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Inflected Objects #1: Abstraction
Primo capitolo di una riflessione sul digitale e le sue conseguenze sulla produzione artistica
Comunicato stampa
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L’Istituto Svizzero a Milano presenta la mostra collettiva Inflected Objects #1: Abstraction, primo capitolo di una riflessione sul digitale e le sue conseguenze sulla produzione artistica, a cura di Melanie Bühler, fondatrice e curatrice di Lunch Bytes*, e Valerio Mannucci, co-fondatore e co-direttore di NERO.
Inflected Objects #1: Abstraction parte dall’assunto che non è più possibile parlare di un dominio digitale in quanto tale: “the digital has escaped the box”, per citare l’architetto e scrittore Keller Easterling. I processi computazionali, per loro natura astratti, penetrano in modo crescente nel tessuto sociale ed economico contemporaneo. Il digitale non può più essere considerato un medium specifico, con i suoi meccanismi e la sua estetica, piuttosto è oggi una forza pervasiva che conforma la realtà materiale degli oggetti e la loro rappresentazione. Come risultato, molti degli artisti che riflettono sulla cultura digitale, si concentrano sempre più sugli oggetti fisici e sulla loro natura ibrida, come nel caso dei sei artisti in mostra: Philippe Decrauzat (CH), Harm van den Dorpel (NL), Katharina Fengler (D/CH), Femke Herregraven (NL), Lars Holdhus (N) e Pierre Lumineau (CH).
Con la digitalizzazione dei sistemi, il mondo si dota di infrastrutture di calcolo che lavorano nell’ombra; dipendiamo da procedimenti astratti per far volare i nostri aerei, far funzionare i semafori e determinare il valore del denaro nei nostri conti bancari, in un tessuto iper-capitalista, controllato da poche corporations che capitalizzano i contenuti e i dati generati da chi usa i loro strumenti. In questo senso, il digitale e le sue espressioni artistiche presentano un alto livello di astrazione, che non è quindi di carattere formale, ma risultato di un più ampio processo economico, politico e tecnologico. “L’astrazione si palesa in Sbarre, Corpi, Griglie, Bastoni, Loops e in Ragionamento automatico” scrive Pierre Lumineau nel testo che contribuisce alla mostra. I sei artisti di Inflected Objects #1: Abstraction si cimentano con la digitalizzazione del sociale e l’impiego di algoritmi che si traducono in opere attraverso processi meccanici, matematici e installativi.
La mostra nello spazio dell’Istituto Svizzero a Milano è accompagnata da un sito web che funziona come ideale estensione della mostra e che farà da piattaforma per i successivi capitoli del progetto. A partire dal giorno di inaugurazione saranno presentati online i lavori di Harm van den Dorpel, Lars Holdhus e Sophie Jung.
Biografie
Philippe Decrauzat (1974) vive a Losanna dove insegna a l’ECAL e dove nel 1999 ha fondato CIRCUIT Centro per l’arte contemporanea. Realizza pittura, film, istallazioni, disegni e sculture che spesso includono composizioni geometriche e combinano influssi multidisciplinari. Tra le sue mostre si ricordano: nel 2014, NOTES, TONES, STONES a Le Magasin di Grenoble, nel 2008 le personali al Bonner Kunstverein e a Secession, Vienna e nel 2006 Plate 28 allo Swiss Institute di New York.
Harm van den Dorpel (1981) è un artista il cui lavoro presenta informazioni autoprogrammate intuitivo-associative che riflettono sull’ordine algoritmico e di mercato dei social media più popolari. Ha esposto ad Abrons Art Center and American Medium, New York, Neumeister Bar-Am, Berlino e nelle collettive Art Post-Internet, Ullens Center for Contemporary Art, Pechino, Image Employment, MoMA PS1 e Free al New Museum di New York.
Katharina Fengler (1980) ha studiato fotografia all’Università delle Arti di Zurigo. Il suo lavoro si occupa di psicologia, percezione e astrazione. Mostre recenti includono: Friday presso Autocenter, Berlino, One Bite NO SPACE @ OTHER Projects, Berlino, Space is the Place 2014 a Basilea.
Femke Herregraven (1982) è un’artista la cui ricerca interseca la finanza globale, l’informazione e la geopolitica. Nei suoi lavori interroga quali basi materiali sono create dalle geografie e i sistemi di valore dettati dalle infrastrutture e tecnologie finanziarie di oggi. Il suo lavoro è stato presentato presso the Dark Ecology project, Serpentine Extinction Marathon ed esposto da T293 (Napoli), Bureau Europa (Maastricht) e V&A (Londra).
Lars Holdhus (1986) ha studiato alla Städelschule di Francoforte e la Gerrit Rietveld Academie di Amsterdam. Nel suo lavoro ha trattato di apprendimento dalle macchine, intelligenza artificiale e interazione umana chiedendosi come è possibile orientarsi in scenari tecnologici sempre nuovi e complessi. Tra le sue mostre recenti: Refraction. The image of sense a Blain Southern, Londra, Shattered Preface, OSL Contemporary, Oslo e LIQUIDATE da Sandy Brown, Berlino.
Pierre Lumineau (1986) è un artista svizzero di base a Zurigo il cui lavoro si muove tra la scrittura e l’illustrazione, riflettendo sui temi dell'anonimato creativo, dell'artificialità, dell'automazione e delle tecnologie ibride. Con Ivo Brenwald è fondatore di Digital Underrated un progetto di raccolta online di foto digitali amatoriali prese da siti d'asta.
* Lunch Bytes è un progetto sull’arte e la cultura digitale a cura di Melanie Bühler inaugurato nel 2011 da Pro Helvetia, Goethe-Institut Washington, The Hirshhorn Museum and Sculpture Garden a Washington DC. In Europa ha collaborato, tra gli altri, con HKW, Berlino, Art Basel, CCA, Glasgow e ICA, Londra.
Ufficio stampa:
Alessandra Santerini
+39 335 6853767
alessandrasanterini@gmail.com
Per informazioni:
Istituto Svizzero - Milano
Via Vecchio Politecnico 3 - 20121 Milano
t +39 02 760 16 118 milano@istitutosvizzero.it www.istitutosvizzero.it
Inflected Objects #1: Abstraction parte dall’assunto che non è più possibile parlare di un dominio digitale in quanto tale: “the digital has escaped the box”, per citare l’architetto e scrittore Keller Easterling. I processi computazionali, per loro natura astratti, penetrano in modo crescente nel tessuto sociale ed economico contemporaneo. Il digitale non può più essere considerato un medium specifico, con i suoi meccanismi e la sua estetica, piuttosto è oggi una forza pervasiva che conforma la realtà materiale degli oggetti e la loro rappresentazione. Come risultato, molti degli artisti che riflettono sulla cultura digitale, si concentrano sempre più sugli oggetti fisici e sulla loro natura ibrida, come nel caso dei sei artisti in mostra: Philippe Decrauzat (CH), Harm van den Dorpel (NL), Katharina Fengler (D/CH), Femke Herregraven (NL), Lars Holdhus (N) e Pierre Lumineau (CH).
Con la digitalizzazione dei sistemi, il mondo si dota di infrastrutture di calcolo che lavorano nell’ombra; dipendiamo da procedimenti astratti per far volare i nostri aerei, far funzionare i semafori e determinare il valore del denaro nei nostri conti bancari, in un tessuto iper-capitalista, controllato da poche corporations che capitalizzano i contenuti e i dati generati da chi usa i loro strumenti. In questo senso, il digitale e le sue espressioni artistiche presentano un alto livello di astrazione, che non è quindi di carattere formale, ma risultato di un più ampio processo economico, politico e tecnologico. “L’astrazione si palesa in Sbarre, Corpi, Griglie, Bastoni, Loops e in Ragionamento automatico” scrive Pierre Lumineau nel testo che contribuisce alla mostra. I sei artisti di Inflected Objects #1: Abstraction si cimentano con la digitalizzazione del sociale e l’impiego di algoritmi che si traducono in opere attraverso processi meccanici, matematici e installativi.
La mostra nello spazio dell’Istituto Svizzero a Milano è accompagnata da un sito web che funziona come ideale estensione della mostra e che farà da piattaforma per i successivi capitoli del progetto. A partire dal giorno di inaugurazione saranno presentati online i lavori di Harm van den Dorpel, Lars Holdhus e Sophie Jung.
Biografie
Philippe Decrauzat (1974) vive a Losanna dove insegna a l’ECAL e dove nel 1999 ha fondato CIRCUIT Centro per l’arte contemporanea. Realizza pittura, film, istallazioni, disegni e sculture che spesso includono composizioni geometriche e combinano influssi multidisciplinari. Tra le sue mostre si ricordano: nel 2014, NOTES, TONES, STONES a Le Magasin di Grenoble, nel 2008 le personali al Bonner Kunstverein e a Secession, Vienna e nel 2006 Plate 28 allo Swiss Institute di New York.
Harm van den Dorpel (1981) è un artista il cui lavoro presenta informazioni autoprogrammate intuitivo-associative che riflettono sull’ordine algoritmico e di mercato dei social media più popolari. Ha esposto ad Abrons Art Center and American Medium, New York, Neumeister Bar-Am, Berlino e nelle collettive Art Post-Internet, Ullens Center for Contemporary Art, Pechino, Image Employment, MoMA PS1 e Free al New Museum di New York.
Katharina Fengler (1980) ha studiato fotografia all’Università delle Arti di Zurigo. Il suo lavoro si occupa di psicologia, percezione e astrazione. Mostre recenti includono: Friday presso Autocenter, Berlino, One Bite NO SPACE @ OTHER Projects, Berlino, Space is the Place 2014 a Basilea.
Femke Herregraven (1982) è un’artista la cui ricerca interseca la finanza globale, l’informazione e la geopolitica. Nei suoi lavori interroga quali basi materiali sono create dalle geografie e i sistemi di valore dettati dalle infrastrutture e tecnologie finanziarie di oggi. Il suo lavoro è stato presentato presso the Dark Ecology project, Serpentine Extinction Marathon ed esposto da T293 (Napoli), Bureau Europa (Maastricht) e V&A (Londra).
Lars Holdhus (1986) ha studiato alla Städelschule di Francoforte e la Gerrit Rietveld Academie di Amsterdam. Nel suo lavoro ha trattato di apprendimento dalle macchine, intelligenza artificiale e interazione umana chiedendosi come è possibile orientarsi in scenari tecnologici sempre nuovi e complessi. Tra le sue mostre recenti: Refraction. The image of sense a Blain Southern, Londra, Shattered Preface, OSL Contemporary, Oslo e LIQUIDATE da Sandy Brown, Berlino.
Pierre Lumineau (1986) è un artista svizzero di base a Zurigo il cui lavoro si muove tra la scrittura e l’illustrazione, riflettendo sui temi dell'anonimato creativo, dell'artificialità, dell'automazione e delle tecnologie ibride. Con Ivo Brenwald è fondatore di Digital Underrated un progetto di raccolta online di foto digitali amatoriali prese da siti d'asta.
* Lunch Bytes è un progetto sull’arte e la cultura digitale a cura di Melanie Bühler inaugurato nel 2011 da Pro Helvetia, Goethe-Institut Washington, The Hirshhorn Museum and Sculpture Garden a Washington DC. In Europa ha collaborato, tra gli altri, con HKW, Berlino, Art Basel, CCA, Glasgow e ICA, Londra.
Ufficio stampa:
Alessandra Santerini
+39 335 6853767
alessandrasanterini@gmail.com
Per informazioni:
Istituto Svizzero - Milano
Via Vecchio Politecnico 3 - 20121 Milano
t +39 02 760 16 118 milano@istitutosvizzero.it www.istitutosvizzero.it
14
maggio 2015
Inflected Objects #1: Abstraction
Dal 14 maggio al 13 giugno 2015
arte contemporanea
Location
ISTITUTO SVIZZERO – SEDE DI MILANO
Milano, Via Del Vecchio Politecnico, 3, (Milano)
Milano, Via Del Vecchio Politecnico, 3, (Milano)
Vernissage
14 Maggio 2015, ore 18.30
Autore
Curatore