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Iva Kontic – A Place of…
La ricerca di Iva Kontic, attraverso l’uso complementare della pittura, del video e dell’audioregistrazione, è diretta a una ricognizione dei luoghi che rappresentano la spazialità del nostro quotidiano.
Comunicato stampa
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La ricerca di Iva Kontic, attraverso l’uso complementare della pittura, del video e dell’audioregistrazione, è diretta a una ricognizione dei luoghi che rappresentano la spazialità del nostro quotidiano.
La pittura, che per l’artista diventa quasi una reazione automatica della percezione, si prospetta come uno “strumento del comunicare” peculiare del corpo. Filtrata da un’esecuzione manuale che scarta qualsiasi intento espressivo, la documentazione per via di pittura, diviene, tramite questa pratica, un medium freddo, il procedere del pennello è come un processo fotografico espanso nel corpo e diluito nel tempo. Il dipingere diventa l’obiettivo. La direzionalità, la prospettiva, la mira di questa pittura-obiettivo viene poi guidata affettivamente, inquadrata emozionalmente: si tratta di trame architettoniche, intelaiature di finestre, interni e luoghi di lavoro scanditi secondo un’ottica che ne fa risaltare geometrie e ordine compositivo.
I dipinti sono accompagnati, supportati e integrati da una voce fuori campo. O meglio, chi è fuori campo è il parlante, mentre il suo discorrere entra in scena, scalda la scena, la riempie di contenuti emozionali e ne svela i risvolti lirici, le delicatezze sentimentali, le sfumature affettive. La pittura, usata come uno strumento neutralizzato, viene così direzionata in modo passionale, alla ricerca di angoli nascosti, di scenari del cuore da condividere con gli spettatori. Si potrebbe parlare di ritrattistica di luoghi, alla ricerca di pose che ne svelino tutte le anime in essi imprigionate. Si spiega così come l’uso del video e della documentazione tramite una camera, che sono pratiche acquisite successivamente dall’artista, avessero già un corrispettivo nel suo modo di dipingere.
Anche il video proiettato in mostra, che fa parte della trilogia An Urban Story, mantiene un forte legame con la realtà circostante quotidiana, geo-storicamente contestualizzata. L’artista ha chiesto a un amico di accompagnarla in un giro in auto attraverso la città da lui abitata, invitandolo a scegliere il percorso e a commentare in presa diretta le immagini riprese dall’abitacolo.
Compito di questa ricognizione è interrogare gli spazi, ripercorrerne le storie, rievocare le esistenze che vi si sono svolte, captarne l’atmosfera sentimentale, il vissuto dei suoi abitanti: una storia di città che, attraverso la visione, riesce a mostrarci l’invisibile.
La pittura, che per l’artista diventa quasi una reazione automatica della percezione, si prospetta come uno “strumento del comunicare” peculiare del corpo. Filtrata da un’esecuzione manuale che scarta qualsiasi intento espressivo, la documentazione per via di pittura, diviene, tramite questa pratica, un medium freddo, il procedere del pennello è come un processo fotografico espanso nel corpo e diluito nel tempo. Il dipingere diventa l’obiettivo. La direzionalità, la prospettiva, la mira di questa pittura-obiettivo viene poi guidata affettivamente, inquadrata emozionalmente: si tratta di trame architettoniche, intelaiature di finestre, interni e luoghi di lavoro scanditi secondo un’ottica che ne fa risaltare geometrie e ordine compositivo.
I dipinti sono accompagnati, supportati e integrati da una voce fuori campo. O meglio, chi è fuori campo è il parlante, mentre il suo discorrere entra in scena, scalda la scena, la riempie di contenuti emozionali e ne svela i risvolti lirici, le delicatezze sentimentali, le sfumature affettive. La pittura, usata come uno strumento neutralizzato, viene così direzionata in modo passionale, alla ricerca di angoli nascosti, di scenari del cuore da condividere con gli spettatori. Si potrebbe parlare di ritrattistica di luoghi, alla ricerca di pose che ne svelino tutte le anime in essi imprigionate. Si spiega così come l’uso del video e della documentazione tramite una camera, che sono pratiche acquisite successivamente dall’artista, avessero già un corrispettivo nel suo modo di dipingere.
Anche il video proiettato in mostra, che fa parte della trilogia An Urban Story, mantiene un forte legame con la realtà circostante quotidiana, geo-storicamente contestualizzata. L’artista ha chiesto a un amico di accompagnarla in un giro in auto attraverso la città da lui abitata, invitandolo a scegliere il percorso e a commentare in presa diretta le immagini riprese dall’abitacolo.
Compito di questa ricognizione è interrogare gli spazi, ripercorrerne le storie, rievocare le esistenze che vi si sono svolte, captarne l’atmosfera sentimentale, il vissuto dei suoi abitanti: una storia di città che, attraverso la visione, riesce a mostrarci l’invisibile.
14
dicembre 2010
Iva Kontic – A Place of…
Dal 14 dicembre 2010 al 15 febbraio 2011
arte contemporanea
giovane arte
giovane arte
Location
OSART GALLERY
Milano, Corso Plebisciti, 12, (Milano)
Milano, Corso Plebisciti, 12, (Milano)
Orario di apertura
ore 14.30-19.00
Vernissage
14 Dicembre 2010, ore 18.30-20.30
Autore
Curatore