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Italo Zuffi – La seconda origine
La seconda origine è un percorso che tocca i diversi media reiteratamente utilizzati dall’artista negli anni: il testo scritto, la produzione e l’installazione di elementi scultorei, la fotografia. Si tratta di lavori sempre molto diversi fra loro, che possono per questo disorientare, pur essendo tutti di grande nitore compositivo.
Comunicato stampa
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Il lavoro di Italo Zuffi, ha mantenuto negli anni la stringata durezza ed eleganza di certe sue performance in cui il corpo del performer (egli stesso) sembrava sfidare la legge di gravità, ponendosi come un asse rigido retto ai due capi opposti dagli schienali di due sedie (The remainder, 1997). Qualcosa riguardava l'equilibrio difficile da tenere, un equilibrio che richiede sforzo e nonchalance, come un gesto atletico nascosto in un atteggiamento discreto e schivo. Ha parlato non a caso di laconicità Nicolas Bourriaud nel bel testo dedicato all'artista originario di Imola (1969), che vive e lavora a Milano. Italo Zuffi è uno degli artisti più intensi delle ultime generazioni, con partecipazioni di rilievo a mostre internazionali, e in rassegne e pubblicazioni che hanno definito un orizzonte della ricerca italiana più recente. Ma non per questo ha mai rinunciato alla particolarità della sua posizione, che ne fanno un artista forse unico nel panorama nazionale, ma con profonde affinità con ricerche avvenute altrove. Ci vorrà del tempo per valutare appieno la portata del suo lavoro, la complessità concettuale e poetica, non meno che la sobrietà formale che lo contraddistinguono. Per questo la mostra che viene presentata, tutta composta di lavori nuovi progettati e realizzati per lo spazio della Galleria Contemporaneo, rappresenta un'occasione rara per poter conoscere una ricerca che concede forse poco in termini di immediatezza spettacolare, e che invece può diventare estremamente stimolante per chi pensa che l'arte non debba venir meno al suo compito di suscitare riflessioni. Il titolo stesso della mostra, è un incipit assai significativo ad una serie di questioni che attraversano la ricerca contemporanea, (si pensi al testo del curatore dell'ultima Documenta, Roger Buergel, dedicato appunto a "Der Ursprung/The Origins") nell'intersecarsi di aspetti che riguardano ad un tempo le condizioni della modernità (e delle sue origini), della pratica dell'arte (con i suoi problematici risvolti fra libertà espressiva ed esigenze di mercato) e delle sue relazioni con l'esistenza individuale dell'artista, che si gioca sempre e di nuovo senza riserve nel cercare il difficile equilibrio fra queste diverse tensioni. La seconda origine è un percorso che tocca i diversi media reiteratamente utilizzati dall'artista negli anni: il testo scritto, la produzione e l'installazione di elementi scultorei, la fotografia. Si tratta di lavori sempre molto diversi fra loro, che possono per questo disorientare, pur essendo tutti di grande nitore compositivo. Così come può suonare in un primo momento disorientante, il titolo scelto da Zuffi per questo appuntamento alla Galleria Contemporaneo. Ma costringe anche a pensare se, quella dell'origine, non sia sempre questione che si pone, di cui si può parlare, solo a partire dall'assunzione consapevole che - se vi deve essere stato un qualche elemento assumibile come fondativo od originario - è solo in una fase successiva che lo si potrà riconoscere come tale. Riflettere sull'origine implica uno slittamento temporale rispetto al suo essere avvenuta. Vuol dire, ad esempio, assumere consapevolezza del gesto, così umano, del costruire, evidenziandone la sua origine nei giochi infantili dell'assemblare piccoli elementi l'uno sull'altro. Come avviene nelle serie, tutte diverse l'una dalle altre, di mattoni da edilizia riproposti in scala 1/1 e in marmo; serie nelle quali compare sempre anche un mattoncino giocattolo, anch'esso in pietra. Si tratta del ciclo di sculture La replica (2006-09), di cui verrà proposta in mostra una nuova versione. Ma, a ben vedere, lo stesso materiale usato in queste opere, il marmo, crea una relazione fra il costruito dell'uomo e ciò che produce la natura nel suo incessante lavoro di trasformazione, di compressione e di stratificazione di rocce sedimentarie. Si tratta ora di architettura o piuttosto di geologia? Oppure è questione che riguarda lo stesso sedimentarsi esperienziale? Come sembrerebbe indicare l'intenso testo E adesso che sorvoliamo (2009), in apertura della mostra. Oppure si tratta effettivamente delle origini dell'arte, come ci racconta la serie di testi e immagini di Un confine (2009) elaborati a partire da una visita alle grotte cantabriche di Puente Viesgo, nel nord della Spagna, dove vi sono graffiti e disegni risalenti al Paleolitico. Gli scivolamenti fra un ambito disciplinare e l'altro, fra un media e l'altro, fra pratica di vita e pratica dell'arte continuano a generare un processo incessante di riflessione ed elaborazione che riguarda la nostra stessa condizione individuale di spettatori non meno che quella collettiva, cioè il nostro formare la massa critica di un 'pubblico' possibile. Alla fine si tratta di 'politica', dunque delle condizioni del vivere comune, come ha ricordato lo stesso Zuffi in una lettera-saggio pubblicata nel 2009.
25
settembre 2009
Italo Zuffi – La seconda origine
Dal 25 settembre al 31 ottobre 2009
arte contemporanea
Location
GALLERIA CONTEMPORANEO
Venezia, Piazzetta Monsignor Giuseppe Olivotti, 2, (Venezia)
Venezia, Piazzetta Monsignor Giuseppe Olivotti, 2, (Venezia)
Orario di apertura
Mar-sab 15.30-19.30
chiuso la domenica e il lunedì
Vernissage
25 Settembre 2009, ore 18.00
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