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Isabel Muñoz
Isabel Muñoz si interroga, in maniera ossessiva, sul ruolo del corpo nelle nostre società e nella storia delle nostre società
Comunicato stampa
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"E' ovvio che la fotografia, nel momento in cui si emancipa dai suoi ambiti di riferimento tra cui quello pittorico mentre sta per festeggiare il bicentenario della sua invenzione - rivendica la propria autonomia e la propria peculiarità, si fa carico della propria natura, dei propri limiti, delle proprie possibilità e delle proprie contraddizioni.
La fotografia illustra letteralmente meglio di ogni altra modalità di rappresentazione, la volontà di potenza dell¹uomo che cerca di sostituirsi ad un eventuale Creatore e diventare un vero e proprio deus ex machina.
Quindi, tutto dipende da colui, da colei che guarda.
Riunire e riassumere vent¹anni di lavoro fotografico di Isabel Muñoz significa, semplicemente, affermare le verità della fotografia la sua natura confrontandole con il punto di vista che le ispira.
Isabel Muñoz ha cercato, per vent¹anni, di farci credere di interessarsi ad alcuni ³temi²: il Tango o il Flamenco, e varie altre danze, in ciò che in esse vi è di più autentico, di meno folkloristico o mediatico, che ci viene mostrato in una forma di purezza, in cui le pratiche corporee non siano pervertite dalla mercificazione contemporanea, ma capaci di produrre energia e bellezza, emozione e forma, coinvolgimento e desiderio.
Isabel Muñoz, infatti, si interroga, in maniera ossessiva, sul ruolo del corpo nelle nostre società e nella storia delle nostre società perché pensa, sa, che la sensualità, il desiderio, il bisogno di piacere, sono allo stesso titolo del fascino del potere i veri motori di moltissime esistenze.
La sua scelta delle varie modalità in cui si presentano i corpi, dallo spettacolo raffinato allo sport, dalla lotta turca alla corrida, dal balletto contemporaneo alle pratiche rituali di una tribù etiope, indica semplicemente la sua volontà di risalire alle origini, a quel momento in cui il corpo, non ancora assoggettato alle convenzioni sociali, inventa dei linguaggi che ci parlano del desiderio e della volontà d¹amore e, contemporaneamente, dell¹impossibilità di raggiungere questo assoluto.
Isabel Muñoz ha saputo inventare una grammatica visiva che identifica o rende leggibili queste questioni, che percepiamo confusamente, ma che, generalmente, ci rifiutiamo di vedere.
Dal rischio estetizzante alla consapevolezza del mondo, che è frutto della sua esperienza, dall¹indagine sulla situazione del corpo nello spazio fino all¹impegno contro lo sfruttamento nel mondo contemporaneo, Isabel Muñoz affina il proprio stile raffinato, lo declina, lo impone, lo rivendica e dimostra, una volta ancora, che quando si è trovata la forma giusta, si è capaci di adattarla e di utilizzarla nelle questioni che ci interessano, si può ³parlare² di qualunque cosa. Proprio perché è all¹opera una tensione tra etica ed estetica."
(estratto dal testo di Christian Caujolle, direttore artistico dell¹agenzia e della galleria Vu¹ di Parigi)
La fotografia illustra letteralmente meglio di ogni altra modalità di rappresentazione, la volontà di potenza dell¹uomo che cerca di sostituirsi ad un eventuale Creatore e diventare un vero e proprio deus ex machina.
Quindi, tutto dipende da colui, da colei che guarda.
Riunire e riassumere vent¹anni di lavoro fotografico di Isabel Muñoz significa, semplicemente, affermare le verità della fotografia la sua natura confrontandole con il punto di vista che le ispira.
Isabel Muñoz ha cercato, per vent¹anni, di farci credere di interessarsi ad alcuni ³temi²: il Tango o il Flamenco, e varie altre danze, in ciò che in esse vi è di più autentico, di meno folkloristico o mediatico, che ci viene mostrato in una forma di purezza, in cui le pratiche corporee non siano pervertite dalla mercificazione contemporanea, ma capaci di produrre energia e bellezza, emozione e forma, coinvolgimento e desiderio.
Isabel Muñoz, infatti, si interroga, in maniera ossessiva, sul ruolo del corpo nelle nostre società e nella storia delle nostre società perché pensa, sa, che la sensualità, il desiderio, il bisogno di piacere, sono allo stesso titolo del fascino del potere i veri motori di moltissime esistenze.
La sua scelta delle varie modalità in cui si presentano i corpi, dallo spettacolo raffinato allo sport, dalla lotta turca alla corrida, dal balletto contemporaneo alle pratiche rituali di una tribù etiope, indica semplicemente la sua volontà di risalire alle origini, a quel momento in cui il corpo, non ancora assoggettato alle convenzioni sociali, inventa dei linguaggi che ci parlano del desiderio e della volontà d¹amore e, contemporaneamente, dell¹impossibilità di raggiungere questo assoluto.
Isabel Muñoz ha saputo inventare una grammatica visiva che identifica o rende leggibili queste questioni, che percepiamo confusamente, ma che, generalmente, ci rifiutiamo di vedere.
Dal rischio estetizzante alla consapevolezza del mondo, che è frutto della sua esperienza, dall¹indagine sulla situazione del corpo nello spazio fino all¹impegno contro lo sfruttamento nel mondo contemporaneo, Isabel Muñoz affina il proprio stile raffinato, lo declina, lo impone, lo rivendica e dimostra, una volta ancora, che quando si è trovata la forma giusta, si è capaci di adattarla e di utilizzarla nelle questioni che ci interessano, si può ³parlare² di qualunque cosa. Proprio perché è all¹opera una tensione tra etica ed estetica."
(estratto dal testo di Christian Caujolle, direttore artistico dell¹agenzia e della galleria Vu¹ di Parigi)
26
maggio 2005
Isabel Muñoz
Dal 26 maggio al 30 luglio 2005
fotografia
Location
GALLERIA GRUPPO CREDITO VALTELLINESE
Milano, Corso Magenta, 59, (Milano)
Milano, Corso Magenta, 59, (Milano)
Orario di apertura
da lunedì a sabato 10-19
Vernissage
26 Maggio 2005, ore 18,30
Autore
Curatore