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Iolanda Di Bonaventura – Il peso di tutto quello che non c’è
L’installazione site-specific in realtà virtuale di Iolanda Di Bonaventura è la sottile meditazione di un’artista multimediale e performer: una ricercatrice portata per vocazione a misurarsi con il paesaggio come centro di relazione e sconfinamento costante fra interno ed esterno, fra corpo e mondo.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Iolanda Di Bonaventura
Il peso di tutto quello che non c’è
25 – 26 – 27 gennaio 2019
venerdì 25, ore 19.00-22.00
sabato 26 e domenica 27, ore 17.00-21.00
Carlo Gallerati è lieto di presentare Il peso di tutto quello che non c’è, un’installazione site-specific in realtà virtuale di Iolanda Di Bonaventura, a cura di Michele Fucich.
“Il peso di tutto quello che non c'è di Iolanda Di Bonaventura è la sottile meditazione di un'artista multimediale e performer: una ricercatrice portata per vocazione a misurarsi con il paesaggio come centro di relazione e sconfinamento costante fra interno ed esterno, fra corpo e mondo, fra io individuale e collettivo. L'evento di realtà virtuale e di smaterializzazione della propria fisicità a cui il fruitore è chiamato non dovrà ingannare riguardo a un livello fondamentale, quasi sorgivo dell'esperienza umana a cui il lavoro richiama: scorrendo in piano sequenza lungo un orizzonte unitario, lo sguardo incontra elementi eterogenei, reali e archetipici, che si dispiegano senza separazione costitutiva gli uni dagli altri. Porte e soglie di diversi habitat, specchio, pareti e gradoni marmorei, sostrati erbacei, aerei e acquatici, corpi atmosferici e riflessi nell'acqua non sembrano vivere in uno spazio contenitore di ‘enti’ distinti, ma formano essi stessi la spazialità, in un continuum di relazioni di co-appartenenza e adiacenza. Non varrà chiedersi se si tratta di veglia o di sogno se si rimanda al fatto che il mondo, secondo il pensiero fenomenologico, non è mai collocato fuori dal soggetto ma nasce con il soggetto stesso; non esistendo contrapposizione fra la coscienza come per sé (presenza a se stessa e relazione con se stessa) e le cose come un in sé (in statica identità con se stesse). Da qui la motilità come fattore connaturato al vedere: uno sguardo che non ha mai ‘posizione’ ma è interno alla ‘situazione’ vissuta, è della sua stessa ‘materia’. Se l'esperienza moderna ovvero ‘prospettica’ del guardare ha inteso ‘visione’ e ‘rappresentazione’ come principio discernitore di ‘enti’, collocati in uno spazio trascendentale che li definisce per posizione finendo per separarli, per renderli oggetti da possedere o manipolare attraverso un ‘soggetto’ che guarda da fuori, è l'infrangersi di questa ‘prospettiva’ ad aprire a un altro senso fondamentale: quello di un mondo fatto non di cose che ‘sono’ solo se stesse, ma un ‘accadere’ continuo e un fluire di ‘eventi’ che prendono luogo gli uni in relazione con gli altri. Assieme a questi l’ ‘io’ coesiste e trascorre come in un liquido amniotico o in una bruma mai diradata, di fronte a porte da attraversare o a passerelle sporte sull'acqua. E a questo stadio di circolarità dell'esperienza spazio-temporale interna e presenza dell' “io” alle cose, al mondo, al paesaggio, che il lavoro di Iolanda di Bonaventura introduce. Trasmettendo peso, attraverso un'evanescenza apparente, anche a ciò che non c'è.” (Michele Fucich)
“Il peso di tutto quello che non c'è è un flusso di coscienza, la descrizione di uno spazio d'assenza. Una memoria corrotta dal tempo, dal trauma, dalla nostalgia: file deteriorati – un profondo, visivo rumore bianco. Non c'è emozione plausibile dinanzi all'impossibilità di comprendere sensazioni accavallate e voci interiori, se non uno stupore distaccato. Il peso di tutto quello che non c'è racconta i fallimenti, gli abbandoni, le rinunce – il peso di tutto ciò che avremmo voluto accanto, e che manca: quanto pesa il vuoto?” (Iolanda Di Bonaventura)
Iolanda Di Bonaventura è nata a L’Aquila nel 1993. La fotografia è il suo mezzo espressivo d’elezione, punto di partenza di tecniche e linguaggi sperimentali. La sua produzione è interamente costituita da autoritratti. Nel 2015, la sua installazione site-specific Beating Heart, pensata per descrivere lo stato del territorio della città di L’Aquila (distrutta dal sisma del 2009), viene selezionata per Re-Place: la città si illumina di nuovo, bando con patrocinio Unesco in collaborazione col Dipartimento Formazione del Museo Maxxi di Roma. Nel 2017, il cortometraggio Presence Absence – di cui è regista, direttrice della fotografia e montatrice – vince il premio Best Director Award, presso il festival Rome Film Awards, e rientra nella selezione del Rome Independent Film Festival; nel 2018, il cortometraggio rientra nella cinquina finalista dei Corti d'Argento 2018 (premio indetto dal Sindacato dei Giornalisti Cinematografici Italiani) e viene proiettato al Festival Animatou di Ginevra. Da sempre interessata a linguaggi in via di sviluppo – e soprattutto all'integrazione dell'arte all'interno del framework della tecnologia – Il peso di tutto quello che non c'è e la sua prima opera in VR.
Iolanda Di Bonaventura
Il peso di tutto quello che non c’è
A cura di Michele Fucich
Galleria Gallerati (Via Apuania, 55 - Roma)
Inaugurazione: venerdì 25 gennaio 2019, ore 19.00-22.00
A seguire: sabato 26 e domenica 27 gennaio 2019, ore 17.00-21.00 (ingresso libero)
Mezzi pubblici: bus: 61, 62, 310, 542; metro: linea B, ferm.Bologna (da P.Bologna: 400 m lungo V.Livorno o V.M.di Lando)
Ufficio stampa: Galleria Gallerati
Informazioni: 06.44258243, 347.7900049, info@galleriagallerati.it, www.galleriagallerati.it, http://iolandadibonaventura.com
Via Apuania, 55 | I-00162 Roma | Tel. +39.06.44258243 | Mob. +39.347.7900049
info@galleriagallerati.it | www.galleriagallerati.it | www.facebook.com/galleria-gallerati | #galleriagallerati
Il peso di tutto quello che non c’è
25 – 26 – 27 gennaio 2019
venerdì 25, ore 19.00-22.00
sabato 26 e domenica 27, ore 17.00-21.00
Carlo Gallerati è lieto di presentare Il peso di tutto quello che non c’è, un’installazione site-specific in realtà virtuale di Iolanda Di Bonaventura, a cura di Michele Fucich.
“Il peso di tutto quello che non c'è di Iolanda Di Bonaventura è la sottile meditazione di un'artista multimediale e performer: una ricercatrice portata per vocazione a misurarsi con il paesaggio come centro di relazione e sconfinamento costante fra interno ed esterno, fra corpo e mondo, fra io individuale e collettivo. L'evento di realtà virtuale e di smaterializzazione della propria fisicità a cui il fruitore è chiamato non dovrà ingannare riguardo a un livello fondamentale, quasi sorgivo dell'esperienza umana a cui il lavoro richiama: scorrendo in piano sequenza lungo un orizzonte unitario, lo sguardo incontra elementi eterogenei, reali e archetipici, che si dispiegano senza separazione costitutiva gli uni dagli altri. Porte e soglie di diversi habitat, specchio, pareti e gradoni marmorei, sostrati erbacei, aerei e acquatici, corpi atmosferici e riflessi nell'acqua non sembrano vivere in uno spazio contenitore di ‘enti’ distinti, ma formano essi stessi la spazialità, in un continuum di relazioni di co-appartenenza e adiacenza. Non varrà chiedersi se si tratta di veglia o di sogno se si rimanda al fatto che il mondo, secondo il pensiero fenomenologico, non è mai collocato fuori dal soggetto ma nasce con il soggetto stesso; non esistendo contrapposizione fra la coscienza come per sé (presenza a se stessa e relazione con se stessa) e le cose come un in sé (in statica identità con se stesse). Da qui la motilità come fattore connaturato al vedere: uno sguardo che non ha mai ‘posizione’ ma è interno alla ‘situazione’ vissuta, è della sua stessa ‘materia’. Se l'esperienza moderna ovvero ‘prospettica’ del guardare ha inteso ‘visione’ e ‘rappresentazione’ come principio discernitore di ‘enti’, collocati in uno spazio trascendentale che li definisce per posizione finendo per separarli, per renderli oggetti da possedere o manipolare attraverso un ‘soggetto’ che guarda da fuori, è l'infrangersi di questa ‘prospettiva’ ad aprire a un altro senso fondamentale: quello di un mondo fatto non di cose che ‘sono’ solo se stesse, ma un ‘accadere’ continuo e un fluire di ‘eventi’ che prendono luogo gli uni in relazione con gli altri. Assieme a questi l’ ‘io’ coesiste e trascorre come in un liquido amniotico o in una bruma mai diradata, di fronte a porte da attraversare o a passerelle sporte sull'acqua. E a questo stadio di circolarità dell'esperienza spazio-temporale interna e presenza dell' “io” alle cose, al mondo, al paesaggio, che il lavoro di Iolanda di Bonaventura introduce. Trasmettendo peso, attraverso un'evanescenza apparente, anche a ciò che non c'è.” (Michele Fucich)
“Il peso di tutto quello che non c'è è un flusso di coscienza, la descrizione di uno spazio d'assenza. Una memoria corrotta dal tempo, dal trauma, dalla nostalgia: file deteriorati – un profondo, visivo rumore bianco. Non c'è emozione plausibile dinanzi all'impossibilità di comprendere sensazioni accavallate e voci interiori, se non uno stupore distaccato. Il peso di tutto quello che non c'è racconta i fallimenti, gli abbandoni, le rinunce – il peso di tutto ciò che avremmo voluto accanto, e che manca: quanto pesa il vuoto?” (Iolanda Di Bonaventura)
Iolanda Di Bonaventura è nata a L’Aquila nel 1993. La fotografia è il suo mezzo espressivo d’elezione, punto di partenza di tecniche e linguaggi sperimentali. La sua produzione è interamente costituita da autoritratti. Nel 2015, la sua installazione site-specific Beating Heart, pensata per descrivere lo stato del territorio della città di L’Aquila (distrutta dal sisma del 2009), viene selezionata per Re-Place: la città si illumina di nuovo, bando con patrocinio Unesco in collaborazione col Dipartimento Formazione del Museo Maxxi di Roma. Nel 2017, il cortometraggio Presence Absence – di cui è regista, direttrice della fotografia e montatrice – vince il premio Best Director Award, presso il festival Rome Film Awards, e rientra nella selezione del Rome Independent Film Festival; nel 2018, il cortometraggio rientra nella cinquina finalista dei Corti d'Argento 2018 (premio indetto dal Sindacato dei Giornalisti Cinematografici Italiani) e viene proiettato al Festival Animatou di Ginevra. Da sempre interessata a linguaggi in via di sviluppo – e soprattutto all'integrazione dell'arte all'interno del framework della tecnologia – Il peso di tutto quello che non c'è e la sua prima opera in VR.
Iolanda Di Bonaventura
Il peso di tutto quello che non c’è
A cura di Michele Fucich
Galleria Gallerati (Via Apuania, 55 - Roma)
Inaugurazione: venerdì 25 gennaio 2019, ore 19.00-22.00
A seguire: sabato 26 e domenica 27 gennaio 2019, ore 17.00-21.00 (ingresso libero)
Mezzi pubblici: bus: 61, 62, 310, 542; metro: linea B, ferm.Bologna (da P.Bologna: 400 m lungo V.Livorno o V.M.di Lando)
Ufficio stampa: Galleria Gallerati
Informazioni: 06.44258243, 347.7900049, info@galleriagallerati.it, www.galleriagallerati.it, http://iolandadibonaventura.com
Via Apuania, 55 | I-00162 Roma | Tel. +39.06.44258243 | Mob. +39.347.7900049
info@galleriagallerati.it | www.galleriagallerati.it | www.facebook.com/galleria-gallerati | #galleriagallerati
25
gennaio 2019
Iolanda Di Bonaventura – Il peso di tutto quello che non c’è
Dal 25 al 27 gennaio 2019
arte contemporanea
Location
GALLERIA GALLERATI
Roma, Via Apuania, 55, (Roma)
Roma, Via Apuania, 55, (Roma)
Orario di apertura
venerdì 25, ore 19.00-22.00
sabato 26 e domenica 27, ore 17.00-21.00
Vernissage
25 Gennaio 2019, ore 19.00-22.00
Autore
Curatore