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Iulia Ghita – Latte
In mostra 4 opere di grandi dimensioni, un ciclo intitolato “Latte”, che tratta uno dei molti temi esistenziali cari all’artista: la rivelazione di un momento di netta separazione e incomprensione tra il bambino e l’adulto, dell’autonomia dell’universo infantile.
Comunicato stampa
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La personale di Iulia Ghiţa, artista rumena che vive e lavora in Italia, presenta quattro opere di grandi dimensioni (2,5x1,5 m/ 2,5x1,5 m/ 3x1,5 m/ 2x1,5 m), in tecnica acquerello su carta, di recente creazione (2012/2016). Iulia Ghiţa affronta da sempre temi esistenziali di vasta portata. Essi, piuttosto che da considerazioni teoriche, arrivano all’attenzione dell’artista portati da forti sensazioni e intuizioni, cosa che mette in risalto ancora di più la loro insondabilità. Questo ciclo di opere intitolato “Latte” si colloca da questo punto di vista su una linea di continuità con altri suoi lavori come per esempio “L’uomo come l’erba, i suoi giorni come fiori del campo, così fiorirà” (una metafora dell’esistenza umana che abbina immagini di una natura umile e misteriosa a versi pieni di poesia recuperati dai testi delle antiche scritture).
Il ciclo “Latte” rivela un momento di netta separazione e incomprensione tra il bambino e l’adulto, momenti che possono interrompere anche un rapporto coerente tra i due. Attraverso lo sguardo dei bambini, privi di sorriso e bonarietà, possiamo percepire la complessità del loro mondo, del tutto paragonabile a quello degli adulti. Un’inquietudine tarkovskjiana pervade l’intero ciclo di opere. Il titolo “Latte”, per contrasto, accenna al simbolo del momento di massimo legame madre-figlio, diade possibile solo senza l'introduzione di elementi di disturbo. Si può considerare questo lavoro artistico come il tentativo di gettare uno sguardo sul vissuto molto complesso della prima infanzia, che la natura vuole confinato in un mondo di oblio, dietro ad una specie di orizzonte degli eventi.
Nei primi due lavori i soggetti sono un bambino e una bambina (il figlio dell’artista ed una bambina amica) collocati in un paesaggio di piante a grandi foglie, sospesi in un loro mondo autonomo. Il terzo ha come soggetto solo le foglie, uno scenario di natura impenetrabile appena stato testimone di una rivelazione, di un accadimento, una scena che riporta alla mente il parco inquietante di Blow-up di antonioniana memoria. Mentre il quarto della serie ripropone il soggetto iniziale cambiando però la figura della bambina accanto al figlio dell’artista con l’artista stessa, riportata alla sua età, in un tempo senza estensione. Le grandi dimensioni degli acquerelli riproducono le dimensioni a grandezza naturale dei bambini, a suggerire attraverso la loro presenza quasi fisica la loro autonomia.
Il lavoro esprime un forte carattere installativo, presente in molte altre opere di Iulia Ghiţa, eterogenee quanto a mezzi espressivi (acquerello, pittura, fotografia, filmati, testi e disegni) cosa che sottolinea ancora di più il carattere tematico delle sue opere. Appare evidente dal suo modus operandi il forte interesse dell’artista al rapporto/conflitto/tensione che scaturisce tra la limitatezza della misura umana e il bisogno di trovare una forma finita a cose incomprensibili.
Il ciclo “Latte” rivela un momento di netta separazione e incomprensione tra il bambino e l’adulto, momenti che possono interrompere anche un rapporto coerente tra i due. Attraverso lo sguardo dei bambini, privi di sorriso e bonarietà, possiamo percepire la complessità del loro mondo, del tutto paragonabile a quello degli adulti. Un’inquietudine tarkovskjiana pervade l’intero ciclo di opere. Il titolo “Latte”, per contrasto, accenna al simbolo del momento di massimo legame madre-figlio, diade possibile solo senza l'introduzione di elementi di disturbo. Si può considerare questo lavoro artistico come il tentativo di gettare uno sguardo sul vissuto molto complesso della prima infanzia, che la natura vuole confinato in un mondo di oblio, dietro ad una specie di orizzonte degli eventi.
Nei primi due lavori i soggetti sono un bambino e una bambina (il figlio dell’artista ed una bambina amica) collocati in un paesaggio di piante a grandi foglie, sospesi in un loro mondo autonomo. Il terzo ha come soggetto solo le foglie, uno scenario di natura impenetrabile appena stato testimone di una rivelazione, di un accadimento, una scena che riporta alla mente il parco inquietante di Blow-up di antonioniana memoria. Mentre il quarto della serie ripropone il soggetto iniziale cambiando però la figura della bambina accanto al figlio dell’artista con l’artista stessa, riportata alla sua età, in un tempo senza estensione. Le grandi dimensioni degli acquerelli riproducono le dimensioni a grandezza naturale dei bambini, a suggerire attraverso la loro presenza quasi fisica la loro autonomia.
Il lavoro esprime un forte carattere installativo, presente in molte altre opere di Iulia Ghiţa, eterogenee quanto a mezzi espressivi (acquerello, pittura, fotografia, filmati, testi e disegni) cosa che sottolinea ancora di più il carattere tematico delle sue opere. Appare evidente dal suo modus operandi il forte interesse dell’artista al rapporto/conflitto/tensione che scaturisce tra la limitatezza della misura umana e il bisogno di trovare una forma finita a cose incomprensibili.
03
marzo 2016
Iulia Ghita – Latte
Dal 03 al 31 marzo 2016
arte contemporanea
Location
LA NUBE DI OORT
Roma, Via Principe Eugenio, 60, (Roma)
Roma, Via Principe Eugenio, 60, (Roma)
Orario di apertura
dal 3 al 14 marzo 2016 da martedì a venerdì 17.30 / 19.30 e dal 15 al 31 marzo 2016 per appuntamento (3383387824)
Vernissage
3 Marzo 2016, ore 18.30
Autore
Curatore