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Isole che parlano 2006 – Mario Dondero
Alberto Moravia, Goffredo Parise, Laura betti sono alcuni tra i protagonisti di quegli anni di florida produzione culturale che Mario Dondero ci racconta in questa mostra
Comunicato stampa
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“…Deve sempre rimaner chiaro che per me fotografare non è mai stato l''interesse principale, ancora oggi non mi reputo un fotografo tout court. A me le foto interessano come collante delle relazioni umane, o come testimonianza delle situazioni. Non è che a me le persone interessino per fotografarle, mi interessano perché esistono…”
Mario Dondero
SCATTI PER PASOLINI
Alberto Moravia, Goffredo Parise, Laura betti sono alcuni tra i protagonisti di quegli anni di florida produzione culturale che Mario Dondero ci racconta in questa mostra. Quegli anni sono gli anni sessanta, periodo romano nella vita di Pier Paolo Pasolini, che il fotografo ebbe modo di frequentare e di conoscere. Forse ritrarre lo scrittore, il poeta e il regista risulta più facile aggirando il soggetto e soffermandosi sul suo mondo, sulle sue amicizie. Mario Dondero ci offre sguardi, tra i più significativi, sempre coerenti, colti durante l’esistenza di un grande artista. Le fotografie provengono dal suo archivio, scattate in varie occasioni, e offrono un contributo inedito alla conoscenza di Pasolini. Rimane il fatto che quando si creano questi raduni improvvisi di scatti, si forma una nuvoletta magica che ci tuffa nell’universo di un uomo di eccezione che, a poco a poco, anche a noi sembra di conoscere.
Elisa Dondero
Dall’introduzione al catalogo
MARIO DONDERO
Di origini genovesi nasce a Milano il 6 maggio 1928, rappresenta una delle più importanti e originali “voci” nell’ambito del fotogiornalismo contemporaneo: un “protagonista scomodo”, autonomo e originale. Inizia a lavorare nei primi anni cinquanta collaborando con "L'Unità", "L'Avanti", e poi come cronista a "Milano Sera". Successivamente collaborerà con la rivista "Le Ore", animata principalmente da Salvato Cappelli, Giuseppe Trevisani e Pasquale Prunas, il cui slogan è "una foto vale 1000 parole". In quegli anni è con il gruppo dei "Giamaicani" di Milano: Alfa Castaldi, Camilla Cederna, Luciano Bianciardi, Giulia Nicolai, Carlo Bavagnoli e Ugo Mulas (che inizia la sua attività professionale di fotografo, proprio con Dondero). Nel 1955 si trasferisce a Parigi da dove collabora con diverse testate italiane ("L'Espresso", "L'Illustrazione Italiana", fra gli altri), e anche con "Le Monde", "Le Nouvel Observateur", "Le F**aro". Diventa amico di molti scrittori e intellettuali francesi, che ritrae (Roland Topor, Claude Mauriac, Daniel Pennac, Jeshar Kemal). Notissima la foto di gruppo degli scrittori del cosiddetto Nouveau roman (Nathalie Serraute, Samuel Beckett, Alain Robbe-Grillet, Claude Mauriac, Claude Simon, Jerome Lindon, Robert Pinget, Claude Ollier), ripresi a Parigi nell'ottobre del 1959 davanti alla sede de Les Editions de Minuit.
Collaboratore delle riviste Jeune Afrique, Afrique-Asie, Demain l'Afrique, Dondero ha mantenuto costante un vivo interesse per l'Africa con ripetuti soggiorni in diversi paesi prevalentemente dell'area occidentale. jjSi è cimentato anche con il documentario cinematografico, realizzando come autore alcuni documentari a carattere politico-sociale per la romana Unitelefilm, per la RAI "racconti per immagini" per una rubrica destinata ai giovanissimi che si intitolava "fotostorie" e collaborando a programmi televisivi stranieri. Mario Dondero è tuttora in attività e, come sempre, va controcorrente, preferisce la libertà di scelta alla convenienza, e se decide di fare buon giornalismo con la macchina fotografica è proprio perché sa che è un compito difficile. Il suo è uno stile personale, difficile da classificare, che emerge nel reportage come nel ritratto, che per lui è frutto di lunghe frequentazioni con le persone riprese per sottolineare che la fotografia non è il fine ma il mezzo per avvicinarsi alla vita.
“...Forse i ragazzi di oggi(...) ignorano il nome di Dondero, uno dei grandi fotografi di questi decenni, ma per intere generazioni di giornalisti, artisti e scrittori di tutto il mondo che conoscono bene il suo talento e la forza e la grazia delle sue fotografie, Mario Dondero è quasi un personaggio mitico (...) un fotografo che è sempre stato dalla parte delle persone riprese dal suo obiettivo, partecipe del loro destino, attento a cogliere uomini e donne in una luce di verità, senza violare i sentimenti più segreti e senza superare mai le gelose barriere private.(...) Dondero non è mai indifferente, ma è sempre attento, fedele e conseguente con il suo impegno umano, sociale, civile e politico. L'affettività, la pietà, la partecipazione non formale ai fatti della vita, individuali e collettivi, sono i suoi segni.(...) La tecnica come per Cartier-Bresson, è per lui soltanto uno strumento utile per l'espressione.(...)
Dondero ha girato il mondo, ha pubblicato reportage sui grandi giornali, dal "Times" a "Newsweek" a "Jeune Afrique" è stato nei posti caldi delle guerre e nei posti drammatici della pace, ha viaggiato in Algeria negli anni della tortura, è stato in prigione in Guinea Bissau, è rimasto vittima delle violenze poliziesche in Italia.(...) ha raffigurato coraggio conflitto e tragedia. Ma è tutto suo il dono di cogliere i piccoli momenti, di fissare l'attimo di cui non resterà traccia nel mondo.(...) Certo, l'aria telematica e l'esplosione elettronica rendono tutto sempre più difficile adesso che si cerca di fare della fotografia solo un riempitivo spettacolare lusso (...) Dondero, lui, è sempre lo stesso. Pronto a partire per una nuova avventura che gli sembra ogni volta la prima...” Corrado Staiano
"Un uomo (...) che fugge di continuo. Si è messo in testa di avere un forte, definitivo appuntamento con l’angelo della storia e corre qua e là a cercarlo”. Francesco Biamonti
Mario Dondero
SCATTI PER PASOLINI
Alberto Moravia, Goffredo Parise, Laura betti sono alcuni tra i protagonisti di quegli anni di florida produzione culturale che Mario Dondero ci racconta in questa mostra. Quegli anni sono gli anni sessanta, periodo romano nella vita di Pier Paolo Pasolini, che il fotografo ebbe modo di frequentare e di conoscere. Forse ritrarre lo scrittore, il poeta e il regista risulta più facile aggirando il soggetto e soffermandosi sul suo mondo, sulle sue amicizie. Mario Dondero ci offre sguardi, tra i più significativi, sempre coerenti, colti durante l’esistenza di un grande artista. Le fotografie provengono dal suo archivio, scattate in varie occasioni, e offrono un contributo inedito alla conoscenza di Pasolini. Rimane il fatto che quando si creano questi raduni improvvisi di scatti, si forma una nuvoletta magica che ci tuffa nell’universo di un uomo di eccezione che, a poco a poco, anche a noi sembra di conoscere.
Elisa Dondero
Dall’introduzione al catalogo
MARIO DONDERO
Di origini genovesi nasce a Milano il 6 maggio 1928, rappresenta una delle più importanti e originali “voci” nell’ambito del fotogiornalismo contemporaneo: un “protagonista scomodo”, autonomo e originale. Inizia a lavorare nei primi anni cinquanta collaborando con "L'Unità", "L'Avanti", e poi come cronista a "Milano Sera". Successivamente collaborerà con la rivista "Le Ore", animata principalmente da Salvato Cappelli, Giuseppe Trevisani e Pasquale Prunas, il cui slogan è "una foto vale 1000 parole". In quegli anni è con il gruppo dei "Giamaicani" di Milano: Alfa Castaldi, Camilla Cederna, Luciano Bianciardi, Giulia Nicolai, Carlo Bavagnoli e Ugo Mulas (che inizia la sua attività professionale di fotografo, proprio con Dondero). Nel 1955 si trasferisce a Parigi da dove collabora con diverse testate italiane ("L'Espresso", "L'Illustrazione Italiana", fra gli altri), e anche con "Le Monde", "Le Nouvel Observateur", "Le F**aro". Diventa amico di molti scrittori e intellettuali francesi, che ritrae (Roland Topor, Claude Mauriac, Daniel Pennac, Jeshar Kemal). Notissima la foto di gruppo degli scrittori del cosiddetto Nouveau roman (Nathalie Serraute, Samuel Beckett, Alain Robbe-Grillet, Claude Mauriac, Claude Simon, Jerome Lindon, Robert Pinget, Claude Ollier), ripresi a Parigi nell'ottobre del 1959 davanti alla sede de Les Editions de Minuit.
Collaboratore delle riviste Jeune Afrique, Afrique-Asie, Demain l'Afrique, Dondero ha mantenuto costante un vivo interesse per l'Africa con ripetuti soggiorni in diversi paesi prevalentemente dell'area occidentale. jjSi è cimentato anche con il documentario cinematografico, realizzando come autore alcuni documentari a carattere politico-sociale per la romana Unitelefilm, per la RAI "racconti per immagini" per una rubrica destinata ai giovanissimi che si intitolava "fotostorie" e collaborando a programmi televisivi stranieri. Mario Dondero è tuttora in attività e, come sempre, va controcorrente, preferisce la libertà di scelta alla convenienza, e se decide di fare buon giornalismo con la macchina fotografica è proprio perché sa che è un compito difficile. Il suo è uno stile personale, difficile da classificare, che emerge nel reportage come nel ritratto, che per lui è frutto di lunghe frequentazioni con le persone riprese per sottolineare che la fotografia non è il fine ma il mezzo per avvicinarsi alla vita.
“...Forse i ragazzi di oggi(...) ignorano il nome di Dondero, uno dei grandi fotografi di questi decenni, ma per intere generazioni di giornalisti, artisti e scrittori di tutto il mondo che conoscono bene il suo talento e la forza e la grazia delle sue fotografie, Mario Dondero è quasi un personaggio mitico (...) un fotografo che è sempre stato dalla parte delle persone riprese dal suo obiettivo, partecipe del loro destino, attento a cogliere uomini e donne in una luce di verità, senza violare i sentimenti più segreti e senza superare mai le gelose barriere private.(...) Dondero non è mai indifferente, ma è sempre attento, fedele e conseguente con il suo impegno umano, sociale, civile e politico. L'affettività, la pietà, la partecipazione non formale ai fatti della vita, individuali e collettivi, sono i suoi segni.(...) La tecnica come per Cartier-Bresson, è per lui soltanto uno strumento utile per l'espressione.(...)
Dondero ha girato il mondo, ha pubblicato reportage sui grandi giornali, dal "Times" a "Newsweek" a "Jeune Afrique" è stato nei posti caldi delle guerre e nei posti drammatici della pace, ha viaggiato in Algeria negli anni della tortura, è stato in prigione in Guinea Bissau, è rimasto vittima delle violenze poliziesche in Italia.(...) ha raffigurato coraggio conflitto e tragedia. Ma è tutto suo il dono di cogliere i piccoli momenti, di fissare l'attimo di cui non resterà traccia nel mondo.(...) Certo, l'aria telematica e l'esplosione elettronica rendono tutto sempre più difficile adesso che si cerca di fare della fotografia solo un riempitivo spettacolare lusso (...) Dondero, lui, è sempre lo stesso. Pronto a partire per una nuova avventura che gli sembra ogni volta la prima...” Corrado Staiano
"Un uomo (...) che fugge di continuo. Si è messo in testa di avere un forte, definitivo appuntamento con l’angelo della storia e corre qua e là a cercarlo”. Francesco Biamonti
14
settembre 2006
Isole che parlano 2006 – Mario Dondero
Dal 14 settembre 2006 al 30 novembre -0001
fotografia
Location
CENTRO DI DOCUMENTAZIONE DEL TERRITORIO – PALAU
Palau, Via Nazionale, 5, (SASSARI)
Palau, Via Nazionale, 5, (SASSARI)
Vernissage
14 Settembre 2006, ore 18
Sito web
www.isolecheparlano.it
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