Italia” è il prodotto di un viaggio di tre anni portato avanti proprio tra le strade e le storie di quel Paese, tra i volti e i più importanti (spesso più tristi) fatti di cronaca che hanno cambiato un intero tessuto sociale costringendo l’Italia reale, fatta di gente normale che vive una vita fatta di bollette a fine mese, all’incontro-scontro con una realtà altra. Il drammatico e problematico fenomeno dell’ immigrazione di Lampedusa, il malcontento diffuso e la sfiducia nei riguardi di una classe politica inadeguata che sembra vivere nei palazzi romani una dimensione troppo lontana da quella vissuta dalla gente comune, le rivendicazioni dei braccianti-migranti di Rosarno, l’opposizione dei giovani di Taranto ad un gigante chiamato “Ilva” e alle sue emissioni di diossina, la tragedia del terremoto a l’Aquila e le sue conseguenze: tutte tristi facce di una stessa medaglia chiamata Italia, fatti recenti che Emiliano Mancuso racconta ed interpreta con l’ausilio della macchina fotografica, del bianco e nero e di un occhio giornalistico e poetico.

“C’è un tempo perfetto per la fotografia documentaria, è quello del cambiamento: tensioni, stati di crisi, guerre, rivolte,migrazioni, diaspore, emergenze ambientali e umanitarie. Per i fotografi il mondo è sempre a portata di mano, non ci sono confini e ostacoli al desiderio di andare a vedere; solo la censura e la violenza, figlie dei regimi totalitari creati dagli uomini, possono impedire loro il movimento della curiosità. A volte però non è necessario andare lontano, Emiliano Mancuso si è fermato qui, nel suo Paese, per guardare e cercare di capire. E la fotografia può aiutare, lui ne è consapevole. “

(dalla postfazione di Renata Ferri)

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