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Isabelle Fordin – Passage-Suspension / Portraits
Una mostra in due parti: la prima Passage-Suspension è un’installazione video su tre schermi che ripropongono in contemporanea immagini legate a momenti diversi della caduta e della raccolta delle olive);la seconda Portraits Installazione fotografica e sonora, gioca con le “maschere umane” che si possono rintracciare da un’attenta osservazione dei tronchi degli alberi.
Comunicato stampa
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Nell'ambito della sua residenza all’Istituto Francese di Firenze Isabelle Fordin dopo un primo periodo di studio e sopralluoghi in Toscana per l'esattezza nella valle di Legri, nella proprietà della Marchesa Vittoria Gondi Citernesi, l’artista ha lavorato con vecchi paracadute - per la raccolta delle olive e le sue proprie - degli anni cinquanta, conducendo una ricerca sul rapporto tra materia naturale e materia artificiale. Ne è nata una mostra che miscela video, sonorità e fotografia.
ISABELLE FORDIN, artista visiva
Nata nel dicembre 1969, in Francia
Laurea in Geografia
Diploma Nazionale Superiore di Espressione Plastica
Borsa di studio dal Ministero degli Affari Esteri (Francia/Italia)
La sua ricerca riflette sui modi di abitazione dello spazio, incarnazioni, materie visive, tattili ed auditive. Il suo lavoro artistico comprende installazione, fotografia, video, suono. Espone dal 1993 in gallerie e musei di varie città d’Europa, tra cui Roma, Tolosa, Parigi e in Thaïlandia. Cupoles, la sua prima mostra personale, si è svolta presso il Palais des Arts di Tolosa nel 1996. In Italia, tra le mostre più significative, Massenzio Arte, Fori Imperiali, Roma; 1998 Respiro, Festival Internazional di danza Buto musica e arti contemporanee, Teatro Vascello, Roma; 1999 Metronomo sincronico Biennale dei Giovanni Artisti d’Europa e del Mediterraneo, Roma; 2000 Pino a ombrello Opera Paese, Roma .Nel 2001 ha partecipato alla mostra Accordi di Luce: Oriente d’Occidente presso il Museo Nazionale d’Arte Orientale a Roma. Nel 2002, alla mostra Thaï-Italian Space: Il Bianco, la Maschera e l’Alba presso la National Gallery a Bangkok. Nel 2003 , viene selezionata per il progetto Eclipse, Concorso Nuovi Segni 2002/2003 l’arte nella comunità, organizzato da Il Sole 24 ore e presentato all’ Artandgallery, Milano e ad Arte pubblica in Italia: fiera di arte e Produzione, Fondazione Pistoletto, Biella. Realizza un’installazione aerodinamica, Ellipse, per la piazza Largo Monteoliveto, V edizione del Napoli Strit Festival.. Nel 2004 A tavola con l’Arte, 3° Rassegna sul progetto e la decorazione della tavola promossa dalla camera di Commercio di Roma, Casaidea, 30° Mostra dell’abitare, Roma. Nel 2006 partecipa alla mostra Archittetture del bianco, Museo Laboratorio di Arte Contemporanea dell’Università La Sapienza, Roma; Abstracta 2006 Mostra internazionale del cinema astratto con il suo video Empty Bottles, Roma. Nel 2007, La chambre mostra all’Istituto Francese di Firenze; Notte Bianca San Lorenzo in Piazza, installazione realizzata con il sostegno del III Municipio Roma; partecipa alla quinta edizione della Biennale del libro d’artista, città di Cassino, 2007. In - Visibile Spaces, Galleria Ugo Ferranti, Roma; Residente all’Istituto francese di Firenze, 2008. Selezionata per la mostra Future Gardens 2009, St Albans-Ingliterra.
Passage – Suspension
Testo critico di Vittoria Biasi
Un immenso bianco disteso ai piedi dell’albero d’ulivo forma un mandala attorno al tronco.
Il candido tessuto increspato accoglie le ombre delle foglie, segnali argentei, che si proiettano come esili forme in attrazione tra di loro. Il versetto coranico della luce definisce l’olivo un albero benedetto, comune ad est e ovest, il cui olio illumina senza che il fuoco quasi lo tocchi.
L’opera video Passages- Suspensions è un trittico composto da tre tempi costruiti con alternanza di fotogrammi. Nel primo lo spettatore è coinvolto nel lento, faticoso lavoro di preparazione del telo circolare, che deve superare la proiezione della chioma dell’albero sulla terra. La forma del telo deriva dalla sua destinazione primaria. E’ un tessuto riciclato di paracadute, divenuto il media che connota la creatività di Isabelle Fordin.
Il materiale allude alla spazialità, al valore plastico delle forme eteree, alla nube, che sembra discesa sulla terra. Dai primi fotogrammi il paracadute è sospinto, trascinato nel campo visivo in cui può dispiegare i brusii delle pieghe. Il suono spezzettato, crepitante, presente nel primo passaggio, accompagna le composizioni luministiche, riscatta l’utopia del luogo, riconsiderandone il mito.
La costruzione dell’opera introduce al fare nudo, privato della parola, nella graduale sparizione dell’operosità delle mani, fino alla costruzione del sentire alto, del Sublime che domina il secondo passaggio dell’opera.
Il rito della raccolta si è strutturato in storia delle tradizioni mantenendo, nel momento operativo, la distanza dalla terra verso il cielo. La raccolta delle olive è un momento di vita semplice, di iniziazione, presente nelle decorazione dei vasi greci già dal V secolo a.c., secondo la documentazione a noi pervenuta . Essa è il preludio della trasformazione. L’elemento primo è il distacco, la discesa, da cui originano incontri tra possibili realtà e mito. L’incontro si riconosce nel suono dell’assenza, nel ritmo irregolare della caduta sul panno bianco. La distanza dalla terra verso il cielo è uno scenario trasparente, svuotato di ogni traccia visibile, attento a ciò che accade, ad accogliere la maestà del rito. Tutto è all’interno del proprio moto, che emette il suono del suo respiro.
Passage - Suspension ha differenti livelli di interpretazione, con effetti combinatori mentali, poetici da cui si estrapola l’esperienza, la contemplazione dell’artista. Isabelle Fordin rimuove, mobilita un archivio di concetti, di tradizioni che esprime attraverso il linguaggio speculare dell’ombra e del suono sul bianco.
Il telo è la pagina su cui l’ulivo trans-scrive la propria anima, il suo effimero, producendo la simultanea sensazione di presenza- assenza. La centralità iconica spazia, si alterna nei tre schermi: è albero, bianco, vuoto. Il loro continuum è il segno di un pensiero, è il riaffiorare dello spirito dei luoghi, sottratto al potere della rappresentazione, è l’avvicinarsi di un lontano, di un vento che porta nel presente le essenze di un altro tempo. La mise en blanc dell’ulivo sacralizza lo spazio, la memoria della storia dell’arte, da Beuys a Klein, nel senso di rimozione dell’oggetto estetizzante per entrare nel ritmo cosmico, rispettandone le apparizioni.
Portraits
Testo critico di Domenico Vuoto
Ciò che rimane intraducibile in un’opera d’arte, il margine oscuro che l’artista ha difficoltà perfino a spiegare a se stesso, è poi quello che ne testimonia in pieno il valore.
Un eccesso di progettualità o di premeditazione concettuale che definisca ogni tessera del procedimento creativo rischia di assimilare quest’ultimo a una forma di “ingegneria artistica” che nulla lascia immaginare. Nell’opera complessiva e nelle prove più recenti di Isabelle Fordin il rischio sembra largamente scongiurato. Nella necessaria progettualità, nella sorveglianza dei materiali e dei procedimenti creativi della Fordin si insinuano una visibile passione, non esente da vis polemica, un temperamento operoso e vulcanico che scombina carte e regole con esiti imprevisti, e di sicura originalità. Il bianco come dimensione cromatica ossessivamente richiamata, l’uso di tele e stoffe (di paracadute) composte ora in tondi o rosoni, ora in volute e vele; la loro riproduzione fotografica o in video danno conto di una costante ricerca che non si limita alla pluralità dei materiali impiegati, alle tecniche, alle forme, ma tradisce una forte necessità di comunicazione, un’ostinata domanda di senso.
Le foto incorniciate e collocate su due pareti della mostra sono disposte a confronto. O a colloquio.
Da una parte, una serie. Con ciascuna immagine fotografica fissata su tela e da cui viene lasciata pendere una striscia di stoffa bianca, semi attorcigliata, in un sapiente gioco di dentro (tela vetro) e fuori, di contenimento e tracimazione: il tutto di notevole effetto visivo. Dall’altra, le foto a colori. Il colloquio che si instaura tra la prima e seconda serie è dunque tra articolazione inventiva e resa fotografica, tra movimento e stasi, almeno
in apparenza. I soggetti, sono gli stessi; e insieme, per le ragioni sopra esposte, risultano alla fine profondamente diversi. Le immagini riprendono alcune installazioni in un campo. Lasciano vedere un albero di ulivo il cui tronco è fasciato o coronato alla base da una bianca (ancora il bianco) stoffa di paracadute. E poi: la stessa stoffa dispiegata sulla terra e punteggiata di olive. Altro luogo, quello delle installazioni. Altro confronto, in vivo questa volta. Natura e cultura, natura e artificio. E’ risaputo che il bianco, caro a Isabelle Fordin, è in alcune tradizioni dell’estremo oriente simbolo di morte; nella cultura occidentale, di purezza, innocenza, integrità. Alla fine viene da chiedersi: rappresentazione simbolica, la sua? Vocazione salvifica, tesa a proteggere ciò che l’uomo costantemente distrugge? O cosa?
L’artista, come sempre, non dà risposte. Né soluzioni. Si limita con orgogliosa umiltà ad offrire all’occhio e alla libera considerazione del visitatore le sue opere.
La Fattoria Citernesi - Gondi
La Fattoria Citernesi - Gondi di Volmiano Calenzano, percorsa anticamente da viandanti diretti al Mugello, e famosa, oltre che per le sue bellezze paesaggistiche, per le testimonianze storico-culturali che ne fanno uno dei luoghi significativi dell'epoca rinascimentale, è composta da circa 600 ettari, di cui 100 di uliveto specializzato con 20000 piante d’ulivo di varietà leccino e frantoio, circondati da boschi che vanno da un’altezza di 250 metri ai 1000 di Monte Morello. Il frantoio della fattoria è a freddo con macine di pietra e frange solo le olive della proprietà, quindi produce un olio extra vergine d’oliva famoso fin dai tempi dei Medici
ISABELLE FORDIN, artista visiva
Nata nel dicembre 1969, in Francia
Laurea in Geografia
Diploma Nazionale Superiore di Espressione Plastica
Borsa di studio dal Ministero degli Affari Esteri (Francia/Italia)
La sua ricerca riflette sui modi di abitazione dello spazio, incarnazioni, materie visive, tattili ed auditive. Il suo lavoro artistico comprende installazione, fotografia, video, suono. Espone dal 1993 in gallerie e musei di varie città d’Europa, tra cui Roma, Tolosa, Parigi e in Thaïlandia. Cupoles, la sua prima mostra personale, si è svolta presso il Palais des Arts di Tolosa nel 1996. In Italia, tra le mostre più significative, Massenzio Arte, Fori Imperiali, Roma; 1998 Respiro, Festival Internazional di danza Buto musica e arti contemporanee, Teatro Vascello, Roma; 1999 Metronomo sincronico Biennale dei Giovanni Artisti d’Europa e del Mediterraneo, Roma; 2000 Pino a ombrello Opera Paese, Roma .Nel 2001 ha partecipato alla mostra Accordi di Luce: Oriente d’Occidente presso il Museo Nazionale d’Arte Orientale a Roma. Nel 2002, alla mostra Thaï-Italian Space: Il Bianco, la Maschera e l’Alba presso la National Gallery a Bangkok. Nel 2003 , viene selezionata per il progetto Eclipse, Concorso Nuovi Segni 2002/2003 l’arte nella comunità, organizzato da Il Sole 24 ore e presentato all’ Artandgallery, Milano e ad Arte pubblica in Italia: fiera di arte e Produzione, Fondazione Pistoletto, Biella. Realizza un’installazione aerodinamica, Ellipse, per la piazza Largo Monteoliveto, V edizione del Napoli Strit Festival.. Nel 2004 A tavola con l’Arte, 3° Rassegna sul progetto e la decorazione della tavola promossa dalla camera di Commercio di Roma, Casaidea, 30° Mostra dell’abitare, Roma. Nel 2006 partecipa alla mostra Archittetture del bianco, Museo Laboratorio di Arte Contemporanea dell’Università La Sapienza, Roma; Abstracta 2006 Mostra internazionale del cinema astratto con il suo video Empty Bottles, Roma. Nel 2007, La chambre mostra all’Istituto Francese di Firenze; Notte Bianca San Lorenzo in Piazza, installazione realizzata con il sostegno del III Municipio Roma; partecipa alla quinta edizione della Biennale del libro d’artista, città di Cassino, 2007. In - Visibile Spaces, Galleria Ugo Ferranti, Roma; Residente all’Istituto francese di Firenze, 2008. Selezionata per la mostra Future Gardens 2009, St Albans-Ingliterra.
Passage – Suspension
Testo critico di Vittoria Biasi
Un immenso bianco disteso ai piedi dell’albero d’ulivo forma un mandala attorno al tronco.
Il candido tessuto increspato accoglie le ombre delle foglie, segnali argentei, che si proiettano come esili forme in attrazione tra di loro. Il versetto coranico della luce definisce l’olivo un albero benedetto, comune ad est e ovest, il cui olio illumina senza che il fuoco quasi lo tocchi.
L’opera video Passages- Suspensions è un trittico composto da tre tempi costruiti con alternanza di fotogrammi. Nel primo lo spettatore è coinvolto nel lento, faticoso lavoro di preparazione del telo circolare, che deve superare la proiezione della chioma dell’albero sulla terra. La forma del telo deriva dalla sua destinazione primaria. E’ un tessuto riciclato di paracadute, divenuto il media che connota la creatività di Isabelle Fordin.
Il materiale allude alla spazialità, al valore plastico delle forme eteree, alla nube, che sembra discesa sulla terra. Dai primi fotogrammi il paracadute è sospinto, trascinato nel campo visivo in cui può dispiegare i brusii delle pieghe. Il suono spezzettato, crepitante, presente nel primo passaggio, accompagna le composizioni luministiche, riscatta l’utopia del luogo, riconsiderandone il mito.
La costruzione dell’opera introduce al fare nudo, privato della parola, nella graduale sparizione dell’operosità delle mani, fino alla costruzione del sentire alto, del Sublime che domina il secondo passaggio dell’opera.
Il rito della raccolta si è strutturato in storia delle tradizioni mantenendo, nel momento operativo, la distanza dalla terra verso il cielo. La raccolta delle olive è un momento di vita semplice, di iniziazione, presente nelle decorazione dei vasi greci già dal V secolo a.c., secondo la documentazione a noi pervenuta . Essa è il preludio della trasformazione. L’elemento primo è il distacco, la discesa, da cui originano incontri tra possibili realtà e mito. L’incontro si riconosce nel suono dell’assenza, nel ritmo irregolare della caduta sul panno bianco. La distanza dalla terra verso il cielo è uno scenario trasparente, svuotato di ogni traccia visibile, attento a ciò che accade, ad accogliere la maestà del rito. Tutto è all’interno del proprio moto, che emette il suono del suo respiro.
Passage - Suspension ha differenti livelli di interpretazione, con effetti combinatori mentali, poetici da cui si estrapola l’esperienza, la contemplazione dell’artista. Isabelle Fordin rimuove, mobilita un archivio di concetti, di tradizioni che esprime attraverso il linguaggio speculare dell’ombra e del suono sul bianco.
Il telo è la pagina su cui l’ulivo trans-scrive la propria anima, il suo effimero, producendo la simultanea sensazione di presenza- assenza. La centralità iconica spazia, si alterna nei tre schermi: è albero, bianco, vuoto. Il loro continuum è il segno di un pensiero, è il riaffiorare dello spirito dei luoghi, sottratto al potere della rappresentazione, è l’avvicinarsi di un lontano, di un vento che porta nel presente le essenze di un altro tempo. La mise en blanc dell’ulivo sacralizza lo spazio, la memoria della storia dell’arte, da Beuys a Klein, nel senso di rimozione dell’oggetto estetizzante per entrare nel ritmo cosmico, rispettandone le apparizioni.
Portraits
Testo critico di Domenico Vuoto
Ciò che rimane intraducibile in un’opera d’arte, il margine oscuro che l’artista ha difficoltà perfino a spiegare a se stesso, è poi quello che ne testimonia in pieno il valore.
Un eccesso di progettualità o di premeditazione concettuale che definisca ogni tessera del procedimento creativo rischia di assimilare quest’ultimo a una forma di “ingegneria artistica” che nulla lascia immaginare. Nell’opera complessiva e nelle prove più recenti di Isabelle Fordin il rischio sembra largamente scongiurato. Nella necessaria progettualità, nella sorveglianza dei materiali e dei procedimenti creativi della Fordin si insinuano una visibile passione, non esente da vis polemica, un temperamento operoso e vulcanico che scombina carte e regole con esiti imprevisti, e di sicura originalità. Il bianco come dimensione cromatica ossessivamente richiamata, l’uso di tele e stoffe (di paracadute) composte ora in tondi o rosoni, ora in volute e vele; la loro riproduzione fotografica o in video danno conto di una costante ricerca che non si limita alla pluralità dei materiali impiegati, alle tecniche, alle forme, ma tradisce una forte necessità di comunicazione, un’ostinata domanda di senso.
Le foto incorniciate e collocate su due pareti della mostra sono disposte a confronto. O a colloquio.
Da una parte, una serie. Con ciascuna immagine fotografica fissata su tela e da cui viene lasciata pendere una striscia di stoffa bianca, semi attorcigliata, in un sapiente gioco di dentro (tela vetro) e fuori, di contenimento e tracimazione: il tutto di notevole effetto visivo. Dall’altra, le foto a colori. Il colloquio che si instaura tra la prima e seconda serie è dunque tra articolazione inventiva e resa fotografica, tra movimento e stasi, almeno
in apparenza. I soggetti, sono gli stessi; e insieme, per le ragioni sopra esposte, risultano alla fine profondamente diversi. Le immagini riprendono alcune installazioni in un campo. Lasciano vedere un albero di ulivo il cui tronco è fasciato o coronato alla base da una bianca (ancora il bianco) stoffa di paracadute. E poi: la stessa stoffa dispiegata sulla terra e punteggiata di olive. Altro luogo, quello delle installazioni. Altro confronto, in vivo questa volta. Natura e cultura, natura e artificio. E’ risaputo che il bianco, caro a Isabelle Fordin, è in alcune tradizioni dell’estremo oriente simbolo di morte; nella cultura occidentale, di purezza, innocenza, integrità. Alla fine viene da chiedersi: rappresentazione simbolica, la sua? Vocazione salvifica, tesa a proteggere ciò che l’uomo costantemente distrugge? O cosa?
L’artista, come sempre, non dà risposte. Né soluzioni. Si limita con orgogliosa umiltà ad offrire all’occhio e alla libera considerazione del visitatore le sue opere.
La Fattoria Citernesi - Gondi
La Fattoria Citernesi - Gondi di Volmiano Calenzano, percorsa anticamente da viandanti diretti al Mugello, e famosa, oltre che per le sue bellezze paesaggistiche, per le testimonianze storico-culturali che ne fanno uno dei luoghi significativi dell'epoca rinascimentale, è composta da circa 600 ettari, di cui 100 di uliveto specializzato con 20000 piante d’ulivo di varietà leccino e frantoio, circondati da boschi che vanno da un’altezza di 250 metri ai 1000 di Monte Morello. Il frantoio della fattoria è a freddo con macine di pietra e frange solo le olive della proprietà, quindi produce un olio extra vergine d’oliva famoso fin dai tempi dei Medici
26
novembre 2008
Isabelle Fordin – Passage-Suspension / Portraits
Dal 26 novembre al 23 dicembre 2008
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
PALAZZO LENZI – ISTITUTO FRANCESE DI FIRENZE
Firenze, Piazza D'ognissanti, 2, (Firenze)
Firenze, Piazza D'ognissanti, 2, (Firenze)
Orario di apertura
lun/ven ore 10/18
Vernissage
26 Novembre 2008, ore 17,30
Autore
Curatore