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Ivano di Battista – Terrecotte, ottoni, ferro e acqueforti
Sculture in terracotta, ottone, ferro a acquaforte, tra arte e artigianato.
Comunicato stampa
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Ho incontrato per la prima volta Ivano di Battista alla metà degli anni Settanta, era reduce da un viaggio in Colombia (l’America Latina così di moda in quegli anni). Li aveva esposto con successo alla Galleria Escala di Bogotà un gruppo di incisioni che poi avrebbe raccolto in un album, il Bestiario, una serie di animali fantastici e non raffigurati, con tratto essenziale e trasognata ironia, in colori svarianti su toni trasparenti del rosso-violaceo, mattone, amaranto, che sarebbero restati, e sono ancora, tipici della sua produzione. Sempre in Colombia aveva contemporaneamente tenuto corsi di ceramica, tuttavia le terrecotte create subito dopo il suo ritorno in Italia, sono caratterizzate da minuti motivi geometrici incisi lievemente,quasi grafiti, sull’argilla non smaltata, e rimandano piuttosto che all’America Latina al fascino esercitato su di lui dalle ceramiche arcaiche cinesi e giapponesi. Indizio quest’ultimo di un interesse verso le culture lontane e “diverse” che si esprimerà nei lunghi viaggi in Pakistan ed India, e più tardi nell’esperienza africana in Mauritania. Ciò che interessa ed influenza più profondamente l’artista tuttavia è la produzione, tra artigianato ed arte, del Meridione, italiano, come attestano inequivocabilmente le sue terrecotte smaltate. Qui lo stretto legame con le manifatture pugliesi e quelle di Vietri è evidente sia nell’uso dei materiali che nella scelta dei motivi decorativi. È a Vietri infatti che Ivano fa lunghe, e per lui fondamentali, esperienze lavorative presso il laboratorio di Biagino Cassetta, è li che scopre i semplici soggetti decorativi che ritornano scarnificati e trasfigurati in molte sue opere, lì scopre l’uso dei pigmenti del bianco caldo, che stende sugli oggetti (i prediletti vasi e i piatti centrotavola) con una spessa patina, e quelli del verde brillante e del giallo Sono questi i colori che Ivano adopera, alternandoli al blu cobalto e al mouve, per scandire la pareti dei suoi vasi con motivi vegetali, o per delineare, inserendole al centro di ciotole e di grandi piatti, essenziali e stilizzate nature morte di verdure e frutti. Così il bambù e la palma (quest’ultimo motivo amatissimo, tanto da dare il nome alla sua ceramica, la Ceramica Palma, appunto) si susseguono, creando eleganti ritmi, sulle pareti dei suoi vasi, il ramoscello d’ulivo o la ciliegia diventano il filo conduttore per la decorazione di una teiera o di una zuccheriera. Analogamente limoni, melanzane, peperoni assemblati insieme in composizioni quasi astratte campiscono le superfici più ampie di grandi piatti e coppe. La scelta quasi esclusiva dei soggetti vegetali ci parla peraltro dell’altra grande passione dell’artista, quella legata alla natura, e alla gioia che gli dà il veder nascere e crescere fiori e piante sotto la cura delle proprie mani. All’inizio degli anni Ottanta risale il tirocinio di Ivano presso la fonderia artistica Polzoni: incontro fondamentale perché qui egli affina l’esperienza che da tempo conduce sul metallo, tramite le incisioni. Da questo momento l’ottone, e poi il ferro, saranno sempre più presenti nelle sue creazioni, poiché spesso lo stesso soggetto è eseguito in doppia versione, l’incisione e la scultura in metallo. Nasce così la serie degli specchi, e quindi, ormai ben addentro agli anni Duemila, quella dei tappeti volanti, la cui produzione giunge fino ad oggi. Nei primi domina la cornice in ottone opaco finemente incisa (gli amati motivi vegetali, ma anche draghi alati e serpenti), mentre la superficie riflettente si riduce a un frammento, negli ultimi i motivi decorativi ispirati al mondo vegetale e animale hanno grande rilievo nelle incisioni, mentre la versione in metallo, talvolta in ferro, è spesso di una semplicità essenziale. Difficile pensare a uno specchio che di fatto non riflette, o ad un tappeto di ferro che vola, la delicata ironia dell’artista si ripresenta sotto forma di ossimoro: “opaca lucidità”, “pesante leggerezza”, “trasparente oscurità”. E possiamo arrivare fino alla “brezza immobile”, suggerita dalla serie di ventagli in terracotta e in ottone di recentissima produzione che testimoniano, insieme a numerose altre ceramiche e metalli, ora esposti nella cisterna romana della Libreria Libri Necessari, in Via degli Zingari 22/A, l’ultima, interessante evoluzione dello stile dell’artista. La pratica della scultura, anche se è limitata, come è nelle corde dell’artefice, alla raffigurazione di oggetti di uso quotidiano: tappeti, ventagli, zappe, ha portato con se un nuovo modo di concepire l’uso del colore e la decorazione. Nella ceramica torna l’uso della terracotta a vista, già sperimentata negli anni giovanili, come in alcuni tappeti, mentre in diversi piatti e lampade la liscia patina smaltata è stata sostituita da una superficie impastata con il pigmento bianco così amato da Ivano, ma resa ruvida e granulosa dall’intrusione di altri materiali, quali la polvere di ottone o di vetro colorato. Su queste superfici irregolari minuti frammenti ancora di ottone, o di vetro azzurro e verde, creano motivi decorativi a rilievo. I disegni vegetali così cari all’autore sono ancora presenti, ma affiancati da motivi animali, ispirati soprattutto al fondo marino; si tratta di conchiglie, guizzanti pesciolini, larve che sembrano emergere a fatica dall’acqua. Il tratto si è fatto sempre più stilizzato, e se in alcuni oggetti, come il grande piatto bianco ornato con conchiglie marezzate da polvere di vetro verde, dominano ancora gli elementi figurativi, spesso a questi ultimi si mescolano o sostituiscono forme astratte: È il caso della Lampada in cui arcuati pesciolini si sovrappongono in file serrate, sottolineate da verdi frammenti di vetro, trasmutandosi insensibilmente in onde, o del Tappeto in terracotta in cui i motivi a leggero sbalzo sono disposti attorno al rombo centrale creando un assieme puramente decorativo, anche se memore di elementi realistici. Un discorso a parte meritano le Zappe, ispirate a Ivano da un oggetto familiare, la zappa usata dal nonno per lavorare la terra. Trasformate da oggetti umili in preziosi dall’uso dell’ottone, le Zappe offrono una superficie liscia usata dall’artista per proporre, per la prima volta, la rappresentazione di scene di paesaggio di ampio respiro che includono la figura umana. Penso alla Zappa ove è raffigurato l’anziano nonno al lavoro nei campi, intento a raccogliere agli e cipolle. Questa Mostra ci propone quindi un artista on the road, sollecitato da spunti e ispirazioni diversi e spesso di segno opposto, intento a sviluppare le numerose possibilità che la sua esperienza e la sua fantasia gli offrono, al lavoro su materiali e soggetti più disparati. Curioso di sperimentare vie diverse. Restiamo con il desiderio di vedere dove Ivano sarà portato dalla freschezza della sua ispirazione e dalla molteplicità delle strade intraprese.
Egidia Coda
Egidia Coda
08
dicembre 2018
Ivano di Battista – Terrecotte, ottoni, ferro e acqueforti
Dall'otto al 29 dicembre 2018
arte contemporanea
Location
LIBRERIA LIBRI NECESSARI
Roma, Via Degli Zingari, 22A, (Roma)
Roma, Via Degli Zingari, 22A, (Roma)
Orario di apertura
lunedì 8-16
martedì 8-16
mercoledì 8-19
giovedì 8-16
venerdì 8-18
sabato 8-19
domenica 12-19
Vernissage
8 Dicembre 2018, h 17.00
Autore
Curatore