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India Time
La Galleria Curti/Gambuzzi e Co. è lieta di presentare la collettiva India Time. I 6 artisti indiani traggono ispirazione sia dalla tradizione tipica delle proprie origini che dalle frequentazioni culturali internazionali per creare lavori realizzati con tecniche diverse.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La galleria Paolo Curti/Annamaria Gambuzzi & Co. è lieta di presentare la mostra India Time, che si aprirà giovedì 8 maggio ore 18.00 in via Pontaccio 19, Milano
Saranno presenti gli artisti.
Catalogo a cura di Yashodhara Dalmia. Edizione Galleria Paolo Curti/Annamaria Gambuzzi & Co.
50 pagine, 8 illustrazioni a colori, 14 in bianco e nero
L’arte contemporanea in India è originale, tagliente e allo stesso tempo lirica. Trae origine dalle pratiche religiose, cortigiane e artigianali presenti nella vita quotidiana della gente. In questa mostra curata dalla storica dell’arte Yashodhara Dalmia, giovani artisti indiani traggono ispirazione sia dalla tradizione tipica delle proprie origini che dalle frequentazioni culturali internazionali per creare lavori realizzati con tecniche diverse.
Rispecchiando i veloci cambiamenti della propria società, l’urbanizzazione degli stili di vita e le nuove forme di individualismo, ma anche criticando la politica e la corruzione del governo, la sporcizia agli angoli di edifici luccicanti, l’esistenza della povertà e di città fatiscenti, l’arte contemporanea in India è al tempo stesso macabra, innovativa, giocosa e a volte anche angosciante.
Essa ha abilmente creato nuove epifanie che riecheggiano passate tradizioni, attraverso l’utilizzo sia della pittura che di materiali di recupero.
Nella mostra India Time sei artisti rivelano il rapido cambiamento avvenuto nella loro società indicando anche i lati sgradevoli. La mostra, composta da tre pittori, un video artista, uno scultore e una fotografa, sottolinea questa doppia faccia della realtà dove il crescendo di cambiamenti in India è anche accompagnato da sacche di decadimento e degenerazione.
Nella mostra l’artista Nataraj Sharma descrive una condizione itinerante di eventi dove l’aeroplano, simbolo di un’esistenza in continuo movimento, può anche essere inattivo. La patinatura grigio argentata del suo corpo metallico si insinua come un rettile, prigioniera del suo stesso corpo. Se nei primi lavori l’aeroplano rigurgitava la propria immagine, predatrice e sconosciuta, la sua presenza qui è inserita in un lontano spiraglio di orizzonte. Tutto il lavoro di Nataraj e’ rivolto all’interconnessione tra uomo, macchina e natura, descrivendoci città torreggianti assediate da bestialità, oppure orizzonti dalla bellezza mozzafiato rovinati dall’inquinamento atmosferico e da altri disastri causati dall’uomo. Nei suoi lavori recenti una nota presaga di invasioni militari minaccia di distruggere i fenomeni naturali. Sharma, che vive e lavora tra Vadodara e Goa, ha partecipato a diverse mostre internazionali ed ha una ricca conoscenza delle tecniche pittoriche.
La grande tela di Probir Gupta testimonia con colori metallici lo schiacciamento delle civiltà così come la lunga ombra gettata dalla presenza coloniale britannica in India si mischia con il potere delle manipolazioni del presente per denunciare l’angoscia degli individui.
La libera e fluida calligrafia persiana ispira tristezza e disperazione elegiache che generano una continua processione del presente. In una nota apocalittica lo sciame dell’umanità e le emissioni metalliche si spintonano l’un l’altra senza possibilita’ di riscatto.
Il testo di Gupta parla della malformazione e della mutazione del genere umano, condannato senza speranza, come tragica conseguenza dei misfatti universali.
L’artista ha studiato a L’Ecole Nationale Superieure Des Beaux Arts di New Delhi.
In anni recenti l’artista e scultore Riyas Komu ha reinterpretato la ritrattistica passando dall’immagine cinematografica e fotografica all’immagine dipinta. Ha allo stesso tempo riunito le fedi islamiche, comuniste e gandhiane, un miscuglio inebriante di quello in cui suo padre credeva, per creare il clima emozionale dei suoi soggetti. Ha dipinto percio’ immagini di donna nel hijab tratte dal film The Circle dell’iraniano Jaffar Panahi per analizzare il suo stato ansioso, minacciato dal mondo esterno. Nei due ritratti in questa mostra abbiamo una donna senza il purdah, ancora pero’ isolata dal mondo da un velo invisibile e chiusa in se stessa in una tristezza pensierosa. In qualita’ di musulmano in India Komu si è spesso trovato di fronte ad un doppio vincolo: da un lato l’ aumento della tensione cittadina nella metropoli di Mumbai dove vive. Dall’altro le pressioni del fondamentalismo islamico che ha convertito molti nella sua città natale verso la jehad. Komu, che è sia pittore che scultore, ha esposto alla Biennale di Venezia del 2007.
Le installazioni video di Shilpa Gupta riflettono la cultura di tutti i giorni che nasconde toni sinistri sotto un apparente luce di normalità. Nel lavoro in mostra il soffitto diventa un luogo per osservare la torre dell’orologio, un reperto dell’architettura coloniale britannica del diciannovesimo secolo che è un marchio d’ingresso della città di Mumbai dove lei risiede. La città, conosciuta per il suo carattere metropolitano, ha figure che piombano dalla periferia incappucciate come monaci in un corteo.
La natura subalterna dell’opera è sottolineata dal fatto che il gioiello che si espande e si contrae come il disegno sul soffitto denota attualmente atti trasgressivi. Gupta, le cui video proiezioni taglienti hanno spesso trasmesso il chiaro dramma dei nostri tempi, si è recentemente dedicata a lavori interattivi, dove l’osservatore è anche partecipe.
L’invecchiamento del corpo femminile è il soggetto di Sheba Chhachhi, fotografa e artista multimediale, le cui opere sono di grande intensità. In contrasto con il pensiero convenzionale, la sensualità di una donna che invecchia è esplorata attraverso le carni rugose e piegate. Queste sono parte del suo continuo progetto fotografico che cerca di recuperare il corpo femminile dai luoghi comuni sociali, di mercato e mediatici. In accordo con l’artista, che vive e lavora a New Delhi, queste fotografie sono state fatte in collaborazione col soggetto, invitando lo spettatore ad entrare in un’intimità che non è voyeristica.
Nella scultura epifanica di Karl Antao abbiamo una grande sensazione di vita che fuoriesce per incapsulare altri concetti di realtà. Se gli uccelli alati entrano in zone più nuove si sviluppa un movimento attitudinale verso formazioni naturali. La figura ieratica è simbolo di antichità e della sua minacciosa presenza futura. Questa sensazione estatica e’ pero’ interrotta dal trance sotto forma di mummia che mantiene la figura in cattività.
Attivo nella città di Ahmedabad in Gujarat, famosa per i frequenti episodi di rivolte e violenze, la statua di legno di Antao riesce a creare un’oasi di calma attraverso le sue qualita’ meditative.
Le diverse opere di questi artisti radunano vari aspetti dell’espressione artistica di una societa’ multi-stratificata. I lavori esposti in questa mostra coprono l’intera gamma dei mezzi di espressione, dall’arte dei nuovi media alla fotografia alle espressioni della pittura, trasmettendo immagini di vita pluralistica. Per concludere articolano diverse realtà di un paese che sta avanzando rapidamente ma conserva anche le proprie tradizioni arcaiche intessendo un arazzo di vita ricco e variegato.
Saranno presenti gli artisti.
Catalogo a cura di Yashodhara Dalmia. Edizione Galleria Paolo Curti/Annamaria Gambuzzi & Co.
50 pagine, 8 illustrazioni a colori, 14 in bianco e nero
L’arte contemporanea in India è originale, tagliente e allo stesso tempo lirica. Trae origine dalle pratiche religiose, cortigiane e artigianali presenti nella vita quotidiana della gente. In questa mostra curata dalla storica dell’arte Yashodhara Dalmia, giovani artisti indiani traggono ispirazione sia dalla tradizione tipica delle proprie origini che dalle frequentazioni culturali internazionali per creare lavori realizzati con tecniche diverse.
Rispecchiando i veloci cambiamenti della propria società, l’urbanizzazione degli stili di vita e le nuove forme di individualismo, ma anche criticando la politica e la corruzione del governo, la sporcizia agli angoli di edifici luccicanti, l’esistenza della povertà e di città fatiscenti, l’arte contemporanea in India è al tempo stesso macabra, innovativa, giocosa e a volte anche angosciante.
Essa ha abilmente creato nuove epifanie che riecheggiano passate tradizioni, attraverso l’utilizzo sia della pittura che di materiali di recupero.
Nella mostra India Time sei artisti rivelano il rapido cambiamento avvenuto nella loro società indicando anche i lati sgradevoli. La mostra, composta da tre pittori, un video artista, uno scultore e una fotografa, sottolinea questa doppia faccia della realtà dove il crescendo di cambiamenti in India è anche accompagnato da sacche di decadimento e degenerazione.
Nella mostra l’artista Nataraj Sharma descrive una condizione itinerante di eventi dove l’aeroplano, simbolo di un’esistenza in continuo movimento, può anche essere inattivo. La patinatura grigio argentata del suo corpo metallico si insinua come un rettile, prigioniera del suo stesso corpo. Se nei primi lavori l’aeroplano rigurgitava la propria immagine, predatrice e sconosciuta, la sua presenza qui è inserita in un lontano spiraglio di orizzonte. Tutto il lavoro di Nataraj e’ rivolto all’interconnessione tra uomo, macchina e natura, descrivendoci città torreggianti assediate da bestialità, oppure orizzonti dalla bellezza mozzafiato rovinati dall’inquinamento atmosferico e da altri disastri causati dall’uomo. Nei suoi lavori recenti una nota presaga di invasioni militari minaccia di distruggere i fenomeni naturali. Sharma, che vive e lavora tra Vadodara e Goa, ha partecipato a diverse mostre internazionali ed ha una ricca conoscenza delle tecniche pittoriche.
La grande tela di Probir Gupta testimonia con colori metallici lo schiacciamento delle civiltà così come la lunga ombra gettata dalla presenza coloniale britannica in India si mischia con il potere delle manipolazioni del presente per denunciare l’angoscia degli individui.
La libera e fluida calligrafia persiana ispira tristezza e disperazione elegiache che generano una continua processione del presente. In una nota apocalittica lo sciame dell’umanità e le emissioni metalliche si spintonano l’un l’altra senza possibilita’ di riscatto.
Il testo di Gupta parla della malformazione e della mutazione del genere umano, condannato senza speranza, come tragica conseguenza dei misfatti universali.
L’artista ha studiato a L’Ecole Nationale Superieure Des Beaux Arts di New Delhi.
In anni recenti l’artista e scultore Riyas Komu ha reinterpretato la ritrattistica passando dall’immagine cinematografica e fotografica all’immagine dipinta. Ha allo stesso tempo riunito le fedi islamiche, comuniste e gandhiane, un miscuglio inebriante di quello in cui suo padre credeva, per creare il clima emozionale dei suoi soggetti. Ha dipinto percio’ immagini di donna nel hijab tratte dal film The Circle dell’iraniano Jaffar Panahi per analizzare il suo stato ansioso, minacciato dal mondo esterno. Nei due ritratti in questa mostra abbiamo una donna senza il purdah, ancora pero’ isolata dal mondo da un velo invisibile e chiusa in se stessa in una tristezza pensierosa. In qualita’ di musulmano in India Komu si è spesso trovato di fronte ad un doppio vincolo: da un lato l’ aumento della tensione cittadina nella metropoli di Mumbai dove vive. Dall’altro le pressioni del fondamentalismo islamico che ha convertito molti nella sua città natale verso la jehad. Komu, che è sia pittore che scultore, ha esposto alla Biennale di Venezia del 2007.
Le installazioni video di Shilpa Gupta riflettono la cultura di tutti i giorni che nasconde toni sinistri sotto un apparente luce di normalità. Nel lavoro in mostra il soffitto diventa un luogo per osservare la torre dell’orologio, un reperto dell’architettura coloniale britannica del diciannovesimo secolo che è un marchio d’ingresso della città di Mumbai dove lei risiede. La città, conosciuta per il suo carattere metropolitano, ha figure che piombano dalla periferia incappucciate come monaci in un corteo.
La natura subalterna dell’opera è sottolineata dal fatto che il gioiello che si espande e si contrae come il disegno sul soffitto denota attualmente atti trasgressivi. Gupta, le cui video proiezioni taglienti hanno spesso trasmesso il chiaro dramma dei nostri tempi, si è recentemente dedicata a lavori interattivi, dove l’osservatore è anche partecipe.
L’invecchiamento del corpo femminile è il soggetto di Sheba Chhachhi, fotografa e artista multimediale, le cui opere sono di grande intensità. In contrasto con il pensiero convenzionale, la sensualità di una donna che invecchia è esplorata attraverso le carni rugose e piegate. Queste sono parte del suo continuo progetto fotografico che cerca di recuperare il corpo femminile dai luoghi comuni sociali, di mercato e mediatici. In accordo con l’artista, che vive e lavora a New Delhi, queste fotografie sono state fatte in collaborazione col soggetto, invitando lo spettatore ad entrare in un’intimità che non è voyeristica.
Nella scultura epifanica di Karl Antao abbiamo una grande sensazione di vita che fuoriesce per incapsulare altri concetti di realtà. Se gli uccelli alati entrano in zone più nuove si sviluppa un movimento attitudinale verso formazioni naturali. La figura ieratica è simbolo di antichità e della sua minacciosa presenza futura. Questa sensazione estatica e’ pero’ interrotta dal trance sotto forma di mummia che mantiene la figura in cattività.
Attivo nella città di Ahmedabad in Gujarat, famosa per i frequenti episodi di rivolte e violenze, la statua di legno di Antao riesce a creare un’oasi di calma attraverso le sue qualita’ meditative.
Le diverse opere di questi artisti radunano vari aspetti dell’espressione artistica di una societa’ multi-stratificata. I lavori esposti in questa mostra coprono l’intera gamma dei mezzi di espressione, dall’arte dei nuovi media alla fotografia alle espressioni della pittura, trasmettendo immagini di vita pluralistica. Per concludere articolano diverse realtà di un paese che sta avanzando rapidamente ma conserva anche le proprie tradizioni arcaiche intessendo un arazzo di vita ricco e variegato.
08
maggio 2008
India Time
Dall'otto maggio all'otto luglio 2008
arte contemporanea
Location
PAOLO CURTI / ANNAMARIA GAMBUZZI & CO.
Milano, Via Pontaccio, 19, (Milano)
Milano, Via Pontaccio, 19, (Milano)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì ore 11-19
(sabato su appuntamento)
Vernissage
8 Maggio 2008, ore 18.00
Autore