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IO E LE ALTRE
Nell’ambito del Festival Close Up, e in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, Canova22 presenta la prima personale di Barbara Cannizzaro dal titolo “Io e le altre”, curata da Laura Fusco. Al centro della sua ricerca il corpo delle donne.
Comunicato stampa
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IO E LE ALTRE
Mostra fotografica di
BARBARA CANNIZZARO
24/11 > 15/12
a cura di Laura Fusco
Nell’ambito del Festival Close Up, e in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, Canova22 presenta la prima personale di Barbara Cannizzaro dal titolo “Io e le altre”, curata da Laura Fusco.
La mostra all’Antica Fornace del Canova si sviluppa in tre ambienti e ripercorre, in tre differenti tappe, l’evoluzione di una ricerca durata oltre dieci anni. La selezione degli scatti ha interessato più cicli fotografici (Ritratti sbagliati, Non-conforme, Vite Imperfette, etc), dal suo primo approccio alla fotografia, che ha riguardato essenzialmente l’autoritratto come strumento di indagine introspettiva, all’esplorazione dell’universo femminile che ha coinvolto tante altre donne in un percorso di consapevolezza, accettazione ed emancipazione. La violenza di genere, nelle sue molteplici declinazioni e sfumature, è il campo di indagine che l’ha portata dall’IO al NOI, dal personale al sociale, facendole incontrare tante “sorelle” lungo la strada. Le cicatrici delle altre donne sono per Barbara i solchi da cui sradicare il male depositato dagli stereotipi, e da tutte le forme di aggressione verbali e fisiche.
“Secondo una ricerca dell’Oms, negli ultimi anni, in Italia i disturbi alimentari sono cresciuti da 600mila casi a 3 milioni. Più del 90% delle persone affette da tali disturbi è donna con numeri drammatici di autolesionismo e tentativi di suicidio. L’abuso fisico, psicologico e sessuale è un problema sanitario che colpisce oltre il 35% delle donne in tutto il mondo. Dati che trovano conferma anche in Italia, dove una donna su tre, tra i 16 e i 70 anni, ha subito una qualche forma di violenza fisica o sessuale nel corso della propria vita. Sono quasi 7 milioni le donne vittime di maltrattamenti, nella maggior parte dei casi da parte di partner o ex compagni. È proprio per i suoi risvolti devastanti che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito la violenza come «un problema di salute pubblica globale», uno dei principali fattori di rischio, di cattiva salute e di morte prematura per le donne e le ragazze.”
Prima tappa | Barbara ha sperimentato sulla propria pelle la gamma dei disagi che trovano espressione nei disturbi dell’alimentazione, che usano il corpo come strumento di controllo e sfida. Attraverso l’autoritratto fotografico impara a “vedersi” ed acquisire consapevolezza e accettazione di se stessa. La prima tappa presenta oltre 60 foto di piccolo formato, allestite come un’opera unica per coglierne la forza d’insieme. L’artista affida all’osservatore il compito, anzi la responsabilità, del senso di ciò che vede, di cogliere le tracce nascoste nei frammenti di sé che ci offre nei suoi toccanti autoritratti. Sin dalla prima foto, il lavoro di Barbara ci cattura trascinandoci in una vertigine di solitudine e malessere. Per noi che osserviamo, in rigoroso silenzio, sembra quasi una violazione della sua intimità. A mano a mano che sfogliamo il suo diario fotografico però emergono gli indizi che rivelano anche i bagliori di un’opera fatta di mutazioni impercettibili e transitorietà, di graduali progressi e contrapposizioni tra presenza e assenza, identità e cambiamento, luci e ombre.
L’obiettivo mette in moto la sua radicale trasformazione e converte la sua friabilità in lotta, il suo corpo rotto in linguaggio poetico sublimandone l’essenza, tracciando la strada per la guarigione, un passaggio che rappresenta una vera e propria epifania.
Seconda tappa | Per qualche anno la ricerca di Barbara ha interessato esclusivamente il suo privato. La fotografia l’aveva in qualche modo curata e intuisce che poteva diventare un valido aiuto anche per le altre in un processo di superamento delle difficoltà generate da varie forme di violenza. Al centro della sua ricerca ancora e sempre il corpo: l’arena dove si combattono i disagi più profondi, la tela bianca su cui si imprimono fragilità e paure. I disturbi dell’alimentazione non nascono unicamente da traumi, sempre più spesso, e inesorabilmente, le donne sono vittime di una forma di mimetismo estetico che nasce dal mito della bellezza esteriore. Nella nostra epoca, troppo spesso le donne sono stigmatizzate e discriminate sulla base della forma corporea, del peso e della taglia. L’ossessione dello specchio e dell’autorappresentazione social, hanno poi esacerbato il problema del raggiungimento della perfezione estetica con un impatto devastante sulla salute psicofisica delle donne, soprattutto giovani e giovanissime. In questa tappa, troviamo le foto del ciclo “Non conforme”: ritratti di donne perfette nelle loro imperfezioni, colte nell’unicità della loro bellezza naturale. I ritratti di Barbara ci forzano a guardare le donne con i loro occhi, come le donne desiderano essere viste; ci raccontano storie di riscatto, di ritrovato amore per se stesse, superamento di solitudini, per creare coscienza sociale ed insegnarci a fare rete per superare l’asimmetria di potere tra i sessi.
Un monologo a due voci accompagna il pubblico nella visita, sottolineando quel linguaggio sessista, giudicante e manipolatorio che la società usa per stigmatizzare i comportamenti delle donne e controllarle tramite lo strumento dello stereotipo, colpevolizzandole. Da sempre viene loro detto come essere e come non essere, cosa fare e cosa non fare per non essere etichettate, discriminate ed emarginate. Il testo, liberamente ispirato al manifesto femminista Be a lady, they said di Camille Rainville, è scritto ed interpretato da Damiana Marzano e Maria Concetta Borgese.
Terza tappa | Barbara è anche educatrice ed assistente sociale, con questo lavoro riesce a coniugare le sue due grandi passioni: la fotografia e il desiderio di essere utile agli altri. Negli ultimi anni il suo impegno è diventato militante e il suo gesto artistico si è caricato di significati politici. La sua ricerca approda ad un nuovo livello passando dall’immaginazione alla progettualità, dalla riflessione alla costruzione. Con Vite Imperfette l’artista affida ad una moltitudine di donne, sorelle, amiche e compagne di viaggio, il compito di raccontare il trauma della violenza o di una malattia che stravolge il corpo mutilandolo. Sono donne che hanno combattuto e si sono rimesse in piedi, si sono riappropriate del loro corpo che ora mostrano con fierezza negli straordinari ritratti di Barbara. Le ferite che hanno imparato a curare ora germogliano fiori variopinti: un messaggio di rinascita ed un invito a condividere le proprie esperienze e fare rete tra donne.
La mostra propone ai visitatori una sorta di gioco sul linguaggio, un invito a seminare parole nuove che contribuiscano a formare la visione di un mondo più consapevole e meno discriminatorio. La violenza può e deve essere contrastata anche attraverso una consapevolezza del potere delle parole e di quanto siano un mezzo fondamentale per trasmettere valori e codici culturali positivi e non discriminanti. Educare alla differenza linguistica significa lavorare per costruire un senso di inclusione e uguaglianza in una convivenza delle differenze. Perché immaginare una lingua che non ci faccia più male è un’avventura collettiva per le donne, per gli uomini e per ogni altra identità di genere, sessualità e ruolo sociale, nel rispetto di tutte le diversità.
1 dicembre | “Stories” performance di Eleonora Varricchio su musica di Sarah Neufeld
Barbara Cannizzaro bio
Barbara Cannizzaro è nata nel 1973 a Roma, dove vive e lavora. Laureata in Servizio Sociale, si è formata c/o Officine Fotografiche e Centro di Fotografia Sperimentale Adams frequentando corsi specifici di street, photoediting e autoritratto, quest’ultimo con la fotografa Simona Ghizzoni. Nel giugno 2022 consegue un master in Fotografia Terapeutica presso l’Ass.ne NetFo di A.Turchetti. Studia e realizza progetti con al centro storie di donne normali, prediligendo temi sociali e di forte valenza emotiva, come quelli sui disturbi alimentari (anche in collaborazione con l’agenzia di moda inclusiva Imperfettaproject), body shaming e body positive, rielaborazione del sé dopo gravi malattie. Il suo ultimo progetto “Vite Imperfette”, la vedrà in giro per l’Italia per raccontare storie di consapevolezza e riscatto di persone che hanno attraversato, o attraversano, difficoltà fisica, emotiva e/o psicologica. Ha vinto diversi premi nazionali ed esposto in gallerie nazionali ed internazionali (Paratissima Torino, T.A.G. Roma, Camera Torino, Praga photo, circuito off di Paris photo, Kromart Gallery Roma, vincitrice del Premio Nazionale IgersItalia 2023), ha partecipato al Ricarica foto festival di Sustinente nel 2022 ed è diventata co direttrice artistica della seconda ed. 2024. Attualmente ha in corso una collaborazione con Cinecittà per una mostra nazionale dell’Archivio Luce, sotto la curatela della Presidente Chiara Sbarigia.
Contatti e riferimenti
Email bbcannizzaro@gmail.com
Website barbaracannizzaro.com
Cell 339/2348268
Mostra fotografica di
BARBARA CANNIZZARO
24/11 > 15/12
a cura di Laura Fusco
Nell’ambito del Festival Close Up, e in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, Canova22 presenta la prima personale di Barbara Cannizzaro dal titolo “Io e le altre”, curata da Laura Fusco.
La mostra all’Antica Fornace del Canova si sviluppa in tre ambienti e ripercorre, in tre differenti tappe, l’evoluzione di una ricerca durata oltre dieci anni. La selezione degli scatti ha interessato più cicli fotografici (Ritratti sbagliati, Non-conforme, Vite Imperfette, etc), dal suo primo approccio alla fotografia, che ha riguardato essenzialmente l’autoritratto come strumento di indagine introspettiva, all’esplorazione dell’universo femminile che ha coinvolto tante altre donne in un percorso di consapevolezza, accettazione ed emancipazione. La violenza di genere, nelle sue molteplici declinazioni e sfumature, è il campo di indagine che l’ha portata dall’IO al NOI, dal personale al sociale, facendole incontrare tante “sorelle” lungo la strada. Le cicatrici delle altre donne sono per Barbara i solchi da cui sradicare il male depositato dagli stereotipi, e da tutte le forme di aggressione verbali e fisiche.
“Secondo una ricerca dell’Oms, negli ultimi anni, in Italia i disturbi alimentari sono cresciuti da 600mila casi a 3 milioni. Più del 90% delle persone affette da tali disturbi è donna con numeri drammatici di autolesionismo e tentativi di suicidio. L’abuso fisico, psicologico e sessuale è un problema sanitario che colpisce oltre il 35% delle donne in tutto il mondo. Dati che trovano conferma anche in Italia, dove una donna su tre, tra i 16 e i 70 anni, ha subito una qualche forma di violenza fisica o sessuale nel corso della propria vita. Sono quasi 7 milioni le donne vittime di maltrattamenti, nella maggior parte dei casi da parte di partner o ex compagni. È proprio per i suoi risvolti devastanti che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito la violenza come «un problema di salute pubblica globale», uno dei principali fattori di rischio, di cattiva salute e di morte prematura per le donne e le ragazze.”
Prima tappa | Barbara ha sperimentato sulla propria pelle la gamma dei disagi che trovano espressione nei disturbi dell’alimentazione, che usano il corpo come strumento di controllo e sfida. Attraverso l’autoritratto fotografico impara a “vedersi” ed acquisire consapevolezza e accettazione di se stessa. La prima tappa presenta oltre 60 foto di piccolo formato, allestite come un’opera unica per coglierne la forza d’insieme. L’artista affida all’osservatore il compito, anzi la responsabilità, del senso di ciò che vede, di cogliere le tracce nascoste nei frammenti di sé che ci offre nei suoi toccanti autoritratti. Sin dalla prima foto, il lavoro di Barbara ci cattura trascinandoci in una vertigine di solitudine e malessere. Per noi che osserviamo, in rigoroso silenzio, sembra quasi una violazione della sua intimità. A mano a mano che sfogliamo il suo diario fotografico però emergono gli indizi che rivelano anche i bagliori di un’opera fatta di mutazioni impercettibili e transitorietà, di graduali progressi e contrapposizioni tra presenza e assenza, identità e cambiamento, luci e ombre.
L’obiettivo mette in moto la sua radicale trasformazione e converte la sua friabilità in lotta, il suo corpo rotto in linguaggio poetico sublimandone l’essenza, tracciando la strada per la guarigione, un passaggio che rappresenta una vera e propria epifania.
Seconda tappa | Per qualche anno la ricerca di Barbara ha interessato esclusivamente il suo privato. La fotografia l’aveva in qualche modo curata e intuisce che poteva diventare un valido aiuto anche per le altre in un processo di superamento delle difficoltà generate da varie forme di violenza. Al centro della sua ricerca ancora e sempre il corpo: l’arena dove si combattono i disagi più profondi, la tela bianca su cui si imprimono fragilità e paure. I disturbi dell’alimentazione non nascono unicamente da traumi, sempre più spesso, e inesorabilmente, le donne sono vittime di una forma di mimetismo estetico che nasce dal mito della bellezza esteriore. Nella nostra epoca, troppo spesso le donne sono stigmatizzate e discriminate sulla base della forma corporea, del peso e della taglia. L’ossessione dello specchio e dell’autorappresentazione social, hanno poi esacerbato il problema del raggiungimento della perfezione estetica con un impatto devastante sulla salute psicofisica delle donne, soprattutto giovani e giovanissime. In questa tappa, troviamo le foto del ciclo “Non conforme”: ritratti di donne perfette nelle loro imperfezioni, colte nell’unicità della loro bellezza naturale. I ritratti di Barbara ci forzano a guardare le donne con i loro occhi, come le donne desiderano essere viste; ci raccontano storie di riscatto, di ritrovato amore per se stesse, superamento di solitudini, per creare coscienza sociale ed insegnarci a fare rete per superare l’asimmetria di potere tra i sessi.
Un monologo a due voci accompagna il pubblico nella visita, sottolineando quel linguaggio sessista, giudicante e manipolatorio che la società usa per stigmatizzare i comportamenti delle donne e controllarle tramite lo strumento dello stereotipo, colpevolizzandole. Da sempre viene loro detto come essere e come non essere, cosa fare e cosa non fare per non essere etichettate, discriminate ed emarginate. Il testo, liberamente ispirato al manifesto femminista Be a lady, they said di Camille Rainville, è scritto ed interpretato da Damiana Marzano e Maria Concetta Borgese.
Terza tappa | Barbara è anche educatrice ed assistente sociale, con questo lavoro riesce a coniugare le sue due grandi passioni: la fotografia e il desiderio di essere utile agli altri. Negli ultimi anni il suo impegno è diventato militante e il suo gesto artistico si è caricato di significati politici. La sua ricerca approda ad un nuovo livello passando dall’immaginazione alla progettualità, dalla riflessione alla costruzione. Con Vite Imperfette l’artista affida ad una moltitudine di donne, sorelle, amiche e compagne di viaggio, il compito di raccontare il trauma della violenza o di una malattia che stravolge il corpo mutilandolo. Sono donne che hanno combattuto e si sono rimesse in piedi, si sono riappropriate del loro corpo che ora mostrano con fierezza negli straordinari ritratti di Barbara. Le ferite che hanno imparato a curare ora germogliano fiori variopinti: un messaggio di rinascita ed un invito a condividere le proprie esperienze e fare rete tra donne.
La mostra propone ai visitatori una sorta di gioco sul linguaggio, un invito a seminare parole nuove che contribuiscano a formare la visione di un mondo più consapevole e meno discriminatorio. La violenza può e deve essere contrastata anche attraverso una consapevolezza del potere delle parole e di quanto siano un mezzo fondamentale per trasmettere valori e codici culturali positivi e non discriminanti. Educare alla differenza linguistica significa lavorare per costruire un senso di inclusione e uguaglianza in una convivenza delle differenze. Perché immaginare una lingua che non ci faccia più male è un’avventura collettiva per le donne, per gli uomini e per ogni altra identità di genere, sessualità e ruolo sociale, nel rispetto di tutte le diversità.
1 dicembre | “Stories” performance di Eleonora Varricchio su musica di Sarah Neufeld
Barbara Cannizzaro bio
Barbara Cannizzaro è nata nel 1973 a Roma, dove vive e lavora. Laureata in Servizio Sociale, si è formata c/o Officine Fotografiche e Centro di Fotografia Sperimentale Adams frequentando corsi specifici di street, photoediting e autoritratto, quest’ultimo con la fotografa Simona Ghizzoni. Nel giugno 2022 consegue un master in Fotografia Terapeutica presso l’Ass.ne NetFo di A.Turchetti. Studia e realizza progetti con al centro storie di donne normali, prediligendo temi sociali e di forte valenza emotiva, come quelli sui disturbi alimentari (anche in collaborazione con l’agenzia di moda inclusiva Imperfettaproject), body shaming e body positive, rielaborazione del sé dopo gravi malattie. Il suo ultimo progetto “Vite Imperfette”, la vedrà in giro per l’Italia per raccontare storie di consapevolezza e riscatto di persone che hanno attraversato, o attraversano, difficoltà fisica, emotiva e/o psicologica. Ha vinto diversi premi nazionali ed esposto in gallerie nazionali ed internazionali (Paratissima Torino, T.A.G. Roma, Camera Torino, Praga photo, circuito off di Paris photo, Kromart Gallery Roma, vincitrice del Premio Nazionale IgersItalia 2023), ha partecipato al Ricarica foto festival di Sustinente nel 2022 ed è diventata co direttrice artistica della seconda ed. 2024. Attualmente ha in corso una collaborazione con Cinecittà per una mostra nazionale dell’Archivio Luce, sotto la curatela della Presidente Chiara Sbarigia.
Contatti e riferimenti
Email bbcannizzaro@gmail.com
Website barbaracannizzaro.com
Cell 339/2348268
24
novembre 2024
IO E LE ALTRE
Dal 24 novembre al 15 dicembre 2024
fotografia
Location
CANOVA22
Roma, Via Antonio Canova, 22, (Roma)
Roma, Via Antonio Canova, 22, (Roma)
Orario di apertura
tutti i giorni 15.30 > 20.00
Vernissage
24 Novembre 2024, 18.00
19.30 Perfomance dal vivo
Monologo "Fai la brava!" scritto ed interpretato da Damiana Marzano e Maria Concetta Borgese.
Autore
Curatore
Autore testo critico
Produzione organizzazione
Patrocini