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Ivan Barlafante – L’orizzonte rovesciato
Con la mostra L’Orizzonte rovesciato, il lavoro di Ivan Barlafante si pone sul labile liminare tra la dimensione naturale e quella spirituale. Ognuna delle tre sale è improntata a una diversa situazione spaziale e a un differente elemento. Terra, acqua, pietra.
Comunicato stampa
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Con la mostra L’Orizzonte rovesciato, il lavoro di Ivan Barlafante si pone sul labile liminare tra la dimensione naturale e quella spirituale. Ognuna delle tre sale è improntata a una diversa situazione spaziale e a un differente elemento.
La prima sala è dedicata alla terra e vi troviamo una scultura formata da una parte della radice di due olmi portati via dalla piena, arrivati al mare e spiaggiati. La superficie è stata privata della corteccia e poi sabbiata, levigando una a una, fino a rimuoverle, le sue tragicità. L’albero si spoglia del suo vissuto, offrendosi in una dimensione in cui ogni giudizio è assente.
E’ come essere davanti a un Haiku, poesia giapponese di soli tre versi, costruita da regole precise, una poesia di concentrazione. Le altre opere corrispondono all’idea di poter fruire un’opera senza parafrasarla. Non sono definizione di qualcosa che chiede di essere tradotto. Al contrario, chiedono la sospensione del giudizio in favore di ciò che esse esprimono. Sono fatte di corteccia, tocchi di tronco, vetro, taffetà di seta… hanno forme quadrate o rettangolari. Non sono da comprendere analogicamente, la comunicazione, svincolata dalla parola, passa attraverso lo stupore.
La seconda sala è dedicata all’acqua. In un fusto di plastica blu è immerso un altoparlante. La possibilità di ascolto è dunque sommersa. Il suono è al limite dell’essere udibile. Questo genera una leggera increspatura a onde della superficie acquea. Si tratta di un processo di visualizzazione del suono. Qualcosa che non può essere percepito si manifesta. Una trascendente esperienza dell’essere è messa in scena. Per terra c’è una piccola opera con luce implosiva. Le due sale sono unite nel muro divisorio da una lastra di vetro di cui vediamo solo il bordo sfrangiato.
La terza sala, al primo piano, è quella della pietra. C’è un cerchio di sassi di marmo che poggiano uno sull’altro su un filo di luce che sottrae gravità. Nell’ordine inferiore abbiamo il regno dell’Alterità e dell’Empatia, di sopra la dimensione dell’Oltre. Come diceva Fabio Mauri l’arte è sempre “oltre”… E ora Fiat Lux. La luce del pensiero incarnata negli elementi naturali.
La prima sala è dedicata alla terra e vi troviamo una scultura formata da una parte della radice di due olmi portati via dalla piena, arrivati al mare e spiaggiati. La superficie è stata privata della corteccia e poi sabbiata, levigando una a una, fino a rimuoverle, le sue tragicità. L’albero si spoglia del suo vissuto, offrendosi in una dimensione in cui ogni giudizio è assente.
E’ come essere davanti a un Haiku, poesia giapponese di soli tre versi, costruita da regole precise, una poesia di concentrazione. Le altre opere corrispondono all’idea di poter fruire un’opera senza parafrasarla. Non sono definizione di qualcosa che chiede di essere tradotto. Al contrario, chiedono la sospensione del giudizio in favore di ciò che esse esprimono. Sono fatte di corteccia, tocchi di tronco, vetro, taffetà di seta… hanno forme quadrate o rettangolari. Non sono da comprendere analogicamente, la comunicazione, svincolata dalla parola, passa attraverso lo stupore.
La seconda sala è dedicata all’acqua. In un fusto di plastica blu è immerso un altoparlante. La possibilità di ascolto è dunque sommersa. Il suono è al limite dell’essere udibile. Questo genera una leggera increspatura a onde della superficie acquea. Si tratta di un processo di visualizzazione del suono. Qualcosa che non può essere percepito si manifesta. Una trascendente esperienza dell’essere è messa in scena. Per terra c’è una piccola opera con luce implosiva. Le due sale sono unite nel muro divisorio da una lastra di vetro di cui vediamo solo il bordo sfrangiato.
La terza sala, al primo piano, è quella della pietra. C’è un cerchio di sassi di marmo che poggiano uno sull’altro su un filo di luce che sottrae gravità. Nell’ordine inferiore abbiamo il regno dell’Alterità e dell’Empatia, di sopra la dimensione dell’Oltre. Come diceva Fabio Mauri l’arte è sempre “oltre”… E ora Fiat Lux. La luce del pensiero incarnata negli elementi naturali.
08
dicembre 2016
Ivan Barlafante – L’orizzonte rovesciato
Dall'otto dicembre 2016 all'undici febbraio 2017
arte contemporanea
Location
GALLERIA MICHELA RIZZO
Venezia, Giudecca, 800Q, (Venezia)
Venezia, Giudecca, 800Q, (Venezia)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 11-18
Vernissage
8 Dicembre 2016, ore 12.00
Autore
Curatore