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Indigenous factoy
La mostra nasce con l’intento di instaurare un dialogo, o meglio un’integrazione tra arte e design.
Comunicato stampa
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Continua il ciclo di appuntamenti con la creatività alla Katy House Gallery di Monfalcone
La Katy House, negozio di arredamento e oggettistica di Monfalcone che rappresenta aziende leader del settore quali Archeo, Catellani & Smith, Cappellini, Driade, Gufram, Moooi, Poliform e Robots, a seguito del recente successo di pubblico e di critica conseguito con le precedenti mostre ospitate nel nuovo spazio espositivo, sito sempre in via C. A. Colombo 1, è lieta di ospitare un nuovo evento aperto alla cultura del contemporaneo.
Da un progetto di Andrea Bruciati, Direttore della Galleria Comunale d'Arte Contemporanea di Monfalcone, che sorge con l'intento di instaurare un dialogo tra arte e design internazionali, nasce l'idea di proporre una mostra autoctona che presenti opere di artisti e designer locali in parallelo con l'esposizione presso la Galleria. INDIGENOUS FACTORY, a cura di Alice Ginaldi, inaugurerà il 15 maggio alle ore 21 negli spazi della KatyHouse Gallery.
La mostra nasce con l'intento di instaurare un dialogo, o meglio un'integrazione tra arte e design. Il progetto si è sottratto all'idea di cimentare gli artisti in oggetti di design o viceversa, per concentrarsi invece sulla creazione di un'atmosfera recettiva, magari in grado di quietare la querelle arte/design, troppo spesso bollate come avversarie. Lo spazio della galleria si è dunque trasformato in un ambiente che accoglie. Scartando l'idea di proporre un allestimento altero e freddo invitiamo il pubblico ad invadere gli spazi, immaginando la rassegna di oggetti come una specie di installazione a più mani. La suggestione, fornita da un'ipotetica ricostruzione dal sapore domestico e familiare, riesce a livellare le differenze e le ostilità tra l'oggetto puramente artistico e il pezzo di “disegno industriale”. Tutti i lavori collaborano e partecipano alla realizzazione di un ambiente, così come accade nelle nostre abitazioni, dove le etichette risultano superflue. Indigenous Factory è una fucina autoctona di artisti/artigiani che si confrontano sul nostro territorio, fornendo uno spaccato spiccatamente contemporaneo della ricerca artistica odierna. Si è desiderato allargare gli orizzonti e svestirci dei pregiudizi, considerando un quadro come un “oggetto” tanto quanto un vaso come un'opera d'arte a tutti gli effetti, entrambi concepiti per concorrere ad una concezione meno utopistica e più genuina di arte totale.
Arte e tecnica furono ritenute, in un passato prossimo, nemiche acerrime, poli opposti che si respingono, visioni estreme universali per loro stessa natura. Eppure, colmo dei colmi, il termine arte, sfogliando un dizionario di greco, scopriamo derivare dalla parola techné. In effetti prima del Cinquecento l'arte era considerata tecnica, manualità; gli artisti non erano ritenuti che semplici artigiani e solo i grandi pittori rinascimentali furono in grado di elevare pittura, scultura e architettura al rango di Arti Maggiori. Col passare dei secoli però si è capito che la condizione dell'homo faber non era così disonorevole come si voleva far credere, tanto che negli ultimi anni si è avverata una vera e propria riscoperta della manualità, dell'artigianato, delle arti manifatturiere e applicate. Ma la tecnica implica e ha sempre implicato un uso sapiente della concettualità o meglio della progettualità, senza la quale la perizia non può esercitarsi. Techné odierna quindi intesa come attività progettuale preliminare, condizione necessaria e sufficiente affinché l'opera esista, almeno in forma potenziale. Nell'arte è l'idea, il progetto che costituisce l'embrione dell'opera finale. Come anche la tecnica risiede non nell'oggetto bensì nel suo progetto, di qualunque natura esso sia.
Il design è quell'attività umana che si trova esattamente a metà strada tra l'arte e la tecnica. Tutta la storia del design si risolve nella realizzazione dell'utile attraverso un'ansiosa tensione alla bellezza. Bellezza che dovrebbe scaturire naturalmente dall'anima dell'oggetto: la funzionalità, trovando il suo compimento nella forma, ha l'incarico di distinguere l'oggetto al di là delle sue prestazioni senza esserne però puro rivestimento. Si tratta di un equilibrio tra le sue due polarità fondative, arte/tecnica. Il design quindi ripone la propria esistenza non tanto nella pura funzione dell'oggetto ma nel significato che l'oggetto porta con sé come strumento storico. Si definisce come una specie di cartina tornasole degli stati sociali e delle esigenze culturali. Nell'arte “pura” questa forte valenza storica esiste ma risulta meno evidente perché essa pecca di autoreferenzialità, ossia è geneticamente inutile.
Riconoscendo quindi controproducenti i dibattiti su arte e design e ancor più i vari tentativi fallimentari per decretarne i confini, ci prepariamo a rilassarci e ad accogliere tutte le forme artistiche (utili o inutili che siano) per far sì che il messaggio che veicolano diventi comprensibile a tutti. La magia del manufatto a quel punto si rivelerà ai nostri occhi grazie alla forza comunicativa potentissima che emanerà dalle sue forme, catapultandoci nell'universo interiore dell'autore.
La Katy House, negozio di arredamento e oggettistica di Monfalcone che rappresenta aziende leader del settore quali Archeo, Catellani & Smith, Cappellini, Driade, Gufram, Moooi, Poliform e Robots, a seguito del recente successo di pubblico e di critica conseguito con le precedenti mostre ospitate nel nuovo spazio espositivo, sito sempre in via C. A. Colombo 1, è lieta di ospitare un nuovo evento aperto alla cultura del contemporaneo.
Da un progetto di Andrea Bruciati, Direttore della Galleria Comunale d'Arte Contemporanea di Monfalcone, che sorge con l'intento di instaurare un dialogo tra arte e design internazionali, nasce l'idea di proporre una mostra autoctona che presenti opere di artisti e designer locali in parallelo con l'esposizione presso la Galleria. INDIGENOUS FACTORY, a cura di Alice Ginaldi, inaugurerà il 15 maggio alle ore 21 negli spazi della KatyHouse Gallery.
La mostra nasce con l'intento di instaurare un dialogo, o meglio un'integrazione tra arte e design. Il progetto si è sottratto all'idea di cimentare gli artisti in oggetti di design o viceversa, per concentrarsi invece sulla creazione di un'atmosfera recettiva, magari in grado di quietare la querelle arte/design, troppo spesso bollate come avversarie. Lo spazio della galleria si è dunque trasformato in un ambiente che accoglie. Scartando l'idea di proporre un allestimento altero e freddo invitiamo il pubblico ad invadere gli spazi, immaginando la rassegna di oggetti come una specie di installazione a più mani. La suggestione, fornita da un'ipotetica ricostruzione dal sapore domestico e familiare, riesce a livellare le differenze e le ostilità tra l'oggetto puramente artistico e il pezzo di “disegno industriale”. Tutti i lavori collaborano e partecipano alla realizzazione di un ambiente, così come accade nelle nostre abitazioni, dove le etichette risultano superflue. Indigenous Factory è una fucina autoctona di artisti/artigiani che si confrontano sul nostro territorio, fornendo uno spaccato spiccatamente contemporaneo della ricerca artistica odierna. Si è desiderato allargare gli orizzonti e svestirci dei pregiudizi, considerando un quadro come un “oggetto” tanto quanto un vaso come un'opera d'arte a tutti gli effetti, entrambi concepiti per concorrere ad una concezione meno utopistica e più genuina di arte totale.
Arte e tecnica furono ritenute, in un passato prossimo, nemiche acerrime, poli opposti che si respingono, visioni estreme universali per loro stessa natura. Eppure, colmo dei colmi, il termine arte, sfogliando un dizionario di greco, scopriamo derivare dalla parola techné. In effetti prima del Cinquecento l'arte era considerata tecnica, manualità; gli artisti non erano ritenuti che semplici artigiani e solo i grandi pittori rinascimentali furono in grado di elevare pittura, scultura e architettura al rango di Arti Maggiori. Col passare dei secoli però si è capito che la condizione dell'homo faber non era così disonorevole come si voleva far credere, tanto che negli ultimi anni si è avverata una vera e propria riscoperta della manualità, dell'artigianato, delle arti manifatturiere e applicate. Ma la tecnica implica e ha sempre implicato un uso sapiente della concettualità o meglio della progettualità, senza la quale la perizia non può esercitarsi. Techné odierna quindi intesa come attività progettuale preliminare, condizione necessaria e sufficiente affinché l'opera esista, almeno in forma potenziale. Nell'arte è l'idea, il progetto che costituisce l'embrione dell'opera finale. Come anche la tecnica risiede non nell'oggetto bensì nel suo progetto, di qualunque natura esso sia.
Il design è quell'attività umana che si trova esattamente a metà strada tra l'arte e la tecnica. Tutta la storia del design si risolve nella realizzazione dell'utile attraverso un'ansiosa tensione alla bellezza. Bellezza che dovrebbe scaturire naturalmente dall'anima dell'oggetto: la funzionalità, trovando il suo compimento nella forma, ha l'incarico di distinguere l'oggetto al di là delle sue prestazioni senza esserne però puro rivestimento. Si tratta di un equilibrio tra le sue due polarità fondative, arte/tecnica. Il design quindi ripone la propria esistenza non tanto nella pura funzione dell'oggetto ma nel significato che l'oggetto porta con sé come strumento storico. Si definisce come una specie di cartina tornasole degli stati sociali e delle esigenze culturali. Nell'arte “pura” questa forte valenza storica esiste ma risulta meno evidente perché essa pecca di autoreferenzialità, ossia è geneticamente inutile.
Riconoscendo quindi controproducenti i dibattiti su arte e design e ancor più i vari tentativi fallimentari per decretarne i confini, ci prepariamo a rilassarci e ad accogliere tutte le forme artistiche (utili o inutili che siano) per far sì che il messaggio che veicolano diventi comprensibile a tutti. La magia del manufatto a quel punto si rivelerà ai nostri occhi grazie alla forza comunicativa potentissima che emanerà dalle sue forme, catapultandoci nell'universo interiore dell'autore.
15
maggio 2010
Indigenous factoy
Dal 15 maggio al 24 giugno 2010
arte contemporanea
Location
KATY HOUSE GALLERY
Monfalcone, Via Cesare Augusto Colombo, 1, (Gorizia)
Monfalcone, Via Cesare Augusto Colombo, 1, (Gorizia)
Orario di apertura
martedì – venerdì 9.30>12.30 e 15.30>20.00, sabato 9.30>20.00, domenica e lunedì chiuso
Vernissage
15 Maggio 2010, ore 21
Autore
Curatore