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Invito all’opera #2
Prosegue il ciclo di mostre dove l’opera è al centro dell’attenzione.
Comunicato stampa
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Achille Bonito Oliva
Invito all’opera
giovedì 21 maggio 2009
parafulmine, 2000
Nino Longobardi
galleria 1
In questa mostra il ritorno in galleria di Nino Lonobardi con una scultura.
Uno dei protagonisti della pittura italiana dell'ultimo ventennio. Niente scuole d'arte ed accademie. Quella di Nino Longobardi è stata una formazione sul campo. Partecipa a quello che è stata chiamata la “transavanguardia”. Recupera il figurativo. La sua ricerca si concentra sulla figura umana, sintetizzata da pochi tratti. I temi ricorrenti sono legati alla rappresentazione del corpo e della morte. Ha attuato, una radicale scarnificazione della fisicità umana. Ha sostituito all'esuberanza la leggerezza formale, il rigore e l'equilibrio per approdare a una inedita forma di "minimalismo".
Da sempre l’artista napoletano ha lavorato a scarnificare il corpo della pittura per portarlo alla sua struttura terminale , lo scheletro.
Per questo, ha operato contro la celebrazione della materia e del colore, ha stemperato ogni timbro cromatico riducendo la figura all’ombra di se stessa.
Gli scheletri di Nino Longobardi ci ricordano, anche, che la morte pareggia le differenze perché, incurante della bellezza dei singoli individui, dopo la vita non rimarranno che ossa tutte uguali….
concerto patriotico, 2008
Vector Pisani
RAM radioartemobile – SoundArtMuseum
atrium
Va', pensiero, sull'ali dorate.
Va', ti posa sui clivi, sui colli,
ove olezzano tiepide e molli
l'aure dolci del suolo natal!
Del Giordano le rive saluta,
di Sionne le torri atterrate.
O mia Patria, sì bella e perduta!
O membranza sì cara e fatal!
Arpa d'or dei fatidici vati
L’artista, qui è presente con un’opera sonora.
La leggenda dell’arte di Vettor Pisani narra della ricerca delle “parole perdute”, della scomparsa del loro significato, del vuoto profondo in cui è immersa la verità dell’indicibilità del suo nome. Ma l’alchimia linguistica e l’iconografia esoterica costituiscono gli strumenti magici di un agire artistico che sprofonda nel vortice sconcertante di una buia verità, sono i componenti delle formule misteriose attraverso le quali è possibile accedere dalle dimensioni più intime e segrete della vita. Il Nabucco, è stata spesso letta come l'opera più risorgimentale di Verdi, poiché gli spettatori italiani dell'epoca potevano riconoscere la loro condizione politica in quella degli ebrei soggetti al dominio babilonese. Affrontare il “Viaggio” magico e mistico dell’arte comporta il saccheggio del suo patrimonio simbolico, la dispersione del reliquiario iconico, l’attraversamento del mondo immaginifico e delle sue visioni.
neuroni, 2008
Myriam Laplante
galleria 2
Artista multimediale, la sua ricerca indaga la realtà più inverosimile e inimmaginabile, spesso, eppure così “maledettamente” reale del genere umano e della società contemporanea scrutandovi dentro, nelle pieghe più segrete, spesso oscure, inconfessabili, talvolta grottesche, drammatiche, trash, talaltra ludica con uno spiraglio –appena appena– di consolante ottimismo.
Quello che chiamiamo “vita mentale” coinvolge le attività del sistema nervoso, soprattutto il cervello. Questo sistema nervoso è composto da miliardi di cellule tra cui le più essenziali sono le cellule nervose o neuroni, cellule eccitabili elettricamente che processano e trasmettano informazioni.
I neuroni sono le cellule più vecchie del corpo umano. Si possono avere gli stessi neuroni per tutta la vita. La maggior parte delle altre cellule muoiono e sono sostituite, ma molti neuroni rimangono sempre.
Considerando la situazione politica nel mondo di oggi, sembra che molti neuroni siano in crisi, soggetti a corto circuiti, o hanno preso il sopravvento come Hal 2000. L’elaborazione dell’informazione disponibile sembra impazzita, provocando un disastro dopo l’altro.
In base a questa congettura, l’installazione tenta si illustrare il malfunzionamento dei cervelli dei nostri dirigenti attraverso la connessione di materiali organici (rami di gelso, noccioli di ciliegia e latice). Ovviamente, ci sono corto circuiti.
dentro lo specchio, 2009
Maria Pizzi
galleria 3
Ha da sempre un’interpretazione originale e innovativa del tema in un linguaggio visivo estraneo a quello tradizionale dei video clip. Il movimento di un vento innaturale-meccanico si sovrappone al girato del video deformandolo, lasciando al caso l’ultima forma, oltre l’autore, in fieri. Il vento rende vittime inconsapevoli sia l’autore che lo spettatore.
Suddiviso in quattro capitoli: nel primo, l’artista rievoca Leonardo. Rifacendosi allo studio del corpo umano, che lo stesso Leonardo eseguiva praticando la dissezione dei cadaveri, così Maria Pizzi fa lo stesso con le immagini del suo video.
Non c’è sapere se non c’è morte.
Finche c’è morte c’è tempo
Nel secondo, il protagonista è un giovane falco che tenta di volare ma, è trattenuto da pareti che lo sovrastano. Impossibilitato a muoversi verrà vinto dalle stesse pareti che poi si disintegrano lasciando il falchetto in un volo senza realtà.
Nel terzo, ancora un volo impossibile. Un volo tra lo spazio della vita e quello della morte. Un piccione sbatte continuamente le ali nel tentativo di prendere quota ma l’unica cosa che succede “ci lascia le penne”.
Nell’ultimo: gli oggetti di uso comune vengono paragonati a quadri di Leonardo perdendosi in uno starnuto universale.
Invito all’opera
giovedì 21 maggio 2009
parafulmine, 2000
Nino Longobardi
galleria 1
In questa mostra il ritorno in galleria di Nino Lonobardi con una scultura.
Uno dei protagonisti della pittura italiana dell'ultimo ventennio. Niente scuole d'arte ed accademie. Quella di Nino Longobardi è stata una formazione sul campo. Partecipa a quello che è stata chiamata la “transavanguardia”. Recupera il figurativo. La sua ricerca si concentra sulla figura umana, sintetizzata da pochi tratti. I temi ricorrenti sono legati alla rappresentazione del corpo e della morte. Ha attuato, una radicale scarnificazione della fisicità umana. Ha sostituito all'esuberanza la leggerezza formale, il rigore e l'equilibrio per approdare a una inedita forma di "minimalismo".
Da sempre l’artista napoletano ha lavorato a scarnificare il corpo della pittura per portarlo alla sua struttura terminale , lo scheletro.
Per questo, ha operato contro la celebrazione della materia e del colore, ha stemperato ogni timbro cromatico riducendo la figura all’ombra di se stessa.
Gli scheletri di Nino Longobardi ci ricordano, anche, che la morte pareggia le differenze perché, incurante della bellezza dei singoli individui, dopo la vita non rimarranno che ossa tutte uguali….
concerto patriotico, 2008
Vector Pisani
RAM radioartemobile – SoundArtMuseum
atrium
Va', pensiero, sull'ali dorate.
Va', ti posa sui clivi, sui colli,
ove olezzano tiepide e molli
l'aure dolci del suolo natal!
Del Giordano le rive saluta,
di Sionne le torri atterrate.
O mia Patria, sì bella e perduta!
O membranza sì cara e fatal!
Arpa d'or dei fatidici vati
L’artista, qui è presente con un’opera sonora.
La leggenda dell’arte di Vettor Pisani narra della ricerca delle “parole perdute”, della scomparsa del loro significato, del vuoto profondo in cui è immersa la verità dell’indicibilità del suo nome. Ma l’alchimia linguistica e l’iconografia esoterica costituiscono gli strumenti magici di un agire artistico che sprofonda nel vortice sconcertante di una buia verità, sono i componenti delle formule misteriose attraverso le quali è possibile accedere dalle dimensioni più intime e segrete della vita. Il Nabucco, è stata spesso letta come l'opera più risorgimentale di Verdi, poiché gli spettatori italiani dell'epoca potevano riconoscere la loro condizione politica in quella degli ebrei soggetti al dominio babilonese. Affrontare il “Viaggio” magico e mistico dell’arte comporta il saccheggio del suo patrimonio simbolico, la dispersione del reliquiario iconico, l’attraversamento del mondo immaginifico e delle sue visioni.
neuroni, 2008
Myriam Laplante
galleria 2
Artista multimediale, la sua ricerca indaga la realtà più inverosimile e inimmaginabile, spesso, eppure così “maledettamente” reale del genere umano e della società contemporanea scrutandovi dentro, nelle pieghe più segrete, spesso oscure, inconfessabili, talvolta grottesche, drammatiche, trash, talaltra ludica con uno spiraglio –appena appena– di consolante ottimismo.
Quello che chiamiamo “vita mentale” coinvolge le attività del sistema nervoso, soprattutto il cervello. Questo sistema nervoso è composto da miliardi di cellule tra cui le più essenziali sono le cellule nervose o neuroni, cellule eccitabili elettricamente che processano e trasmettano informazioni.
I neuroni sono le cellule più vecchie del corpo umano. Si possono avere gli stessi neuroni per tutta la vita. La maggior parte delle altre cellule muoiono e sono sostituite, ma molti neuroni rimangono sempre.
Considerando la situazione politica nel mondo di oggi, sembra che molti neuroni siano in crisi, soggetti a corto circuiti, o hanno preso il sopravvento come Hal 2000. L’elaborazione dell’informazione disponibile sembra impazzita, provocando un disastro dopo l’altro.
In base a questa congettura, l’installazione tenta si illustrare il malfunzionamento dei cervelli dei nostri dirigenti attraverso la connessione di materiali organici (rami di gelso, noccioli di ciliegia e latice). Ovviamente, ci sono corto circuiti.
dentro lo specchio, 2009
Maria Pizzi
galleria 3
Ha da sempre un’interpretazione originale e innovativa del tema in un linguaggio visivo estraneo a quello tradizionale dei video clip. Il movimento di un vento innaturale-meccanico si sovrappone al girato del video deformandolo, lasciando al caso l’ultima forma, oltre l’autore, in fieri. Il vento rende vittime inconsapevoli sia l’autore che lo spettatore.
Suddiviso in quattro capitoli: nel primo, l’artista rievoca Leonardo. Rifacendosi allo studio del corpo umano, che lo stesso Leonardo eseguiva praticando la dissezione dei cadaveri, così Maria Pizzi fa lo stesso con le immagini del suo video.
Non c’è sapere se non c’è morte.
Finche c’è morte c’è tempo
Nel secondo, il protagonista è un giovane falco che tenta di volare ma, è trattenuto da pareti che lo sovrastano. Impossibilitato a muoversi verrà vinto dalle stesse pareti che poi si disintegrano lasciando il falchetto in un volo senza realtà.
Nel terzo, ancora un volo impossibile. Un volo tra lo spazio della vita e quello della morte. Un piccione sbatte continuamente le ali nel tentativo di prendere quota ma l’unica cosa che succede “ci lascia le penne”.
Nell’ultimo: gli oggetti di uso comune vengono paragonati a quadri di Leonardo perdendosi in uno starnuto universale.
21
maggio 2009
Invito all’opera #2
Dal 21 maggio al 19 settembre 2009
arte contemporanea
Location
GALLERIA IL PONTE CONTEMPORANEA
Roma, Via Beatrice Cenci, 9/9a, (Roma)
Roma, Via Beatrice Cenci, 9/9a, (Roma)
Orario di apertura
Dal Lunedì al Sabato 12.00-20.00
Vernissage
21 Maggio 2009, ore 18.00
Autore
Curatore