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Invito a Cena
Invito a Cena è un’occasione per saziare la propria fame, una mostra collettiva di artisti contemporanei, capitanati dal Foursome Group, che hanno deciso di mostrare le loro opere nel cuore dell’Umbria.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Il cibo sta all’arte come l’arte sta alla fame.
Fame di conoscenza, di scrutare, di assaporare, di esprimersi, di incontrarsi, di festeggiare .
“Invito a Cena” è un’occasione per saziare la propria fame, una mostra collettiva di artisti contemporanei, capitanati dal Foursome Group , che hanno deciso di mostrare le loro opere nel cuore dell’Umbria, a Todi presso l’azienda agrituristica Fattoria di Vibio , ma anche una serata in cui si potranno ammirare performance di danza Buto , una danza giapponese sconosciuta a molti, degustare prodotti tipici regionali con maestri dell’enogastronomia e dulcis in fundo ascoltare musica jazz.
L’esposizione, che aprirà le porte al pubblico il 9 maggio e durerà fino al 16 maggio (dalle 10.00 alle 17.00) vedrà in vetrina le opere di sette artisti che hanno “riletto” il cibo in chiave moderna, dove la realtà a volte si scontra con la crudeltà dei nostri tempi (anoressia, bulimia, cannibalismo), ma dove restano spazi per sognare indossando gioielli che rievocano frutta o dipinti dove gli ingredienti quotidiani si mostrano come oggetti del desiderio.
La mostra collettiva sarà inaugurata l’8 maggio su invito personale, per la stampa (ore 19.00), in questa occasione si potranno ammirare le performance eseguite dal gruppo di danzatori Buto “BE4” (Alessandro Pintus, Alessandra e Sabrina Cristiani, Andreanna Notaro) e una performance di bondage di Riccardo Vezzosi, uno dei principali fotografi di questo genere d’arte; Inoltre sarà trasmesso un trailer di un filmato di due ore sul cibo nel cinema: “
C&C” appunti cine-gastronomici dalle origini ai nostri giorni realizzato da Carlo
Fatigoni.
Alla fine della serata il cibo resterà protagonista grazie alla degustazione di prodotti doc del Centro Italia: dal vino ai formaggi, dai salumi al pane senza dimenticare l’olio, con esibizioni dei maestri dell’Università dei Sapori di Perugia .
Alla serata parteciperà anche il noto enologo Riccardo Cotarella che ha partecipato con un’opinione-intervista al catalogo della mostra “Invito a Cena”.
Alla collettiva che sarà aperta al
grande pubblico fino al 16 maggio parteciperanno l’artista poliedrico, scenografo e scultore, Carlo Fatigoni , i fotografi (Florindo Rilli , Riccardo Vezzosi, Marco Zoi ), lo scultore Daniele Brocchi che crea le sue opere con materiali industriali, la pittrice statunitense e umbra di adozione Lucy MacGillis e la creatrice di gioielli Laura Troiano.
La creazione delle acconciature e del trucco per danzatori e modelle è affidata a Roberto Passi e Roberta Bozzitelli che eseguiranno inoltre una loro esibizione nel corso della serata.
La Fattoria di Vibio è un’azienda agrituristica ubicata nelle vicinanze di Todi, nel cuore medievale dell’Umbria, con quattordici anni di esperienza nell’ospitalità rurale.
Il suo obiettivo, fin dalla nascita negli anni ’90, è stato quello di conservare le antiche tradizioni, come la produzione e rivalutazione di prodotti tipici senza dimenticare i servizi di qualità di ultima generazione.
E’ in quest’ ottica che l’azienda ha deciso di organizzare un evento dove il cibo mette
d’accordo tutti i commensali: artisti, danzatori, musicisti, produttori, degustatori per condividere insieme un “Invito a Cena”.
INVITO A CENA
Frammenti di un pasto estetico Metabolismo dell'arte e del cibo Esiste un legame circolare tra cibo ed arte, nel quale s'inscrive storicamente, iconograficamente, simbolicamente la biopsichica umana: processo 'da esterno
a interno a esterno' . L'arte e il cibo (il rapporto dell'uomo con il cibo) presentano unaanfibologia radicale, sono topoi dove si compiono e si rappresentano azioni di nutrizione e di piacere, che investono, in uno scambio complesso, l'essere umano - psiche e corpo - dalla necessità fisiologica alla sensualità all'escatologia. Il cibo è quindi un'ideale metafora/simbolo del rapporto con il mondo o, se si vuole, - data l'entropia transazionale dei nostri tempi – feticcio 'estetico'. E così, se l'arte che rappresenta il cibo diviene rappresentazione dell' universo (degli universi.), il modo in cui il cibo-icona si presenta a noi (sia esso raffigurato, evocato, o reso assente, semplicemente desiderato, rifiutato) costituisce una weltanschaaung edibile , mentre l'interpretazione dall'artefatto rimbalza al mondo. Attraverso il cibo si può individuare, nella storia dell'arte, una via panoramica etico-estetica , scarti di significato, segni del mutare dei tempi che si colgono icasticamente in poco più d'un colpo d'occhio: dal mangiatore di fagioli di Annibale
Carracci alla scatola di fagioli di Andy Wharol , ad esempio.
Cibo metafora
Ragionare su arte e cibo - che si specchiano senza farci capire chi è l'immagine di chi - significa innescare una serie di feed-back concettuali, sviluppare una rete di pensieri i quali, ovunque diretti, saranno sempre sospinti da un languore insaziabile. Spingendoci oltre la soglia della piacevolezza, ci è dato di guardare ad arte e cibo come simulacri o archetipi - feticci - dell'assenza di
referenzialità : cibo senza gusto (l'animale sgozzato di Daniele Brocchi) o senza fame; arte che diviene riproduzione di se stessa, iperrealismo spinto che innesca appetiti arrivando al disgusto senza passare per la sazietà. E' vero, poi, che nell'arte e nel cibo
si 'slatentizzano ' dinamiche
pulsionali e, contemporaneamente, si offrono modalità
compensatorie . Da questo punto di vista Invito A Cena , nella diversità mediale e di segni che lo caratterizza, esaltando l'arte come rappresentazione e il cibo metafora, - l'arte che (si) rappresenta (come) il 'cibo-metafora' ed è destinata a impregnare di odori la memoria -, è al contempo repertorio d' intolleranze (alimentari-esistenziali ) e di cure rituali.
Cibo amore, cibo eros.
Una 'criticità' dell'arte è il cibo-amore, nelle sue varie manifestazioni, nelle sue contraddizioni. L' assimilabilità è tanto più significativa se si pensa che il termine agape, indicante il banchetto collettivo e fraterno degli antichi cristiani, viene da un verbo greco che significa amare. Un modello di equilibrio etico-estetico si ritrova, ovviamente, nell'Ultima Cena, 'luogo perfetto' di consustanzialità tra la rappresentazione dell'atto alimentare e appagamento estetico, contemplazione e nutrimento, introiettivi l'uno nei confronti dell'altra, sul limite. In Invito A Cena questo rapporto di circolarità e d'armonia - che ha sempre a che fare con la morte - soglia - appartiene sia alla danza di Alessandro Pintus - dove non esiste 'scarto' tra il corpo-cibo del danzatore e il godimento dello spettatore - sia ai manufatti di Laura Troiano - 'spoglie mortali' che divengono gioielli, riportati a tavola come nuovo nutrimento. Ma la rottura di quell' equilibrio e la rilettura di quell' assimilazione nei termini dell'appetito erotico e della gola sono altrettanto rappresentate nell'arte. Fatalmente il cibo, nello scambio simbolico, è la donna, con un ulteriore possibile incremento metaforico, quello del cibo-merce. Ritroviamo tutto questo nel lavoro di Marco Zoi (una sorta di pasto carnale 'interruptus'), di Carlo Fatigoni , (rifiuto del cibo e cibo-vomito) e in quello di Riccardo Vezzosi (il bondage come rappresentazione dell' amore-sacrificio in 'negativo').
Cibo arte e fame
E' stato sottolineato che "il cibo è un tema molto importante nell'arte, ma la fame è ancora più importante" . Dipingere, rappresentare il cibo, è spesso manifestazione di 'fame' - di una necessità di vita - che diventa 'forza creatrice' . Il cibo, oggetto della necessità o del desiderio (sia direttamente che come immagine), diviene desiderio rappresentato e soddisfatto (o esorcizzato). C'è una sostituzione, un ' divertimento', una distrazione dei sensi, un 'mangiare con gli occhi' .
E, al di là dell' arte come 'frutto' della fame (della fame come musa ispiratrice) le opere di Vezzosi, Fatigoni , Zoi , Rilli , evocano questa pulsione organica in contesti differenti. Dalla seduzione ironica di Zoi - ossia che interroga -, all'operazione oscena di Vezzosi - cioè , alla 'messa in scena - esorcismo' (fotografico) d'un malaugurio.
Cibo e violenza: anabasi
Se si scende nel corpo dell'arte e se questa discesa, fisica e psichica, non è solo un mero processo digestivo (d'ingurgitamento ed espulsione) ma anche introspettivo (di assimilazione), c'è da interrogarsi sui tratti di violenza connessi al cibo (alla sua consumazione), soprattutto quando questo significa la carne. In Invito A Cena si raffigurano carni: lo si fa sulla tavola 'imbandita' della fotografia (Zoi ), utilizzando il succedaneo 'lastra tipografica' (Brocchi); c'è carne su carne (Rilli ), con un 'retrogusto' di 'natura morta' - che è still life, per gli anglosassoni - (Vezzosi). In Invito A Cena le carni vengono appese. Queste, al di là della mera raffigurazione iconica, sembrerebbero nella violenza già - o ancora – sul set e nelle camere oscure. Ma , non trovandoci nelle stanze dell'aguzzino né in mattatoi siamo invitati a distinguere tra servizio fotografico e sevizie fotografiche. Non veniamo sedotti dal fascino della repulsione, semmai attratti dalla necessità di indagare sul senso degli avvenimenti. Che, tra l'altro, resta racchiuso la tra ritualità vitale di Alessandro
Pintus e la sapidità immobile di Laura Troiano.
L'Invito a Cena
La cena è una 'porzione' essenziale nell'ambivalente esperienza umana: tempo privilegiato di conoscenza e di addii, prodromo all'eros e all'amore o alla solitudine. Vi si invita la morte per esorcizzarla, blandendola fino all' alba. A cena si mangia e si attende d'essere mangiati dalla notte, digeriti nell'oscurità. Scompariamo nell'intestino del mondo. Diventiamo cibo anche noi. La cena è l'apoteosi della festa e il vacuum animi.
Arte? Cibo?
'Man hu ?', ' cos'è?' si chiedevano gli ebrei nel deserto alla vista della manna, cibo che nel nome significa un interrogativo. 'Cos 'è? - ci chiediamo noi - l'arte, il cibo - soprattutto, dove sono, il cibo, l'arte?' Le opere di Invito A Cena propongono interrogativi più che risposte. L'arte non è fatta per saziare, ma per mettere fame.
Dionisio Capuano
Fame di conoscenza, di scrutare, di assaporare, di esprimersi, di incontrarsi, di festeggiare .
“Invito a Cena” è un’occasione per saziare la propria fame, una mostra collettiva di artisti contemporanei, capitanati dal Foursome Group , che hanno deciso di mostrare le loro opere nel cuore dell’Umbria, a Todi presso l’azienda agrituristica Fattoria di Vibio , ma anche una serata in cui si potranno ammirare performance di danza Buto , una danza giapponese sconosciuta a molti, degustare prodotti tipici regionali con maestri dell’enogastronomia e dulcis in fundo ascoltare musica jazz.
L’esposizione, che aprirà le porte al pubblico il 9 maggio e durerà fino al 16 maggio (dalle 10.00 alle 17.00) vedrà in vetrina le opere di sette artisti che hanno “riletto” il cibo in chiave moderna, dove la realtà a volte si scontra con la crudeltà dei nostri tempi (anoressia, bulimia, cannibalismo), ma dove restano spazi per sognare indossando gioielli che rievocano frutta o dipinti dove gli ingredienti quotidiani si mostrano come oggetti del desiderio.
La mostra collettiva sarà inaugurata l’8 maggio su invito personale, per la stampa (ore 19.00), in questa occasione si potranno ammirare le performance eseguite dal gruppo di danzatori Buto “BE4” (Alessandro Pintus, Alessandra e Sabrina Cristiani, Andreanna Notaro) e una performance di bondage di Riccardo Vezzosi, uno dei principali fotografi di questo genere d’arte; Inoltre sarà trasmesso un trailer di un filmato di due ore sul cibo nel cinema: “
C&C” appunti cine-gastronomici dalle origini ai nostri giorni realizzato da Carlo
Fatigoni.
Alla fine della serata il cibo resterà protagonista grazie alla degustazione di prodotti doc del Centro Italia: dal vino ai formaggi, dai salumi al pane senza dimenticare l’olio, con esibizioni dei maestri dell’Università dei Sapori di Perugia .
Alla serata parteciperà anche il noto enologo Riccardo Cotarella che ha partecipato con un’opinione-intervista al catalogo della mostra “Invito a Cena”.
Alla collettiva che sarà aperta al
grande pubblico fino al 16 maggio parteciperanno l’artista poliedrico, scenografo e scultore, Carlo Fatigoni , i fotografi (Florindo Rilli , Riccardo Vezzosi, Marco Zoi ), lo scultore Daniele Brocchi che crea le sue opere con materiali industriali, la pittrice statunitense e umbra di adozione Lucy MacGillis e la creatrice di gioielli Laura Troiano.
La creazione delle acconciature e del trucco per danzatori e modelle è affidata a Roberto Passi e Roberta Bozzitelli che eseguiranno inoltre una loro esibizione nel corso della serata.
La Fattoria di Vibio è un’azienda agrituristica ubicata nelle vicinanze di Todi, nel cuore medievale dell’Umbria, con quattordici anni di esperienza nell’ospitalità rurale.
Il suo obiettivo, fin dalla nascita negli anni ’90, è stato quello di conservare le antiche tradizioni, come la produzione e rivalutazione di prodotti tipici senza dimenticare i servizi di qualità di ultima generazione.
E’ in quest’ ottica che l’azienda ha deciso di organizzare un evento dove il cibo mette
d’accordo tutti i commensali: artisti, danzatori, musicisti, produttori, degustatori per condividere insieme un “Invito a Cena”.
INVITO A CENA
Frammenti di un pasto estetico Metabolismo dell'arte e del cibo Esiste un legame circolare tra cibo ed arte, nel quale s'inscrive storicamente, iconograficamente, simbolicamente la biopsichica umana: processo 'da esterno
a interno a esterno' . L'arte e il cibo (il rapporto dell'uomo con il cibo) presentano unaanfibologia radicale, sono topoi dove si compiono e si rappresentano azioni di nutrizione e di piacere, che investono, in uno scambio complesso, l'essere umano - psiche e corpo - dalla necessità fisiologica alla sensualità all'escatologia. Il cibo è quindi un'ideale metafora/simbolo del rapporto con il mondo o, se si vuole, - data l'entropia transazionale dei nostri tempi – feticcio 'estetico'. E così, se l'arte che rappresenta il cibo diviene rappresentazione dell' universo (degli universi.), il modo in cui il cibo-icona si presenta a noi (sia esso raffigurato, evocato, o reso assente, semplicemente desiderato, rifiutato) costituisce una weltanschaaung edibile , mentre l'interpretazione dall'artefatto rimbalza al mondo. Attraverso il cibo si può individuare, nella storia dell'arte, una via panoramica etico-estetica , scarti di significato, segni del mutare dei tempi che si colgono icasticamente in poco più d'un colpo d'occhio: dal mangiatore di fagioli di Annibale
Carracci alla scatola di fagioli di Andy Wharol , ad esempio.
Cibo metafora
Ragionare su arte e cibo - che si specchiano senza farci capire chi è l'immagine di chi - significa innescare una serie di feed-back concettuali, sviluppare una rete di pensieri i quali, ovunque diretti, saranno sempre sospinti da un languore insaziabile. Spingendoci oltre la soglia della piacevolezza, ci è dato di guardare ad arte e cibo come simulacri o archetipi - feticci - dell'assenza di
referenzialità : cibo senza gusto (l'animale sgozzato di Daniele Brocchi) o senza fame; arte che diviene riproduzione di se stessa, iperrealismo spinto che innesca appetiti arrivando al disgusto senza passare per la sazietà. E' vero, poi, che nell'arte e nel cibo
si 'slatentizzano ' dinamiche
pulsionali e, contemporaneamente, si offrono modalità
compensatorie . Da questo punto di vista Invito A Cena , nella diversità mediale e di segni che lo caratterizza, esaltando l'arte come rappresentazione e il cibo metafora, - l'arte che (si) rappresenta (come) il 'cibo-metafora' ed è destinata a impregnare di odori la memoria -, è al contempo repertorio d' intolleranze (alimentari-esistenziali ) e di cure rituali.
Cibo amore, cibo eros.
Una 'criticità' dell'arte è il cibo-amore, nelle sue varie manifestazioni, nelle sue contraddizioni. L' assimilabilità è tanto più significativa se si pensa che il termine agape, indicante il banchetto collettivo e fraterno degli antichi cristiani, viene da un verbo greco che significa amare. Un modello di equilibrio etico-estetico si ritrova, ovviamente, nell'Ultima Cena, 'luogo perfetto' di consustanzialità tra la rappresentazione dell'atto alimentare e appagamento estetico, contemplazione e nutrimento, introiettivi l'uno nei confronti dell'altra, sul limite. In Invito A Cena questo rapporto di circolarità e d'armonia - che ha sempre a che fare con la morte - soglia - appartiene sia alla danza di Alessandro Pintus - dove non esiste 'scarto' tra il corpo-cibo del danzatore e il godimento dello spettatore - sia ai manufatti di Laura Troiano - 'spoglie mortali' che divengono gioielli, riportati a tavola come nuovo nutrimento. Ma la rottura di quell' equilibrio e la rilettura di quell' assimilazione nei termini dell'appetito erotico e della gola sono altrettanto rappresentate nell'arte. Fatalmente il cibo, nello scambio simbolico, è la donna, con un ulteriore possibile incremento metaforico, quello del cibo-merce. Ritroviamo tutto questo nel lavoro di Marco Zoi (una sorta di pasto carnale 'interruptus'), di Carlo Fatigoni , (rifiuto del cibo e cibo-vomito) e in quello di Riccardo Vezzosi (il bondage come rappresentazione dell' amore-sacrificio in 'negativo').
Cibo arte e fame
E' stato sottolineato che "il cibo è un tema molto importante nell'arte, ma la fame è ancora più importante" . Dipingere, rappresentare il cibo, è spesso manifestazione di 'fame' - di una necessità di vita - che diventa 'forza creatrice' . Il cibo, oggetto della necessità o del desiderio (sia direttamente che come immagine), diviene desiderio rappresentato e soddisfatto (o esorcizzato). C'è una sostituzione, un ' divertimento', una distrazione dei sensi, un 'mangiare con gli occhi' .
E, al di là dell' arte come 'frutto' della fame (della fame come musa ispiratrice) le opere di Vezzosi, Fatigoni , Zoi , Rilli , evocano questa pulsione organica in contesti differenti. Dalla seduzione ironica di Zoi - ossia che interroga -, all'operazione oscena di Vezzosi - cioè , alla 'messa in scena - esorcismo' (fotografico) d'un malaugurio.
Cibo e violenza: anabasi
Se si scende nel corpo dell'arte e se questa discesa, fisica e psichica, non è solo un mero processo digestivo (d'ingurgitamento ed espulsione) ma anche introspettivo (di assimilazione), c'è da interrogarsi sui tratti di violenza connessi al cibo (alla sua consumazione), soprattutto quando questo significa la carne. In Invito A Cena si raffigurano carni: lo si fa sulla tavola 'imbandita' della fotografia (Zoi ), utilizzando il succedaneo 'lastra tipografica' (Brocchi); c'è carne su carne (Rilli ), con un 'retrogusto' di 'natura morta' - che è still life, per gli anglosassoni - (Vezzosi). In Invito A Cena le carni vengono appese. Queste, al di là della mera raffigurazione iconica, sembrerebbero nella violenza già - o ancora – sul set e nelle camere oscure. Ma , non trovandoci nelle stanze dell'aguzzino né in mattatoi siamo invitati a distinguere tra servizio fotografico e sevizie fotografiche. Non veniamo sedotti dal fascino della repulsione, semmai attratti dalla necessità di indagare sul senso degli avvenimenti. Che, tra l'altro, resta racchiuso la tra ritualità vitale di Alessandro
Pintus e la sapidità immobile di Laura Troiano.
L'Invito a Cena
La cena è una 'porzione' essenziale nell'ambivalente esperienza umana: tempo privilegiato di conoscenza e di addii, prodromo all'eros e all'amore o alla solitudine. Vi si invita la morte per esorcizzarla, blandendola fino all' alba. A cena si mangia e si attende d'essere mangiati dalla notte, digeriti nell'oscurità. Scompariamo nell'intestino del mondo. Diventiamo cibo anche noi. La cena è l'apoteosi della festa e il vacuum animi.
Arte? Cibo?
'Man hu ?', ' cos'è?' si chiedevano gli ebrei nel deserto alla vista della manna, cibo che nel nome significa un interrogativo. 'Cos 'è? - ci chiediamo noi - l'arte, il cibo - soprattutto, dove sono, il cibo, l'arte?' Le opere di Invito A Cena propongono interrogativi più che risposte. L'arte non è fatta per saziare, ma per mettere fame.
Dionisio Capuano
09
maggio 2004
Invito a Cena
Dal 09 al 16 maggio 2004
arte contemporanea
Location
FATTORIA DI VIBIO
Monte Castello Di Vibio, Loc. Buchella, 9, (Perugia)
Monte Castello Di Vibio, Loc. Buchella, 9, (Perugia)
Orario di apertura
dalle 10.00 alle 17.00