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Istanze
Sarà inaugurata domenica 11 luglio, alle ore 11, presso lo Studio Starace di Vico Equense (Via Filangieri, 58) la collettiva “Istanze”, con opere in tecnica mista di Francesco Capasso, Domenico Napolitano, Salvatore Starace e Antonietta Vaia.
Comunicato stampa
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Scheda della mostra "Istanze"
a cura di Marco di Mauro
Lo Studio Starace aspira ad imporsi, con eventi validi e qualificati, come polo dell'arte contemporanea nella "terra delle sirene". Oggi presenta quattro artisti campani, di varia estrazione, accomunati dall'interesse per i linguaggi contemporanei e l'espressione libera delle idee.
Francesco Capasso compone le sue opere con i residui di carta abrasiva, affascinato dalla sua proprietà di conservare l'impronta del colore asportato dagli oggetti. I suoi lavori sono solcati da graffi, crepe, crettature, che comunicano una sensazione di sofferta precarietà. Le carte abrase raccolgono i riverberi di una realtà degradata e confusa: i muri di tufo, gli intonaci grezzi, i campi assolati della Terra di Lavoro, che l'artista tende a ricomporre con estremo lavoro di sintesi.
Domenico Napolitano sceglie la via dell'astrazione e riscopre la forza comunicativa del colore, attraverso le sue vibrazioni, le sue mutazioni di tono e di luce, il suo addensarsi o diradarsi in uno spazio ideale. Con una sensibilità visionaria, un fare istintivo e immediato, l'artista accumula e sedimenta i reperti emotivi che affiorano dall'inconscio. I suoi umori, pulsioni, ansie, trepidazioni precipitano sulla tela, in uno scenario mentale che sottende un sapiente equilibrio compositivo.
Salvatore Starace assume come punto di vista il ponte di Seiano, di cui variamente riproduce, in ognuna delle sue opere, un modulo della ringhiera. Quest'elemento, che assurge a segno iconografico dell'artista vicano, acquista una duplice valenza: da un lato, in quanto ringhiera, indica separazione e rifugio nella propria terra; dall'altro, in quanto ponte, suggerisce un'apertura, una volontà di estendere i propri orizzonti, di affacciarsi sul mondo, di congiungersi con l'altro.
Antonietta Vaia ha abolito la figurazione per esaltare la materia, rivelare la sua forza espressiva ed evocativa. Granelli di sabbia, steli secchi, residui cartacei invadono la tela, amalgamati dai colori acrilici. Sui brandelli di carta si leggono notizie di cronaca, storie personali e collettive che l'artista recepisce, filtra e traduce nella sintesi dell'opera d'arte. Oltre la materia, uno sguardo in cerca del vero. La consunzione, l'usura, i recuperi sono i segni del nostro passaggio, l'attuale che si tramanda.
a cura di Marco di Mauro
Lo Studio Starace aspira ad imporsi, con eventi validi e qualificati, come polo dell'arte contemporanea nella "terra delle sirene". Oggi presenta quattro artisti campani, di varia estrazione, accomunati dall'interesse per i linguaggi contemporanei e l'espressione libera delle idee.
Francesco Capasso compone le sue opere con i residui di carta abrasiva, affascinato dalla sua proprietà di conservare l'impronta del colore asportato dagli oggetti. I suoi lavori sono solcati da graffi, crepe, crettature, che comunicano una sensazione di sofferta precarietà. Le carte abrase raccolgono i riverberi di una realtà degradata e confusa: i muri di tufo, gli intonaci grezzi, i campi assolati della Terra di Lavoro, che l'artista tende a ricomporre con estremo lavoro di sintesi.
Domenico Napolitano sceglie la via dell'astrazione e riscopre la forza comunicativa del colore, attraverso le sue vibrazioni, le sue mutazioni di tono e di luce, il suo addensarsi o diradarsi in uno spazio ideale. Con una sensibilità visionaria, un fare istintivo e immediato, l'artista accumula e sedimenta i reperti emotivi che affiorano dall'inconscio. I suoi umori, pulsioni, ansie, trepidazioni precipitano sulla tela, in uno scenario mentale che sottende un sapiente equilibrio compositivo.
Salvatore Starace assume come punto di vista il ponte di Seiano, di cui variamente riproduce, in ognuna delle sue opere, un modulo della ringhiera. Quest'elemento, che assurge a segno iconografico dell'artista vicano, acquista una duplice valenza: da un lato, in quanto ringhiera, indica separazione e rifugio nella propria terra; dall'altro, in quanto ponte, suggerisce un'apertura, una volontà di estendere i propri orizzonti, di affacciarsi sul mondo, di congiungersi con l'altro.
Antonietta Vaia ha abolito la figurazione per esaltare la materia, rivelare la sua forza espressiva ed evocativa. Granelli di sabbia, steli secchi, residui cartacei invadono la tela, amalgamati dai colori acrilici. Sui brandelli di carta si leggono notizie di cronaca, storie personali e collettive che l'artista recepisce, filtra e traduce nella sintesi dell'opera d'arte. Oltre la materia, uno sguardo in cerca del vero. La consunzione, l'usura, i recuperi sono i segni del nostro passaggio, l'attuale che si tramanda.
11
luglio 2004
Istanze
Dall'undici luglio al 31 agosto 2004
arte contemporanea
Location
STUDIO STARACE
Vico Equense, Via Gaetano Filangieri, 58, (Napoli)
Vico Equense, Via Gaetano Filangieri, 58, (Napoli)
Orario di apertura
9.00-13.00 / 16.00-20.00; domenica per appuntamento; lunedì chiuso
Vernissage
11 Luglio 2004, ore 11
Curatore