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Irene Dionisio – Proibitissimo!
Focus dell’esposizione è il film “Il mio unico crimine è vedere chiaro nella notte” di Irene Dionisio attraverso un percorso espositivo che intreccia installazioni sonore, fotografie, sculture dopo il primo allestimento al Pav di Torino curato da Viola Invernizzi.
Comunicato stampa
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Martedì 16 aprile alle ore 19:30 Adiacenze inaugura PROIBITISSIMO!, un progetto dell’artista e regista torinese Irene Dionisio nato in collaborazione con Vittorio Sclaverani e Viola Invernizzi. Il film "Il mio unico crimine è vedere chiaro nella notte", presentato per la prima volta alla Biennale dell’immagine in movimento di Ginevra lo scorso novembre, sarà visibile in première italiana negli spazi di Adiacenze in un percorso espositivo che intreccia installazioni sonore, fotografie, sculture dopo il primo allestimento al Pav di Torino curato da Viola Invernizzi.
La mostra è preceduta da un incontro alla Cineteca di Bologna il 15 aprile alle ore 20:00 dove Irene Dionisio e Anna Fiaccarini, responsabile di Italia Taglia, progetto di ricerca sulla censura cinematografica in Italia promosso da Cineteca di Bologna e Mibact, presentano Totò che visse due volte (1998), film di Daniele Ciprì e Franco Maresco appena restaurato.
Se c’è una certezza su cui tutti gli archivi di immagini poggiano, quella è la lacuna. Il salto, il vuoto, la mancanza. L’immagine che non c’è, l’immagine scomparsa. Forse cancellata, forse distrutta, forse tagliata. Nei vuoti d’archivio spesso si cela l’azione di rimozione operata da una furia iconoclasta, come più volte è accaduto nelle tragedie della storia, o dall’oblio sottile e potente di una cultura che seppellisce le tracce di un passato da dimenticare sotto la polvere del tempo. A volte invece il vuoto è quello del taglio chirurgico della censura di stato, che interviene, con lo sguardo ammonitore e moralizzante del “padre di famiglia”, a valutare - censere, da qui deriva il termine - il grado di risonanza e di armonia con i valori morali e l’autorità delle istituzioni. Ma la storia, diceva Walter Benjamin, va “spazzolata contropelo”, a cercare le dissonanze, le immagini distoniche, le parole che stridono e increspano la superficie di un racconto narrato nell’ovatta dell’etica pubblica dominante. Compito dello storico è dunque mettere in atto quel ritorno del rimosso in grado di ricostruire, non senza disagio, i vuoti del passato che interrogano, incessanti, il presente. Compito dello storico, sì, ma sempre di più anche dell’artista. È in questo percorso di disseppellimento delle immagini che si colloca l’operazione di Irene Dionisio. Proibitissimo è un film, una ricerca, un’installazione, dove le ferite della censura cinematografica, in Italia attiva dal 1913, riemergono a comporre, come i frammenti di un cadavre exquis, il corpo delle immagini rimosse dalla storia.
Dopo uno scavo d’archivio condotto in gran parte al Museo del Cinema di Torino, Dionisio sceglie di rimettere in scena una serie di sequenze tagliate nella storia del cinema italiano con un criterio cronologico dal 1951 al 1998. Attraverso un lavoro di stilizzazione di costumi e scenografie, le sequenze riprendono forma nel film Il mio unico crimine è vedere chiaro nella notte che, presentato per la prima volta alla Biennale dell’Immagine in Movimento di Ginevra lo scorso novembre, sarà visibile in première italiana negli spazi della galleria Adiacenze, in un percorso espositivo dove la ricerca dell’artista prende corpo anche attraverso un’installazione sonora, una scultura, una fotografia.
Così Cesare Zavattini descriveva il processo della censura nel 1960:I guasti della censura non sono riscontrabili principalmente nel veto clamoroso, nel sequestro, ma in intimidazioni più sotterranee, in logoramenti più segreti di cui gli autori sono vittime [...] Noi sappiamo benissimo che perfino gli autori che si credono più liberi, subiscono un’usura. La censura è stata dunque un potente dispositivo di offuscamento non solo dell’opera, ma del pensiero stesso che la precede, dell’immaginario da cui scaturisce.Gli spazi della galleria permetteranno ai visitatori di immergersi in un luogo dove le immagini sepolte riaffiorano, sintomi irriducibili, a turbare il presente.
La mostra sarà preceduta da una serata organizzata con la collaborazione della Cineteca di Bologna, dove verrà proiettato il film di Daniele Ciprì e Franco Maresco Totò che visse due volte, vittima dell’ultima dibattuta censura italiana. Nel primo giudizio della commissione di revisione, il film viene bloccato e dichiarato “anti-religioso e offensivo del buon costume”. Dopo un acceso dibattito, la vittoria in appello permetterà poi una distribuzione con divieto di visione ai minori di 18 anni. La proiezione verrà preceduta da un incontro con l’artista e con Anna Fiaccarini, responsabile di Italia Taglia, progetto di ricerca sulla censura cinematografica in Italia, promosso da Cineteca di Bologna e Mibact.
PROIBITISSIMO! È un progetto di Irene Dionisio in collaborazione con Viola Invernizzi e Vittorio Sclaverani di Associazione Museo Nazionale con realizzato con il contributo del Centre d’Art Contemporain de Genève e di Hangar Creatività, con la collaborazione dell’Associazione Wild Strawberries, Dugong Film e Film Commission Torino Piemonte.
La mostra è preceduta da un incontro alla Cineteca di Bologna il 15 aprile alle ore 20:00 dove Irene Dionisio e Anna Fiaccarini, responsabile di Italia Taglia, progetto di ricerca sulla censura cinematografica in Italia promosso da Cineteca di Bologna e Mibact, presentano Totò che visse due volte (1998), film di Daniele Ciprì e Franco Maresco appena restaurato.
Se c’è una certezza su cui tutti gli archivi di immagini poggiano, quella è la lacuna. Il salto, il vuoto, la mancanza. L’immagine che non c’è, l’immagine scomparsa. Forse cancellata, forse distrutta, forse tagliata. Nei vuoti d’archivio spesso si cela l’azione di rimozione operata da una furia iconoclasta, come più volte è accaduto nelle tragedie della storia, o dall’oblio sottile e potente di una cultura che seppellisce le tracce di un passato da dimenticare sotto la polvere del tempo. A volte invece il vuoto è quello del taglio chirurgico della censura di stato, che interviene, con lo sguardo ammonitore e moralizzante del “padre di famiglia”, a valutare - censere, da qui deriva il termine - il grado di risonanza e di armonia con i valori morali e l’autorità delle istituzioni. Ma la storia, diceva Walter Benjamin, va “spazzolata contropelo”, a cercare le dissonanze, le immagini distoniche, le parole che stridono e increspano la superficie di un racconto narrato nell’ovatta dell’etica pubblica dominante. Compito dello storico è dunque mettere in atto quel ritorno del rimosso in grado di ricostruire, non senza disagio, i vuoti del passato che interrogano, incessanti, il presente. Compito dello storico, sì, ma sempre di più anche dell’artista. È in questo percorso di disseppellimento delle immagini che si colloca l’operazione di Irene Dionisio. Proibitissimo è un film, una ricerca, un’installazione, dove le ferite della censura cinematografica, in Italia attiva dal 1913, riemergono a comporre, come i frammenti di un cadavre exquis, il corpo delle immagini rimosse dalla storia.
Dopo uno scavo d’archivio condotto in gran parte al Museo del Cinema di Torino, Dionisio sceglie di rimettere in scena una serie di sequenze tagliate nella storia del cinema italiano con un criterio cronologico dal 1951 al 1998. Attraverso un lavoro di stilizzazione di costumi e scenografie, le sequenze riprendono forma nel film Il mio unico crimine è vedere chiaro nella notte che, presentato per la prima volta alla Biennale dell’Immagine in Movimento di Ginevra lo scorso novembre, sarà visibile in première italiana negli spazi della galleria Adiacenze, in un percorso espositivo dove la ricerca dell’artista prende corpo anche attraverso un’installazione sonora, una scultura, una fotografia.
Così Cesare Zavattini descriveva il processo della censura nel 1960:I guasti della censura non sono riscontrabili principalmente nel veto clamoroso, nel sequestro, ma in intimidazioni più sotterranee, in logoramenti più segreti di cui gli autori sono vittime [...] Noi sappiamo benissimo che perfino gli autori che si credono più liberi, subiscono un’usura. La censura è stata dunque un potente dispositivo di offuscamento non solo dell’opera, ma del pensiero stesso che la precede, dell’immaginario da cui scaturisce.Gli spazi della galleria permetteranno ai visitatori di immergersi in un luogo dove le immagini sepolte riaffiorano, sintomi irriducibili, a turbare il presente.
La mostra sarà preceduta da una serata organizzata con la collaborazione della Cineteca di Bologna, dove verrà proiettato il film di Daniele Ciprì e Franco Maresco Totò che visse due volte, vittima dell’ultima dibattuta censura italiana. Nel primo giudizio della commissione di revisione, il film viene bloccato e dichiarato “anti-religioso e offensivo del buon costume”. Dopo un acceso dibattito, la vittoria in appello permetterà poi una distribuzione con divieto di visione ai minori di 18 anni. La proiezione verrà preceduta da un incontro con l’artista e con Anna Fiaccarini, responsabile di Italia Taglia, progetto di ricerca sulla censura cinematografica in Italia, promosso da Cineteca di Bologna e Mibact.
PROIBITISSIMO! È un progetto di Irene Dionisio in collaborazione con Viola Invernizzi e Vittorio Sclaverani di Associazione Museo Nazionale con realizzato con il contributo del Centre d’Art Contemporain de Genève e di Hangar Creatività, con la collaborazione dell’Associazione Wild Strawberries, Dugong Film e Film Commission Torino Piemonte.
16
aprile 2019
Irene Dionisio – Proibitissimo!
Dal 16 aprile al 05 maggio 2019
arte contemporanea
Location
ADIACENZE
Bologna, Vicolo Spirito Santo, 1/b, (Bologna)
Bologna, Vicolo Spirito Santo, 1/b, (Bologna)
Orario di apertura
da mercoledì a sabato ore 11-13 e 16-20
Vernissage
16 Aprile 2019, ore 19.30
Autore
Curatore