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Ionization
collettiva
Comunicato stampa
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Ionizzazione: s.f. chim., fis., processo per cui un atomo elettricamente neutro, sottoposto a una sufficiente sollecitazione energetica allontana da sé un elettrone, assumendo carica positiva.
Il titolo di questa mostra racchiude metaforicamente più di un’allusione. In primis il riferimento è al surplus di senso che si produce in occasione di una collettiva, grazie al confronto fra poetiche diverse anche se contemporanee. La metafora della ionizzazione si attaglia anche all’attività della Galleria Obraz. Spazio aperto alla sperimentazione e all’affermazione di artisti esordienti, da qui sono passati agli inizi della loro carriera nomi come Bellucco, Coda Zabetta e Maggis –che in quest’occasione qui ritorna. Anche molti critici sono partiti da qui (compreso il sottoscritto, e si perdoni l’annotazione personale); Obraz risulta punto di incontro e di confronto informale e fecondo per il mondo dell’arte milanese. E in questa occasione la “carica positiva” è ulteriormente potenziata dall’utilizzo di uno spazio esterno alla galleria.
Infine, la ionizzazione descrive perfettamente la situazione attuale dell’arte contemporanea. In particolare, si consideri la componente per cui “un atomo elettricamente neutro assume carica positiva”. Numerosissimi sono i riferimenti apparentemente “inerti” che vengono rivitalizzati dalla pratica artistica attuale; elementi in partenza non dotati della patente di artisticità che vengono riletti e sublimati dagli artisti. In particolare, sono oggi portate al parossismo le tendenze a inserire nelle opere riferimenti della comunicazione e della cultura popolare. Fra riutilizzo di immagini preesistenti, riflessioni sullo status attuale della visione tecnologica, recupero di item della pubblicità o del fumetto, il tourbillon tra arte e non-arte, tipico del Novecento, è oggi generalizzato e stimolante.
Massimo Gurnari, ad esempio, fonde l’estetica pittorica con una teoria di riferimenti estratti dalla cultura visiva popolare; i Koroo danno invece dignità pittorica e umanistica a scene che potrebbero essere tratte da riviste di moda o di arredamento.
Anche la fusione tra fotografia e pittura mette in questione il rapporto tra ciò che è preesistente all’operare dell’artista e ciò che egli stesso crea. I J&Peg modificano ad ogni quadro il rapporto di forza tra fotografia e pittura, e questa ambiguità è parte del fascino che sta conferendo loro un meritato successo. Per Donatella Izzo la fotografia è solo un punto di partenza, un’immagine che viene corrosa, alterata, quasi come se subisse violenza allo scopo di tirare fuori la vera anima del personaggio ritratto.
Piero Addis e Luca Piovaccari portano alla luce l’”inconscio tecnologico” attuale. Addis alternando fotografia e video, e incrociando visione artificiale ed esperienza diretta; Piovaccari variando la sua ricerca, nella quale ultimamente ha inserito anche un simulacro di natura, nonchè la realizzazione a olio di ciò che di solito ottiene con la riflessione “metafotografica”.
Cristian Castelnuovo cattura invece con la fotografia l’anima intima di luoghi ed oggetti postmoderni, fondendola con un rifondato, sottomesso lirismo. Nel caso di Paola Sartorio l’attenzione è posta sull’alterazione della visione, in un incrocio tra cause emotive e liriche di tale alterazione e cause sociali-comunicative.
Le opere di Matteo Negri, oltre che molto suggestive di per sè, costituiscono una riflessione sul linguaggio e sulle varie pratiche artistiche: vengono accostati e in parte fusi scultura, objet trouvé e pratica installativa. Anche Simone Zeni inserisce nella sua ricerca sulla lirica del corpo umano una componente metalinguistica, che si esplicita nella giustapposizione delle diverse tecniche artistiche, e nel fenomeno della ripetizione.
Paolo Maggis ha costruito negli ultimi anni una delle più convincenti analisi dello status attuale della pittura: a metà tra composizione e scomposizione, tra gioco e tragedia, le sue tele hanno accolto spesso anche stimoli esterni, quali retroterra di immagini fotografiche private e di avvenimenti pubblici. Su una linea non dissimile si pone Valentina De’ Mathà. La liquefazione del corpo che sembra annunciarsi nelle sue opere dona paradossale, paradigmatica consistenza ai suoi personaggi.
Tamara Ferioli rende la dimensione poetica del privato accattivante e condivisibile pubblicamente, con connotazioni quasi sensuali. Di segno cromaticamente opposto, l’energia cromatica, segnica e gestuale di Cristiana Depedrini contiene in sè una consistente pratica di ideazione e pensiero; il recente passaggio dal soggetto del cane agli scorci cittadini ha ampliato il campo della riflessione.
Claudia Zuriato costituisce fenomeno a sè, come si è potuto affermare in occasione della sua personale. La sua ricerca costituisce una pausa rispetto all’impero della figurazione. Infine, un’altra “pausa di silenzio” nel mare di sollecitazioni: le opere di Giusto Pilan, che appaiono come moderni graffiti, ritrovamenti che si sono salvati dalla centrifuga visiva cui siamo sottoposti.
Moltissimi stimoli, come si vede: spetta ora al visitatore confrontarsi con questi impulsi talvolta contraddittori. Alla ricerca della “sufficiente sollecitazione energetica”...
Stefano Castelli
Il titolo di questa mostra racchiude metaforicamente più di un’allusione. In primis il riferimento è al surplus di senso che si produce in occasione di una collettiva, grazie al confronto fra poetiche diverse anche se contemporanee. La metafora della ionizzazione si attaglia anche all’attività della Galleria Obraz. Spazio aperto alla sperimentazione e all’affermazione di artisti esordienti, da qui sono passati agli inizi della loro carriera nomi come Bellucco, Coda Zabetta e Maggis –che in quest’occasione qui ritorna. Anche molti critici sono partiti da qui (compreso il sottoscritto, e si perdoni l’annotazione personale); Obraz risulta punto di incontro e di confronto informale e fecondo per il mondo dell’arte milanese. E in questa occasione la “carica positiva” è ulteriormente potenziata dall’utilizzo di uno spazio esterno alla galleria.
Infine, la ionizzazione descrive perfettamente la situazione attuale dell’arte contemporanea. In particolare, si consideri la componente per cui “un atomo elettricamente neutro assume carica positiva”. Numerosissimi sono i riferimenti apparentemente “inerti” che vengono rivitalizzati dalla pratica artistica attuale; elementi in partenza non dotati della patente di artisticità che vengono riletti e sublimati dagli artisti. In particolare, sono oggi portate al parossismo le tendenze a inserire nelle opere riferimenti della comunicazione e della cultura popolare. Fra riutilizzo di immagini preesistenti, riflessioni sullo status attuale della visione tecnologica, recupero di item della pubblicità o del fumetto, il tourbillon tra arte e non-arte, tipico del Novecento, è oggi generalizzato e stimolante.
Massimo Gurnari, ad esempio, fonde l’estetica pittorica con una teoria di riferimenti estratti dalla cultura visiva popolare; i Koroo danno invece dignità pittorica e umanistica a scene che potrebbero essere tratte da riviste di moda o di arredamento.
Anche la fusione tra fotografia e pittura mette in questione il rapporto tra ciò che è preesistente all’operare dell’artista e ciò che egli stesso crea. I J&Peg modificano ad ogni quadro il rapporto di forza tra fotografia e pittura, e questa ambiguità è parte del fascino che sta conferendo loro un meritato successo. Per Donatella Izzo la fotografia è solo un punto di partenza, un’immagine che viene corrosa, alterata, quasi come se subisse violenza allo scopo di tirare fuori la vera anima del personaggio ritratto.
Piero Addis e Luca Piovaccari portano alla luce l’”inconscio tecnologico” attuale. Addis alternando fotografia e video, e incrociando visione artificiale ed esperienza diretta; Piovaccari variando la sua ricerca, nella quale ultimamente ha inserito anche un simulacro di natura, nonchè la realizzazione a olio di ciò che di solito ottiene con la riflessione “metafotografica”.
Cristian Castelnuovo cattura invece con la fotografia l’anima intima di luoghi ed oggetti postmoderni, fondendola con un rifondato, sottomesso lirismo. Nel caso di Paola Sartorio l’attenzione è posta sull’alterazione della visione, in un incrocio tra cause emotive e liriche di tale alterazione e cause sociali-comunicative.
Le opere di Matteo Negri, oltre che molto suggestive di per sè, costituiscono una riflessione sul linguaggio e sulle varie pratiche artistiche: vengono accostati e in parte fusi scultura, objet trouvé e pratica installativa. Anche Simone Zeni inserisce nella sua ricerca sulla lirica del corpo umano una componente metalinguistica, che si esplicita nella giustapposizione delle diverse tecniche artistiche, e nel fenomeno della ripetizione.
Paolo Maggis ha costruito negli ultimi anni una delle più convincenti analisi dello status attuale della pittura: a metà tra composizione e scomposizione, tra gioco e tragedia, le sue tele hanno accolto spesso anche stimoli esterni, quali retroterra di immagini fotografiche private e di avvenimenti pubblici. Su una linea non dissimile si pone Valentina De’ Mathà. La liquefazione del corpo che sembra annunciarsi nelle sue opere dona paradossale, paradigmatica consistenza ai suoi personaggi.
Tamara Ferioli rende la dimensione poetica del privato accattivante e condivisibile pubblicamente, con connotazioni quasi sensuali. Di segno cromaticamente opposto, l’energia cromatica, segnica e gestuale di Cristiana Depedrini contiene in sè una consistente pratica di ideazione e pensiero; il recente passaggio dal soggetto del cane agli scorci cittadini ha ampliato il campo della riflessione.
Claudia Zuriato costituisce fenomeno a sè, come si è potuto affermare in occasione della sua personale. La sua ricerca costituisce una pausa rispetto all’impero della figurazione. Infine, un’altra “pausa di silenzio” nel mare di sollecitazioni: le opere di Giusto Pilan, che appaiono come moderni graffiti, ritrovamenti che si sono salvati dalla centrifuga visiva cui siamo sottoposti.
Moltissimi stimoli, come si vede: spetta ora al visitatore confrontarsi con questi impulsi talvolta contraddittori. Alla ricerca della “sufficiente sollecitazione energetica”...
Stefano Castelli
18
giugno 2007
Ionization
Dal 18 giugno al 18 luglio 2007
arte contemporanea
Location
GALLERIA OBRAZ
Milano, Via Lazzaro Palazzi, 8, (Milano)
Milano, Via Lazzaro Palazzi, 8, (Milano)
Orario di apertura
mercoledì e giovedì 15-18,30 e su appuntamento
Vernissage
18 Giugno 2007, ore 19
Autore
Curatore