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Italo Bressan – Forme ed alchimie della materia
Bressan, la sua è una pittura che pur risultando estremamente fluida, pare ribadire sempre la sua presenza fisica, ma con una necessità di farsi quasi parola, quasi canto
Comunicato stampa
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Forme ed alchimie della materia
Il lavoro di Bressan è sempre stato segnato da una profonda attenzione ai processi di costruzione dell’immagine attuata attraverso le manipolazione e la continua interrogazione del colore, tanto delle sue potenzialità fisiche quanto degli spazi espressivi e concettuali che possono realizzarsi all’interno del quadro.
La sua è una pittura che pur risultando estremamente fluida, pare ribadire sempre la sua presenza fisica, ma con una necessità di farsi quasi paro- la, quasi canto. Dico quasi, perché nelle superfici di Bressan il colore vive d’una condizione ambigua; presenza frontale, irriducibile, e insieme elemento inquieto, metaforico, il colore nei suoi dipinti si muove come un’ombra. I suoi piani pittorici non si limitano ad attraversare la superficie definita dal supporto, sia esso una tela, una tavola, una lastra di vetro, ma le coprono progressivamente, ne sondano gl’intervalli, si allungano sullo spazio a disposizione, interrogando il colore nelle sue pause e nelle sue accelerazioni, nelle cancellazioni e nelle stratificazioni, nelle sue aperture e nei suoi possibili sconfinamenti.
Se l’impianto cromatico è gestito con sapienza, e la manipolazione della materia è sorretta da una profonda empatia con la medesima, ciò che sostiene dall’interno la sua pittura, evitandone ogni cedimento manieristico, è la sua natura dubitativa. Quella di Bressan è infatti una riflessione costante sulla pittura e sulla sua capacità di volta in volta di rigenerarsi; letteralmente di riscoprire attraverso i dati del visibile, attraverso la sua trasparenza, lo stupore per uno spazio che pur non rappresentando nulla, porta in sé le tracce di una memoria, di una possibile narrazione, di un divenire insieme fisico e atemporale, reale ed immaginario.
La fisicità del colore nel lavoro di Bressan si mette al servizio di un desiderio; è un segno sospeso, una presenza la cui forza non si esaurisce in un significato determinato ma permane in quanto suggestione. Se “vedere è avere a distanza” - come ha scritto Merleau Ponty - nel lavoro di Bressan questo avere a distanza si attua in un continuo entrare ed uscire dall’opera. Entrare nel colore per meditarlo dall’esterno, costruire il lavoro in una sorta di equilibrio tra prassi, procedimento pratico e processo astrattivo, significa accettare la verità della pittura: un moto continuo di andata e ritorno, uno sconfinamento, un (dolce) naufragio attraverso il reale, ed anche più in là. Federico Mazzonelli
Il lavoro di Bressan è sempre stato segnato da una profonda attenzione ai processi di costruzione dell’immagine attuata attraverso le manipolazione e la continua interrogazione del colore, tanto delle sue potenzialità fisiche quanto degli spazi espressivi e concettuali che possono realizzarsi all’interno del quadro.
La sua è una pittura che pur risultando estremamente fluida, pare ribadire sempre la sua presenza fisica, ma con una necessità di farsi quasi paro- la, quasi canto. Dico quasi, perché nelle superfici di Bressan il colore vive d’una condizione ambigua; presenza frontale, irriducibile, e insieme elemento inquieto, metaforico, il colore nei suoi dipinti si muove come un’ombra. I suoi piani pittorici non si limitano ad attraversare la superficie definita dal supporto, sia esso una tela, una tavola, una lastra di vetro, ma le coprono progressivamente, ne sondano gl’intervalli, si allungano sullo spazio a disposizione, interrogando il colore nelle sue pause e nelle sue accelerazioni, nelle cancellazioni e nelle stratificazioni, nelle sue aperture e nei suoi possibili sconfinamenti.
Se l’impianto cromatico è gestito con sapienza, e la manipolazione della materia è sorretta da una profonda empatia con la medesima, ciò che sostiene dall’interno la sua pittura, evitandone ogni cedimento manieristico, è la sua natura dubitativa. Quella di Bressan è infatti una riflessione costante sulla pittura e sulla sua capacità di volta in volta di rigenerarsi; letteralmente di riscoprire attraverso i dati del visibile, attraverso la sua trasparenza, lo stupore per uno spazio che pur non rappresentando nulla, porta in sé le tracce di una memoria, di una possibile narrazione, di un divenire insieme fisico e atemporale, reale ed immaginario.
La fisicità del colore nel lavoro di Bressan si mette al servizio di un desiderio; è un segno sospeso, una presenza la cui forza non si esaurisce in un significato determinato ma permane in quanto suggestione. Se “vedere è avere a distanza” - come ha scritto Merleau Ponty - nel lavoro di Bressan questo avere a distanza si attua in un continuo entrare ed uscire dall’opera. Entrare nel colore per meditarlo dall’esterno, costruire il lavoro in una sorta di equilibrio tra prassi, procedimento pratico e processo astrattivo, significa accettare la verità della pittura: un moto continuo di andata e ritorno, uno sconfinamento, un (dolce) naufragio attraverso il reale, ed anche più in là. Federico Mazzonelli
03
novembre 2022
Italo Bressan – Forme ed alchimie della materia
Dal 03 novembre al 09 dicembre 2022
arte contemporanea
Location
PAOLO TONIN ARTE CONTEMPORANEA
Torino, Via San Tommaso, 6, (Torino)
Torino, Via San Tommaso, 6, (Torino)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì 0re 10,30/19
Vernissage
3 Novembre 2022, dalle 15 alle19
Sito web
Autore
Autore testo critico