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Ivana Spinelli – Minimum
“Minimum” mette in campo, attraverso l’atto della traduzione, diversi modi di codificare e regolamentare il lavoratore. Si concentra sul linguaggio utilizzato nelle normative relative al salario minimo dei paesi che maggiormente contribuiscono alle produzioni del tessile italiano.
Comunicato stampa
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“Minimum investe la sostanza etica e politica della traduzione tra idea e azione. Minimum è un significato che investe il corpo del lavoratore nel rapporto sociale capitalistico, dove il dispositivo del salario traduce il corpo in merce, traducendo in denaro la riproduzione minima di quel corpo: la sua ripetibilità minima, la sua sussistenza, in ultima analisi, la sua stessa possibilità di esistenza. Così la relazione economica capitalistica tra capitale e lavoro si traduce in una relazione sociale che trasforma la forza del lavoratore in merce di scambio: la relazione economico-sociale si traduce nella parola nomica della legge, e l’enunciato della legge si traduce nel corpo biologico del lavoratore e investe il quotidiano delle sue relazioni affettive e sociali.” Silvana Borutti
Dall'Oriente al nord dell'Africa, tornando all'est Europa e fino al sud America: paesi appartenenti a continenti diversi, contribuiscono a creare i prodotti "Made in Italy". Tessuti, accessori, ricami, parti di abiti, disegnati e commissionati da brand italiani, vengono realizzati e spediti, viaggiando (a ritroso) fino alla sede in cui verranno confezionati nei prodotti finali. "Fatto in Italia" significa dunque fatto nel mondo. Esplode la geografia. Si incontrano i linguaggi. A ogni lingua è sotteso un modo di vedere la realtà, dunque cambiare lingua equivale a uno scarto percettivo.
Minimum mette in campo, attraverso l'atto della traduzione, diversi modi di codificare e regolamentare il lavoratore. Si concentra sul linguaggio utilizzato nelle normative relative al salario minimo dei paesi che maggiormente contribuiscono alle produzioni del tessile italiano. Linguaggio che stabilisce categorie e definizioni, che quantifica il tempo e lo spazio di azione del lavoratore, le sue mansioni, le sue abilità, il suo livello.
Il progetto effettua attraverso la traduzione, uno scambio linguistico e un viaggio dove le leggi sul salario minimo di otto tra i paesi che maggiormente concorrono a produrre il Made in Italy, si confrontano con la legge italiana. Il progetto si sofferma sul settore del tessile (moda come produzione di oggetti e di immaginario) per mettere in campo un dialogo, attraverso le leggi vigenti sul salario minimo, tra paesi che propongono il brand (l’immaginario) e paesi che realizzano la confezione o manifattura (in tutto o in parte). Un dialogo che esiste e si trasforma continuamente, nella forma più evidente come scambio di merci e affari, ma anche fortemente in questo scambio di visioni.
La ricerca dell’artista si traduce in mostra con una serie di lavori inediti - installazioni, sculture e disegni - che scambiano significati tra immagine e testo, tra idea ed azione, avvicinandosi a temi di un’estetica filosofica. Minimum è anche un libro d’artista al centro del quale la traduzione viene usata come incontro di differenze.
Ivana Spinelli (1972) vive tra Berlino e l’Italia, dove dal 2012 insegna all’Accademia di Belle Arti. Tra le mostre personali più recenti: Décou(r)âge (Nomos Value Research, Roma 2015), Kaboom, doppia personale (Artcore, Bari 2014); Baustelle (BeoProject, Belgrado 2013); Art Goes City (Postaja Raumau, Slovenj Gradec 2013); Loverrs/Fuckerrs (OltreDimore, Bologna 2012). Nel 2016 ha partecipato alla 5th Mediations Biennale a Poznań, Polonia. Nel 2015 ha preso parte a diverse collettive tra cui Dodici Stanze (Museo CIAC, Genazzano, Roma); Il sangue delle donne (Casa Internazionale delle Donne, Roma); Exploring Resilience (Mila Kunstgalerie, Berlino); Progetto Italiano n.3 – “Avere fame di vento” (The Workbench, Milano); Topophilias (Kreuzberg Pavillon, Berlino). Tra le pubblicazioni che includono sue opere: Manon Slome, The Aesthetics of Terror (Charta, 2009); Raffaele Gavarro, Caos #2 (2010); Matthias Reichelt, Global Fight Club (Distillery, 2011). Nel 2012 è stato pubblicato dalla Revolver Books di Berlino il suo libro di disegni Global Sisters – The Contradictions of Love.
Dall'Oriente al nord dell'Africa, tornando all'est Europa e fino al sud America: paesi appartenenti a continenti diversi, contribuiscono a creare i prodotti "Made in Italy". Tessuti, accessori, ricami, parti di abiti, disegnati e commissionati da brand italiani, vengono realizzati e spediti, viaggiando (a ritroso) fino alla sede in cui verranno confezionati nei prodotti finali. "Fatto in Italia" significa dunque fatto nel mondo. Esplode la geografia. Si incontrano i linguaggi. A ogni lingua è sotteso un modo di vedere la realtà, dunque cambiare lingua equivale a uno scarto percettivo.
Minimum mette in campo, attraverso l'atto della traduzione, diversi modi di codificare e regolamentare il lavoratore. Si concentra sul linguaggio utilizzato nelle normative relative al salario minimo dei paesi che maggiormente contribuiscono alle produzioni del tessile italiano. Linguaggio che stabilisce categorie e definizioni, che quantifica il tempo e lo spazio di azione del lavoratore, le sue mansioni, le sue abilità, il suo livello.
Il progetto effettua attraverso la traduzione, uno scambio linguistico e un viaggio dove le leggi sul salario minimo di otto tra i paesi che maggiormente concorrono a produrre il Made in Italy, si confrontano con la legge italiana. Il progetto si sofferma sul settore del tessile (moda come produzione di oggetti e di immaginario) per mettere in campo un dialogo, attraverso le leggi vigenti sul salario minimo, tra paesi che propongono il brand (l’immaginario) e paesi che realizzano la confezione o manifattura (in tutto o in parte). Un dialogo che esiste e si trasforma continuamente, nella forma più evidente come scambio di merci e affari, ma anche fortemente in questo scambio di visioni.
La ricerca dell’artista si traduce in mostra con una serie di lavori inediti - installazioni, sculture e disegni - che scambiano significati tra immagine e testo, tra idea ed azione, avvicinandosi a temi di un’estetica filosofica. Minimum è anche un libro d’artista al centro del quale la traduzione viene usata come incontro di differenze.
Ivana Spinelli (1972) vive tra Berlino e l’Italia, dove dal 2012 insegna all’Accademia di Belle Arti. Tra le mostre personali più recenti: Décou(r)âge (Nomos Value Research, Roma 2015), Kaboom, doppia personale (Artcore, Bari 2014); Baustelle (BeoProject, Belgrado 2013); Art Goes City (Postaja Raumau, Slovenj Gradec 2013); Loverrs/Fuckerrs (OltreDimore, Bologna 2012). Nel 2016 ha partecipato alla 5th Mediations Biennale a Poznań, Polonia. Nel 2015 ha preso parte a diverse collettive tra cui Dodici Stanze (Museo CIAC, Genazzano, Roma); Il sangue delle donne (Casa Internazionale delle Donne, Roma); Exploring Resilience (Mila Kunstgalerie, Berlino); Progetto Italiano n.3 – “Avere fame di vento” (The Workbench, Milano); Topophilias (Kreuzberg Pavillon, Berlino). Tra le pubblicazioni che includono sue opere: Manon Slome, The Aesthetics of Terror (Charta, 2009); Raffaele Gavarro, Caos #2 (2010); Matthias Reichelt, Global Fight Club (Distillery, 2011). Nel 2012 è stato pubblicato dalla Revolver Books di Berlino il suo libro di disegni Global Sisters – The Contradictions of Love.
26
novembre 2016
Ivana Spinelli – Minimum
Dal 26 novembre 2016 al 14 gennaio 2017
arte contemporanea
Location
GALLLERIAPIU’
Bologna, Via Del Porto, 48 a/b, (Bologna)
Bologna, Via Del Porto, 48 a/b, (Bologna)
Orario di apertura
martedì e mercoledì 14.30-19.30
giovedì e venerdì 12-20
sabato 11-19
Vernissage
26 Novembre 2016, ore 18
Autore