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Incze Mózes – Mito e modernità
Seconda sede espositiva. Laura Gavioli scrive: C’è un rapporto con la religione, in senso generale; un modo con cui noi tentiamo di prendere contatto con una certa moralità. La parola giusta è appunto moralità. Sento la responsabilità di mostrare qualcosa che può affermare la via di cose buone.
Comunicato stampa
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Incze Mózes (Baróton 1975) proviene dalla Transilvania dove ha compiuto i primi studi nell'arte murale al Liceo Artistico conseguendo poi nel 2000 il diploma di laurea all'Università Magiara di Belle Arti. Chi ama la pittura può provare un inaspettato piacere visitando il suo studio, in campagna, poco fuori Budapest. Una notevole quantità di dipinti, accatastati e in lavorazione, sono la prova del fermento creativo di questo giovane artista, dotato di un forte talento che gli consente una prolifica produzione; colpisce per la sicurezza che manifesta nell'elaborare un ricco percorso creativo. Egli non esita ad impostare spesso tele di grandi dimensioni, o lavori più piccoli ma destinati ad essere accorpati in trittici, affermando così la complessità dei temi proposti che sembrano uscire da un mondo creativo esuberante di spunti e di idee. Mi sovviene una prima domanda urgente:“Si tratta di una figurazione onirica con implicazioni religiose, o meglio morali?” La risposta è pronta e precisa: C'è un rapporto con la religione, in senso generale; un modo con cui noi tentiamo di prendere contatto con una certa moralità. La parola giusta è appunto moralità. Sento la responsabilità di mostrare qualcosa che può affermare la via di cose buone.
Le figure avvolte in larghi mantelli con bordature di seta, erranti a cavallo e a piedi, in un ambiente vagamente mediterraneo, sembrano immerse in una condizione atemporale dove possono svolgersi azioni profetiche delle quali l'artista assume il ruolo primario di narratore.
Un dipinto Reliquia (Icaro),2006, è dedicato ad una grande ala presentata sopra un telo-sipario-sudario sostenuto da una figura retrostante che si scorge appena. Un largo telo disteso nel paesaggio contiene altri frammenti del paesaggio stesso, è L'apparecchia paesaggi, 2007, un'opera onirica e affascinante.
La penna dell'angelo, 2008, è un dipinto monumentale che presenta due figure al centro in un paesaggio arido e roccioso: c'è la magia di un'attesa misteriosa e aleggia una profezia del tutto indecifrabile, come la penna che vola nell'aria.
La figurazione visionaria di Incze Mózes è stupefacente ma, secondo l'artista, essa non vuole shoccare come i surrealisti... in verità essa è un mezzo per risvegliare il tema della dignità dell'uomo che segna il percorso e il fine della mia pittura...
Laura Gavioli
Una breve riflessione di Gianni Cerioli: "lI giovane artista ungherese Mózes Incze coglie nelle sue pitture il sottile filo che tiene legata la modernità al mito. Nella sacralità dell'azione del dipingere costringe la storia dell'arte a vivere nel contemporaneo. L'utilizzo calibrato di strutture archetipiche così come l'uso magistrale di tecniche ricreate portano il visitatore in un mondo di figurazioni tanto realistiche da essere del tutto irreali e fantastiche. Eppure non sono mai fuori dal contesto dell'umanità, non escono mai da una riflessione etica sul nostro comune destino. Le sue storie seguono sempre altri ritmi di narrazione. Come dopo un grande diluvio universale l'umanità riprende finalmente a vivere attraverso la pittura."
Le figure avvolte in larghi mantelli con bordature di seta, erranti a cavallo e a piedi, in un ambiente vagamente mediterraneo, sembrano immerse in una condizione atemporale dove possono svolgersi azioni profetiche delle quali l'artista assume il ruolo primario di narratore.
Un dipinto Reliquia (Icaro),2006, è dedicato ad una grande ala presentata sopra un telo-sipario-sudario sostenuto da una figura retrostante che si scorge appena. Un largo telo disteso nel paesaggio contiene altri frammenti del paesaggio stesso, è L'apparecchia paesaggi, 2007, un'opera onirica e affascinante.
La penna dell'angelo, 2008, è un dipinto monumentale che presenta due figure al centro in un paesaggio arido e roccioso: c'è la magia di un'attesa misteriosa e aleggia una profezia del tutto indecifrabile, come la penna che vola nell'aria.
La figurazione visionaria di Incze Mózes è stupefacente ma, secondo l'artista, essa non vuole shoccare come i surrealisti... in verità essa è un mezzo per risvegliare il tema della dignità dell'uomo che segna il percorso e il fine della mia pittura...
Laura Gavioli
Una breve riflessione di Gianni Cerioli: "lI giovane artista ungherese Mózes Incze coglie nelle sue pitture il sottile filo che tiene legata la modernità al mito. Nella sacralità dell'azione del dipingere costringe la storia dell'arte a vivere nel contemporaneo. L'utilizzo calibrato di strutture archetipiche così come l'uso magistrale di tecniche ricreate portano il visitatore in un mondo di figurazioni tanto realistiche da essere del tutto irreali e fantastiche. Eppure non sono mai fuori dal contesto dell'umanità, non escono mai da una riflessione etica sul nostro comune destino. Le sue storie seguono sempre altri ritmi di narrazione. Come dopo un grande diluvio universale l'umanità riprende finalmente a vivere attraverso la pittura."
16
giugno 2012
Incze Mózes – Mito e modernità
Dal 16 giugno al 29 luglio 2012
arte moderna e contemporanea
Location
CASTELLO DI BELRIGUARDO
Voghiera, Via Provinciale, (Ferrara)
Voghiera, Via Provinciale, (Ferrara)
Orario di apertura
sabato e domenica dalle 15.00 alle 18.00
Vernissage
16 Giugno 2012, ore 17.30
Autore
Curatore